Leonardo
Do uno sguardo alla mia figura riflessa allo specchio, vestita da un elegante completo nero fatto su misura.
«Penso che questo possa andare bene.»
Noto dal riflesso che la ragazza dietro di me sta facendo un sorriso compiaciuto.
È carina.
«Come hai detto che ti chiami?»«Moira Alberti, signor La Torre. Mi occupo di design e di...»
Alzo la mano per zittirla.«Ti ho solo chiesto come ti chiami. Non mi importa quello che fai, purché tu lo faccia bene e soprattutto in silenzio.»
È una delle novelline. Berenice me l'ha appioppata proprio stasera per metterla alla prova. Devo ammettere che ha davvero buon gusto nello scegliere gli abiti.
E poi... ha delle belle labbra grandi, spero che parlare a vanvera non sia l'unica cosa che sappia fare con quelle. Faccio un mezzo sorriso, proprio mentre qualcuno bussa alla porta della mia camera.«Leonardo, sono Berenice posso entrare?»
Parli del diavolo...
«Ho mai potuto fermarti dal farlo?»La sua risatina simile a quella di una vecchia cornacchia raggiunge le mie orecchie ancora prima che entri.
«Oh, signorina Alberti, non pensavo fosse ancora qui.»
Rivolge un sorriso, più o meno, alla sua pupilla. È sua nipote. Una raccomandata, insomma, come quasi tutte le domestiche che infestano la mia casa.«Sta andando via, infatti» intervengo voltandomi verso la governante che si è fermata a metà tra l'entrata e l'uscita.
La ragazza, un po' tarda di comprendonio, sembra non aver afferrato le mie parole.
Allora le rivolgo un' occhiata glaciale, che ha il potere di farle schiodare i piedi dal pavimento, come se glielo avessi messo nel di dietro senza prima avvisarla.«Oh, si vado via subito» farfuglia rivolgendo un veloce saluto a Berenice.
«Allora cosa ne pensi?» Mi chiede quest'ultima tutta elettrizzata richiudendosi la porta alle spalle.
«Sembra scema.»
La donna, che in gioventù ha visto giorni migliori, sospira teatralmente.
«Sei il solito, Leonardo. È un po' vivace, ma è brava.»«Spero che sia più brava a succhiarmi l'uccello. A scegliere un abito siamo capaci tutti» dichiaro spazientito afferrando le scarpe eleganti dal lucido pavimento bianco e sedendomi sulla panca ai piedi del grande letto.
«Ti prego, ti pare il modo di parlare questo? Sono qui per lavorare non per farti da schiave sessuali. Hai già i tuoi giocattoli.»
«Non trattarmi come se fossi un bambino o un malato di mente, Berenice. Solo perché ti permetto di darmi del tu non significa che puoi essere una mia pari.»
Sappiamo entrambi che non è vero, lei è più di una semplice domestica, in questi anni, soprattutto nella mia infanzia, è stata più madre lei della mia vera genitrice. Per questo le permetto di sgridarmi, a volte.
«Comunque perché sei qui? Sono le ...» guardo l'ora nel grosso quadrante dell'orologio d'oro che ho al polso. «...ventitré e un minuto, vuoi farmi fare tardi alla festa, per caso?»«Tu fai sempre tardi, anche senza il mio ausilio.»
Sbuffo spazientito, mentre infilo le scarpe.
«Vuoi portare la contessina con te?»
«Certo. Dovrei lasciarla alle tue tediose serate "tè e serie TV anni 90", forse?»Tira su la testa e distende le guance rugose in un sorriso.
«Quando eri bambino ti piacevano quelle serate.»
Stringo i lacci delle scarpe con forza.
«Sta zitta, vecchia megera» borbotto a denti stretti.«Comunque sono qui perché voglio chiederti il permesso di mandare via una delle cameriere.»
«Ah, ma che cosa vuoi che mi freghi? Perché devi importunarmi con queste stronzate?»
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Salvezza E Condanna
Chick-Lit⚠️ATTENZIONE⚠️: nella storia sono presenti scene di sesso esplicito, linguaggio scurrile, violenza e uso di droghe. ••• Ambra Porteri ha solo un obiettivo quando si presenta a Villa Alba come la nuova cameriera: vendicarsi di Leonardo La Torre. L'uo...