capitolo 5

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Giovedì 27 Aprile

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Giovedì 27 Aprile. Sta sera c'è una delle solite feste, di mio padre.

E noi figli siamo obbligati ad andare. Ho partecipato a feste, su feste.

Una delle feste più belle è stata l'anno scorso, quando mi sono ubriacato e le persone mi guardavano tutte male.

Mar, più ubriaca di me, che ballava sui tavoli. È stato uno scandalo. Tutti i giornali parlavano dei figli del presidente.

E mio padre ci ha messo in punizione, ma ne è valsa la pena.

È stato il momento più bello, passato con mia sorella.

E oggi ho proprio voglia di ubriacarmi, di smetterla di essere il figlio sempre composto e perfetto.

Voglio vivere la mia adolescenza, cazzo.

E so già chi mi aiuterà.

Si proprio quella biondina, che mi tiene testa.

Metto un paio di jeans neri e una camicia bianca.

Raggiungo la camera di fianco e busso.

"Avanti."

Sento una vocina femminile.

Apro la porta e vedo la sua figura, con un vestito nero, lungo fino ai piedi, che le fascia perfettamente il corpo snello.


Mi fermo un attimo ad osservarla e mi vado a sedere sul suo letto.

"Mi aiuteresti con la cerniera, al posto di rimanere seduto sul mio letto."

Mi alzo, sbuffando e raggiungo la sua schiena nuda.

Afferro la cerniera, poco sopra il suo fondoschiena e la tiro su.

Mentre la toccavo, una scossa percorse il mio braccio, procurandomi una scia di brividi.

Mi stacco da lei e ritorno seduto sul suo letto, come se niente fosse successo.

"Ti sbrighi."

"Come mai tutta sta fretta, per andare ad  una festa di tuo padre."

Chiede, mentre s'infila l'orecchino.

"Sta sera, non sarà una semplice festa."

"Qual è il tuo piano?"

Sto incominciando a rivalutarla.

"Mh, non pensavo fossi così fuori dalle righe."

"Non mi conosci. Sono anche peggio."

Sorrido a quella provocazione.

"Beh staremo a vedere."

"Sicuramente."

Borbotta. Mentre s'infila le scarpe.

"Sei pronta?"

Le chiedo.

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