Capitolo 34.

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Piero' s Pov.

Mi alzo lentamente dal divano. Mi sgranchisco le gambe e raccolgo la mia coperta e il mio cuscino. Stanotte Miriam si è lamentata affinché dormissi sul divano, visto che non gli andava di dormire con me. Il perché me lo chiedo anch' io.

Ma ho un rimedio infallibile che le farà cambiare sicuramente idea.

Controllo l'orologio, sono le sei meno venti, quindi starà dormendo ancora. In punta di piedi mi dirigo verso la mia camera, apro la maniglia lentamente, senza far rumore, ma Miriam urla.

-Piero esci fuori!-

Miriam's Pov.

Stanotte non ho voluto che Piero dormisse con me perché mi imbarazza, non sono ancora pronta per questo genere di rapporti e non vorrei deluderlo. Lui ha già avuto altre esperienze, a differenza mia, e non vorrei sembrare una bambina capricciosa.

È vero, abbiamo dormito abbracciati qualche volta, ma non è lo stesso, adesso sarà definitivo.

Sono quasi le sei, non ho dormito tutta la notte.

Inizio ad osservare la porta pensando a cosa fare, quando ad un tratto si apre e spuntano gli occhi di Piero. Gli urlo di uscire, ma lui cerca di tranquillizzarmi. Si distende al mio fianco.

-Mi sei mancata.- bisbiglia baciandomi.

-Anche tu.- sorrido attirandolo a me in un dolce abbraccio.

-Non era affatto comodo il divano, vero?- chiedo sogghignado.

-Sbagli, era sofficissimo.-

-Perfetto, perché ci dormirai tutte le sere.-

-No, stavo scherzando, é duro come una pietra. Dai amore, fammi dormire con te.- mi prega.

