Un urlo squarciò il silenzio, lo fendette come una spada...lacrime trasparenti bagnarono il tavolo in mogano, un pugno sbattè su quella superficie incrinandola. Digrignai i denti cercando di soffocare un singhiozzo, la sedia strisciò con forza sul parquet scuro producendo un fastidioso rumore che mi irritò di più. Mi diressi in cucina , camminavo con le mani avanti per non farmi male, avevo la vista offuscata. Presi del vino dalla mia dispensa , lo stappai e ne tracannai un sorso, che sputai subito. Mi accovacciai al suolo e dei brividi percorsero il mio corpo per il contatto con il piastrellato nero, lo ignorai. Portai le gambe al petto e mi strinsi la pancia con le braccia e poi scoppiai in un pianto disperato. Il petto mi faceva male, il cuore pulsava così forte da farmi mancare il respiro. Il mio corpo era contorto da una sofferenza che mi dilaniava .
"M-maledetto " sibilai a denti stretti, lui mi aveva lasciato solo. Ero stato abbandonato. Di nuovo tradito...
La solitudine e il dolore stavano scavando una voragine nel mio petto. Mille coltelli perforavano il mio cuore sanguinante non lasciandogli tregua. Urla disumane uscivano dalla mia bocca senza però fare alcun suono.
Bizzarro,no? Non avevo voce per urlare però quegli strilli , io li sentivo, mi rompevano i timpani. La mia testa mi doleva a causa loro. Avevo il fiato corto e non riuscivo a calmarmi. Continuavo a piangere in maniera incontrollata.
Chiusi gli occhi e ricordi di lui inondarono la mia visuale. I suoi occhi scuri, il suo sorriso, la sua voce, le sue parole e le sue promesse. Promesse infrante.
Non ti lascerò solo
Balle, delle grandissime stronzate, pensai o non starei sul pavimento di casa mia a piagnucolare. Mi addormentai su quella superficie fredda con le sue promesse che rimbombavano nel mio cervello.
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"Capisco, Chuuya-kun, quindi è così che stanno le cose" gli occhi freddi del Boss, Ogai Mori, mi fissavano in attesa di una risposta che non tardò ad arrivare."Si, boss. Le cose stanno così." Non aggiunsi altro, a lui non sarebbero servite altre informazioni.
"Va bene, allora attiveremo quella clausola" borbottò sospirando e chiudendo gli occhi.
Io mi inchinai e uscì da quelle stanza che non avrebbe mai smesso di farmi venire i brividi.
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"Mamma, mamma guarda qui"una voce acuta e vivace mi ridestò dai miei pensieri, abbassai lo sguardo e una piccola bimba dai capelli scuri mi mostrava un disegno di quello che doveva essere una fata.
"Ma che brava, come si chiama questa fatina?" Le chiesi .
Lei sorrise immensamente e rispose saltellando "Biancaneve"
Annuì e la presi in braccio . Biancaneve era diventata la sua ossessione da quando l'aveva vista nell'omonimo cartone. Mi aveva fatto dannare per trovarle il costume di carnevale e chiamava ogni cosa che poteva con il suo nome, quindi non mi meravigliai. "Lo vuoi mettere sul frigo?"
"Si per favore" sembrava una supplica , i suoi grandi occhi azzurri erano così luminosi e carichi di aspettativa che ridacchiai.
"Appendilo tu" le passai una calamita e lo appiccicò sul frigo. Batté le manine e mi abbracciò. "Adesso andiamo a giocare un po' con le bambole che ne dici ?" Le proposi.
"Siiii, sei la miglior mamma del mondo" disse allargando le braccia , le mordicchiai una guanciotta e la portai in camera sua.
La mia vita era diventata abbastanza frenetica da quando lei era venuta al mondo. Il mio lavoro era rimasto invariato, Mori era indulgente fino a un certo punto, durante la gravidanza e il post ero rimasto abbastanza tranquillo, però non appena mi ero messo in sesto ero tornato a lavorare con zelo.
La mia piccola era un angelo, quando voleva, però a me non faceva mai impazzire. Invece per i suoi babysitter era un demonio uscito dall'inferno per torturarli. Era una bimba alquanto vivace ed energica. Kaori, così l'avevo chiamata, era un piccolo tornado. Era una bimba molto sveglia per avere tre anni, avrà preso da suo padre anche questo, oltre il suo aspetto e il suo istinto di sopravvivenza inesistente. Kaori, difatti, non perdeva occasione per farmi prendere dei coccoloni. In casa ero sempre pieno di bende e cerotti, in ufficio avevo pure la mia scatola d'emergenza per lei. Ogni giorno tornava dall'asilo con qualche ferita. Non stavo mai tranquillo.
Mentre l'osservavo giocare, mi accorsi di come assomigliava sempre di più a lui, e quella ferita sanguinava un poco, però sapevo che senza la mia bimba probabilmente non sarei riuscito a tirare avanti.
"Mamma, tu puoi essere Ken e io Barbie?"
"Ovviamente " sorrise
Eravamo io e lei, e io non avrei permesso a nessuno di spegnerle il sorriso.
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月 Tsuki (Soukoku )
FanfictionYokohama, quattro anni erano passati da quando Dazai Osamu se n'era andato in segreto dalla Port mafia, lasciando senza dire una parola il suo vecchio partner Nakahara Chuuya. Quest'ultimo , dopo la sua sparizione, andò in pezzi, soffrendo molto più...