9

110 6 2
                                    

There's a room where the light won't find you,Holding hands whileThe Walls come tumbling down

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

There's a room
where the light won't find you,
Holding hands while
The Walls come tumbling down.

Le lame fendevano l'aria con un sibilo tagliente, generando una sinfonia di fischi che si intrecciavano. Ogni colpo lanciato provocava un rumore metallico che riempiva lo spazio, quasi soffocante. Secondo l'istruttore, dovevano padroneggiare non solo l'arte del combattimento, ma anche quella del suono, del caos, e imparare a dominarlo.

Tra tutti gli allievi, solo Naska e Satine sembravano tollerare quei suoni discordanti. Nonostante l'antipatia reciproca e la loro frustrazione nel trovarsi nuovamente nella stessa stanza, riversavano la loro irritazione sugli altri compagni durante l'esercitazione.

La punta affilata della spada di Mike si avvicinò pericolosamente, interrompendo i pensieri di Satine. Non era abituata al combattimento a distanza media, e per questo era stata accoppiata proprio con lui, il figlio di Zeus. Mike abbassò la spada e le rivolse un sorriso incoraggiante, consapevole della sua inesperienza in quella tipologia di allenamento.

- Ventisette a due. - contò Mike, cercando di trattenere la sensazione di trionfo che tentava di insinuarsi nel suo sguardo normalmente compassionevole. Anche lui odiava quella tipologia di allenamento, preferiva quello ravvicinato, corpo a corpo.

Satine trattenne il respiro, desiderando di poter cambiare avversario. Avrebbe preferito uno scontro a distanza, ma sapeva che non poteva farlo. L'insegnante aveva deciso che sarebbe stato troppo facile per lei, e che non avrebbe mai avuto l'opportunità di affrontare una sfida del genere. Così, per quindici lunghi minuti di quella mattinata, continuò a cercare una soluzione nella sua mente.

Satine si rese conto che fingere dolore o ferite non avrebbe portato da nessuna parte, né avrebbe fatto alcuna differenza. Una scusa valida sarebbe stata considerare tutto come una sfida personale, ma sapeva che avrebbe rischiato di mettere a repentaglio la sua mentalità, iniziando a sopprimere le emozioni e vanificando tutto il lavoro svolto nei mesi precedenti. Un'altra idea le balenò in mente: trattare la situazione come un gioco. Amava giocare e ancor di più distorto e sconvolgerne le regole a spese degli altri. Se doveva giocare, non lo faceva per vincere, ma per umiliare gli altri. E se avesse potuto ottenere qualcosa che desiderava come ricompensa, sarebbe stata disposta a fare qualsiasi cosa per partecipare.

- Che ne dici di un patto? - iniziò vagamente passando la manica della felpa sulla fronte.

Il maggiore si trovò spiazzato dalla richiesta. Non avrebbe mai pensato che quella testolina rossa del quarto anno, durante un allenamento di lotta, potesse generare qualcosa come patti e richieste. Se si combatteva, si rimaneva fermi sul pezzo, senza pensare ad altro. O almeno così ragionava da figlio di Zeus.

- Cosa intendi? -

- A ogni punto di fermata, come questo. -
- Quindi ogni volta, okay. - interruppe, comprendendo il concetto.

Ancient Hero AcademyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora