Capitolo 24

89 11 2
                                    

Sono ormai le due di notte, e sto sfrecciando tra le strade di Riverdale, con mille pensieri che mi attraversano la mente.
Sento ancora il calore di Cheryl sul mio collo, che ora si trova di fianco a me mezza stordita dall'alcol.
Controllo il telefono, sperando in una risposta di Ronnie, che però non arriva.
Le chiavi di casa le ho lasciate a casa sua, perciò non possono neanche accompagnare Cheryl da me.
Un verso di disperazione abbandona le mie labbra, mente continuo a stringere il volante.

Mi giro verso la rossa vicino a me, per controllare che stia bene. Traccio con lo sguardo tutto il perimetro del suo corpo, fino a quando i miei occhi incrociano un oggetto di metallo che fuoriesce dalla tasca della sua giacca in pelle. Istintivamente lo prendo, e noto che sono delle chiavi, con un pupazzo di un pallone da rugby attaccato ad esse.
Per un attimo il mio cervello intuisce siano le chiavi di casa sue e di Reggie, e mi viene l'idea di portarla direttamente a casa sua, per poi aspettare le mie amiche e tornare a casa con loro.
Riprendo il volante con entrambe le mani, e giro dalla parte opposta. Non mi ricordo bene dove sia casa sua, a dire la verità, ci sono andata solo una volta, ma dopo alcuni minuti arriviamo lì davanti.
Spengo la macchina e mi accascio sul sedile.
Sono in macchina, precisamente in quella di Cheryl, mentre lei è al mio fianco più morta che viva, dopo aver avuto uno scontro particolare in uno stanzino di una discoteca.
"Toni, che cazzo stai facendo?"
Un sospiro esce dalla mia bocca, premendomi le dita sulla fronte, cercando di pensare al da farsi.

Sarebbe meglio svegliare Cheryl, non ho di certo le forze per portarla io stessa fino a dentro casa.
Mi faccio coraggio e mi avvicino alla rossa, che per tutto il tempo è sempre rimasta nella stessa posizione rilassata.
La scuoto leggermente, sussurrando il suo nome.
Niente.
Sospiro e inizio ad agitarla un po' di più. Il mio gesto sembra funzionare, in quanto sento che lei mugugna qualcosa.
Mi sembra di avere un deja vu di quando ha dormito in casa mia.
-Cheryl, svegliati-
La rossa apre gli occhi e mi punta il suo sguardo contro, che poi scende all'altezza delle mie mani, ancora appoggiate alle sue spalle.
Le ritraggo con uno scatto, aspettando che sia lei a dire o fare qualcosa.
-Cosa vuoi?- Il suo viso torna a scrutare i miei occhi.
Possibile che debba essere così scontrosa anche appena sveglia?
-Oh nulla, tranne per il fatto che eri ubriaca fradicia, e se non ti avessi riportata io a casa tua alle 2 e mezza di notte a quest'ora mi avresti già baciata in uno stanz..- Inizio a parlare guardando il tetto della macchina ma, appena realizzo quello che stavo dicendo, mi blocco, fissando il volante davanti a me. Stringo gli occhi, aspettando una sua reazione, che però non arriva.

Mi giro verso il suo lato, e la trovo intenta a fissare lo schermo del telefono, senza muovere un muscolo. La sua espressione è totalmente cambiata, da apatica come il suo solito, a triste e vuota.
-Cheryl, tutto bene?- Nonostante la mia domanda lei non si muove. Sembra completamente paralizzata.
-Cher che succede?-
A differenza di prima, vedo la mano che tiene il telefono tremare, e i suoi occhi inumidirsi.
Sento l'ansia assalirmi. Cosa sta succedendo?
In un attimo, prima che potessi dirle qualcosa, la rossa apre lo sportello ed esce dalla macchina, avviandosi alla porta di casa.
Velocemente la raggiungo, chiudendo la macchina.
Vedo che traballa ancora un po', sicuramente per l'effetto dell'alcool.
Inizia a toccarsi le tasche del giubbotto in cerca di qualcosa, trovandole vuote.
-Cheryl- La chiamo, ma lei non si gira, ancora occupata a cercare le chiavi per entrare.
-Cheryl le ho io le chiavi- Affermo esasperata, sperando di ricevere la sua attenzione.
Fortunatamente dopo minuti passati a cercare di parlarle, lei si gira verso di me.
Mi guarda. I suoi occhi parlano di più di quanto possa farlo lei stessa. Sono spenti, lucidi ed esausti. A quella vista mi sento così vulnerabile, così incapace di fare qualsiasi cosa per darle un minimo di aiuto.
-Dammele- Il suo tono è freddo, e se non la conoscessi avrei quasi paura.
Però no, non la lascerò da sola, non questa volta.

