capitolo 16

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Cosa c'è in quella bustina?La mia mente continua a ripetere la frase che mi ha detto Kylie

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Cosa c'è in quella bustina?
La mia mente continua a ripetere la frase che mi ha detto Kylie.
Beh c'è dell'erba. Ma ovviamente non posso dirglielo, anche se sono sicuro lo scoprirà. É una ragazza intelligente, che mi ha seguito. Poi mi ha medicato e poi mi ha baciato. In realtà l'ho baciata prima io, ma sono contento che mi abbia ribaciato.
Peró non è fattibile questa cosa tra noi due. Lei non rimarrà qui per molto, e io non sono proprio fatto per le relazioni.

Avrei voluto continuare. Non avrei voluto farla andare via. E avrei voluto che lei restasse e che non uscisse da quella porta. Ho ancora il ricordo delle sue labbra calde e morbide sulle mie.

Le ferite non bruciano più. Ricordo ancora la sensazione di paura che ho provato solo poche ore fa, quando Kylie si é immischiata per salvarmi. Appena ho incrociato lo sguardo con il suo, speravo solo che lei non si facesse male. Non mi é importato di me, neanche per un secondo, ho pensato solo a lei. Ma l'ho sottovalutata, se l'è cavata benissimo.

Non riesco a togliermi dalla testa la sua figura sopra di me, mentre ci guardiamo e ci baciamo. Dio vorrei non aver mai interrotto quel bacio. L'avrei baciata ancora e ancora finché non ero esausto. Le mani mi temano, il petto si alza e si abbassa velocemente.

Afferro la bustina che mi ha dato, gentilmente, Jack. Prendo una cartina dal cassetto del mio comodino,e preparo la mia canna. Non mi piace farmi, non ho mai usato sostanze pesanti come la cocaina, ma certe volte non riesco a farne a meno, della sensazione di tranquillità e pace, che mi da la canna.

Prendo un accendino e inizio ad ispirare ed espirare. Le mani smettono di tremare. Fumare é diventata la mia cura. Ma vorrei una cura che poi non mi ucciderà, una cura di cui non posso farne a meno, ma che il suo effetto non é momentaneo, ma duraturo.

Mi sdraio sul letto, ma il suo profumo é ancora lì, impregnato nelle lenzuola, nel mio corpo.
Mi alzo di scatto e vado verso la finestrella della mia stanza, amo guardare il panorama, le montagne innevate.

Mi rilassa guardare le persone che camminano, che parlano e i bambini che giocano nel bagno parchetto.
Aspiro un altro po', e sono del tutto calmo. Sto alla finestra per ore, ho posizionato una poltrona proprio di fronte, per vedere meglio.

La porta di casa si apre, ed esce fuori Kylie, ha un cappottino bianco, lungo fino alle ginocchia e dei jeans che le fasciano perfettamente le gambe snelle. I capelli biondi, quasi il colore del miele, oscillano dietro le sue spalle. Cammina tranquilla, poi dalla tasca afferra un pacchetto di sigarette e se ne porta una alla bocca. Mosso da un impulso, prendo la mia giacca e scendo le scale, la raggiungo senza farmi vedere.

"Non sapevo che fumassi." Sobbalza, si gira verso di me ed aspira un altro po' dalla sigaretta.
"Non sapevo che tu drogassi". Ah.
"Touché Barbie".
Sorride un po'. Le afferro la sigaretta e me la porto alle labbra, la nicotina mi calma, ma non mi fa lo stesso effetto dell'erba.
Le riporto la sigaretta alla bocca.
"Perché lo fai?" Mi chiede.
Perchè lo faccio? Per colpa di mio padre.
" Sai essere il figlio perfetto, del padre perfetto non é sempre un privilegio. A lui interessa solo dell'immagine, Mar si deve truccare e vestire in un certo modo, non può venire alle feste con i vestitini corti da discoteca, e non può venire alle feste con troppo rossetto e non può neanche mettere quello rosso."
Prendo un bel respiro e rincomincio.
" Tutti si aspettano che io diventi una persona importante, magari anche presidente, non chiedono mai cosa voglio fare io. Mio padre non c'è mai, però si interessa solo delle cose che vuole lui. Non mi chiede mai se sto bene, mi chiede solo se vado bene a scuola. E quindi fumo un po' per ripicca contro di lui, un po' perché mi fa stare bene."
Kylie annuisce.
" Mi dispiace veramente."
Le sorrido e lei ricambia.

" E tu perché fumi?"
Le chiedo, é già la seconda sigaretta che si sta fumando.
" Per dimenticare."
Annuisco a mia volta. Capisco cosa voglia dire voler dimenticare.
" Ne vuoi parlare?" Le chiedo, non so quanto funzioni, mi hanno consigliato più volte di rivolgermi ad uno specialista, ad uno psicologo, ma ho sempre pensato che raccontare delle cose ad uno sconosciuto non é il massimo.

" É successo una cosa brutta, orribile. Ed é anche per colpa mia. Tutti i giorni ripenso a quello che ho fatto e vorrei non esistere. Non merito di esistere. Almeno non io. Quella persona se lo meritava, si meritava di esistere. Io no. Ma so che devo esistere, non per me, ma per le persone che mi vogliono bene. Devo esistere per mio fratello. Lui é la persona più importante per me. Vado avanti solo per lui. E non vorrei mai voluto lasciarlo da solo."
La osservo, mentre racconta di suo fratello, le brillano gli occhi, é una parte fondamentale per lei.

" Come si chiama tuo fratello?"
" Tony. É un bambino dolcissimo, ama le macchine e al suo quinto compleanno gli ho regalato dei vari modelli, anche se non me ne intendo molto. Amo passare il tempo con lui, mi mette di buonumore. Sai ripenso a quando ero bambina, vorrei ritornare ad essere così spensierata, anche se sono cresciuta in fretta. Sono dovuta crescere in fretta. Ho odiato mio padre per questo, volevo vivere la mia infanzia, ma mj é stata strappata via."
Termina il suo discorso con le lacrime agli occhi, l'attiro a me e l'abbraccio.
Molte volte un abbraccio dice molto più di mille parole. Sono dell'idea che le parole, la maggior parte delle volte sono cose dette al vento, invece i fatti si vedono e sono concreti.

Grazie 💛

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