Chapter 2

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A volte mi chiedevo che cosa avrebbero mai pensato i miei genitori se mi avessero vista in quelle condizioni. Picchiare qualcuno in giro non era normale, non per una ragazza almeno. Di quei tempi, la mentalità della gente era davvero strana; c'erano cose che soltanto il genere maschile poteva fare e se mai una ragazza avesse provato ad imitarli, allora sarebbe stata una stupida o addirittura una disgraziata.

I miei genitori non avrebbero dovuto sapere nulla di me, nulla di tutto ciò che facevo a Roppongi, nulla delle persone che frequentavo e nulla riguardo al fatto che volevo avere tutta la città per me. Sarebbero impazziti, avrebbero fatto ritorno dall'estero e mi avrebbero mandata in un centro di assistenza. Erano persone con dei principi particolari e sapere che la loro figlia andasse per la città unendosi alle risse non avrebbe fatto altro che fargli sentire umiliati.

Quel giorno era nuvoloso, ero certa che a momenti avrebbe piovuto; nonostante ciò mi trovavo fuori a convincere una sorta di delinquente, steso ormai per terra, che ero io la padrona di Roppongi e non quei fratelli con tanta di fama.

Era iniziato tutto per puro caso, ma io avevo preso sul serio quella sfida. Volevo davvero vincere quella sorta di gioco, non avrei mai perso contro di loro; sarebbe stata una vera e propria umiliazione. L'unico problema era che non sapevo come avrei potuto fare? Come dovevo liberarmi degli Haitani e prendere il controllo di tutta Roppongi? Non avevo pensato bene ad un modo, non avevo ancora agito. L'unica cosa su cui mi ero concentrata era discutere con Rindou sull'argomento, picchiare teppisti e mettergli in testa che ero io colei che dovevano ascoltare e spargere brutta voce sui due fratelli.

«Allora?» domandai al ragazzo steso per terra, mentre il mio piede non faceva altro che pesare sulla sua schiena.

«Io rimango fedele ai veri padroni di Roppongi!» esclamò.

«Forse non ci siamo capiti. Sono io quella che comanda qui. Perché nessuno vuole metterselo in testa, per la miseria.» sbuffai.

Soltanto perché erano più conosciuti di me, avevano tutti i delinquenti dei vari quartieri dalla loro parte. Questo era uno svantaggio, così non sarei mai riuscita a portare a termine il mio obiettivo; avrei dovuto farmi ascoltare da tutti e in un modo o nell'altro ci sarei riuscita.

«Io seguo soltanto i fratel...»

«Questo lo vedremo.» lo interruppi.

Finii per tirargli un ultimo calcio, che lo fece tossire e contorcere per il dolore. Era una vera seccatura; tipi come lui non cedevano facilmente ed ero certa che sotto ci fosse lo zampino degli Haitani. Probabilmente minacciavano i loro seguaci per tenerli sempre sotto al loro controllo e la cosa non mi aiutava affatto.

Lo scavalcai e mi incamminai per andare via da lì, non avevo più niente da fare, l'unica opzione era quella di tornare a casa e fare un sonnellino di lunga durata.
D'un tratto, però, qualcuno tossì, attirando la mia attenzione.

«Come ti senti adesso dopo quello che hai appena fatto?» mi chiese colui che desideravo non vedere mai più nella vita.

«Penso tu lo sappia già.» gli risposi.

«Quello era uno dei nostri uomini.» mi informò Ran.

«Io non lo chiamerei uomo. Guarda com'è ridotto a causa di una donna. È davvero imbarazzante.» sospirai.

«Non sentirti tanto imponente. Non la passerai liscia.» disse Rindou, puntandomi contro il dito.

«Oh e cosa vorresti fare? Picchiarmi?»

«E chi lo sa, un giorno potrei anche arrivare a farlo. Sai, la tua faccia attira molto i miei pugni.» ringhiò.

«Davvero attira soltanto i tuoi pugni?» ridacchiai, abbassando lo sguardo sui suoi pantaloni.

𝐑𝐄𝐆𝐑𝐄𝐓𝐓𝐈𝐍𝐆 𝐘𝐎𝐔 || Rindou HaitaniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora