🔹11. Puoi essermi utile🔸

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È la prima volta che esco da villa Alba da quando sono arrivata. Non conosco Monforte, poiché non sono mai stata in Toscana prima d'ora. È una città piuttosto grande, piena di monumenti e roba varia, non mi interessa particolarmente al momento, piuttosto mi focalizzo
sull'hotel dove alloggia Romina, proprio qui nel centro storico in cui mi ha piantata un asso lo stronzo. Per inciso, questo cinque stelle è proprio di proprietà del fottuto marchese La Torre.
C'è qualcosa che non appartenga a lui in questa città? Mi domando beffarda.

Osservo l'alto e lussuoso palazzo, dai toni dell'oro e del rosso scuro, di fronte a me.
C'è un mucchio di gente che va e viene vestita di tutto punto.
Guardo timidamente i miei anfibi neri, che hanno sicuramente visto giorni migliori, i cargo militari e il top di pizzo nero. Faccio un sorriso tirato. Questo è il massimo della mia eleganza. Alzo le spalle.

Non posso incontrare Romina qui all'hotel di La Torre, perciò le dico di vederci in un bar poco distante. Mi accomodo all'esterno e inevitabilmente qualche testa curiosa si gira verso di me, mi gratto la nuca a disagio. A quest'ora questo posto brulica di gente intenta a bere spritz e a chiacchierare animosamente.

Li guardo con un poco di nostalgia, poichè mi manca essere così spensierata.
Ho sempre amato l'ora dell'aperitivo, quando abitavo al mio paese era tipo un momento sacro per me e mia sorella.
Ora sembra tutto così distante, come se fosse passata un'eternità.

Intenta come sono a spiarli e ad autocommiserarmi, dall'ultimo tavolo in fondo allo spiazale, non mi accorgono dell'arrivo di Romina, finché non appoggia la sua mano sulla mia spalla.
Trasalisco.

«Scusa, tesoro, ti ho spaventata?»
Alzo la testa verso di lei e la scuoto.
«No, tranquilla.»
Romina si siede di fronte a me. È così bella, l'abitino rosa pallido a fiori bianchi e verdi che indossa sembra stato cucito su misura per il suo corpo statuario. I capelli biondi sono nascosti in parte da un capello bianco a falda larga e porta un paio di occhiali da sole dello stesso colore.
Ordiniamo un paio di spritz e solo dopo che il cameriere si allontana iniziamo a parlare di cose serie.

«Ieri non abbiamo finito la nostra conversazione. Mi stavi dicendo qualcosa su Edoardo, mi pare.» Comincia lei prima di bere un sorso del suo drink.

Sono ancora così infuriata col marchese che non ho voglia di parlare di un cazzo di niente.
Sospiro e inizio a mordicchiare nervosamente l'unghio del mignolo.

«Edoardo e il marchese erano amici, ho trovato alcune foto di loro insieme al fratello Gerardo.»
Romina spalanca la bocca incredula.
«Edoardo ha sempre detestato Leonardo e Gerardo. Io non li ho mai visti insieme, anzi Edo li evitava come la peste.»

«Credo che si conoscessero da prima del nostro arrivo e che poi sia successo qualcosa di grave che li abbia messi l'uno contro l'altro.»
Romina annuisce.
«È probabile. Ma non basta per tirare delle conclusioni. Hai scoperto nient'altro che possa aiutare?»

«No, è non credo di poterlo più fare.»
«Perché?»
«Perché il fottuto marchese mi ha licenziata» sbotto infilzando il liquido arancione con la cannuccia, come se fosse il diretto interessato.

«E per quale motivo avrebbe dovuto farlo?»
«È una lunga storia. In sintesi mi ha accompagnata in città e abbiamo avuto un piccolo battibecco.»
Alza un sopracciglio.

«Un piccolo battibecco, huh? Ambra... che cosa gli hai detto?»
Le lancio un'occhiataccia.

«È uno spocchioso pezzo di merda. Odio gli uomini come lui, qualcuno doveva metterlo al suo posto.»
Incrocio le braccia al petto.

«Bè, complimenti. Mi pare che sia stato lui a mettere al tuo posto te.»
Sbuffo. Non ha tutti i torti, eppure lui mi aveva avvisato di non giocare con il fuoco.
Dannato marchese.
«Come pensi di continuare il piano adesso?»
Si sporge verso di me prendendomi una mano e stringendola alla sua.

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