II. La danza del fuoco

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"Oliver" disse Brianna.
La voce le uscì più bassa di quanto avrebbe voluto.
Oliver continuava a guardarla, la corda dell'arco tesa, i muscoli contratti e la freccia che puntava al suo cuore.
"Sono io" continuò lei.
Realizzò che istintivamente le sue mani si erano mosse e si erano alzate, come se fosse un criminale colto in fallo.
Quando se ne rese conto, irrazionalmente le abbassò di scatto.
Non era lei il cattivo.
Non è vero?
Sapeva solo che avrebbe dovuto cercare di pensare lucidamente.
"Abbassa l'arco" disse.
"Tu hai evocato del fuoco" replicò Oliver e sembrava terrorizzato "ho visto cos'hai fatto. La pelliccia dell'orso ha preso fuoco"
"Non so come sia successo, Oliver"
Brianna non ci stava capendo davvero un bel niente.
Sentiva le sue mani bruciare ancora, come se fossero davvero vicino al fuoco.
"Come faccio a sapere che sei tu?" fece lui muovendo un passo in avanti.
Brianna lo guardò disperata.
Era lei, ma certo che era lei.
Non aveva idea del perchè quella strana cosa fosse emersa dalle profondità del suo essere, ma sapeva di essere lei.
E aveva un disperato bisogno che Oliver le credesse, che rimanesse il suo punto fisso in quella situazione che stava cadendo a pezzi.
"Potresti essere una creatura della foresta" continuò Oliver "una mutaforma che vuole ingannarmi"
"Hai una cicatrice sotto il mento" gli disse allora Brianna "è ormai quasi del tutto scomparsa ma se uno ci fa caso è ancora visibile. Te l'ho fatta io, due anni fa. Stavamo tirando di spada e tu hai abbassato la guardia per un secondo, allora io sono riuscita a colpirti"
Oliver trattenne il respiro.
Passò un lungo, lunghissimo momento, poi allentò la presa e abbassò l'arco.
"Bree" fece lui "come hai fatto?"
Brianna sbattè le palpebre e si rese conto di avere delle lacrime impigliate alle ciglia.
"Non lo so" bisbigliò "non lo so davvero"
Mossa da un istinto che non avrebbe saputo definire o che forse avrebbe saputo definire se solo avesse avuto la mente più lucida, lo raggiunse con ampie falcate e lo abbracciò, nascondendo il viso sul suo petto.
Per un istante, Oliver rimase completamente immobile.
Poi strinse Brianna tra le braccia, carezzandole la schiena.
"Mi dispiace" mormorò "non ti avrei mai colpita"
"Va bene" fece lei.
Sentiva gli occhi pungere e realizzò di essere completamente terrorizzata.
Sapeva dell'esistenza della magia, certo che lo sapeva.
Non erano stati dei fuochi fatui a guidarla?
Ma il popolo dell'alba non possedeva quella conoscenza così arcana e misteriosa, non l'aveva mai posseduta e mai l'avrebbe fatto.
Era il popolo della notte quello che possedeva la magia e non erano ben visti nel regno di Brianna.
Erano dei fenomeni da baraccone per alcuni, ma erano soprattutto esseri da cui stare alla larga, esseri da temere per molti altri.
"Come hai fatto a trovarmi?" domandò all'improvviso Brianna.
Oliver la lasciò andare e infilò la mano nella tasca della giacca.
Quando la estrasse, Brianna vide che aveva in mano la sua tiara argentata.
"L'ho trovata a qualche centinaio di metri da qui" spiegò, porgendogliela "l'ho riconsociuta e ho pensato fossi in pericolo. Non l'avresti mai gettata così tra gli alberi, per quanto potesse non piacerti"
Lei esitò, ritraendo le mani.
E se al solo contatto con le sue mani la tiara fosse bruciata?
Oliver sembrò capire, perchè alzò le mani e posò l'oggetto sul capo di lei.
"Torniamo a casa, d'accordo?" mormorò.
Brianna annuì.
Fu allora che sentirono lo scalpiccio di zoccoli e grida di cavalieri.
Lei alzò di scatto lo sguardo verso il punto dal quale provenivano e vide arrivare un gruppo di cavalli, sulle cui selle vi erano uomini abbigliati con lunghi mantelli.
"Vostra Grazia!" esclamò quello in testa, il conte Sherman, che aveva lunghi capelli grigi "Cosa ci fate qui?"
Fece vagare lo sguardo dietro di lei e individuò Oliver, quindi socchiuse gli occhi.
Oh no, pensò Brianna e le venne quasi da ridere.
Sarebbe stato il colmo se da tutta quella situazione fossero usciti dei pettegolezzi su di lei e Oliver.
Nonostante ciò, era ancora troppo sconvolta e confusa per pensare ad una scusa plausibile.
