23. Riflessi

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Aspetto che l'acqua nella fontana rifletta perfettamente la luna, che neanche a farlo apposta, è piena. Non mi ero mai accorta più di tanto di questa fontana, forse perché non è molto appariscente e anzi è piuttosto semplice.
Il mio viso riflesso dall'acqua riflette la stanchezza, ma anche una punta di determinazione.

Tira un pungente vento freddo e mi tiro più sù la cerniera della felpa.

A cena le cose sono andate normalmente, Camille si comportata come se non avessimo avuto nessuna chiacchierata. Giselle mi guardava come se volesse uccidermi con lo sguardo e James che mi sorrideva dall'altra parte del tavolo.

Continuo a tremare e non solo per il freddo. Ho paura di quello che dovrò affrontare. Alyx parlava di prove e di qualcosa a cui avrei dovuto rinunciare.

Ho appena finito di parlare con Connor, anche se non sono riuscita a dirgli di quello che sto per fare. Avrebbe cercato di fermarmi in tutti i modi possibili e non voglio mettere anche loro in pericolo.

Il mio orologio suona la mezzanotte e con mano tremante tiro fuori la boccetta dalla tasca, sfilando il tappo. La mia mano esita prima di versare il liquido. Questa è l'ultima possibilità che ho per tirarmi indietro.

Connor lo chiamo

Che succede? risponde subito

Io ti volevo solo dire che...

Non riesco a continuare. C'è qualcosa dentro di me che mi spinge a credere che non ritornerò più indietro.

...sono contenta che mi abbiate trovato.

La mia mano si muove e il liquido si rovescia nell'acqua. All'inizio non succede niente, poi inizia a ribollire di bolle dai riflessi rossi.

Lucy?! Che sta succedendo?! sento il suo tono preoccupato

Di a Charlie che è il fratellino che non ho mai avuto. A mia zia Emily dille che l'ho perdonata e a May devi dire che non deve avere mai paura del buio perché lei è più forte. Ringrazia Lewis da parte mia. Di a tutti che vi sono grata per essere stati la mia famiglia.

Lucy...ti prego non fare niente di stupido

Entro in acqua e la sento bruciare contro la mia pelle.

Chiudo gli occhi per pensare un'ultima cosa.

Credo di essermi innamorata di te, Connor

Poi non sento più niente. Buio. Silenzio.

C'è qualcosa che mi sta pizzicando la spalla. Apro gli occhi e mi ritrovo circondata dalla nebbia. Per quel poco che riesco a vedere, mi trovo in una specie di landa deserta con il terreno blu scuro e la cosa che mi graffiava era un pezzo di un alberello secco.

Forse è una delle prove di cui parlava Alyx. Combatto contro la voglia di sdraiarmi e mettermi a fare un pisolino, mi alzo in piedi e inizio a camminare. Questa maledetta nebbia dovrà pur finire da qualche parte.

"Lucy" mi chiama qualcuno.

Sembra la voce di Connor. Ma non può essere qui. E non siamo più in contatto telepatico, quando ho perso conoscenza ho sentito come se il filo che ci teneva uniti fosse stato tagliato.

Ignoro la voce e per contrastarla mi metto a cantare Centuries.

Some legends are told
Some turn to dust or to gold
But you will remember me
Remember me for centuries

Non ho idea di dove sto andando, ma deve essere la parte giusta perché la nebbia inizia a diradarsi fino a scomparire del tutto.

Incontro la prima persona vicino a un piccolo corso d'acqua. É una donna con gli occhi grigi e spenti. Rimane ferma con lo sguardo perso contro un punto in lontananza.

I suoi occhi assumono una luce diversa quando incrociano il mio sguardo.

"Tu! Ragazzina! Devi aiutarmi! Ti supplico..."

Non oso avvicinarmi, potrebbe essere un'altra prova, potrebbe mangiarmi la faccia o il naso.

"Come dovrei aiutarla?" mi azzardo a chiedere rimandando a una distanza di sicurezza.

"Tu vieni da fuori. Forse consoci mio figlio. Ha due splendidi occhi grigi, ed è molto intelligente. Mi hanno detto che si chiama Johnatan"

Non riesco a smettere di fissare la donna. Non sembra così vecchia, ma sono sicura che è la madre del bibliotecario. E se è davvero sua madre significa che in questo schifo di posto il tempo si ferma. Se anche riuscissi a tornare indietro potrei trovare i miei amici morti o invecchiati, potrei benissimo trovare Connor con una moglie e dei figli. Cerco di non pensarci.
Ormai gli ho detto addio, quindi sarò felice se lui troverà qualcuno con cui essere felice.

"Si, lo conosco. È un mio amico." rispondo alla donna.

La donna sorride e chiude gli occhi. "Dimmi com'è"

"È gentile e mi ha dato una mano quando tutti gli altri mi evitavano. Ama i libri..."
Mi fermo non appena mi accorgo che la donna ha incominciato a brillare di una strana luce gialla.

"Il mio piccolo..." mormora "Grazie. Sei sulla strada giusta"

La donna si dissolve sotto i miei occhi lasciandomi ancora più confusa. É morta? No, non credo. Il libro diceva che i prigionieri non avevano modo di sfuggire al Limbo. Forse si è solo spostata in un'altro luogo più bello. Magari dove i prati sono verdi, ci sono margherite profumate e splende il sole.

Qui in cielo splende solo la luna, che sembra più grande del solito.

Mi siedo sulla riva del fiume. Alla donna le è bastato sapere qualcosa di suo figlio per sparire, forse devo solo pensare positivo. Specchiandomi nell'acqua sobbalzo. I miei occhi sono diventati viola, non erano mai stati di questo colore. E poi brillano come se dentro fossero imprigionate tante piccole stelle.

Tutto sta per cambiare

Stringo i pugni e mi alzo. Riprendo a camminare questa volta con più determinazione. I miei genitori sono qui. Sto per trovarli e per liberare tutti quelli rinchiusi qui dentro.

Dopo aver percorso parecchia strada avvolta nel buio totale, inizio a vedere una luce in lontananza. Quando la luce è abbastanza da permettermi di vedere mi accordo di essere in una caverna con le pareti di pietra grezza.

Il cuore minaccia di saltarmi fuori dal petto. Sono vicina, me lo sento.

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