I giorni erano passati velocemente, in realtà, e per fortuna. Non vedevo l'ora di rivedere Rindou e stare di nuovo con lui. Mi sbrigai a vestirmi ed indossare le scarpe e uscii di casa pronta per andare nella sua. Ero entusiasta come una bambina, eppure ci eravamo visti soltanto due giorni fa, il che mi faceva sembrare che fossi io la stramba della situazione.
Bussai fortemente alla porta di casa e aspettai che qualcuno mi aprisse. Ero certa che sarebbe stato Ran a farlo, come sempre, invece mi sbagliavo. Dopo circa un minuto fu Rindou ad aprirmi la porta e non mi sembrò avere un bel aspetto. Aveva graffi ovunque, qualche livido, ed era chiaramente appena tornato da una rissa.
«Ma cos'hai fatto? Che ti è successo?» gli chiesi, entrando in casa.
«Hm, lascia perdere.» sbuffò, sembrando non volerci proprio pensare.
«Un'altra rissa? Come hai fatto a ridurti in questo modo, eri con Ran, no?»
«Ho detto lascia perdere.» insistette sul non volermi dire niente, così cedetti.
«Aspetta, vieni, ti aiuto io.» gli dissi, prendendogli la mano e portandolo in bagno con me.
«Siediti.»
Lo feci sedere prima di andare a prendere il necessario per disinfettare le piccole ferite che aveva sul viso o in qualche altra parte del corpo. Nessuno sarebbe mai riuscito a battere i fratelli Haitani, ma per essere finito così, allora qualcuno doveva averli divisi per batterli più facilmente. Astuto da parte loro.
«Non hai ancora intenzione di dirmi niente? Sei arrabbiato per aver perso?» gli chiesi, passando del cotone con del disinfettante sopra il piccolo taglio che aveva sul sopracciglio.
Rindou non mi rispose ma si limitò a tirare un grande sospiro.
«Ti sbrighi? Rindou, forza!» esclamai.
«E sta' zitta, non vedi che non voglio parlare!?» si innervosí.
Sussultai a causa di quella improvvisa reazione, ma mi ripresi immediatamente e gli diedi una botta sulla testa. Doveva fargli male, ma non importava; era ciò che si meritava.
«Con chi credi di parlare? Razza di idiota. Io sono qui per aiutarti e tu mi tratti in questo modo?» gli dissi, continuando a disinfettare.
«E chi ha chiesto il tuo aiuto?» mi rispose.
«Di certo non tu, infatti è un miracolo se sono venuta qui io di mia spontanea volontà, altrimenti tu non ti saresti degnato di venire a trovarmi.»
«Sei stata tu a dirmi che ci saremo visti dopo due giorni, e poi avevo anche io delle cose da fare, non puoi sempre essere al centro dell'attenzione.» mi disse, a braccia conserte.
«Ah no? Tu dici?»
«Esat...Ahja!» sussultò all'improvviso, dopo che gli ebbi schiacciato il batuffolo di cotone sulla ferita.
«Sei una pazza! Vuoi metterti la testa a posto!?»
«Zitto. Non riesco a concentrarmi.»
Dopo qualche minuto avevo quasi finito di disinfettargli i graffi sul volto, quando d'un tratto lui afferrò la sua maglietta e se la tolse, buttandola via.
«Che stai facendo?» gli chiesi, non distogliendo mai gli occhi da lui.
Come potevo inoltre? Mi era difficile togliere gli occhi dal suo petto e dal suo tatuaggio. Sembrava non lo vedessi da decenni e dio, quasi mi bruciavano gli occhi.
«Non volevi essermi d'aiuto?» mi chiese.
«Si ma non pensavo fosse nulla di esagerato.»
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𝐑𝐄𝐆𝐑𝐄𝐓𝐓𝐈𝐍𝐆 𝐘𝐎𝐔 || Rindou Haitani
FanfictionRei Saitō è una giovane ragazza che vive a Roppongi. Vive con la nonna mentre i genitori, all'estero, cercano di trovare un lavoro e una sistemazione adatta. Rei è sempre stata una ragazza vivace e piena di sé, furba e intelligente, e soprattutto br...