capitolo 8

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"Vi siete baciati?"Marilin è da tutta la mattina che urla

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"Vi siete baciati?"
Marilin è da tutta la mattina che urla. È convinta che tra me e Mick, sia successo qualcosa. Ma no, non è successo niente. La sua presenza è piacevole, ma per il momento, niente di più.
"No."
"Oh."
Sembra essere dispiaciuta.
"Non dispiacerti Mar, ci rivedremo."
Non ho mi sono mai tolta l'opportunità, di rivederlo. In fondo sono stata bene con lui.
"Ciao belle ragazze."
Ed ecco che davanti a me compare proprio, il soggetto della nostra conversazione.
"Ehi."
Esulta Marilin, io lo saluto con un semplice cenno della mano. Mick, si avvicina a me e mi posa il suo braccio, sulla mia spalla.
Lo guardo confusa, ma lui sembra non percepire, la mia espressione. L'ha fatto come se per lui fosse una cosa naturale, e non sono sicura che mi piaccia molto questo gesto.


 L'ha fatto come se per lui fosse una cosa naturale, e non sono sicura che mi piaccia molto questo gesto

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Questa mattina Mar e Kylie, sono uscite di corsa, da casa. Mar, ha farfugliato qualcosa riguardo ad un compito di matematica alla prima ora.
Ora sono qui, nel corridoio a parlare con quel tipo, Mick.

Non mi sono mai molto interessato, agli amici di mia sorella, ma questo Mick, sembra farsi sempre più vicino a Kylie.
E ora sono qui che li osservo, alterno lo sguardo, dai libri nel mio armadietto, a quella biondina, che sembra molto infastidita dal braccio di quel tipo.
Ha una faccia tra la sorpresa e il fastidio. Più infastidita. Continua a fare smorfie strane con la bocca e noto che sta cercando di chiedere aiuto a Mar, che però non la guarda.
Osservo il libro di chimica, e osservo la sua chioma bionda.
Poi passo al libro di inglese, e alle sue labbra rosee, il labbro inferiore è risucchiato dai suoi denti, che lo stanno torturando.
Adesso le servirebbe un bel burrocacao.
Continuo a fissare il mio libro di matematica, ridotto veramente male, tra frasi senza senso scritte per la noia, o vado a salvarla?

Senza neanche rifletterci bene, i miei piedi, si muovono nella sua direzione.
Tossisco, per richiamare l'attenzione. Lei alza lo sguardo verso di me, i suoi occhioni grigi, mi guardano come se fossi un salvatore. Con la testa fa cenno al braccio del ragazzo, di fianco a lei.
Quel ragazzo, sembra appena uscito da una lotta, contro il cuscino, ha tutti i capelli sparati in aria e un espressione assonnata.

Avrà passato tutta la notte a pensare, a Kylie. Sicuro.
"Kylie, hai dimenticato da me il cellulare, ieri notte."

Sottolineo la parola "notte", in realtà, non so perché l'ho fatto. Preso dall'istinto, stacco il braccio del ragazzo da lei e le faccio strada verso il mio armadietto.

" sembravi schifata".
Le dico, mentre le porgo il cellulare, l'ha veramente dimenticato da me.
" Ti sei divertito a dire, che ieri ci siamo incontrati? Poi come se avessimo fatto qualcosa."
Si, mi sono divertito molto, a vedere la faccia stralunata di quel ragazzo. Chissà cos'ha pensato.
" Chissa cos'ha pensato, quel ragazzo? E poi, come si chiama?"
" si chiama Mick, e avrà pensato che sono una sgualdrina, che se la fa con suo fratello."
" Primo, non siamo fratelli. Secondo, se pensa così, non ti conosce per un cazzo."
Le dico, la cosa che mi ha detto, mi ha dato fastidio. Odio le persone che giudicano, senza conoscerti.
Mi è successo tante volte. ' è stato ammesso, perché suo padre è il presidente'. 'E' arrivato fin qua, tutto grazie a tuo padre'.
Una grande bella merda.

"Neanche tu mi conosci."
" Vero, ma non ti giudico. Non ne ho il motivo, e anche se ce lo avessi, non ti giudicherei."
Mi sorride lievemente, distolgo subito lo sguardo dal suo.
"Okay, devo andare".
Le dico riportando il mio ton, sulla modalità sbruffone.

" Okay."
" Okay, evita, di finire in altre situazioni del genere.
Le dico, lei mi risponde con un semplice "Okay", ma questo non mi basta. Mi avvicino al suo viso, i nostri nasi si sfiorano, ma cambio traiettoria, mi avvicino al suo orecchio, sinistro.
no
" Non sempre ci sarò, a proteggerti da quel Nick".
Rabbrividisce, lo vedo, dalla fila di brividi, che percorre il suo collo pallido. Con la mano traccio quella scia.
Si scansa da me, e io riporto la postura eretta. La guardo, mentre afferra il suo cellulare, lo stringe così tanto, che le nocche, diventano pian piano sempre più bianche.
"Si chiama Mick".
Precisa, con un filo di voce. Forse avrebbe voluto, risultare più convinta.
" Si, quello che è".
Mi guarda, per tre secondi, e poi riporta lo sguardo altrove. Tre secondi troppo brevi.
" Okay, starò attenta."
Annuisco e aspetto che se ne vada.
Mi giro, per guardarla un'ultima volta e riporto lo sguardo sul mio armadietto.
Okay, libro di matematica, ora è il tuo turno.

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