XXXIII. Solo allora l'ultimo fiato verrà esalato

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La spada batteva sul fianco di Ben ad ogni passo che faceva, con un ritmo cadenzato in sincronia con quello del suo cuore.
Non credeva si sarebbe mai abituato a quel peso costante, non avendo mai avuto motivo di usare una spada.
Ma ora che la sua magia era sparita avrebbe dovuto usare qualsiasi arma avesse avuto a disposizione.
All'improvviso realizzò che, molto probabilmente, non avrebbe mai più provato la sensazione di usare la magia, di sentire l'acqua scorrergli nelle vene fino a solidificarsi in ghiaccio.
Se fosse morto quella mattina, non avrebbe mai più riavuto indietro la sua magia.
Nella sua mente comparvero un paio di occhi argentati.
Strinse l'elsa della spada, accelerando il passo.
Era per Brianna che faceva tutto quetsto.
Ben era già condannato, mentre lei no: avrebbe fatto tutto ciò in suo potere per salvarla.
Sentiva di essere sulla strada giusta, sentiva fosse quella la soluzione all'enigma della profezia.
L'aveva capito nel momento in cui Silas gli aveva rivelato il dono della sua antenata e lì aveva preso la sua decisione.
Quando Brianna poi si era presentata in camera sua, la sua forza di volontà aveva vacillato.
Dopo quello che era successo tra loro, Ben non avrebbe voluto lasciarla andare mai più.
Ma quando lei gli aveva rivelato l'intenzione di affrontare l'Oscurità il giorno dopo, lui aveva capito che il tempo si stava esaurendo.
Si odiava per il modo in cui l'aveva lasciata, senza averle detto davvero addio, ma sapeva che non avrebbe avuto altra scelta.
Era rimasto a guardarla a lungo prima di trovare il coraggio di andare via.
Aveva osservato il modo in cui tratteneva il respiro di tanto in tanto, come se i sogni la sorprendessero, il modo in cui i suoi capelli rossi le incorniciavano il viso, il modo in cui a volte le sue labbra si arricciavano in un piccolo sorriso.
L'aveva osservata per imprimersi ogni dettaglio del suo viso, come un fiore che viene lasciato tra le pagine di un libro per essere ritrovato anni dopo, perfettamente conservato.
L'avrebbe amata solo nella sua memoria, nei suoi ricordi.
Aveva posato la lettera che aveva scritto per lei sul cuscino sui cui aveva dormito e si era chinato su Brianna.
L'aveva baciata sulla fronte, esitando un istante di troppo a contatto con la sua pelle.
"Devo fare l'eroe, Bree" aveva bisbigliato, la voce leggera come una piuma "anche se non ti piacerà e mi odierai. Io invece continuerò ad amarti"
Con attenzione era scivolato giù dal letto, ma non aveva fatto in tempo a fare un passo che aveva sentito un rumore alle sue spalle.
Ben si era immobilizzato, il fiato trattenuto.
"Ben" aveva mormorato Brianna, la voce intorpidita dal sonno.
Lui si era voltato e con sollievo aveva visto che i suoi occhi erano ancora chiusi.
Brianna aveva allungato la mano, come per afferrarlo.
"Dormi" aveva bisbigliato Ben, con dolcezza, nonostante il suo cuore stesse precipitando in un pozzo infinito "veglio io su di te"
Era sempre stato bravo a mentire.
All'improvviso un corvo spiccò il volo da un albero, gracchiando, e Ben ritornò alla realtà.
La foresta sembrava più buia dell'ultima volta in cui ci aveva messo piede.
Stava seguendo il sentiero che aveva percorso quando, settimane prima, aveva trovato Brianna circondata da un gruppo di erranti e l'aveva aiutata.
Lei gli aveva detto, tempo dopo, che quel giorno stava tornando nella grotta che aveva dato il via a tutto per cercare degli indizi sull'Oscurità la cui identità le era ancora ignota.
Ben confidava che da lì avrebbe trovato la grotta o forse Lilith gli sarebbe andata incontro prima.
Non sapeva da quanto tempo stesse camminando ma sapeva che non doveva mancare molto alla sua destinzione.
L'eco delle parole di Brianna contiuava a rimbombargli nelle orecchie, il modo in cui aveva gridato di amarlo, il modo in cui aveva teso la mano oltre il cancello per afferrarlo.
Lasciarla lì era stata la cosa più difficile che avesse mai fatto, pensò.
Quando l'aveva guardata negli occhi e aveva visto la speranza celata dietro di essi, il desiderio di convincerlo a rimanere... non aveva potuto sostenere il suo sguardo.
Mentre le aveva baciato le nocche continuava a sentirla nella mente, quelle due parole che riecheggiavano dentro di lui.
Ben alzò al'improvviso lo sguardo e trattenne il fiato.
Senza accorgersene, era arrivato a destinazione.
La grotta di alabastro si ergeva di fronte a lui: era alta almeno tre metri e sulla cima vi erano scritte parole appartenenti all'antica lingua primordiale che lui aveva studiato ad Arkheios.
L'inizio non è che la fine.
Ben prese un respiro profondo, la mano stretta intorno all'elsa della spada.
Mosse qualche passo verso l'ingresso della grotta e, di colpo, un'onda di energia lo scaraventò all'indietro di parecchi metri.
Gli mancò il fiato in un istante quando andò a sbattere contro un albero.
"Questo non me l'aspettavo" mormorò.
Fece per rialzarsi, quando all'improvviso la luce del sole parve più pallida, l'aria più fredda.
Ben si immobilizzò.
Lentamente, alzò lo sguardo verso la grotta e deglutì quando vide l'Oscurità.
Era avvolta da volute di tenebre che la facevano parere un'ombra, era quasi senza contorni, come una figura sfumata.
"Lilith" fece Ben.
Per un istante Lilith rimase completamente immobile.
Poi mosse una mano e una voluta di oscurità corse da Ben, avvolgendolo nella sua presa ferrea.
Ben serrò la mascella per trattenere una smorfia di dolore quando l'oscurità lo sollevo di peso e strinse la sua morsa.
"Fermati!" esclamò, la voce roca per la stretta "Posso aiutarti!"
Le cose non stavano andando come Ben se l'era immaginate.
In un istante Lilith fu di fronte a Ben e lui riuscì a scorgere oltre la coltre di oscurità il suo viso.
Scorse un lampo argentato e quelle che parevano cicatrici.
"Lilith, per favore" disse.
L'oscurità strinse di più e per Ben iniziò ad essere difficile respirare.
Cercò di arrivare ad afferrare l'elsa della spada, ma trovò il fodero vuoto.
La spada era per terra, impossibile da raggiungere.
Lilith si fece ancora più vicina.
E Ben non potè fare altro se non guardarla negli occhi che all'improvviso divennero completamente visibili.
Uno era argentato come la luna e l'altro era nero come la notte più buia.
E poi, all'improvviso, i suoi occhi iniziarono a cambiare, a mutare.
All'improvviso, gli occhi divennero dorati.
Ben assistette immobile mentre l'oscurità di diramava fino a scomparire, fino a che un'esatta copia di se stesso non lo stava guardando negli occhi.
"Ciao, Benjamin" disse.
"Ma che diavolo...?"
L'oscurità lasciò la presa e Ben cadde a terra, mentre il suo sosia rideva.
"Sei davvero patetico" continuò, guardandolo dall'alto "davvero. Hai fatto tutta questa strada per sconfiggere Lilith e poi sei stato messo al tappetto nel giro di cinque secondi?"
Ben lo guardò dal basso.
"Cosa sei?" domandò.
L'altro Ben lo fissò, sbattendo le palpebre.
"Sono te, ovviamente" rispose "la parte di te che vuoi nascondere, la parte di te che celi sotto una maschera, la parte di te che non accetti. Io sono la verità"
Tutto ciò non aveva assolutamente senso.
Ma Ben non aveva tempo per perdersi nel tessuto di cose senza senso che stavano capitando in quel momento.
