capitolo 15

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Il prof parla interrottamente da mezz'ora; ormai non lo sta più ascoltando nessuno, c'è chi sta al telefono, chi mangia e chi parla con il proprio compagno di banco

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Il prof parla interrottamente da mezz'ora; ormai non lo sta più ascoltando nessuno, c'è chi sta al telefono, chi mangia e chi parla con il proprio compagno di banco. Io sono nell'ultima categoria. Di fianco a me c'é Lola, anche lei una exchange student, che proviene dall'India. Ha dei lineamenti molto marcati, ma le donano un'aria molto seria e da persona adulta. I lunghi capelli neri le oscillano dietro le spalle. É molto simpatica, ma non capisce bene l'inglese, per questo le viene difficile interagire con le altre persone.

Davanti a me, con una postura eretta, é seduto Elias, al fianco di Rob. Parlottano tra loro, però appena Elias afferra il telefono per leggere un messaggio si irrigidisce. Mi sporgo un po' per vedere, ma non capisco molto.

Si alza velocemente e raggiunge la porta, ha portato con se anche lo zaino, segno che non tornerà più in classe.
Mi alzo anche io, afferrò la mia borsa, una Tote bag nera, dove ci ho infilato di tutto, tra trucchi, quaderni e libri.
Lo seguo giú per le scale, senza farmi vedere; aspetto che esca dall'ingresso e dopo pochi minuti lo seguo.

D'altronde é il mio lavoro tenerlo d'occhio. In questo mese, tempo da cui sono qui in Alaska, non é successo niente di che; sembrava un ragazzo normale, va alle feste, fa sport ed esce con gli amici.
Ma adesso dove sta andando?

Imbocca una stradina secondaria, poco dopo la scuola; senza farmi vedere lo continuo a seguire senza farmi scoprire. La stradina é asfaltata, ma ci sono tante buche qua e là, c'è poca luce perché le grandi strutture ai lati, la ricoprono. Tira un leggero venticello, mi allaccio fino al collo la giacchetta. La strada é senza uscita, perciò mi nascondo dietro un cassonetto, per non farmi vedere.

Poco dopo arrivano due uomini. Uno molto alto che mi da le spalle, il complice é basso e pelato, che sembra fare il palo.
Porto i miei occhi su quel moretto che si sta cacciando nei guai. Non sembra tranquillo, ma dopo che il signore alto, che chiameremo Jack, gli da una leggera pacca sulle spalle, si rilassa. Sembra che gli conosce da molto tempo. Il signore pelato si guarda in giro, e appena porta i suoi occhi sul cassonetto davanti a me, con uno scatto veloce mi abbasso; prego qualcuno lassù che non mi abbia vista.

"Allora ragazzino, prima i soldi."
Mi allungo sulle punte dei piedi per sentire meglio. Elias sta tirando fuori ,dalla tasca del
suo giaccone nero, una busta bianca. Jack gli da una bustina, ma non capisco cosa contiene. Elias si dilegua velocemente, venendo nella
mia direzione, ma quello pelato gli tira un pugno sullo stomaco.

" Brutto figlio di puttana. Dammi i miei soldi."
Non si capisce quello che sta succedendo, vedo solo dei corpi ammassati e tanto sangue.
É proprio il prototipo del mio posto di lavoro.
Intervengo tirando un pugno sul naso, al signore pelato.
"Kylie, cazzo, vattene via."
Urla Elias, mentre sputacchia un po' di sangue. I due tipi sono ancora su di lui. "Hai visto caro Elias, hai pure una bella puttanella che ti difende". Dice Jack, che si prende un bel pugno nelle parti basse, proprio da me.
"Bel colpo." Mi dice, sorridente, Elias.
"Grazie."
"Okay al mio tre andiamo via." Inizio a contare. 1..2...3 corriamo più forte che possiamo. Gli altri due non riusciranno a camminare per
un po' di tempo, tra i miei calci e i suoi pugni. Siamo proprio...
"Cazzo! Siamo proprio una bella squadra".
Annuisco. Ma adesso il divertimento e l'adrenalina é scomparsa.
" Andiamo a casa e poi mi racconti tutto. Tutto."
Sottolineo bene la parola "tutto".

