9. Appuntamento

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Quando mi sveglio trovo un gatto a pochi centimetri dalla mia faccia. Ha il pelo arancione e tutto dritto, gli occhi gialli brillano come se si divertisse a svegliare la gente. Mi controllo e evito di urlare svegliando tutti.
Il gatto ha un biglietto attaccato al collare:

Ho bisogno del tuo aiuto, appena vedi questo messaggio vai nella stanza con i mobili tutti verdi. Non rimetterti a dormire. -Charlie

Non ho la più pallida idea della stanza di cui parlava, peccato. Butto la testa sul cuscino. Non importa, io ci ho provato. Il gatto mi soffia e continua finché non giro il biglietto.

P.s. Ti guiderà Mr KitKat

Mi chiedo come abbiano fatto a chiamare un gatto così. Mi infilo i jeans, una maglietta nera e le mie adorate scarpe.

Mentre seguo il gatto mi sento stupida, lui è l'unico motivo per cui non mi perdo.
Se Charlie mi ha fatto svegliare così presto per dirmi qualcosa di irrilevante o per presentarmi questo gatto, giuro che lo do in pasto alle anatre del lago. Perché le anatre possono essere davvero molto cattive.
Passando vicino a una porta chiusa sento Lewis litigare con Camille.

Finalmente arrivo alla stanza tutta verde. Charlie è seduto su una poltroncina e si alza non appena mi vede.

"Giungiamo subito al punto" dice con aria risoluta "Ho intenzione di chiedere un appuntamento a Clary"

Per poco non scoppio a ridere "Ma la conosci da poco. Hai dieci anni, non sei un po' piccolo?!"

"UNDICI ANNI" puntualizza "E poi Connor mi ha detto che bisogna mettere da subito le cose in chiaro perché altrimenti mi friendzonerà senza pietà"

Sorrido e basta. Ha uno sguardo da agnellino troppo dolce, non posso dirgli di no. Mi viene voglia di spettinargli i capelli e dirgli Che carino! Il tuo primo amore!

Qualche secondo dopo mi butta fuori dalla stanza per andare a cercare Clary e chiederle di uscire da parte di Charlie. Se lei accetterà dovrò andare da Connor o da May ad avvisarli che io li accompagnerò.

La bambina accetta subito e corre a prepararsi. Rimango sorpresa da quanto sia stato facile. Alla loro età io non mi sognavo nemmeno di avere un appuntamento, sarà stato il fatto che mi prendevano tutti in giro o forse che a quei tempi pensavo a tutti i modi possibili per impedire agli insegnanti di raggiungere la classe.

Cerco dappertutto May, ma non la trovo da nessuna parte. Per Connor è più facile, lo trovo nella stanza della musica a leggere degli spartiti.

"Daresti il permesso a Charlie di uscire con Clary a mangiare un gelato in città?"

Lui rimane a bocca aperta e approfitto del silenzio "Lo prendo come un si, ci sarò io con loro. Ottimo!"

Si riprende "No, é fuori discussione. Tu e Charlie lì fuori? Sei impazzita?!"

"Me la sono cavata bene per sedici anni, le cose si sono messe male quando ho incontrato voi"

"Sareste in pericolo! Non posso lasciarvi andare da soli..."

"Infatti andrò io con loro" dice qualcuno alle mie spalle. James. "Clary me ne ha parlato e sono d'accordo che è pericoloso, ma con me non correranno rischi"

"Tutto risolto! Adesso andiamo o Charlie mi ammazza perché ci abbiamo messo troppo"

Connor mi afferra il braccio "Sta attenta"

Sostengo il suo sguardo duro "Lo sono sempre"

Clary si è messa un vestitino rosa con i capelli castani e ondulati che le arrivano alle spalle. Charlie ha fatto del suo meglio togliendo il fango dalle sue scarpe, che dire...almeno ci ha provato.

Io e James siamo seduti a un tavolino di un bar, lontano dai due innamorati ma non abbastanza per perderli di vista un secondo. Sono così carini!
Ho ordinato un parfait con gelato alla fragola, panna e cialde al cioccolato. A essere sincera non ne ho mai mangiato uno così buono.

"Siamo contenti di avervi qui" dice James

"Ah si, come mai?"

Scoppia a ridere "Giselle é troppo fredda, altezzosa e litiga sempre con Camille. Di solito siamo sempre io e Clary, per me è una sorellina"

"Da quanto la conosci?"

"Da sempre"

Lo osservo di nascosto mentre è andato pagare il conto. É alto e slanciato, con i capelli ramati, gli occhi verdi e qualche lentiggine. É uno di quei ragazzi per cui Aileen andrebbe matta, nel senso che lo trascinerebbe in una stanza e il giorno dopo non sarebbe più lo stesso.

Mi guardo nel riflesso del cucchiaio. Oggi gli occhi sono nocciola.

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