🔹25. Ambra non è roba per te

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Leonardo

Quando Ambra esce dalla camera ha gli occhi rossi e il viso ancora bagnato di lacrime.
«Edoardo vuole vederti.»
Le sue parole mi mettono in subbuglio più di quanto non lo sia già. Non parlo con lui dalla morte di Gerardo. Quando ho saputo quello che gli era successo l'idea di perdere un altro fratello mi ha quasi fatto sprofondare nel baratro.

Ma c'era anche qualcos'altro dentro di me. Una piccola parte cattiva che mi faceva sperare che non si risvegliasse, che sussurrava alle mie orecchie frasi come: "merita di morire per aver ucciso Gerardo" o "è la giusta fine per un assassino. Non provare pena per lui."

Erano come un tarlo che martellava nelle mia testa. Anche mentre venivo a trovarlo, anche quando qui gli tenevo la mano, gli parlavo e gli confessavo i mie pensieri più oscuri.
Poi pensavo che se davvero fosse dovuto morire avrebbe dovuto farlo per mano mia.
Allora gli ho giurato che avrei trovato il suo assassino. Anche se lui in quel momento non poteva sentirmi.

E adesso eccomi qui a fissare i suoi occhi stanchi e il suo corpo pallido, che cozza terribilmente con i tatuaggi da duro.
Il cuore mi si stringe nel petto e ora più che mai mi rendo conto che mi è mancato e che quei pensieri cattivi erano dovuti al dolore, suppongo.
Non ho mai smesso davvero di farli.
E quando ho conosciuto Ambra un po' si sono accentuati.
Si è svegliato nel momento più sbagliato, non posso fare a meno di pensarlo.

Lui dal canto suo non parla, mi osserva e basta. Mi avvicino al letto con calma, c'è una sedia non lontano da esso la prendo, la posizione di fronte a me e mi siedo.
Continuiamo a osservarci senza dire nulla.
Ci sono molte cose di cui parlare, così tante da non sapere neanche da dove iniziare.

«Pensavo di non rivedere più la tua brutta faccia.»

È lui a rompere il silenzio, ha esattamente il timbro di chi non parla da mesi.

«Sarei venuto all'inferno a riprenderti se fosse stato necessario. Nessuno può cercare di ucciderti a parte me.»

È l'unica pseudo dichiarazione d'affetto che riesco a esternare.
Fa un sorriso stanco.

«Mi aspettavo di sentirtelo dire.»

Alzo le spalle.

«Ti hanno conciato male, eh.»
Faccio segno verso l'infasciatura intorno al petto.

«Un po' più a sinistra e sarai morto» conviene con me.

«Pensi che hanno sbagliato di proposito?»

Non voglio sottoporlo a un interrogatorio, riconosco che si è svegliato da poco. O magari non trovo il coraggio di chiedere direttamente chi è stato. Mi sa che ho troppa paura di scoprire la verità.
Troppa paura di scoprire chi ha avuto il coraggio di fare quello che avrei dovuto fare io mesi prima.
Quando glielo ho promesso.
Quando ha ucciso Gerardo.

«Penso che chi ha sparato fosse piuttosto inesperto.»

È l'unica cosa che mi dice. Non ne sembra particolarmente scosso. Eppure si trova qui per mano di quella stessa persona "inesperta".

«Immagino tu non voglia dirmi che sia stato, vero?»

Lo conosco da quando eravamo bambini. Abbiamo la stessa età è un po' come essere gemelli, ma di madri diverse.

«Se te lo dico lo uccideresti. Questo dovrebbe lusingarmi, ma so che non lo fai per me. È più per senso dell'onore, no? Sono tuo fratello, nessuno può toccare il sangue del tuo sangue. Anche se mi odi. E vorresti uccidermi tu stesso.»

Non posso incazzarmi con lui, poiché ha ragione. Mi dà allo stesso tempo fastidio però il fatto che non metta in conto il mio amore fraterno per lui.
Perché tutti pensano che io non abbia sentimenti?

«Tu volevi bene solo a Gerardo. Quando è morto hai perso anche quel po' di amore che ti era rimasto. Hai giurato di uccidermi e non lo hai fatto. Non perché non ne avresti avuto il coraggio o perché mi volevi troppo bene per farlo. Non l'hai fatto perché io non valgo così tanto da farti sporcare le mani con mio sangue.»

Annuisco serio.

«Hai tanto fiato per essere un morto che parla.»

I suoi lineamenti si distorcono in una smorfia. Tira su col naso.
«Come fai a consocere Ambra?»

Era palese che me lo avrebbe chiesto.
Mi sistemo meglio sulla sedia di plastica e incrocio le braccia al petto.

«Lavora alla villa.»

Si inumidisce le labbra pensieroso.
Immagino stia cercando di capire quale sia la domanda giusta da pormi. Gli facilito il compito.

«Pensava che fossi stato io a spararti, così ha finto di essere una cameriera per entrare nella mia villa e uccidermi. Voleva vendicarti. È un bel tipetto, eh?»

Faccio un piccolo sorriso, il primo da quando sono entrato in questa stanza. Il primo da quando ho saputo del suo risveglio.
Non è nulla di sincero, né di gioioso, piuttosto sarcastico.

«Come mai sei ancora vivo?»

È infastidito. Probabilmente vorrebbe alzarsi e prendermi a pugni, ma non ha la forza per farlo.

«Perché non sono stato io a spararti, no? Adesso siamo... amici, più o meno. Dice che tu le hai fatto il mio nome prima di svenire e allora lei ha pensato che fosse il nome dell'ipotetico assassino.»

Alza le sopracciglia.
«Non ricordo di aver fatto il tuo nome. Sei sicuro che ti abbia detto così?»

Annuisco.
«Sì. Ci sta che non lo ricordi, data la circostanza, è plausibile.»

«Ha cercato di ucciderti, quindi? Come hai fatto a convincerla che non sei stato tu?»

Non so perché il fatto che stia cambiando argomento mi infastidisce. Ho una sensazione strana dentro... qualcosa a cui non voglio neanche pensare, altrimenti sarebbe un vero casino.

«Dicendole che non sono stato io» rispondo secco.
Lui socchiude gli occhi.

«Hai detto solo questo e ti ha creduto?»
Alzo le spalle e incurvo le labbra.

«Mh, sì.»

Perché spiegargli cosa ci sta in mezzo? Quella è un momento mio e di Ambra. Lui è decisamente di troppo.

«Devi essere stato molto convincente» dice con una punta di stizza. È geloso, ci sta è la sua fidanzata.

«Sai che sono una persona molto convincente. Comunque questa conversazione si sta facendo piuttosto noisa...» mi alzo dalla sedia e sospiro.
«... Volevo sapere chi ti ha sparato, ma tu vuoi tenerti il tuo segreto. Non c'è nient'altro che possa interessarmi. Ora che ti sei svegliato, possiamo continuare a non parlarlarci per il resto delle nostre vite.»
Faccio schioccare la lingua sul palato.
«Quindi ti chiedo: c'è nient'altro che tu voglia dirmi prima di salutarci definitivamente?»

Scuote il capo.
«No.»

«Perfetto. Ciao.»
Mi volto e faccio qualche passo verso la porta prima che la sua voce mi faccia fermare con la mano già sulla maniglia.

«In realtà una cosa c'è, fratello.»

«Cosa?»

«Ambra non la condivido. È la mia donna. Solo la mia. Perciò stalle alla larga, lei non è e non sarà mai roba per te.»

Non mi volto, non lo guardo nemmeno.
Faccio un mezzo sorriso e senza dire niente esco dalla stanza.

🙊
Oddio ragazze adesso che si è svegliato Edoardo e con lui i vecchi rancori ne vedremo delle belle.
Io personalmente amo quando due uomini si contendono una donna, soprattutto una che sa rimetterli al posto entrambi ehehehe💙
Fatemi sapere cosa ne pensate voi👻

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