Quando scesi dall'autobus, e dopo essermi beata dell'ambiente circostante, una realtà scomoda era piombata nella mia mente. Come diavolo avrei fatto a trovato Kirill e Dimitri? Conoscevo le strade, da sempre erano rimaste impresse nella mia mente, anche a distanza di anni, tuttavia non sapevo dove cercarli, non ero sicura che Dimitri vivesse ancora nella vecchia casa. Tra gli ultimi ricordi che avevo di lui c'era anche quello che riguardava i suoi problemi finanziari, oltre che di alcolismo, ed ero certa che avrebbe perso la casa. Ma decisi di tentare comunque.
Uscendo dalla stazione degli autobus, quella che avevo davanti era una città davvero sfiziosa. I marciapiedi erano stati spalati, c'era un via vai di gente indaffarata, avevo da subito intravisto diversi negozi aperti e dalla facciata invitante, e ovviamente non potevano non spuntare le prime chiese ortodosse, con le loro scintillanti cupole. Due erano le categorie di attrazione che si potevano sempre trovare a Lida, o in Bielorussia in generale: i siti religiosi e i monumenti di guerra.
Percorsi qualche strada con il cuore leggero e appagato. Cercai di orientarmi e fare mente locale per capire l'esatta zona in cui mi trovavo. E poi, proprio come se avessi avuto un déjà-vu, guardai un punto lontano all'orizzonte e intravidi la cresta di un castello. Era proprio lui, il castello di Lida, una delle attrazioni principali della città.
Più mi avvicinavo alla destinazione prefissata in quel momento, e più potevo scorgere i muri di mattoni rossi farsi sempre più vividi e possenti. Il castello medievale era affascinante, e ricordavo che da bambina vi ero entrata talmente tante volte da non contarle più! Spesso organizzavano degli eventi al suo interno, come il circo o una festa tradizionale, e ricordavo di aver incontrato tra quelle mura lo stesso presidente del paese. Da quel punto della città, con il castello come riferimento, potevo arrivare ovunque. Avevo percorso quelle strade molte volte; difatti, riconobbi il cinema e il teatro adiacenti, riconobbi l'enorme centro commerciale e i palazzi ersi uno accanto all'altro. Sapevo che proprio in uno di quei palazzi viveva una adorabile signora che mi aveva battezzata quando avevo sette anni. Era una di quelle persone che si prestavano a fare volontariato e che visitavano spesso gli orfanotrofi per dare un loro contributo ai bambini. E lei aveva scelto persino di battezzarmi.
Persa tra i ricordi, continuai a guardarmi attorno, cercando di ricordare quale strada prendere esattamente per arrivare al quartiere dove abitava Dimitri. Cominciava a diventare sempre più difficile, perché ora che ero qui, i ricordi diventavano più confusi, e iniziavano a fondersi l'uno con l'altro.
In quel momento ricordai anche di avere fame, ma non avevo i rubli, la valuta bielorussa; quindi, o dovevo trovare una cassa automatica per cambiare i soldi e prelevarli direttamente dalla mia carta, oppure avrei dovuto stringere i denti e trovare semplicemente mio fratello e Dimitri. Alla fine, scelsi la seconda opzione.
Continuai a vagare per la città fermandomi davanti alle vetrine dei negozi di tanto in tanto. Ero di nuovo immersa in una cultura che credevo di aver dimenticato, ma una volta che ero di nuovo là, mi sembrava di non essere mai andata via.
Finalmente accesi il telefono, erano circa le due del pomeriggio, o meglio le tre, visto che in Bielorussia c'era il fuso orario che mi portava un'ora in avanti. Trovai tanti messaggi di Silvia, di Aurelio, di mia sorella e anche di mamma, però non ne lessi nemmeno uno.
Avevo camminato davvero tanto, e cominciavo a sentire la stanchezza, ma poi vidi una strada piuttosto familiare, con un grande magazzino sulla sinistra. Osservai meglio i palazzi e l'ambiente circostante, avevo proprio la sensazione di esserci già stata. Intravidi anche una traversa, e seguendo l'istinto, decisi di raggiungerla. Quello che mi trovai davanti gli occhi mi fece immediatamente commuovere, perché quello era proprio il quartiere di Dimitri. In uno di quei palazzi ero stata la vicina di qualcuno, anche se per un brevissimo tempo.
Osservai il cortile, le siepi innevate, uno scivolo in pessime condizioni, e le panchine di legno. Su una di quelle panchine mi ci ero seduta proprio la famosa sera in cui ero scappata dalla famiglia in affido e avevo raggiunto Dimitri. Rivolsi immediatamente lo sguardo al palazzo di fronte, i miei occhi si posarono direttamente sul balcone del secondo piano. Le finestre erano chiuse, ma avevo la sensazione che qualcuno ci vivesse ancora.
Quasi mi misi a correre pur di raggiungere il portone, e sentii le mie scarpe ormai fradicie dopo tutte quelle ore a camminare nella neve. Individuai il citofono e poi lessi ogni singolo cognome, fino ad arrivare a quello che un tempo era stato anche il mio. Sentivo il cuore battere forte nella cassa toracica e avevo le mani tremolanti. Le gambe sembravano fatte di gelatina, e avevo le vertigini. A stento ebbi il coraggio di pigiare il bottone accanto alla targhetta con il cognome, ma lo feci, e poi restai in attesa.
Mi sembrò un'eternità, ma dopo una voce maschile e profonda chiese in russo: "Chi è?" Era la voce di Kirill.
![](https://img.wattpad.com/cover/108320695-288-k730011.jpg)
STAI LEGGENDO
L'altra faccia della Luna
General Fiction[COMPLETA] ✔️ Yuliya è una studentessa di lettere moderne, vive a Napoli da sola e conduce un'esistenza piuttosto malinconica e solitaria. Ha pochi amici, tanta voglia di fuggire altrove e un passato burrascoso che non la lascia in pace. Un giorno i...