Il mattino seguente, mentre osservavo il mio riflesso allo specchio, non riuscivo neanche a riconoscermi. Le occhiaie intorno agli occhi erano terribilmente profonde e scure, i capelli ricci erano abitati dai soliti nodi che era difficile pettinare e l'intera mia figura risultava pesante e stanca. Quella notte non avevo dormito affatto, le scosse dopo l'incontro con Chan continuavano a percorrere la mia pelle, ma l'insonnia era dovuta soprattutto alla presenza di mio fratello nella stanza accanto, il che mi sembrava surreale e in qualche modo sbagliato. Non avrei mai e poi mai invitato in casa un ragazzo, anche se adulto, che neanche conoscevo. Chi poteva garantirmi che lui fosse effettivamente mio fratello? Chi poteva assicurarmi che non mi avrebbe fatto del male, o che non mi avrebbe derubata? A pensarci ora, ero stata davvero stupida ad invitarlo in casa, ad offrirgli un tetto sulla testa e un divano su cui dormire, quando la cosa più logica da fare avrebbe dovuto essere quella di chiudergli la porta in faccia e dimenticare per sempre quella storia.
Ma le lettere scambiate testimoniavano tante cose, ad esempio il fatto che Kirill conosceva davvero la mia storia perché in parte l'aveva condivisa, conosceva diversi aspetti e storie su nostro padre che conoscevo anche io, e ogni tassello sembrava coincidere. Il giorno prima, mentre i miei occhi si erano posati su di lui, una strana sensazione aveva percorso ogni centimetro del mio corpo, e io l'avevo interpretata come un segnale, quel segnale che avevo cercato per tutta la mia vita, era il segnale che avrei potuto finalmente seppellire i miei fantasmi e trovare il vero senso della mia esistenza. Ma tanti erano ancora i punti interrogativi.
Stavo preparando il caffè, quando Kirill fece il suo ingresso nella piccola cucina. Non erano neanche le sette del mattino, eppure lui sembrava perfettamente riposato. Si mise seduto al tavolo vicino al muro e mi scrutò con gli occhi gentili, pronunciando poi un roco 'buongiorno'. Lo salutai a mia volta e, sentendomi a disagio, mi voltai nuovamente verso il mio caffè che stava uscendo dalla moca. Glielo servii con accanto un piattino di biscotti al cioccolato.
«Lavoro in cantiere, quindi mi sveglio presto sempre» disse lui come se mi avesse letto nel pensiero qualche minuto prima, e mi stupii del modo in cui cercava di mettermi a mio agio con chiacchiere semplici. Mi raccontò velocemente della sua vita in Bielorussia, e l'immagine che riuscì a creare era quella di un uomo semplice e buono che faceva tutto il possibile per tirare avanti, che viveva in periferia in una casetta piccola di mattoni con un orto estremamente grande accanto. Mi disse di essere divorziato, con una relazione molto complicata alle spalle, e mi rivelò di avere un figlio che, a malincuore, non aveva mai conosciuto. «Io amavo lei, più di tutto quanto, ma è andata via e non detto di aspettare bambino. Io saputo tutto da amici.»
La sua storia mia aveva colpita più di quanto volessi ammettere, e provai una certa empatia nei suoi confronti. Mi chiesi istintivamente se la sua ex moglie non l'avesse lasciato proprio perché era incinta di un altro, ma non ebbi il coraggio di esporgli il mio pensiero, non in quel momento.
«Prima di andare a vivere da solo, quindi sposarti e tutto il resto, hai vissuto con tua zia? Cioè, nostra zia.» Era così strano usare determinati termini, ma dovevo farci l'abitudine se il mio scopo era quello di riappacificarmi con il passato e di lasciarmelo, subito dopo, alle spalle per sempre.
«Tu non ricordi, ma dopo quella notte noi andare in orfanotrofio insieme per otto mesi. Io prendermi cura di te per otto mesi, poi arrivata sorella di nostra madre, Valeria, e adottato solo me perché più grande.» Kirill mi rispose con naturalezza e totale calma, faceva una pausa ogni tanto per sorseggiare il caffè, per il quale mi fece i complimenti, e dovetti nascondere un sorriso divertito perché il mio caffè faceva pena. Il suo italiano scorretto non mi innervosiva come succedeva di solito con altre persone, anzi, cercavo sempre di aiutarlo a far uscire parole che erano difficili per lui da pronunciare, e lo facevo con gentilezza e comprensione.
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L'altra faccia della Luna
General Fiction[COMPLETA] ✔️ Yuliya è una studentessa di lettere moderne, vive a Napoli da sola e conduce un'esistenza piuttosto malinconica e solitaria. Ha pochi amici, tanta voglia di fuggire altrove e un passato burrascoso che non la lascia in pace. Un giorno i...