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Some have said that I was given keys to the city of your dreams

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Some have said that I was given keys to the city of your dreams.

I'm more content to walk outside the walls and catch a breeze.




Satine, avvolta nelle coperte di seta nera, fissava il pavimento freddo e spoglio di pietra scura. Non sentiva il desiderio di unirsi ai suoi compagni per la colazione, almeno non il primo giorno. Odiava chi le parlava al mattino, e riteneva che non avrebbe avuto senso mettere ulteriore tensione nel gruppo per questo suo piccolo difetto. Quindi, poteva benissimo sopportare ancora mezz'ora di solitudine, immersa nei suoi pensieri illimitati.

Pensava a cosa l'avrebbe attesa adesso: gli onori e gli orrori di un'avventura che stava per iniziare, le lezioni extra, gli allenamenti intensi e le esercitazioni che l'attendevano. Sapeva di poter apprezzare l'energia e la competenza di un istruttore sveglio e motivato se ne avesse avuto uno personale. Magari sarebbe stato come nei film americani, uno di quegli allenatori che appena lo vedevi ti mettevi in mostra per attirare la sua attenzione. Si sarebbe sicuramente divertita.

Tuttavia, c'erano lezioni che non sarebbero state così gradite, come quelle di erbologia forzata. Non che le dispiacesse studiare le piante, ma preferiva di gran lunga non dover imparare a distinguere cento piante diverse in un'ora solo per non morire di fame. Anche se, in realtà, avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di non rimanere mai senza cibo. A quel pensiero, il suo stomaco protestò lievemente.

Decise di prepararsi, aggiungendo soltanto una felpa pesante e un paio di calzini termici al proprio pigiama (composto da una qualsiasi t-shirt e da dei pantaloncini sportivi), prima di appoggiare l'orecchio alla porta per accertarsi che non ci fosse nessuno fuori. Non sentendo alcuna voce, uscì, ma quasi immediatamente si pentì della sua decisione. Tornò in camera, prese le cuffie e le indossò senza nessuna canzone attiva, giusto per fingere di essere occupata nel caso incrociasse qualcuno.

La particolarità della scuola: la tecnologia non funzionava, tranne per alcuni dispositivi come auricolari, cuffie e lettori mp3. Gli altri dispositivi, come cellulari e computer, mettevano a rischio la vita dei semidei, poiché attiravano l'attenzione delle creature magiche circostanti. Nonostante questo, a ciascun studente era consentito tenere il proprio dispositivo spento nel proprio dormitorio, il che risultava piuttosto ironico.

Uscita dalla stanza di nuovo, Satine alzò il cappuccio della felpa, sperando che le cuffie non attirassero l'attenzione di nessuno e che fosse effettivamente sola. Prese una tazza, il cartone del latte e alcuni biscotti trovati sulla mensola all'interno di una teca bluette. Felice di essere sola, iniziò a canticchiare il ritornello di una delle sue canzoni preferite, muovendo leggermente i fianchi al ritmo della musica.

– Why'd you only call me when you're high, hi. Why'd you only call me when you're high? Mhmhmhmhm. – pose la tazza nel microonde e impostò il timer esattamente a un minuto e dodici secondi. Era il tempo perfetto per scaldare il latte senza farlo bollire e senza che si formasse un fastidioso strato di panna in superficie, un altro dei suoi piccoli tormenti. Se avesse mai fatto due liste contenenti le cose che amava e quelle che odiava, la seconda sarebbe stata decisamente più lunga della prima.

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