Chuuya's pov
Mi svegliai verso le nove e mezza, mi stiracchiai e ancora intorpidito dal sonno mi recai sbadigliando in bagno. Mi spogliai ed entrai in doccia, cominciai a lavarmi . Le mie mani piene di bagnoschiuma scorrevano sul mio corpo sottile. Passai una mano sulla lunga cicatrice che avevo sul basso ventre e accennai un sorriso. Mi chinai e presi dello shampoo e lo misi sui miei capelli rossi, cominciai a massaggiare la cute e poi passai allo sciacquo. Presi una spugna e me la passai sulla schiena, successivamente con le mani tolsi il sapone.
Mentre mi pulivo le spalle , i miei polpastrelli entrarono in contatto con un'altra cicatrice, questa volta irregolare, era spessa, aveva una forma ovale ed era situata tra il mio collo e la spalla sinistra. Strinsi con forza quella zona con la mano e mi morsi le labbra.
Che schifo!
Scossi la testa e con l'acqua anche quel ricordo scese giù nello scarico. Uscì dalla box di vetro opaco e mi asciugai.
Mi ero vestito come sempre, pantaloni neri, camicia bianca , gilet grigio, un giacchetto corto nero e ovviamente il mio immancabile choker di pelle nera. Sorrisi triste al ricordo."Chuuya , ecco qui"ghignò un ragazzino più alto di me, aveva i capelli scuri e gli occhi marroni. Era vestito con un completo nero e aveva la camicia bianca. Se ne stava in piedi davanti a me tendendomi un sacchettino di carta rossa. Quel ragazzino era strano, lo avevo conosciuto a Suribachi. Era inquietantemente intelligente, niente sfuggiva a quei suoi occhi color mogano. Era pieno di cerotti e bende, sopratutto bende.
Lui era Dazai Osamu, il dirigente più giovane della Port Mafia."Tch" presi il sacchetto e lo aprì e quello che ci trovai dentro mi fece incazzare a morte.
"Maledetto stronzo" sibilai, buttando il sacchetto a terra.
"Chuuuyaaaaa non ti hanno insegnato che i regali non si gettano a terra?" Mi canzonò il moro, rimanendo però impassibile.
"Come ti permetti stupido spreca bende?!" lui in risposta alzò le spalle e disse "Una scommessa è una scommessa "
Strinsi i pugni "Si, ma non per questo devo sembrare un cane per davvero!" Gli ringhiai contro. Lui mi guardò dall'alto in basso scettico "Ma lo sei già " affermò. Io non mi trattenni più e mi lanciai in avanti per tirargli un pugno che prontamente evitò "Maledetto"
"Muori bastardo" continuavo a insultarlo e a colpirlo, alcuni dei miei colpi lo prendevano ma lui li attutiva con le braccia, era un mostro.
Dazai si era stufato e mi bloccò i polsi, mi sbatté a terra, il suo peso mi teneva fermo, ero a pancia in giù. Immobile.
"A cuccia Fido, è ora di mettere il collare" e mi mise quel cordoncino di pelle intorno al collo. "Ecco ora hai un padrone" il suo tono ironico mi fece incazzare solamente di più me lo tolsi di dosso e mi rimisi in piedi. Gli diedi le spalle, il mio orgoglio bruciava ardente nel petto.
"Ti giuro che un giorno ti ammazzerò, Dazai di merda" lo minacciai uscendo da quella stanza."Mi riscossi dai miei pensieri, e andai a svegliare Kaori, molto spesso mi capitava di perdermi nei ricordi di quel passato ormai lontano. Mi si stringeva il cuore, a volte quella casa era davvero un incubo. Da qualsiasi parte guardassi c'era lui, quelle quattro mura diventavano soffocanti. Persino l'aria che respiravo era pregna di lui. Dazai, nonostante tutto, rimaneva una costante nella mia testa e da tempo lo avevo accettato.
Aprì la porta di legno che mi condusse da Kaori che era tutta pimpante e sveglia, saltellava sul letto come un grillo. "Mami" strillò saltandomi addosso, la presi al volo.
"Ciao peste, come mai siamo già sveglie?" Le chiesi mentre me la sistemavo meglio tra le braccia e scesi in cucina. "Mh ho fatto un sogno strano, c'era una cavallo nero che mi calpestava" mi disse, la guardai basito, aveva le sopracciglia aggrottate e aveva assunto un cipiglio pensoso.
"Prego?" Domandai sconvolto,non credevo alle mie orecchie.
"Si, mamma, sei sorda?! Un cavallo nero mi calpestava" ripeté guardandomi come se fossi scemo. "Modera i toni signorina, semplicemente sono scioccato" dissi mettendola seduta sulla sedia di legno scuro.
