Capitolo Ventitré

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In quella casa ci ero stata molte volte da piccola, e me le ricordavo tutte. L'ingresso era seguito da un breve corridoio stretto, che portava a sinistra in un piccolo soggiorno e a destra in una stanza da letto. Di fronte c'erano due bagni, uno solo con la vasca e l'altro solo con il gabinetto, mentre più avanti, svoltando a destra, c'era una modesta cucina con i fornelli, un frigo e un tavolo quadrato. Entrare in quella casa mi aveva fatto venire i brividi e tanti flashback. La disposizione dei mobili non era cambiata, e nemmeno l'odore. Percepivo un forte tanfo di umidità, muffa e ambiente chiuso. Dalle finestre entrava poca luce a causa delle tende scure e dal tessuto pesante. La credenza nel soggiorno era esattamente dove me la ricordavo, e lì al centro, accanto a delle tazze e posaceneri in vetro, c'erano alcune foto incorniciate. Non mi soffermai a guardarle perché i miei passi mi guidavano autonomamente verso la camera da letto, quella camera dove avevo dormito nel primo anno di vita, dove avevo dormito durante alcuni weekend quando Dimitri veniva a prendermi dall'orfanotrofio, e dove avevo dormito per l'ultima volta la sera della fuga. In quella stanza aveva dormito anche la mia mamma biologica, e molto probabilmente sempre in quella stanza era morta.

Avevo i ricordi sfumati della mia infanzia passata in quella casa, ma continuavo a sentirmi a mio agio, in pace. E quando Kirill mi aveva condotta nella camera da letto, avevo ricominciato a piangere. L'odore qui era più forte e intenso, ma non sapeva più di muffa, bensì di medicinali. Percepivo il freddo addosso e una brutta sensazione nel petto. Le tende erano chiuse e l'unica fonte di luce era una lampada posta sul comodino.

Avevo subito notato la presenza di due letti in due angoli opposti. C'era un armadio di legno chiaro, una libreria e una poltrona. Avevo guardato l'arredamento di sfuggita perché la mia attenzione era stata catturata dall'uomo che giaceva su uno dei due letti.

Sembrava sotterrato sotto le coperte, intravedevo a malapena la testa, e accanto a lui c'era uno sgabello con sopra diverse confezioni di medicine. Sentivo un flebile respiro provenire da quel corpo supino, e decisi di avvicinarmi al letto a piccoli e silenziosi passi. Kirill era rimasto vicino la porta.

Il corpo di Dimitri era completamente immobile sotto le coperte grigiastre. Notai solo in quel momento che teneva gli occhi chiusi e la bocca leggermente spalancata. Aveva un aspetto terribile, e osservare quel viso scavato e pallido mi aveva procurato un forte dolore in mezzo al petto. Soltanto guardandolo in quel momento mi ero resa conto di non aver mai ricordato davvero il suo viso. L'immagine di Dimitri che mi ero conservata nel corso degli anni era del tutto fasulla, perché l'uomo che stavo fissando adesso era un completo sconosciuto per me. Dieci anni erano passati, e io avevo inconsciamente voltato pagina.

«Dormire tutto giorno. Molto malato.» La voce di Kirill mi riportò alla realtà, e d'istinto asciugai le lacrime sulle guance che non mi ero nemmeno accorta di avere. Mi voltai verso mio fratello e lo seguii in cucina, dove ci sedemmo attorno al tavolo e restammo in silenzio per un po'.

Poi Kirill decise di preparare un thè caldo, mentre io rimasi immobile a osservare una mensola sopra il muro. Ricordavo che su quella mensola, tanti anni prima, la mamma di Dimitri, nonché mia nonna biologica, conservava sempre dei barattoli con i semi di girasole.

«Zucchero?» Chiese Kirill continuando a parlare in italiano, con un accento assai rude. Mi piaceva il pensiero di lui che aveva iniziato a studiare la lingua italiana solo per potermi poi cercare e conoscere. Annuii alla sua domanda e poi attesi il mio thè, il quale mi venne servito in una tazza spessa con il manico scheggiato.

«Mi dispiace di non aver avvisato che sarei arrivata. È stata una decisione impulsiva» dissi dopo aver sorseggiato il thè. Ancora non riuscivo a realizzare di essere in quella casa.

Kirill rifletté per un attimo sulle mie parole, probabilmente le stava traducendo mentalmente. «Ora tu qui, questo più importante.»

«Cosa succede a Dimitri?»

L'altra faccia della LunaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora