Tornare in Italia senza aver raggiunto l'obiettivo principale di quel viaggio era stato abbastanza deludente, ma quella sera, mentre terminavo la mia sigaretta sul balcone di casa, osservando la splendida luna nel cielo partenopeo, avevo capito di aver realizzato il mio sogno più grande.
Mi piaceva scrivere, leggere, probabilmente sarei finita a insegnare in qualche scuola come avevo sempre sperato fin dalla tenera età, eppure prima di partire per la Bielorussia non mi ero resa conto di quanto fosse significativo quel viaggio, e di quanta importanza avesse per la cura della mia anima. Una volta rientrata a Napoli, con i bagagli che non erano mai stati aperti, e con il cuore più leggero, avevo compreso il significato di tutte quelle mie azioni che, se osservate dall'esterno, parevano totalmente folli.
I ricordi della mia infanzia tornavano in mente ogni santissimo giorno di ogni anno. E quando ciò accadeva, io ero sempre triste e angosciata. Speravo in qualche modo di poter tornare indietro nel tempo e rivivere alcune situazioni. Ma adesso che ero letteralmente volata indietro nel passato, tuffandomi nella fosca ma pacifica atmosfera di quel luogo cupo, potevo finalmente abbandonare la malinconia dei ricordi sbiaditi per orientare lo sguardo verso il futuro, ma senza mai dimenticare di vivere appieno il presente.
Fumavo quella sigaretta nella consapevolezza che il giorno seguente mi sarei svegliata serena. L'incubo era passato. Avevo fatto pace con i miei demoni. Potevo dedicare le mie energie solo su me stessa, su come migliorarmi.
E fu proprio così. La mattina dopo mi svegliai completamente riposata e soddisfatta. Il mio cuore sembrava in armonia con la mia mente. L'intesa tra i due poneva le basi per un qualcosa di meraviglioso che sarebbe potuto accadere in futuro. Infondo, essere in pace con se stessi era una delle cose fondamentali per il raggiungimento della felicità.
Feci colazione con cappuccino e una merendina poco salutare trovata nella dispensa. Il pacchetto di sigarette conteneva l'ultima illusione di piacere, così decisi di godermela fino alla fine. Quel giorno avevo deciso di smettere di fumare.
Chiamai mia madre per dirle che ero tornata a Napoli, ma non le raccontai nulla del viaggio, e lei non fece domande. Le dissi solamente che le volevo bene e che avrei dovuto studiare molto per il prossimo esame. Difatti, mi attendevano sei esami, ma ovviamente ne avrei dati al massimo due in quella sessione invernale. Purtroppo, studiavo molto lentamente, anche perché la maggior parte del tempo restava persa in altre faccende.
Uscii per fare la spesa, godendomi l'aria frizzantina di metà gennaio, e passai davanti il salone di parrucchieri dove lavorava il mio ex fidanzato. Restai lì immobile a fissare la vetrina, potendo scorgere le figure muoversi all'interno. Prima, ogni volta che ci passavo davanti, beccando spesso anche il mio ex impegnato con i capelli di qualche cliente, il mio cuore faceva sempre un tuffo, e mi sentivo improvvisamente triste. Ma in quel momento, sul mio volto c'era solo l'ombra di un sorriso rassegnato. Mi ero resa conto di non provare più nulla. Ero libera anche da quella maledizione.
Più tardi pranzai con fettine di pollo e insalata, pensando al fatto che potevo approfittare del mio buonumore e ottimismo per organizzare una semplice dieta da seguire. Il mio obiettivo era quello di perdere almeno dieci o quindici chili, ma già scendere di cinque sarebbe stato benefico per il mio corpo e la mia autostima. Stilai una lista di cibi da evitare, diminuendo le dosi di due prodotti che per me erano come droghe: la pasta e il pane. Dopo, pulii la cucina e accesi una candela profumata. Guardai il pacchetto di sigarette vuoto, ancora posto sul davanzale della finestra, e per un momento pensai di scendere e comprarne uno nuovo al tabacchino di fronte casa. Ma poi scossi il capo, potevo resistere, e dovevo smettere.
Feci un breve pisolino post pranzo, meravigliandomi di quanto in fretta mi fossi addormentata; la mia mente era ormai sgombra da ogni pensiero infelice.
Mi svegliai e sistemai la stanza, svuotando i bagagli e togliendo la polvere. Passai lo straccio sul pavimento e ammirai soddisfatta il mio lavoro. Dopo, preparai lo zaino per le lezioni del giorno dopo, e scrissi ad Aurelio per confermare il nostro incontro al solito posto. Il caffè annacquato della macchinetta prima dei corsi era un rito sacro che non poteva essere spezzato.
