🔸10. Perché mi hai baciata?

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Una volta in macchina un forte senso di imbarazzo mi percorre da capo a piedi. Inoltre stare da sola con lui non mi fa sentire affatto al sicuro. Ma che altra scelta ho? Non voglio che si insospettisca. Appena sale impregna l'auto col suo profumo snervante.

Osservo di sottecchi i suoi movimenti sicuri, i gesti decisi compiuti dalle lunghe dita mi fanno rabbrividire. Mi sistemo meglio sul sedile mentre lui mi getta un'occhiata enigmatica e mi regala un mezzo sorriso condito da un occhiolino che dovrebbe farlo apparire come un idiota, ma che invece lo rende fin troppo accattivante ai miei occhi.
Distolgo lo sguardo e lo punto di fronte a me proprio nel momento in cui mette in moto.

«Quanto dista Villa Alba dalla città?»
«Quindici minuti più o meno.»

Quindici minuti da sola col marchese. Suppongo che saranno i più interminabili della mia vita.
Usciamo dalla villa e ci avviamo verso la strada che porta all'uscita della sua tenuta. È l'unico edificio in mezzo a un'enorme distesa di verde.

«È tutto suo qui?» Faccio segno verso l'aperta campagna.
Leonardo aggrotta la fronte.
«Suo di chi?»
Alzo un sopracciglio.
«Suo, signor La Torre.»
Punto l'indice contro di lui.
A questo punto volta di poco il capo nella mia direzione guardandomi velocemente dall'alto al basso.

«Deciditi, Ambra, o mi dai del tu o mi dai del lei. Così mi confondi.»
Certo, la sua piccola mente è in grado si assimilare solo brevi concetti base, questo è troppo per lui.

«Bè, suppongo che il lei vada bene quando c'è altra gente, il tu quando siamo da soli, cosa che spero non ricapiti ancora. Se capisci cosa intendo» rispondo acida.

«Sono quasi tentato di fermare l'auto e lasciarti in mezzo al nulla. Così potrai stare da sola e basta.»
Faccio un piccolo sorriso.

«A sì?»
Perché diamine devo avere questo tono di voce così rauco e basso quando parlo con lui? Sembra sempre che io abbia voglia di flirtare, quando invece non è così.
Ricambia il mio sorriso sfoderandone uno decisamente da predatore.

«Non sfidarmi, Ambra. Hai già perso una volta.»
La sua voce è così calda da riempire tutto l'abitacolo.
«Non ho perso. Tu hai perso.»

«Io non perdo mai.»
Sbuffo.

«Come sei spocchioso. Ti prendi troppo sul serio, marchese. Vedi io? Io perdo sempre. Sono una mezza sega in tutto quello che faccio. Ma ammettere le proprie sconfitte non è già una forma di vittoria?»

Sembra rifletterci su, poi scuote la testa.
«Io non mi prendo sul serio. Sono stato educato in modo da sapermi comportare nel modo giusto in ogni circostanza. Hanno creato una macchina di buone maniere perfetta per muoversi all'interno dell'alta società. Quello che sono io fuori dai riflettori...»
mi lancia un'occhiata che non riesco a decifrare.
«Quando sono da solo...»
Mi spezza il modo casuale in cui si lecca le labbra.
«È tutt'altra storia, novellina.»

Carica le sue parole di una buona dose di sensualità, ugualmente però riesco a leggere tra le righe qualcosa di più profondo. Qualcosa che mi da la sensazione che non sia così superficiale come vuole far credere.
Ma io non devo provare dei sentimenti buoni per lui, mi ammonisco, non se lo merita.

«Fingi di essere ciò che non sei...» mormoro.
«So come comportarmi in ogni circostanza, ma ciò non significa che lo metta in pratica né che tantomeno mi attenga alle regole.»
Questo potrebbe in piccola parte spiegare la sua amicizia con un semplice barista come Edoardo.
«Perché mi guardi così?» Corruga la fronte.

«Così come?» Alzo le spalle.
«Come se stessi studiando una cavia da laboratorio.»
Sento i muscoli del mio corpo irrigidirsi.
«Non ho mai avuto a che fare con un marchese. Sei interessante.»
La butto lì cercando di apparire rilassata.
«Sono interessante, huh?»
«Sì.»

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