🔸31. Togliti il vestito

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Ambra

«Spogliati adesso, fra dieci minuti sono di nuovo operativo» biascica mentre le sue dita mi accarezzano sotto al vestito.
Chiudo gli occhi e mi struscio su di essa mordendomi le labbra mentre un gemito mi solletica la gola.
Ha acceso il fuoco dentro di me e ora non so più come spegnerlo.
Una volta mi basta di solito, non ho mai dato troppa importanza al sesso, ma con lui… non lo so… forse è troppa roba repressa.

«Ho voglia di scoprire tutti i modi in cui riesci a farmi venire» gli sussurro a un soffio da quelle labbra che mi hanno fatto toccare il fottuto cielo.
In un gesto secco infila due dita dentro di me spingendomi ancora di più verso di lui.
Gemo praticamente tra la sua bocca.
«Ora me ne basta mezzo di minuto» mormora spingendo le dita più a fondo.
Apro la bocca, ma non esce niente neanche l'aria, è tutta incastrata nel petto.
Tremare mi sembra eccessivo ma effettivamente è quello che faccio.

«Però voglio vederti. Togliti il vestito.»
Quegli occhi diversi mi guardano in un modo che mi fa contrarre il corpo in uno spasmo violento.
Non posso non fare quello che mi dice.
Non posso e non voglio.
Perciò afferro la stoffa leggera del vestito e lentamente lo tiro su fino a scoprire completamente il mio corpo.
Un po' mi vergogno ad essere così esposta, ma poi i suoi occhi scorrano lenti sulla mia pelle in una carezza che mi fa bruciare da capo a piedi.

«Porca troia, se sei bella. Sei fatta di seta» mormora tracciando una linea con l'indice partendo dalla clavicola, scende in mezzo alle mie tette e si ferma all'ombelico.
Soffio un sorriso.

«Mi fai il solletico.»

Fa un sorriso di sbieco.
«Poco fa sono stato troppo rude, ora cerco di riequilibrare le cose.»
Disegna un cerchio intorno all'ombelico, che mi fa tramare forse più delle dita che si muovo lente dentro di me.

«A sì?» soffio tra le labbra schiuse.

«Mh-mh. È che vedi… non ho mai desiderato così tanto qualcuno. La prima volta che ti ho vista fuori dalla villa… tutta bagnata… non come adesso…»

Sorrido ancora.

«Quello sguardo pieno di odio, le parole affilate…»
Deglutisce.
Non mi sta guardando, e non credo sia un dettaglio da sottovalutare che preferisca seguire il corso delle sue dita che ora mi sfiorano un seno, piuttosto che guardare i miei occhi.
«Ti ho sognata quella notte, sai? Nuda. Sotto di me.»

È così difficile restare concentrata quando mi parla così, ancora peggio quando le dita mi sfiorano un capezzolo, così teso da farmi male.

«E poi la notte seguente. E quella ancora dopo. Ho sognato di scoparti in ogni modo possibile.»

Punta i suoi occhi nei miei, le sue dita escono lentamente da me, per poi affondare ancora più lente.
È una tortura e io sembro un'anguilla sopra di lui.
Le sue parole bombardano il mio cervello, le sue mani il mio corpo.
È una battaglia persa in partenza.

«E ora tu mi dici… che vuoi scoprire tutti i modi in cui posso farti venire? E pretendi pure che poi io ti lasci correre tra le braccia di un altro?»

«Ti prego, Leonardo. Non è il momento questo…»
Come gli salta in mente di toccare l'argomento proprio adesso?

«Il pensiero che dopo oggi tu sarai di nuovo di un altro mi fa uscire fuori di testa.»
Mi strizza un capezzolo nello stesso momento in cui il pollice sfrega sul mio clitoride. Mandandomi in tilt corpo e cervello, mescolando dolore e piacere.

«Io non sono di nessuno.»

«Non è questo il punto.»
Le dita si muovono in un lento andirivieni, non c'è sangue in nessuna parte del mio corpo è tutto concentrato in mezzo alle mie cosce.

Salvezza E CondannaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora