Capitolo 18

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Chuuya's pov

Eravamo appena saliti in macchina, presi il telefono e cominciai a cercare un albergo aperto.
"Mami?"
"Dimmi"
"Posso chiamare il papà?"
Guardai l'ora, erano le 23:30, sicuramente Dazai era sveglio.
"Si piccina" selezionai il contatto e feci partire la chiamata per poi passarle il telefono, nel mentre io misi in moto l'auto. A una quindicina di minuti da qua c'era un albergo, saremmo andati lì.
"Sai che siamo in macchina"
"Si, la casa si è allagata"
"No, stiamo bene papi"
"Posso dormire da te, per favore? Mi manchi tanto"
Io non stavo seguendo la conversazione, ero troppo concentrato a disperarmi per la mia povera casa allagata. Sul mio volto era dipinta la disperazione. Tirai un sospiro pesantemente, volevo tirare una testata sul volante tanto era il mio sconforto.
"Mamma adesso andiamo da papi" la vocina della mia creatura mi ridestò dai miei pensieri.
"Mhmh" non avevo sentito quello che mi aveva detto.
"Mami dove abita papi?"
"Mh abbastanza lontano da qui, perché?"
"Perché mi ci devi portare"
"In che senso?"
"Ho chiesto a papà di dormire da lui e ha detto sì "
"Passami quel...mhhh" trattenni a stento un insulto, tesi la mano verso di lei e mi passò il telefono. Io accostai.
Conversazione telefonica
C:Cosa, perché le hai detto si?
D:Mh mi andava
C: Dazai perché...che se le dico di no sembro io quello cattivo.
D:Mi ha detto che le mancavo tanto, non ho saputo dirle di no.
C:Arrivo
Fine conversazione telefonica
Posai il telefono e guidai verso la casa del bendato.
————
Suonai il campanello e Dazai ci aprì. Indossava dei pantaloni di tuta grigi che facevano notare l'assenza delle mutande, una maglia bianca semitrasparente che mostrava la sua pancia piatta con un accenno di addominali e infine aveva una felpa, anch'essa grigia. Sembrava un barbone.
"Papi! " la nana a momenti non si buttò giù dalle mie braccia per corrergli incontro.
"Yuki" la salutò il moro prendendola in braccio, lei gli si accoccolò contro.
"Dazai, qui ci sono i suoi vestiti" gli passai il borsone di Kaori, il mio lo avevo lasciato in macchina. Lui lo prese con la mano libera e mi osservò. Io, ero in pigiama con i capelli tutti scompigliati e mezzi bagnati. I miei indumenti erano praticamente zuppi, ero uno spettacolo pietoso.
"Chuuya fatti una doccia da me che sembri  un senzatetto." Esordì, non potevo dargli torto.
"Ho lasciato la roba in macchina, ma grazie" gli dissi, declinando il suo invito.
"Si si te li presto io tu lavati che puzzi" lo guardai male ed entrai. Soprappensiero  com'ero, non avevo pensato che questa rimaneva sempre casa sua, quindi piena dei suoi feromoni difatti la mia testa girò molto forte non appena misi piede nel salotto open space dell'Alpha. Mi coprì la bocca e il naso con la mano per evitare di respirare troppo i suoi feromoni. Barcollai ma rimasi in piedi.
"Chuuya?" Mi chiamò, io lo ignorai e mi diressi verso il bagno. Attraversai un piccolo corridoio, c'erano due porte, una difronte a me e una sul lato destro del corridoio al centro. Quello sapevo fosse lo sgabuzzino, mentre la porta di fronte a me avrebbe dovuto condurmi alla sua camera da letto e poi nel bagno. Spalancai la porta di legno scuro.
La stanza era praticamente vuota, al centro ci stava un letto a due piazze disfatto con a lato un comodino con sopra dei libri, pillole e una lampada. Di fronte al letto c'era una porta e a lato  c'era un grosso armadio. Le pareti erano spoglie. Feci per entrare in bagno quando dell'aria gelida mi colpì, girai la testa e notai una tenda muoversi. La scostai scoprendo una porta finestra aperta, che dava su un piccolo balcone. La chiusi e poi finalmente entrai in bagno per lavarmi.