Non ci aveva capito proprio nulla di quello che era successo con l'orso e il fuoco, ma di una cosa era più che certa: nessuno avrebbe dovuto sapere della magia che era esplosa dentro di lei.
"La principessa voleva cogliere dei fiori per la regina ma si è allontanata troppo dal sentiero e ha perso l'orientamento" intervenne Oliver, prontamente "l'ho sentita chiamare aiuto e sono venuto da lei"
Il conte Sherman inarcò un sopracciglio, ma non disse nulla.
Brianna rimase impassibile: chiunque la conoscesse un minimo avrebbe saputo che la scusa di Oliver non aveva alcun senso, perchè lei non era di certo la classica ragazza che andava a cogliere dei fiori nei prati.
Ma quei nobili non la conoscevano.
"Ci chiedevamo dove foste, infatti, sir Oliver" aggiunse il conte "pensavamo aveste adocchiato un cinghiale particolarmente grosso e voleste prendervi tutta la gloria"
Oliver sorrise, scuotendo la testa.
"La gara è stata vinta dal duca Loras" asserì "quella quaglia era davvero grossa"
Quello che doveva essere l'interpellato fece una fragorosa risata, togliendosi il cappello in segno di saluto.
Brianna si voltò verso Oliver e lo guardò, gli occhi argentati che gli inviavano un chiaro messaggio: Andiamo?.
"Voi continuate pure, il sole è ancora abbastanza alto" fece Oliver, voltandosi verso i nobili "io porto la principessa al castello. Il re e la regina saranno in pensiero"
I nobili fecero un inchino e la salutarono, incitando poi i cavalli a trotterellare via.
"Non ti facevo così bravo a mentire" fece Brianna, ma la voce le uscì più bassa di quanto avesse voluto.
La testa aveva iniziato a girarle e strane ombre erano comparse sugli alberi intorno a lei.
"Bree" disse Oliver, con voce allarmata "sembra tu abbia la febbre. Sei rossa in viso"
Brianna si portò le mani sulle guance e scoprì scottassero.
"Cosa mi sta succedendo?" bisbigliò.
Le mani iniziarono a bruciare, proprio come nella grotta.
Oliver le mise un braccio intorno alle spalle e la condusse sopra una collinetta, dove aveva legato il suo cavallo.
"Oliver" disse lei, all'improvviso.
Lui si fermò e la guardò.
Brianna chinò lo sguardo e lo fissò sulle sue dita, tra cui piccole scintille scarlatte stavano giocherellando.
"Non so come fermarlo" mormorò, mentre il panico l'assaliva "non lo so proprio!"
Alzò la testa di scatto, gli occhi argentati che mandavano lampi di disperazione e paura.
Stava treamando di nuovo, come il suo corpo avesse subito una scarica elettrica e ora fosse sotto shock.
"Bree, devi stare calma" Oliver le si piazzò davanti e cercò il suo sguardo, ma lei continuava ad evitarlo.
"Guardami" lui le mise le mani sulle spalle e la costrinse ad obbedire "guardami, Bree"
Brianna lo fece.
I suoi occhi erano castano scuro, così scuro che la maggior parte delle volte era impossibile distinguere l'iride dalla pupilla, ma quando il sole li colpiva erano dello stesso colore del cioccolato.
Erano caldi, confortanti, come un porto sicuro nel mezzo della tempesta.
"Imparerai a controllare qualunque cosa sia" continuò "ne sono sicuro"
Brianna pensò che l'avrebbe baciata.
Invece Oliver annuì una volta e poi continuò a condurla verso il cavallo, una mano gentilmente posata alla base della sua schiena e l'altra sulla sua spalla.
Quando montò a cavallo, lui dietro di lei, le braccia che la circondavano per tenere le redini, Brianna iniziò a fare dei respiri profondi per fermare le fiamme che giocherellavano sulle sue dita.
Come poteva tornare a casa così?
"Continua?" fece Oliver.
Quando parlava, lei sentiva il suo respiro sul suo collo.
"Non riesco a farlo smettere" rispose.
La cosa curiosa era che ora le mani non le facevano male ed erano anche di una temperatura normale.
Eppure il fuoco persisteva.
"Ci deve essere una spiegazione a tutto questo" continuò Brianna, chiudendo le mani a pugno e nascondendole nelle pieghe del vestito "perchè sta capitando proprio a me? Forse dovremmo tornare nella grotta"
"Quale grotta?"
Gli raccontò della sua escursione nella foresta al seguito dei fuochi fatui e di come avesse trovato la misteriosa grotta di alabastro.
"Sarà il nostro punto di partenza" disse alla fine Oliver, dopo un po' "ma non oggi"
Il castello si ergeva ormai davanti a loro.
"Entriamo dalle cucine" suggerì Brianna, mentre superavano il cancello di ferro battuto che delimitava il cortile d'ingresso alla corte "i miei saranno nella sala del trono con gli altri nobili"
Oliver tirò le redini e il cavallo cambiò direzione, deviando a destra.
Quando Brianna scese, alzò lo sguardo e incontrò quello castano del primo cavaliere.
"Ti accompagno?" fece lui.
"No" lei riuscì a sorridergli "darò meno nell'occhio se sono da sola e conosco la mia buona dose di passaggi segreti per arrivare in camera mia"
"Lo dirai ai tuoi?"
Brianna si mordicchiò il labbro.
"Non lo so" ammise, alzando le mani, attenta che nessuno fosse nei paraggi "voglio parlarne con maestro Silas prima. Non voglio che i miei genitori si preoccupino senza motivo e poi se dovesse venire fuori... chissà di cosa potrebbero accusarli. Potrebbero decidere che per loro sono una figlia illegittima avuta con un membro del popolo della notte o che so io"
Oliver si limitò ad annuire, dando una pacca sul collo scuro del cavallo.
Brianna lo guardò ancora un istante.
"Grazie" disse alla fine "per avermi aiutato"
Lui le sorrise.
"È questo che fanno gli amici, no?" disse "Andrà tutto a posto, ne sono certo"
Lei lo guardò andare via, i capelli biondi mossi dal leggero vento che si era alzato.
La notte era quasi calata del tutto e Brianna vide nel cielo sopra il cortile una stella cadente.
Desiderò che tutto andasse a posto.
Poi ne vide un'altra e un'altra ancora, una dopo l'altra, come se fosse in atto una gara di velocità a cui i mortali non potevano partecipare.
Era una vera e propria pioggia di stelle cadenti.
"Guarda!" esclamò una voce.
Brianna si ritirò nell'ombra prima che qualche servitore la vedesse e corse verso la sua camera, attraverso un passaggio segreto dietro una scultura che aveva scoperto a nove anni.
Si chiuse la porta alle spalle e si portò le mani davanti agli occhi.
Le fiamme erano sempre lì, come se avessero deciso di stabilirsi tra le sue dita e non andarsene più.
Le venne voglia di gridare ma si morse la lingua.
Con ampie falcate raggiunse il baule ai piedi del letto e lo aprì, frugandovi all'interno.
Alla fine li trovò: due guanti bianchi come l'alabastro della grotta.
Li infilò e seppe, senza sapere bene come, che le fiamme si era acquietate.
Tirò un sospiro di sollievo.
Quello era solo un modo di prendere tempo, non una soluzione, lo sapeva bene.
Per un attimo pensò di andare a cercare il maestro Silas, l'uomo più anziano di tutto il regno dell'alba, l'uomo che conosceva ogni segreto e ogni mistero dell'universo.
Forse lui le avrebbe saputo dare una spiegazione.
Sentì un rumore provenire da sotto il suo letto a baldacchino.
Nonostante tutto, sul volto di Brianna si dipinse un sorriso.
"Strya" disse "vieni fuori, piccola"
La lince uscì dal suo nascondiglio, scodinzolando.
Il suo pelo fulvo era scompigliato come sempre, perchè non si faceva avvicinare da nessuno che non fosse Brianna.
Era un esemplare raro di lince, più grosso del normale, ed era indomita quanto la sua padrona.
Brianna ricordava il primo giorno in cui l'aveva vista: era nella foresta con suo padre per una cavalcata e aveva sentito dei versi soffocati.
Quando era scesa da cavallo e aveva seguito l'udito, aveva trovato Strya con la zampa sanguinante bloccata in una trappola, sofferente e stremata.
Ma quando la lince aveva guardato Brianna negli occhi, aveva ringhiato, orgogliosa fino all'ultimo.
Lei aveva avuto le braccia piene di graffi e morsi per giorni dopo averla liberata.
Brianna era convinta che l'animale sarebbe scappato via, invece era rimasto a guadarla con i suoi occhi neri come la notte più scura: aveva inclinato il muso, come un inchino.
"Le linci sono animali nobili" aveva detto Rufus, dietro di lei "specialmente le linci di Nymeria"
E da allora non erano più state separate.
Brianna ora si chinò, la gonna del vestito bianco che le si allargava intorno al corpo.
Strya osservò i guanti della padrona con curiosità.
"Vorrei accarezzarti, Strya" mormorò "ma ho paura di bruciarti"
La lince mosse un passo avanti e strofinò il capo fulvo sulla mano della padrona, così velocemente e inaspettatamente che Brianna non fece in tempo a scostarsi.
Quando realizzò, scattò in piedi, spaventata.
"Ti ho fatto male?" esclamò.
Strya continuava a guardarla con i suoi occhi di onice, perfettamente a posto.
Lei allora si inginocchiò di nuovo e tentò di accarezzarla.
La lince non si scostò.
Brianna buttò fuori il fiato che non si era accorta di star trattenendo.
I guanti facevano davvero da barriera, da protezione.
Rimase a coccolarla per qualche minuto ancora, contenta di quella situazione di familiarità.
Fin troppe cose fuori dal comune erano successe quel giorno.
Alla fine Brianna si alzò e sgusciò fuori dalla sua camera, scendendo nei sotterranei del castello dove maestro Silas risiedeva per sua scelta.
Aveva ancora un po' di tempo prima di cena, pensò.
I sotterranei erano l'ambiente più scuro del castello, con tizzoni ardenti appesi ad ogni parete, con un intervallo di qualche metro l'uno dall'altra.
Rimanevano accesi tutto il giorno, perchè laggiù la luce del sole era qualcosa di sconosciuto.
"Maestro Silas?" fece Brianna, una volta giunta davanti alla porta di legno.
Dovette bussare un paio di volte prima che il vecchio le venisse ad aprire.
I suoi occhi acquosi l'accolsero, scrutando le ombre dietro di lei.
"Vostra Grazia" disse "avete visto le stelle cadere nel cielo?"
Prima che Brianna potesse rispondere, Silas chinò lo sguardo sul pugno ancora chiuso che era la mano di lei e si immobilizzò.
Erano i guanti quelli che stava fissando?
Senza aggiungere una parola di più, aprì completamente la porta di legno e la fece entrare.
Si sorprese nel non rabbrividire.
Ogni volta che si recava là sotto, ne usciva che era congelata, perchè sembrava che oltre al sole nemmeno il calore raggiugesse i sotterranei.
Ma in quel momento si sentiva perfettamente al caldo, come se fosse in pieno pomeriggio con il sole che le carezzava la pelle.
Si guardò istintivamente le mani e si chiese se quella magia che aveva scoperto di possedere non la stesse scaldando proprio in quel momento.
"Quando le stelle cadrano, il sole sorgerà un'ultima volta" mormorò Silas.
Aveva chiuso la porta e si era voltato verso Brianna.
"Come dite?" fece lei.
Sembravano le parole di una filastrocca o di una profezia.
"Sono solo i deliri di un vecchio, Vostra Grazia" minimizzò Silas, stringendosi nella sua lunga veste color pergamena "cosa vi porta qui?"
Brianna si sfilò i guanti e il fuoco illuminò la stanza buia.
Silas rimase perfettamente immobile, come se fosse all'improvviso diventato una statua.
"Non sapevo da chi altri andare, maestro" fece "siete la persona più saggia che io conosca. Cosa mi sta succedendo?"
Lui rimase in silenzio a lungo e sembrava che sotto il suo viso imperturbabile fosse in corso una vera e propria battaglia.
"Il fuoco vi ha reclamato" disse alla fine.
Brianna sbattè le palpebre.
Che diavolo significava?
"E di questo me ne sono accorta anche io, maestro" borbottò lei, cercando di rimanere cordiale "ma la domanda è: perchè? Solo il popolo della notte possiede la magia degli elementi. Perchè io? Io non appartengo al popolo della notte"
"Chi può dire di conoscere davvero i misteri della magia e come essa opera? Solo gli dei lo sanno"
Silas non le stava dando alcuna risposta.
"Io non voglio questa magia" disse Brianna "non mi appartiene e io non la voglio. Devo farla sparire"
"Ormai è troppo tardi, Vostra Grazia. Il fuoco vi ha reclamato"
Lei scosse la testa.
"Non è possibile" continuò "ci deve essere un errore"
"Credete? Forse questo è il primo passo per raggiungere il vostro destino"
Brianna si strinse le mani al petto.
"Il mio destino è essere la regina del regno dell'alba" disse, con decisione "il popolo non accetterà mai una regina che non è come loro, una regina che è più simile ai sovrani del regno che è loro nemico. Io non posso avere questo potere"
Lo guardò.
"Pensavo avreste potuto aiutarmi" disse alla fine, con un filo di voce.
Ci aveva creduto davvero, era stata sicura fino all'ultimo gradino delle scale che la stavano conducendo nei sotterranei che Silas avrebbe saputo trovare una soluzione.
Non poteva lasciarla a se stessa, non così.
Scoprì che un nodo di paura si stava allargando sempre di più nel suo petto.
"Io non lo voglio" disse ancora, con la voce che le si incrinava.
"L'unico consiglio che posso darvi è imparare a conoscerlo, in modo da controllarlo" disse Silas.
Eccola lì, una luce alla fine del tunnel, uno spiraglio di speranza.
Se Brianna avesse imparato a controllarlo, allora avrebbe potuto tenerlo nascosto.
Nell'oscurità Silas sembrava quasi un'ombra.
"Avete bisogno di un membro del popolo della notte" concluse.

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