6.Tempesta

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Quando rientriamo in cucina Lewis cerca di sorriderci, ma é troppo tirato e capisco subito che qualcosa non va. Non si è neanche accorto di avere un po' di marmellata sulla punta del naso.

"Cosa hai visto? Passato o futuro?" chiede Connor con lo stesso tono di voce di qualcuno che ordina due etti di prosciutto cotto.

"Futuro" risponde l'altro e rinuncia al sorriso "Stanno venendo qui, dobbiamo andarcene"

Mi guarda e, anche se non lo dice, capisco che è colpa mia. Ormai sono un'esperta a capire questo genere di cose.

"Dobbiamo andarcene ora?"

"No Charlie, prima devo fare una telefonata. Intanto voi prendete alcune delle vostre cose, non lasciate nessuna foto"

May mi da uno zaino rosso anche se non ho molto da metterci. Giusto qualche vestito che mi ha prestato e un libro dalla trama interessante che ho visto in salotto, dopotutto non rinuncerei a un libro neanche in punto di morte.

Non ho paura, sono solo curiosa di capire davvero da cosa dobbiamo scappare.

Dopo circa un'ora siamo tutti radunati in salotto. Lewis ci mette in mano uno di quei sassi neri a testa.

"Dobbiamo arrivare al campanile, poi li potrete spezzare" dice"O ci troveranno"

"Quanto tempo abbiamo?" chiede May

"Molto probabilmente stanno perlustrando la città, ci dovremo separare. May prendi Charlie, Connor va con Lucy. "

"A dopo" dice Charlie, lui e May saranno i primi a uscire. Poi Lewis e infine io e Connor, a intervalli di due minuti.

"Hanno dei poteri anche quelli che ci inseguono?" chiedo quando siamo rimasti solo io e lui.

"Diciamo di si, tu non farti toccare e se vedi i loro occhi illuminarsi di rosso corri più veloce. Okay, andiamo. Sei pronta?"

"Pronta" mento. Scappare da persone (spero che siano persone) dagli occhi rossi? Una cosa che faccio tutti i giorni insomma, come buttarmi dentro un vulcano attivo.

Le strade sono tutte allagate, sembra aver smesso di piovere solo per qualche secondo perché il cielo lampeggia e tuona. In giro non c'è proprio nessuno e le finestre sono tutte barricate, la luce dei lampioni rende le ombre dei palazzi più inquietanti. C'è troppo silenzio, sembra di essere in una città fantasma.

"Stai vicino a me, se vedi qualcosa di strano tirami la manica non dare segni che te ne sei accorta" sussurra Connor.

Mi si inzuppano subito le scarpe, sarà meglio che mi trovi degli stivali se dobbiamo sempre scappare con la pioggia.

Inizia a piovere, ma al campanile manca poco. Continuiamo a camminare con una calma snervante.

Da un vicolo strettissimo esce un uomo con un ombrello rosso e stivali da pioggia. Non ci degna di un'occhiata ma ha qualcosa di strano. Tiro la manica a Connor, lui mi prende la mano e me la stringe forte.

Accade tutto in un secondo. Un fulmine colpisce proprio l'uomo con l'ombrello, dovrebbe essere morto ma quello continua ad avanzare. Connor mi tira e dobbiamo iniziare a correre. Un'altro fulmine colpisce una macchina parcheggiata alla nostra sinistra che va in fiamme.

Dietro di noi l'uomo ha chiuso l'ombrello e ce lo punta contro come un'arma, indirizzando i fulmini verso di noi.

Quando arriviamo alla porta del campanile siamo costretti a fermarci. Non sto quasi mai attenta in classe durante le ore di scienze, ma scommetterei sul fatto che una porta di metallo sia piuttosto pericolosa durante una tempesta.

In cielo rimbomba un tuono mentre l'uomo è a pochi metri da noi. Adesso se la prende con calma e sorride malefico, come se sapesse che ormai ci ha in pugno.

Punta l'ombrello verso il cielo raccogliendo un fulmine. Okay..adesso ho paura.

Vedo già l'annuncio della mia morte sul giornale.

Lucy Atlas, la ragazza scappata dal Lexus, muore per un fulmine lanciato da un signore con degli stivali da pioggia veramente orribili. Muore senza aver completato la lista con tutti i libri che avrebbe dovuto leggere. Ave atque vale.

Non è decisamente così che voglio morire. Faccio una delle cose più stupide della mia vita: mi giro verso la porta e tiro la maniglia. Appena la sfioro sento una scarica percorrermi tutto il braccio e arrivare al cervello. Con le ultime forze che mi sono rimaste tiro fuori dalla tasca il sasso e lo spezzo.

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