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Blood runs thicker than water,
But both feel the same
when your eyes are closed





Il controllo delle armi è una delle tecniche più complesse da padroneggiare in campo di battaglia, nonché una delle pratiche più antiche dei figli di Ares. Si suppone che il dio stesso l'abbia creata durante la guerra di Troia, per aiutare il suo esercito nella vittoria. Tale tecnica richiede una grande concentrazione spirituale e collera interna. Più un semidio la conserva, più il risultato sarà efficace.






La tensione nell'aria era palpabile mentre un piccolo spillo cadeva a terra, il solo suono udibile nell'aria. Naska aveva fatto la sua mossa, mostrando agli Dei cosa era capace di fare pur di raggiungere un obiettivo e conquistare la fama che bramava più di ogni altra cosa al mondo. Era questione di pochi istanti, ma il suo destino era in bilico, soggetto al giudizio finale della sua impresa.

Ogni mostro accanto a lui era immobile. Sulle pareti bianche erano ora disegnati graffi composti di pus viola e sangue sporco. Molte figure erano state squarciate a metà, mentre altre si erano ritirate. Le uniche ancora in piedi erano quelle dei due semidei e della mantide-mostro gigante. Ogni cadavere aveva assunto una forma contorta con angoli sporgenti.

In quel momento di silenzio, Satine brandì la sua daga, e i raggi lunari catturati durante la notte furono sprigionati quando la lama liscia si conficcò nel carnato rugoso. Fu un gesto netto che fece cadere la ragazza con un forte dolore alla schiena. "Dannazione al pavimento", sussurrò cercando di mettere a fuoco la vista mentre si rialzava con fatica. In piedi, ripose la daga vicino al collo e la lasciò cadere, trasformandola nuovamente in una collana.

Naska le dava le spalle, immobile e freddo, irradiando la stessa energia presente nei cimiteri. Tutto il suo calore, il suo fuoco, era stato spento da una gelida nevicata invernale. Era come un incendio spento che aveva lasciato dietro di sé solo morte.

Forse era destino che loro due dovessero stare insieme.

La morte dopo la guerra.

- È stato forte quello che... Hai fatto... - Satine si ripuliva i vestiti e la pelle dallo sporco della strada. - Non te ne capacitavo. -

Il bruno rimase in religioso silenzio. Quella tecnica l'aveva affinata fin dall'inizio dei suoi corsi all'accademia, eppure quella notte non era stata eseguita correttamente. Se eseguita efficacemente, lasciava solo piccoli graffi sul corpo del semidio. Ma se anche un solo errore veniva commesso, era la fine. E lui lo sapeva. Si era reso conto di ciò nell'istante in cui aveva pensato che non solo gli dei l'avrebbero visto quella notte, ma anche Satine. Lei avrebbe assistito in prima fila a un genocidio di mostri. Creature negative o meno, erano comunque esseri viventi e avevano scorto la vera natura del ragazzo. Era solo un ammasso di emozioni imbottigliate e rimpianti mai confessati. Era una macchina da distruzione, un taglia teste, un assassino. La collera lo affogava dall'interno, come acqua putrida che lo faceva marcire e annebbiava il suo giudizio.

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