Il suo odore mi dava meno fastidio di prima, però rimaneva comunque estremamente forte.
Mi stordiva, i suoi feromoni erano capaci di piegarmi come un ramoscello al vento. Ne ero fortemente attratto, soprattutto in questo periodo dove sentivo il calore sempre più vicino. Mi stavo asciugando la parte superiore del corpo, quindi l'accappatoio era calato fin sotto le spalle. Improvvisamente, la porta si aprì e Dazai entrò nel bagno, io mi congelai sul posto, lo fissavo immobile attraverso il riflesso sullo specchio. Notai i suoi occhi castani osservarmi per poi soffermarsi un secondo di troppo su quella vergognosa cicatrice. Lui non sapeva nulla, non l'aveva mai vista. Quando facevamo sesso io tenevo sempre su la maglietta.
"I miei vestiti, sono i più piccoli che ho" e lì posò sullo sgabello e poi uscì. Le mie spalle tese si rilassarono. Fortunatamente aveva capito che doveva essere un tasto dolente per me.
Indossai una maglia blu, dei boxer rossi, e dei pantaloni del pigiama righe bianche e blu. Mi stavano un po' larghi e soprattutto lunghi. Risvoltai tre volte l'elastico tirandomeli un po' su. Uscì dal bagno e andai verso il salotto a salutare Kaori.
Mentre camminavo notai Dazai fermo tra il salotto e il corridoio.
"Cosa fai qua impalato, spreca bende?" Domandai mettendomi di fianco a lui, non mi rispose troppo impegnato a guardare un punto davanti a se. Seguì la direzione del suo sguardo e scoprì cosa gli aveva creato la catalessi. Kaori. Infatti, la bambina aveva deciso di farmi sciogliere come burro al sole, ma chiaramente non lo esternai. Rimasi fermo ad osservarla. Era intenta a girare per la stanza come se stesse cercando qualcosa. La cosa tenera era che si era arrotolata nella carta igienica per poi indossare il cappotto beige di Dazai con le sue scarpe. Adesso sembrava davvero un Osamu in miniatura.
"Mami, papi" cominciò a venire verso di noi, era così buffa, incespicava nei suoi passi, vista la dimensione, troppo grande per lei, delle scarpe.
"Mh" risposi, Dazai la fissava , non capivo però che emozioni stesse provando.
Mi piegai per poi abbracciarla.
"Piccina, ora la mamma va. " le dissi, lei mi guardò e scosse la testa contrariata
"Prima giochiamo" io le accarezzai la testolina.
"Mamma deve andare" le ripetei. Kaori fece per rispondermi ma Dazai si piegò e la girò verso di se. "Yuki ora sta ferma che ti sistemo perché sembri una mummia" borbottò il moro, accennando un mezzo sorriso.
"Ha parlato Tutankhamon " borbottai a bassa voce, lui mi ignorò mentre la bimba ridacchiò.
"Giochiamo per favore, poi vado a nanna" quasi mi supplicò.
"A cosa vuoi giocare?" Chiese Dazai, io incrociai le braccia contrariato.
"Allora, io sono il Detective, papà è il mio cavallo e mamma è il criminale"
"E io mi devo nascondere vero ?" Domandai e la vidi annuire.
"Va bene ma poi io vado e tu vai a nanna, signorinella" mi alzai da terra.
"No Papi a quattro zampe devi stare"
"No?" Vidi lo sprecabende in visibile disappunto.
"Papi hai mai visto un cavallo che cammina?" Fece retorica.
"Esatto, Dazai" rincarai la dose abbastanza divertito, lo vidi roteare gli occhi e poi si mise a carponi.
"Sei proprio un bel pony" ghignai .
"Si si anche tu a pecora" mi rispose sfacciato con un bel sorrisetto malizioso stampato in volto.
"Kaori frusta il tuo pony dispettoso" le ordinai tutto irritato , le mie guance si erano imporporate leggermente. Lei mi ubbidì e con la cintura di stoffa del cappotto picchiò il moro, ovviamente non c'era forza nei suoi colpi.
"Ora va a nasconderti mamma" e poi si arrampicò sulla schiena di Dazai che aveva il viso contratto in una smorfia di dolore.
"Fa male, eh?" Conoscevo benissimo il dolore alle ginocchia che stava provando. Prima che ribattesse andai  via dal salotto e mi nascosi nell'armadio.

月 Tsuki (Soukoku )Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora