Capitolo Ventisette

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«Dov'è?!» Urlò una voce femminile per tutto il reparto della terapia intensiva. «Dove cazzo è?!»

Arrivata con violenza come un uragano, vidi Viola lottare contro due infermiere. Era intrappolata tra le braccia di quelle due povere donne, e si divincolava come un animale in trappola, ma poi puntò gli occhi infuocati su di me. Sentii un brivido freddo lungo la schiena.

«Tu!» Mi gridò contro iniziando a divincolarsi con più ferocia, fino a liberarsi. Si precipitò su di me con prepotenza e mi spinse contro una porta a vetro scorrevole di una camera. Nell'impatto, la mia schiena iniziò a pulsare dal dolore. «Che diavolo ci fai qui? Continui a gironzolargli attorno come una cagna in calore, fregandoti di avergli spezzato il cuore. Hai idea di cosa abbia passato Chan per colpa tua? Io ero lì a raccogliere i pezzi. Sei solo una lurida sgualdrina, e faresti meglio a levarti di torno.»

«Viola, lasciala andare. Subito.» Un'altra voce si aggiunse al coro, e fui felice di vedere Luna in fondo al reparto, con le braccia sui fianchi e lo sguardo arrabbiato. Poi spostai di nuovo l'attenzione sulla faccia di Viola, che era a due centimetri di distanza dal mio. Potevo percepire tutta la sua gelosia, tutto il disprezzo e il rancore infrangersi contro il mio corpo.

Finalmente mi lasciò andare, e mi sembrò di respirare per la prima volta dopo tanto tempo. Le infermiere erano rimaste scioccate dalla scena. Viola, dopo avermi guardata dall'alto in basso, lanciò un'occhiata alle mie spalle, e fu proprio in quel momento che vidi nei suoi occhi scuri il dolore. Si precipitò nella camera di Chan spostandomi di lato con violenza. Si accasciò al suo fianco, singhiozzando molto forte, e io mi promisi mentalmente di non arrabbiarmi con lei per l'accaduto. Infondo, potevo comprendere la sua sofferenza. Anche se i rapporti con me erano abbastanza glaciali, sapevo che era la migliore amica di Chan, praticamente una di famiglia.

«Svegliati, maledetto te! Non farmi questi scherzi, hai capito?» La ragazza riccia continuò a piangere intensamente, e decisi che era meglio richiudere la porta e lasciarle un po' di privacy. Raggiunsi la figura di Luna, la quale osservava la scena addolorata, e potevo scorgere i suoi occhi inumidirsi.

«Viola non è mai andata d'accordo con le ragazze di Chan» disse lei passandosi un fazzoletto sotto gli occhi, per poi soffiarsi il naso con discrezione. «Non è mai riuscita a smettere di amarlo.»

Quella confessione non mi aveva scossa più di tanto, infondo avevo già capito che lei era innamorata del suo migliore amico. Durante quella famosa sera in pizzeria, quando eravamo uscite fuori a fumare, la tensione era palpabile, e la sua gelosia del tutto evidente.

«Chan lo sa?»

«Lo sa, ma finge di non saperlo. Viola per lui è come una sorella, non vuole perderla; perciò, spesso ha scelto l'amicizia al posto dell'amore.»

«Lo trovo assurdo» dissi incrociando le braccia al petto.

«Hai paura che possa scegliere l'amicizia con Viola piuttosto che una relazione con te?» Mi chiese Luna guardandomi per qualche secondo.

«Non lo so» ammisi con sincerità. La confessione di Chan, quella notte in macchina, dopo che avevamo fatto l'amore, era piuttosto sincera. Le sue parole erano molto serie e profonde. Dubitavo che me le avrebbe dette se avesse scelto l'amicizia.

«Puoi stare tranquilla. Tu sei diversa» mi assicurò Luna, ma il suo pensiero mi sembrava un po' banale. Mi ero sentita dire ormai fin troppe volte che ero diversa, ma le azioni degli altri si rivelavano essere sempre uguali.

D'istinto portai una mano dentro la tasca della felpa, stringendo gli spartiti di Chan. Sentivo già una connessione profonda con quella canzone, e avevo un urgente bisogno di ascoltarla.

L'altra faccia della LunaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora