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Days like this, I want to drive away

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Days like this,
I want to drive away.




Una normale mattina Satine fece l'errore di non controllare che tutti fossero usciti dalle camerate e che fosse sola, e si trovò coinvolta in un'attività inaspettata con Axel. Il tempo trascorse sotto l'ombra delle querce, mentre gli uccellini cantavano una melodia leggera. Il cielo, sereno e azzurro, sembrava promettere una giornata perfetta fino al tramonto.

Satine, per la maggior parte del tempo, osservava Axel mentre si esercitava al tiro con l'arco. Ogni volta che una freccia veniva scoccata, essa trovava il centro del bersaglio con precisione sorprendente, senza mai mancare il bersaglio. Era evidente che Axel possedesse una notevole abilità nel maneggiare l'arco e la freccia.

- Ennesima pratica di tua madre? - chiese Satine, sbalordita dai risultati ottenuti da Axel.

Questi si limitò a un piccolo sorriso mentre posizionava la freccia sopra l'appoggio e tendeva la corda dell'arco. Il suo braccio sinistro si distese davanti a sé, mentre quello destro si piegava verso il bersaglio. Con calma, prese la mira e lasciò andare la freccia, che tagliò l'aria con precisione.

Un altro punto a suo favore.

- Diciamo che questa è stata una pura coincidenza. - rispose Axel, mentre preparava un'altra freccia. - Alle medie avevo partecipato a un corso e, vedendo i miei risultati, ho deciso di iscrivermi a un'associazione. -

E con un altro movimento fluido, scoccò un'altra freccia.

Satine era seduta dietro di lui, appoggiata a un albero, con la schiena. Le piaceva osservare i ciuffi biondi di Axel, illuminati dagli spiragli di luce che li trasformavano in un bagliore dorato. Osservava anche i muscoli del maggiore flettersi mentre si concentrava intensamente. Era un momento di tranquillità e bellezza, un istante sospeso nel tempo che lei non avrebbe voluto finisse mai.

Axel si girò improvvisamente e incrociò lo sguardo di Satine. I loro occhi si incontrarono, l'ambra dei suoi occhi incontrò l'agata blu dei suoi.

Era come guardare la sabbia mescolata al fondo marino, un insieme di colori e sfumature che si fondevano insieme, lasciando spazio solo al fruscio delle onde contro gli scogli.

- Tu non provi? -

La domanda riportò Satine alla realtà. - Continua tu, io imparo anche semplicemente guardando. - rispose Satine, mostrando la sua preferenza per l'osservazione. - Stratega ricordi? -

Axel sorrise di rimando.

Satine non voleva aprirsi troppo, ma voleva mantenere viva la conversazione con Axel, l'unica persona che sembrava disposta a passare del tempo con lei. Decise quindi di rivolgergli una domanda. - Axel. -

- Mh? - rispose lui, interrompendo brevemente il suo allenamento.

- Qual è il tuo film preferito? - chiese Satine, cercando di mantenere viva l'interazione.

Axel rimase sorpreso dalla domanda di Satine, ma la ragazza scherza sopra, cercando di capire cosa lo sorprendesse tanto. Non capiva cosa ci fosse di sbagliato in quella domanda. Satine aveva sempre avuto questa idea surreale che i gusti cinematografici potessero rivelare gli aspetti più profondi delle persone. Lo utilizzava a suo vantaggio per comprendere meglio gli altri: chi amava il romanticismo voleva sentirsi amato, chi amava il fantasy voleva scappare dalla realtà, chi amava il thriller cercava emozioni. Era una tesi che riteneva valida.

- Non sono brava nel capire gli altri, quindi cerco di analizzarli sotto aspetti comportamentali e le loro scelte, piuttosto che le emozioni. - spiegò Satine, cercando di giustificare la sua curiosità.

La discussione si fece profonda quando Axel menzionò il film "La società dei poeti morti", ritenendolo un film significativo per ragazzi abituati a sentirsi oppressi dal mondo. Tuttavia, il silenzio presto ritornò, poiché nessuno sapeva cosa dire e giocare a fare gli indovini non sembra appropriato.

Fortunatamente, l'imbarazzo viene interrotto dall'arrivo di Peter accompagnato da una ragazza dalla pelle di porcellana e capelli setosi. Era Ashen, figlia di Afrodite, appartenente al quarto anno.

I ragazzi li salutarono tranquillamente e si sedettero accanto a Satine.

- Giglio rosso! - esclamò Peter allegro. - Come va oggi? E' da un po' che non ti vedo più in serra.

- Bene grazie, e voi? - rispose Satine.

Ashen rispose con tranquillità. - Pacificamente. - I suoi occhi scuri e mandorla le conferivano un'aria regale, quasi da principessa della dinastia cinese. Nonostante indossasse la semplice tuta fornita ai semidei, sembrava elegante, in grado di esaltare ogni minimo dettaglio. Dopotutto, era figlia della pura bellezza.

Con un sorriso, osserva attorno a sé, contemplando la bellezza che la circonda. Anche lei è profondamente legata alla natura, e questo si riflette nel suo comportamento meditativo. Notando l'arco di Axel, chiese con curiosità. - Tiro con l'arco? -

- Solo Axel, io sono più la tipa da... - iniziò Satine, ma venne interrotta da Axel stesso.

- Stratega. - interviene il biondo unendosi al cerchio. - È più quella che sta lontana dalla guerra. -

Satine ribatté con un sorriso. - Solo perché non voglio sporcarmi le mani. -

Axel replicò con un tono giocoso. - E aspetti qualcuno come me, pronto a farlo. - ironizzando e facendo l'occhiolino mentre mette le mani sui fianchi.

Satine sapeva che, nonostante il tono scherzoso, c'era un fondo di verità nelle parole di Axel. Da sempre faceva così. Aveva un piano? Lo attuava, ma il lavoro sporco lo faceva fare agli altri. Non avrebbe sopportato vedere la gente supplicare con le lacrime agli occhi e il naso gocciolante. Quella sensazione di disprezzo verso la falsità umana rischiava di cancellare anche la sua poca emotività residua, trasformandola in pura freddezza.

- A loro non chiedi il film preferito? - disse Axel, dando una piccola gomitata all'amica.

Satine sorrise appena, accettando lo scherzo ma rimanendo consapevole della sua natura distante.

- Film? Hai detto film? Io adoro i film, anche Ashen sai! - urlò Peter aumentando sempre più il tono della voce. Peter, con la sua passione per il cinema, aveva il potere di trasportare gli altri nel mondo delle sue storie preferite, anche se spesso faceva fatica a percepire quando l'attenzione altrui cominciava a scemare. Mentre il resto del gruppo si lasciava coinvolgere nelle sue storie, Satine rimase distante, persa nei suoi pensieri come al solito.

Aveva una lista di domande irrisolte che continuava a frullare nella sua mente, e sapeva che prima o poi avrebbe trovato le risposte che cercava.

Satine sapeva di avere molte domande irrisolte, ma una in particolare le tormentava: "Naska è legato a Voce?" Il suo istinto le diceva di sì, ma la sua razionalità le diceva di no. Aveva troppi interrogativi e molte strade da esplorare prima di trovare una risposta definitiva. Chi era Voce? Cosa significavano i suoi messaggi? Perché parlava solo quando era fuori dall'accademia e mai dentro, e perché si presentava come una donna? Forse l'ultima domanda sembrava ingenua, ma Satine sapeva che non poteva essere scartata così facilmente. Potrebbe essere utile in futuro.

Per una volta, decise di mettere da parte i suoi dubbi e godersi gli ultimi giorni di libertà prima di partire per il viaggio. Tuttavia, qualcosa dentro di lei le suggeriva che risolvere questi dubbi prima di partire avrebbe aumentato le loro probabilità di sopravvivenza.

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