Arriviamo, con il fiatone, a casa. Lui sanguina ancora sia dal fianco, sia dal labbro ma non sembra esserci ferite gravi. Con un po' di fatica saliamo le scale e raggiungiamo la sua camera. Si stende sul letto e si leva la maglietta, dandomi la visione del suo torace scolpito. Mando giù la saliva che si era incastrata in gola.

"Okay, vado a prenderti qualcosa per le ferite."
Scendo velocemente le scale e appena tocco il pavimento del piano inferiore, rinizio a respirare. Ma cazzo! non mi é mai successo con un altro, e ne ho visti senza maglia.

Prendo delle garze e dell'acqua ossigenata e con un respiro profondo entro nella sua stanza.
"Hai fatto in fretta". Annuisco, cerco di non incrociare i suoi occhi con i miei. Mi avvicino a lui e incomincio a medicargli le ferite. Cerco sempre di non incrociare lo sguardo con lui, tenendolo basso sulle sue ferite. Dopo aver finito con quella sul torace passo a quella sul labbro. La sua mano si avvicina al mio viso e con due dita mi alza il mento e fa riportare i miei occhi nei suoi.
" É meglio così." Si riferisce ai miei occhi nei suoi. Non mi sono mai soffermata tanto sui suoi occhi, sono marroni scuro che quasi non si vedono le pupille. Porta una ciocca dei miei capelli dietro l'orecchio. Dopodiché mi afferra dai fianchi e mi fa sedere a cavalcioni sopra di lui.
"É meglio così." Ripete, ma questa volta si riferisce al mio corpo sopra il suo.
Annuisco e mi posizioni meglio, senza però fare scontrare la mia intimità con la sua.

Picchietto il dischetto di cotone sul suo labbro, senza però distogliere lo sguardo dal suo. Le sue mani sono ancora sui miei fianchi, gli accarezza dolcemente.
"Ho finito." Comunico. Peró non mi alzo da lui e lui non mi fa scendere, come se lo volessimo tutti e due.
Avvicina il suo viso al mio, il suo naso sfiora il mio, i suoi occhi sono incastrati nei miei e vedo una scintilla di desiderio, la stessa che sono sicura di avere anche io.

Avvicina la sua bocca alla mia e le fa congiungere in un bacio casto e veloce. Mi chino su di lui e faccio ricongiungere le nostre labbra, però questa volta le nostre lingue si rincorrono in una danza. Il suo petto si alza e si abbassa velocemente. Appena ci stacchiamo, lui mi fa alzare. Lo guardo stranita, non capendo il perché mi ha allontanata da lui. Ma forse così é meglio.

Mi avvicino alla sua porta, ma prima di uscire mi fermo.
"Cosa gli hai dato in quella busta?"
Mi volto verso di lui, che in questo momento si é alzato e sta frugando nel cassetto.
" Banconote del monopoli".
Scoppio in una risata.
"Banconote del monopoli, davvero? " Annuisce, sembra molto serio, perciò mi contengo le risate.
" E perché gli dovevi dei soldi?"
" Perché mi hanno dato una cosa."
" Cosa c'era in quella bustina?"
Afferra una maglietta e se la infila velocemente. Mi lecco distrattamente il labbro superiore.
"Non ti interessa ora vai."
Non me lo faccio ripetere due volte, e me ne vado veramente. Peró sono sicura che in un modo o nell'altro lo scoprirò.

Lei é come mi immagino Lola:

Il primo bacio tra Elias e Kylie 🥳Grazie 💛

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Il primo bacio tra Elias e Kylie 🥳
Grazie 💛

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