"Si sì, come vuoi. Comunque oggi andiamo al parco?" Mi chiese facendomi gli occhioni. "Si, certo piccina" le sorrisi e presi una tazza di Biancaneve e un pacco di biscotti al cioccolato e li misi sul tavolo. Misi un pentolino con un po' di latte sul fuoco nel mentre mi preparai un caffè.
"Mamma"mi chiamò e io mi girai e la vidi intenta a mangiarsi un biscotto, sbriciolandosi tutta, sospirai e con un po' di Scottex la pulì e poi le misi il bavaglino.
"Ma papà dov'è?" Chiese così di punto in bianco, tirai un testata al tavolo.
"Porca putt-" mi morsi la lingua per non continuare la frase, ero lì sotto perché stavo raccogliendo delle briciole, quella domanda mi aveva colto di sorpresa.
"Perché me lo chiedi?" la osservai, guardava i suoi piedini e si contorceva le mani.
"Ehi, alla mamma puoi parlare, cosa c'è che non va?" Le misi una mano sopra la sue , lei alzò lo sguardo e mi fissò con quei suoi occhioni uguali ai miei e poi disse "P-perché tutti a scuola hanno un papà e io no" aveva un tono triste, sembrava sul punto di piangere ma io sapevo che non avrebbe pianto, non lo faceva mai.
"Piccina, il papà è andato via. " le risposi e la presi in braccio , lei si strinse a me e annuì.
"Mi assomiglia?"domandò, che domanda strana, mi aspettavo più "Com'era?" che questo, ma Kaori mi avrebbe sempre stupito a modo suo.
"Ti assomiglia molto, anzi è uguale a te. "le baciai la fronte e le versai il latte nella tazza.
"Mhmh mamma perché non lo bevi anche tu?"mi chiese. "Mh perché non mi va." risposi e mi presi il caffè e la feci sedere sulla sedia e facemmo colazione.
"Piccina, io mi taglio una mela la vuoi anche tu?" Domandai prendendo, piatto, mela e coltello.
"No" saltò sulla sedia.
Oh no, me n'ero dimenticato
"Amore lo sai che non muori come Biancaneve se mangi una mela" sospirai cominciando a pelare quel frutto tondo e rosso.
"Si , si certo e io devo credere a quello che dorme con il cappello " mi rispose incrociando le braccia al petto. M'imbronciai.
Non è possibile! Da un po' di tempo a questa parte si era messa a prendermi in giro, e io non ne capivo il motivo. Prima Dazai ora lei, non ce la facevo più. Ero esaurito. Perlomeno il primo lo picchiavo.
Per dispetto le avvicinai uno spicchio di mela e lei si ritrasse come un paguro nella sua conchiglia. "No, mamma per favore" mi pregò con voce affranta , risi e mi mangiai la mela.
"La prossima volta non mi prendi in giro" lei annuì e riprendemmo a mangiare tranquillamente.
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Il sole splendeva alto nel cielo e tirava un venticello piacevole, Kaori era avvolta nel suo cappottino beige e scorrazzava allegra in quel parchetto che le piaceva tanto. Io ero seduto su una panchina e la guardavo giocare. Il parco non era grande, c'erano molte aiuole e qualche gioco per bambini. La parte più bella di quel posto erano i fiori, colorati e profumati. Kaori ci andava pazza ed era convinta che tra quelle aiuole ci fosse la sua amica fata, Biancaneve. Al momento nel parco non c'era nessuno se non noi due. Gli uccellini cantavano e le macchine accompagnavo quel canto con la loro melodia meccanica. Feci cadere la testa all'indietro e chiusi gli occhi. Avevo voglia di rilassarmi.
Non so quanto tempo passò ma il sole si era spostato e aveva cominciato ad infastidirmi. Rimisi a posto il cappello che si era spostato e mi alzai dalla panchina.
"Kaori" la chiamai, lei si girò verso di me e io mi piegai arrivando alla sua altezza.
"Adesso andiamo a mangiare fuori , ti va?"
"Si sì"sorrise e mi prese la mano. Mi intenerì a quel gesto e gliela strinsi.
Io e Kaori ce ne andammo incuranti del fatto che qualcuno ci avesse visti e che adesso correva velocemente verso una certa agenzia con cui io non volevo avere a che fare...
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月 Tsuki (Soukoku )
FanfictionYokohama, quattro anni erano passati da quando Dazai Osamu se n'era andato in segreto dalla Port mafia, lasciando senza dire una parola il suo vecchio partner Nakahara Chuuya. Quest'ultimo , dopo la sua sparizione, andò in pezzi, soffrendo molto più...