Dopo aver dedicato quasi tutta la giornata a me stessa e alla casa, finalmente presi in mano il telefono e chiamai Silvia. Era l'unica persona con cui volessi parlare di tutta quella storia.
«Quindi sei andata là per vedere Dimitri e parlare con lui, ma alla fine sei tornata indietro e basta?» Chiese lei dall'altro capo del telefono, ovviamente confusa dopo il mio racconto a proposito dell'intero viaggio.
«Qualcosa del genere, sì» risposi con sincerità e mi misi distesa sul letto, con le gambe sollevate contro la parete. «Ma è stata la cosa giusta, credimi. Ho conosciuto mio fratello e ho rivisto il luogo in cui sono nata. Mi è bastato.»
«E adesso? Come ti senti?»
«Mi sento bene, dico sul serio. Mi sento come se fossi diventata una versione migliore di me stessa, e come se avessi chiuso un capitolo intricato della mia vita passata. Oggi mi sono svegliata più felice, senza sentire un peso invisibile addosso.»
«Sono contenta, Yuliya.» Potei percepire il suo sorriso attraverso lo schermo. «Hai detto ai tuoi che sei tornata?»
«Sì, ho parlato con mamma, ma ovviamente non ho accennato a niente di quello che è successo in Bielorussia. È meglio che non sappia niente.»
«L'importante è che lei abbia capito la tua necessità di andare lì e che ora sei comunque tornata a casa, chiudendo definitivamente con il passato.»
Annuii e osservai il soffitto. «Mi sento così felice che potrei urlare, ridere e piangere allo stesso tempo.»
Silvia scoppiò in una risata. «Ancora non ci credo che tu abbia fatto tutto nell'arco di una giornata, è pazzesco. Raccontami un po' di questo viaggio, hai visto posti interessanti?»
Iniziai a descriverle ogni cosa, riportando minuziosamente ogni dettaglio che ricordavo. Le parlai dell'ambiente un po' ordinario di Lida, e di quello più affascinante della capitale, Minsk. Menzionai tutti i negozi e mercati, le strade pulite e la neve bianchissima. Le descrissi il clima rigido, che comunque mi scaldava il cuore. Io amavo moltissimo il freddo, e volevo che anche in Italia nevicasse tutti gli inverni.
Silvia ascoltò le mie storie con attenzione e meraviglia. Era stato il mio primo viaggio da sola, per giunta all'estero, e sapevo quanto ne volesse fare uno anche lei. Speravo con tutto il cuore che per la mia laurea saremmo partite insieme, allontanandoci dalle nostre case per finire in qualche posto magico. Volevo davvero che accadesse.
Terminammo la telefonata e io mi spostai in cucina per preparare la cena. Scelsi una ricetta piuttosto facile che prevedeva il farro e il tonno, dopodiché mangiai e andai a letto. Ero abbastanza stanca, e l'indomani mi sarei dovuta svegliare prestissimo per andare in facoltà.
Stavo già abbandonandomi tra le braccia di Morfeo quando il mio cellulare squillò. Inizialmente ignorai la chiamata, pensando fosse qualche call center, ma poi il telefono squillò di nuovo, e non sembrava voler smettere. Così mi alzai e risposi al numero sconosciuto.
«Yuliya?» Una voce femminile che non conoscevo mi mise sull'attenti. Ebbi subito una bruttissima sensazione.
«Sì, sono io» risposi confusa.
«Mi chiamo Luna, sono la sorella di Channarong. Mi chiedevo se tu potessi raggiungermi il prima possibile.»
Corrugai la fronte e guardai lo schermo del telefono. «Sono le undici di sera e non sono nemmeno in Calabria.»
«Neanche io sono in Calabria. Mi trovo all'ospedale principale di Napoli.»
Quella affermazione aveva mandato in tilt il mio cervello. «Non credo di aver capito cosa vuoi da me.»
«Chan ha avuto un incidente.» Bastarono quelle cinque parole per farmi correre nel buio della fredda città.
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L'altra faccia della Luna
General Fiction[COMPLETA] ✔️ Yuliya è una studentessa di lettere moderne, vive a Napoli da sola e conduce un'esistenza piuttosto malinconica e solitaria. Ha pochi amici, tanta voglia di fuggire altrove e un passato burrascoso che non la lascia in pace. Un giorno i...