Non avevo mai osservato con tanta curiosità e inquietudine una persona, difatti Kirill sembrava estremamente a disagio, mentre si torturava le dita delle mani e si guardava attorno nella mia minuscola abitazione. Con lui nel mio appartamento l'ossigeno sembrava non bastare, e, proprio in sintonia con il mio umore, il tempo era grigio, e la pioggia batteva violentemente contro le finestre. In realtà, a stento riuscivo a percepire il mondo che mi circondava, perché ogni fibra del mio corpo era attratta dalla presenza di mio fratello. Era surreale, eppure era proprio lì, davanti a me, nel mio appartamento di Napoli. Mille pensieri mi avevano traversato la mente, innumerevoli flashback della Bielorussia, del suono della mia risata quando mio padre giocava con me, del profumo del legno bruciato e del sapore della prima neve. Il mio corpo stava tremando.
«Vuoi qualcosa da bere?» Chiesi nella lingua russa, ritrovando quel poco di voce che si nascondeva nel fondo della mia gola. Mi ero esercitata molto nel pronunciare determinate frasi in russo, nell'attesa di decidere se partire oppure no. Quelle parole avevano uno strano sapore nella mia bocca, non ero più tanto pratica con la lingua straniera e avevo del tutto abbandonato il suo accento. Mi ero trasformata in una perfetta ragazza italiana di città, lasciandomi alle spalle il passato burrascoso da orfana in una città che aveva poco da offrirmi.
Kirill, con la sua imponente figura muscolosa, rifiutò la mia offerta di cortesia. L'immagine che avevo davanti a me era completamente differente da quella che avevo creato qualche giorno prima, non somigliava a me e non somigliava a nostro padre. Sembrava una persona a parte. Aveva i capelli leggermente lunghi di un castano chiaro, perfettamente lisci e curati, le sopracciglia eccessivamente folte, naso storto e bocca sottile. Gli occhi, di un grigio-azzurro, erano coronati dalle ciglia voluminose e scure, gli zigomi spigolosi e mascella squadrata gli davano un aspetto da persona poco raccomandabile, così come i vestiti trasandati e decisamente della misura in più. Eppure, non facevo altro che ripetermi mentalmente: lui è mio fratello.
«Posso parlare italiano» disse Kirill nella mia lingua, tralasciando l'articolo determinativo. Il suo accento era marcato e per niente gradevole all'udito, eppure il tutto era leggermente addolcito dalla sua voce da ragazzino. Volevo cominciare a tempestarlo di domande che mi ero preparata giorni prima, e lui sembrò percepire il mio stato d'ansia, così si accomodò sul divano e fece un lungo sospiro. «Ho imparato italiano in due anni, quando ho scoperto di avere sorella. Ti ho cercato da allora.»
Seppure il suo italiano non fosse perfetto, con un accento fin troppo duro, riuscivo a capirlo, e sembrava determinato nel raccontarmi ogni minimo dettaglio. Avevo mille e più domande da porgli, ma lo lasciai parlare, concedendogli del tempo per raccogliere i pensieri.
«Conosco tua storia, papà l'ha raccontata, e anche io lo odiavo, ma ora l'ho perdonato. Sta molto male e manca poco a sua morte, tu devi venire con me. Lui vuole perdono.»
Quelle parole fecero scattare in me un'ira mai provata prima, e guardai con gli occhi infuocati Kirill, un sapore disgustoso si fece spazio nella mia bocca. Come osava lui, in vece di Dimitri, chiedere il mio perdono? E come aveva fatto a perdonare colui che aveva strappato alla vita nostra madre?
«Se è questo ciò per cui sei venuto, allora temo che tu abbia fatto un viaggio inutile. Non ho nessuna intenzione di prendere l'aereo per gettarmi ai piedi di un uomo che mi ha rovinato l'esistenza.» Sputai quelle parole con rabbia e delusione, arrivando alla conclusione che ero stata stupida a credere che mio fratello fosse venuto per conoscermi, per recuperare il tempo perduto; invece, voleva pregarmi di raggiungere immediatamente nostro padre, desideroso di perdono per lasciare questo mondo in pace.
Kirill si prese qualche minuto per riflettere sulle mie parole, ma non si scompose, sembrava a suo agio. «Lui non è mostro.» Persino il suo linguaggio errato cominciava a darmi fastidio.
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L'altra faccia della Luna
Ficción General[COMPLETA] ✔️ Yuliya è una studentessa di lettere moderne, vive a Napoli da sola e conduce un'esistenza piuttosto malinconica e solitaria. Ha pochi amici, tanta voglia di fuggire altrove e un passato burrascoso che non la lascia in pace. Un giorno i...