Senza nemmeno rispondere mi avvicino a lei, che sta cercando di decifrare ogni mia mossa.
La sorpasso e infilo la chiave nella serratura, fino a quando non la sento aprirsi.
Il calore della casa si pone a contrasto con il freddo notturno, facendomi venire la pelle d'oca.
Mi giro verso Cheryl, ancora allo stipite della porta ad osservarmi.
-Spero non ti dia fastidio se sto per un po' qui a casa tua, appena le altre escono dalla discoteca verranno a prendermi- Non mi stupirei se in questo istante mi cacciasse da casa sua, facendomi restare fuori al gelo, ma al contrario delle mie aspettative, lei si limita ad annuire abbassando lo sguardo, ancora vuoto.
Vorrei davvero aiutarla in qualche modo, non dico facendole tornare il sorriso, quello sarebbe impossibile, ma almeno facendola tornare alla stronza superiore che è sempre.

Mi tolgo la giacca, e lei fa lo stesso, appoggiandola al divano nero che occupa il grande salotto.
Non ho avuto modo di vedere bene la casa, costituita da uno spazio molto grande, sicuramente più della mia.
È perfettamente arredata e in ordine, come se nessuno avesse mai toccato nulla e fosse sempre stata così.
La cucina è molto grande e tutta in marmo nero.
Mi aspetterei di vedere una casa così se fosse quella di Cheryl, ma non credevo che anche Reggie potesse essere così ordinato.

La rossa mi passa davanti, facendomi riportare l'attenzione a lei. Sale lentamente le scale, sorreggendosi al muro.
-Io vado in bagno, se hai fame vai in cucina. Fai come se fosse casa tua, ma non entrare in camera mia-
Non faccio in tempo a fare domande, che sento la serratura del bagno chiudersi, e poco dopo il rumore dell'acqua.
Sospiro, non sapendo che fare.

Decido di passare il tempo facendo un giro della casa, che come mi aspettavo, è piuttosto grande.
Il piano di sotto contiene il grande salotto, composto dal divano e alcune poltroncine del medesimo colore e un grande schermo tv.
Il piano di sopra invece, contiene tutte le camere, che sono più o meno 5, più il bagno dove è andata Cheryl qualche minuto fa.
Ovviamente non entro nelle camere da letto, non invaderò la privacy della sua famiglia più del dovuto.
Passo davanti alle stanze una ad una, per cercare di notare ogni dettaglio, fino a quando raggiungo l'ultima, quella di Cheryl.
Mi fermo davanti alla camera, leggermente socchiusa. Da fuori sento il suo profumo, quello che sento sempre anche addosso a lei.
Mi viene l'istinto di entrarci, probabilmente mossa dalle parole della ragazza, che mi hanno proibito di non farlo

Metto una mano sulla maniglia della porta, ma il mio pensiero di entrare si ferma quando sento dei rumori. Inizialmente non capisco cosa sono, ma dopo pochi secondi realizzo che sono dei chiari singhiozzi, provenienti dall'unica stanza occupata: il bagno.
Mi ci fiondo immediatamente, con addosso il pensiero che sia successo qualcosa.
-Cheryl- Provo a urlare in modo che mi senta il suo nome, ma non ottengo una risposta, se non ancora singhiozzi.
-Cheryl ti prego apri, sono io- Ma anche stavolta, la porta non si apre.
Afferro la maniglia, che però è bloccata dalla chiave.
-Ti prego lasciami stare- La sua voce mi blocca, mentre il dolore in me cresce. Ho detto che non la lascerò più da sola, e così sarà.
Cerco un modo per entrare nel bagno, dato che la porta non ne vuole sapere di aprirsi.
Mi viene in mente un'idea, probabilmente un po' esagerata, ma non posso lasciarla a lungo da sola ridotta così.
Riprendo la maniglia in mano e faccio forza spingendola verso l'interno.
Do delle spallate, sentendo la spalla destra farmi male, ma ignoro il dolore continuando.

Dopo l'ultimo colpo, finalmente la serratura cede e la porta si apre, facendomi quasi cadere in avanti.
La scena che mi si presenta davanti mi fa spezzare il cuore in due.
Cheryl è seduta contro al muro, accovacciata con la testa sulle ginocchia mentre piange, avvolta solo da un asciugamano.
L'acqua della doccia continua a scorrere, ed io mi precipito a chiuderla, prima di avvicinarmi a Cheryl.
Mi siedo vicino a lei, appoggiando anche io la schiena al muro.
Dopo alcuni secondi lei alza la testa, guardandomi negli occhi. I suoi sono rossi e gonfi, segnati da tutto il dolore che sta affrontando.
Prendo la sua testa e la appoggio al mio petto, facendole sciogliere quella posizione fatale in cui era. Sento che trema e ricomincia a piangere. Questa volta i suoi singhiozzi sono più evidenti.
Dice una sola frase, prima di far cedere anche me.
-Non ho più le forze di andare avanti-

𝐢𝐟 𝐢 𝐜𝐨𝐮𝐥𝐝 𝐟𝐥𝐲Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora