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If you get out of bed and find me standing all aloneOpen-eyed

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If you get out of bed
and find me standing
all alone
Open-eyed



Satine entrò in bagno e si chiuse la porta alle spalle. Senza energia cominciò a scivolare con la schiena sull'asse di legno fino a trovarsi a contatto col pavimento freddo delle piastrelle sulle gambe.

Avrebbe voluto lavare via ogni singola goccia di sangue che le dipingeva le mani. Avrebbe potuto colorare interi oceani con essi provocando l'invidia di Poseidone stesso. 'Era da fare e l'hai fatto,' continuava a ripetersi in mente. Aveva paura, paura che da quel momento potesse crescere in lei un lato oscuro. Qualcosa impossibile da domare. La sete di sangue, la vendetta da servire fredda. Sentiva dentro di sé nascere un'ombra, al livello del petto, che la divorava pian piano. Un qualcosa le diceva che se fosse successo un'altra volta non sarebbe rimasta a fare la crocerossina. No signore. Non sarebbe riuscita più a controllarsi.

Si alzò, andò dal rubinetto, lo aprì e con iterativo movimento, Satine sfregò le mani fra loro cercando di togliersi di dosso il sangue del compagno. L'acqua scorreva velocemente ma più lei cercava di togliere il liquido color amaranto, più quello sembrava aumentare. Gli occhi cominciavano a bruciare sempre di più aggiungendosi alla gola irritata. I denti sbattevano e i muscoli del collo si irrigidivano a ogni corto respiro.

Le gambe non reggevano più il suo peso, perciò si sedette per terra nuovamente con la schiena al muro, ricoperto di mattonelle bianche. Al contrario della camera, il bagno pareva uno di un ospedale. Sapeva da Amuchina e cloro. Non era presente neanche una macchia prima dell'entrata della ragazza. Ora il muro dietro di sé era macchiato del sangue di un semidio e del suo più acerrimo nemico; la sicurezza. Era stata così stupida a credere che, quella notte, non sarebbe successo nulla di male. Pensava che fossero al sicuro, ancora dentro le quattro mura dell'accademia. Eppure eccola lì, a piangere in un bagno come a dodici anni quando sentiva i suoi alzare leggermente la voce e desiderava che l'acqua potesse silenziare il tutto.

Alzò il volto rosso dalle sue mani e si guardò allo specchio sul muro accanto, disgustata dal suo stato. Odiava vedersi così. Le dita erano bruciate e le piccole pellicine si erano tolte da sole, mischiando il proprio sangue a quello del compagno. Tossì appena soffocando i suoni appoggiando la bocca contro la spalla destra. Tirò indietro le spalle e si diede un piccolo schiaffo in volto, come per risvegliarsi da un incubo. Andò verso la doccia ed aprì il doccino, ignorando il tutto.

Si tolse velocemente gli indumenti e si buttò a capofitto dentro il box doccia. L'acqua era incandescente e le bruciava il volto chiaro. Insieme al rossore del pianto si aggiunse quello dell'acqua.

Quel elemento era stato fondamentale nella sua vita. L'aveva aiutata a soffocare ogni cosa. A spegnere il fuoco dentro di sé e farlo scivolare via dai propri muscoli in pochi minuti. Bastava l'acqua calda e il silenzio per rimetterla in sé.

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