capitolo 28

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Ritrovarmi stretta tra le sue braccia, é la migliore sensazione

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Ritrovarmi stretta tra le sue braccia, é la migliore sensazione. Sembra che non servono neanche le parole per capire che ci siamo mancati. " Scusa per tutto." Mi dice, tra un bacio e l'altro. " Non scusarti più." Ribatto.

" Scusa per tutto

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" Scusa per tutto."
Scusa per essere stata la causa, per la quale ti hanno rapito.
Scusa per quel giorno in cui ti ho cacciata via dopo il nostro primo bacio.
Scusa per aver represso i mei sentimenti per paura.
" Non scusarti più." Dice lei. " Devo scusarmi per un po' di cose." Ribatto io, guardandola negli occhi colore cielo prima di una tempesta di neve.

" Scusa per le cose che ti sono successe." Inizio ad elencare le scuse. " Non é colpa tua." Dice cercando di rassicurarmi. " Invece si." Lei scuote la testa e mi accarezza il viso, con le sue mani morbide. " Sto bene." Mi dice. E il mio cuore si allieva di un piccolo peso. "Scusa per averti cacciata via dopo il nostro primo bacio." Le dico. Adesso lei si é staccata un po' di più da me, e questo non mi va bene. Vorrei averla affianco a me sempre. " Perché?" Dice riferendosi al nostro primo bacio. " Avevo paura. Ho tutt'ora paura." Abbasso gli occhi verso la trapunta blu. " Perché?" Chiede ancora. " La mia ex fidanzata." Rispondo. Credo di essere pronto a parlare di lei. Le devo una spiegazione. " Quando mi ha lasciato, mi disse una cosa; mi disse che nella mia semplicità, facevo stare male gli altri. É vero. Non sono mai stato così importante per qualcuno. Nemmeno per mia mamma. Lei preferiva scopare, che stare con me a casa. Lo capisco. Perchè perdere tempo con un bambino, quando puoi avere un uomo? E mia mamma lo aveva capito. La mia ex invece dopo un po' si é annoiata, forse perché non mi ha conosciuto in fondo, o forse perché ero veramente noioso. Sai non ero il tipico ragazzo che ci prova con tutte e che ogni giorno ne cambiava una. Lei probabilmente voleva questo. Peró stava con me. Per ben due anni." Prendo un po' di fiato, mentre la osservo guardarmi tranquilla.

" Quindi non andavo bene a nessuno. Così sono cambiato, non di tanto, però sono cambiato. Ho iniziato a prendermi cura del mio corpo, andando in palestra quasi ogni giorno. Inizia a giocare a Ockey, e qualche ragazza mi ha anche notato. Mi disse anche un'altra cosa, mi disse che stando con me si garantiva un futuro. Sai la fidanzata del figlio del presidente, tanti soldi e tanta fama. Me lo dovevo aspettare, e invece mi feci prendere alla sprovvista. E mi spezzò il cuore. Poi si stancó di me, non ero il ragazzo pericoloso che la eccitava. E me lo feci andare bene. All'inizio ero a pezzi e incominciai a sballarmi con le canne e non ho più smesso."

In quel periodo non sono stato bene, Melany, la mia ex ragazza, la ragazza che ho amato; o almeno io penso di averla amata, se no non starei così male. Mi ha fatto del male. Mi ha creato una crepa nel cuore, non me lo ha spezzato, quello lo potrà fare solo la ragazza che amerò per sempre, la ragazza della quale non mi dimenticherò mai. Quella che mi donerà il vero amore. Peró sto male. " É temporaneo" Mi ripeteva sempre Robert, il mio migliore amico. Lui mi é stato sempre vicino in quel periodo. Ho iniziato a fumare. Prima sigarette normali, poi canne e entri in quel ciclo in cui non riesci più ad uscirne. É la mia unica medicina. L'unica cosa che non mi fa pensare. Ma desidero una medicina, che non ha il rischio di uccidermi in futuro.

Mi fermo un attimo, lei non ha ancora aperto bocca, ho paura di essere giudicato ancora una volta. Ma poco dopo, le sue braccia mi circondano e mi sento a casa. Per una volta mi sento a casa. E non mi sento sbagliato. " Non sei noioso. Non lo sei mai stato. Rompicoglioni si, ma noioso no. E non sei mai stato sbagliato, per lo meno per me. Non sei sbagliato per me." La stringo più forte tra la braccia.