-E va bene. Ma adesso esci, devo vestirmi perchè devo andare a scuola.-
-Okay. I vestiti sono nell'armadio.- risponde mettendosi sotto le coperte.
-Piero, forse non hai capito, devi uscire.-
-Ma dai, fa pure, non ti guardo.-
-Piero, esci all'istante.- urlo.
-Si, vado.- risponde alzandosi dal letto ed uscendo dalla stanza chiudendo la porta alle sue spalle.
Inizio a togliermi il pigiama, indosso un jeans bordeaux e, restando senza maglia, inizio a gironzolare per la camera in cerca di qualche maglia che mi piaccia.
-Sei così sexy in canottiera.- sussulta una vocina. Di scatto mi giro verso la porta e noto che Piero mi sta spiando.
-Piero, non sei leale. Chiudi la porta!- urlo cercando di coprirmi con le braccia.
-Perché ti copri? Sei così bella.- col suo passo felpato mi raggiunge e mi stringe a sé.
-Lo sai che hai un buon profumo?- inizia a solleticarmi il collo con dolci baci umidi.
-P-Piero n-no t-ti prego.- balbetto cercando di allontanarlo da me. Ma lui insiste. Mi prende il polso e mi trascina fino al letto, dove mi adagia dolcemente, poi si sistema a cavalcioni su di me.
-Stai tranquilla, piccola.- i baci dal collo passano alle scapole.
-H-ho d-detto di n-no.- mi dimeno.
-Ti amo. Tu mi ami?-
-P-Piero b-basta.- balbetto cercando di allontanarlo, ma lui continua a tormentare il mio collo.
-Miriam, mi ami?- di scatto smette e inizia ad osservarmi. Il suo sguardo mi mette in soggezione così resto in silenzio.
-Rispondimi Miriam. Mi ami?- la sua voce si fa piú pesante.
-S-si. Ma ti prego togliti di dosso.- cerco di trattenere le lacrime.
-Mai. Ti voglio mia.- ricomincia con i suoi bacetti ed io presa dal panico lo spingo giù dal letto facendolo urlare dal dolore.
-Piero scusa. Ti sei fatto male?- lo soccorro. Non so cosa mi sia preso.
-Miriam. Perché?- mi guarda con fare inquisitorio.
-Perdonami.- lo faccio distendere sul letto.
-Ti amo. Ma non mi va di...- lascio la frase sospesa.
-Meglio che vada.- risponde acido uscendo dolorante dalla stanza. Scombussolata per l'accaduto prendo una maglia dell'Hard Rock Firenze e la indosso. Pettino i capelli e dopo esermi sistemata, prendo lo zaino ed esco dalla camera di Piero. Entro in cucina e trovo Gianluca intento a bere il caffè.
-Buongiorno.- dico.
-Buongiorno.-
-Come va?- chiedo.
-Vieni con me.- posa la tazzina sul tavolo, mi afferra il polso e mi trascina in camera sua. Una volta entrati chiude la porta e mi fissa.
-Perché?- chiedo perplessa.
-Che é successo?- chiede prendendomi il viso fra le mani.
-Niente.-
-Con Piero.- continua.
-Niente.- cerco di non guardarlo negli occhi.
-Non vuoi proprio aprirti con me?-
-Non ho niente da dire. Va tutto bene.- sorrido mascherando il mio tormento.
-A me puoi dire tutto.-
Sorride. E quel sorriso mi spezza il cuore. Lo so che anche lui sta male e noi due caratterialmente ci assomigliamo molto.
Almeno non sono l'unica a mentire.
-Stai male anche tu, vero?-
Gli chiedo.
-Per cosa?-
-Non fare il finto tonto, so bene che soffri per Giulia. Lo si vede da come la osservi, pendi dalle sue labbra.-
-È vero, sto male. Ma faccio come te, maschero il dolore.-
-Perché lo fai?-
-Perché Ignazio è il mio migliore amico e non permetterei mai che una donna rovinasse la nostra amicizia.-
Sta per scoppiare a piangere e lo abbraccio.
-Piero ti ama. Mi ha raccontato tutto. Anche se ci è rimasto male, ti aspetta. Vuole solo stare con te, senza secondi fini.-
-Grazie, ti voglio bene.- gli dico.
I nostri sguardi si incontrano.
-Anch'io.- risponde, poi esco dalla stanza e, nel corridoio, incontro Ignazio.
-Miriam.- mi abbraccia.
-Ignazio, buongiorno.- ricambio il suo abbraccio.
-Vieni che ho preparato la colazione.-
-Grazie, ma non ho fame, e poi è tardi e devo andare a scuola. A proposito, Giulia dov'è?-
-Sta dormendo, non ce la faccio a svegliarla. È così dolce!-
-Innamorato il Boschetto!-
-Follemente. Ma ora andiamo a fare colazione.-
Mi trascina in cucina e noto Piero che giocherella con un pancake. Il sguardo è assente, l'ho deluso.
Si alza e va via.
-Sai perché Piero è triste?- mi chiede il marsalese.
-Cosa vuoi che ne sappia!- rispondo brusca.
-Calmati. Ci tengo al mio migliore amico.-
Si siede accanto a me.
-Miriam.-
-Si?- lo osservo.
-Avete litigato, eh?-
-No.- abbasso lo sguardo.
-Guardami.- mi alza il viso.
-Lo amo, ma non sono pronta a fare un passo così grande. Non me la sento, vorrei che la mia prima volta fosse speciale.-
-Shh, calma. Non ti preoccupare. Non dovrai fare nulla se non te la senti, picciridda.-
Mi abbraccia per poi baciarmi su entrambe le guancie.
-E io che pensavo fosse successo qualcosa di peggio!- ride.
-Miriam, sbrigati o farai tardi a scuola.- dice acidamente Piero interrompendo il nostro abbraccio.
-Arrivo. Ciao Iganzio.- lo bacio sulla guancia indossando il cardigan.
Una volta entrati in macchina cala il silenzio.
-Piero, scusa, io ti amo.- azzardo.
-Ti amo anch'io.- risponde freddo.
-Perché fai così? Mi fai del male.-
Frena bruscamente, mi attira a sè e mi bacia con passione.
-Ti amo, ti amo e sarei disposto ad aspettarti tutta la vita se necessario.-
Surrurra fra le mie labbra.
Riprende a guidare e mi ferma davanti scuola. Lo saluto con un bacio poi entro in classe.

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