" Ho fatto una cosa undici anni fa." Le dico di punto in bianco. " Una cosa brutta." Continuo. Molto brutta.

11 anni prima.
La mamma questa sera non é uscita, perché papà non c'è. Mi ha detto che andava ad una cena di lavoro e quindi la mamma non poteva lasciarci soli. Marilin ha quattro anni, ma é molto pigra, sta tutto il giorno sul divano. Mamma ha detto che ha invitato un amico. Ha detto che dovevano parlare. Stanno parlando in camera da letto, dove la mamma dorme con papà. Sono le 22:30 e come ogni notte Mar sta già dormendo da un pezzo. Ma io oggi non ho sonno. Vado nello studio di papà. Lui non mi permette mai di entrarci, ma oggi non é qui.

Quindi abbasso la maniglia e spalanco la porta.
L'ufficio di papà non è grande, anzi é abbastanza piccolo. Guardo tra i cassetti della scrivania, frugo di qua e di là, finché non trovo una cosa strana al tatto, tiro fuori l'oggetto dal cassetto, e mi stupisco quando tra le mie mani trovo una pistola. Una vera e propria pistola. La rimetto al suo posto e ritorno in corridoio, passo davanti la camera di mamma e la sento urlare. Mi fermo, per sentire meglio. " Lasciami andare!" Sento la voce di mamma. " Oh non fare la puttana. Stai zitta troia e soddisfami, come solo tu sai fare." Dice l'uomo. Non mi stupisco più. Mamma é abituata a fare queste cose, ma sembra essere contraria questa volta. E questa volta sono preoccupato. " Lasciami andare". Ripete lei singhiozzando. Si sentono rumore di oggetti che sbattono e cadono. Ritorno nell'ufficio di papà e riprendo l'arma nera. Non lo dovrei fare, ma voglio bene a mamma. Lei é pur sempre mia mamma. Prendo un lungo respiro e apro la porta. L'uomo mi guarda confuso e anche la mamma porta lo sguardo su di me. " Piccolino vai via. Torna a letto." Mi dice con tono dolce, ma le lacrime che scorrono silenziose sulle sue guance, mi tengono fermo al suolo. " Vattene moccioso." Dice l'uomo. É senza pantaloni e senza maglietta, ha un po' di pancia e tanti peli sul petto. Invece la mamma si copre con un lenzuolo. Ha i capelli spettinati e il trucco colato.
" Vattene subito." Dice in modo cattivo l'uomo. " No." Ripeto io cercando di sembrare più coraggioso di quello che sono. Si avvicina a me e mi prende per un orecchio, portandomi verso la porta. Preso dal panico e dal livido, che ho notato solo ora, sul viso di mamma, prendo la pistola e sparo un colpo.

L'ho colpito al fegato. É morto sul colpo. Mamma piange ancora di più, ora é china sul suo corpo. Ma io non sono triste. Sono spaventato, ma non tanto . So che ci potrebbero essere molte conseguenze. Anche se ho solo sette anni, potrei finire nei guai e anche i miei genitori. " Chiamo un signore che lo porterà via." Dice la mamma, mentre mi allontana dal corpo. " Vai a dormire." Mi accompagna a letto. " Ora hai tempo per leggermi una favola?" Le chiedo io. " No, domani lo farò." Ma la mamma il giorno dopo non l'ho più vista. Ha lasciato un bigliettino.

" Non cercatemi. Ho deciso di scegliere me. Addio."

Anche il corpo è sparito. E papà non sa niente. Peró io so chi ha portato via il corpo. È stato un uomo di nome Rio. Rio mi ha coperto le spalle. Rio mi ha salvato.

Piango tra le braccia di Kylie. " Anche io ho commesso una cosa molto brutta." Dice mentre le lacrime le rigano le guance. E nei suoi occhi leggo la consapevolezza di due ragazzini che hanno commesso un errore. Un errore per salvare altre persone. Peró un errore che gli perseguiteranno per tutta la vita. Un errore di cui non ci si dimentica.

Grazie💛

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