Afferrò la sua spada caduta a terra e scattò in piedi, puntandogliela contro.
"Basta con i giochetti" sibilò "dov'è Lilith?"
"Proprio qui" il suo sosia si indicò il petto.
Abbassò lo sguardo sulla lama e inarcò un sopracciglio.
"Credi di farmi paura con quel giocattolo?" domandò, retoricamente "Penso sia già abbastanza imbarazzante il fatto che sia stata Brianna a insegnarti a usarla. Che uomo sei?"
"Basta!"
Ben tentò un affondo, ma l'altro Ben scomparve e riapparve dietro di lui.
Ben si girò di scatto e il suo sosia rise.
"Puoi provarci tutte le volte che vuoi, ma non puoi uccidermi" disse "riuscirai mai a fare una cosa giusta nella tua vita?"
L'altro Ben iniziò a girargli intorno, come un predatore con la sua preda.
"Pensaci" continuò "cosa c'è di vero nella tua vita? La tua famiglia non è la tua famiglia. I tuoi genitori sono morti e ti hanno abbandonato a te stesso. Tua sorella non è tua sorella e, se anche lo fosse stata davvero, ha scelto la sua strada pur di allontanarsi da te. E Brianna"
La creatura rise.
"Credi davvero ti ami?" fece "Non pensi ci sia un motivo per cui non te l'abbia mai detto? Per cui si sia sempre ritratta da te, per cui abbia sempre cercato di tenerti lontano? Ha detto di amarti solo per impedirti di compiere una missione suicida e tu sei stato troppo ottuso per ascoltarla"
Il sangue nelle vene di Ben ribolliva e la spada nella sua mano iniziò a tremare.
"Io so cosa prova Brianna" disse.
Il suo sosia ghignò.
"Davvero?" ripetè "Perchè secondo me vedi ciò che vuoi vedere. Hai sempre fatto così. È il tuo modo di proteggerti, di impedirti di vedere la verità"
Ben ne aveva abbastanza.
Era come se le parole che il suo sosia ripeteva diventassero serpenti che si insinuavano nella sua mente, striciando e avvolgendosi introno al suo corpo e più in profondità, intorno alla sua anima.
Stringendo e stringendo e stringendo.
Erano echi di voci corrotte che lo perseguitavano, di voci supplicanti di venire ascoltate, di venir credute.
Ben si lanciò contro il suo sosia con la spada puntata ma questa volta bastò un gesto della mano di lui perchè la spada svanisse nel nulla.
L'altro Ben si lanciò a sua volta contro di lui finchè non lo mandò a sbattere contro un albero, il suo braccio premuto contro il suo collo.
"La verità è che tu sei solo" bisbigliò, il suo volto vicinissimo a quello di Ben "sei sempre stato solo. Non meriti di essere felice. La maledizione che grava sulle tue spalle è solo una conferma di ciò che sapevi già. Hai ucciso Rufus Orphelin, hai mentito a Brianna, hai manipolato la principessa di Astrid. Credi che essere venuto qui a morire come un martire possa rimediare ai tuoi errori?"
"Io non sono questo"
"Ah no? Forse è ciò che non vuoi essere, ma hai tanta paura di essere davvero"
E all'improvviso Ben ricordò.
Erano fuori dalla quercia che era la dimora della strega di Thulle e Brianna gli stava raccontando di ciò che Seraphin le aveva detto: l'Oscurità ti metteva davanti alla tua più grande paura.
Molti non sopravvivevano alla vista, ma chi lo faceva diventava un errante.
La gola di Ben si seccò.
La sua più grande paura era se stesso.
Se stesso che gli mostrava tutti i suoi errori, che gli mostrava tutto ciò in cui aveva sbagliato, che gli diceva le cose terribili che pensava ne buio della notte e cercava di fare di tutto per lasciare confinate lì.
Era così, allora?
Le sue uniche due alternative erano morire o diventare un errante?
"Lo so cosa sei" disse allora Ben.
L'altro Ben sorrise nel modo in cui Lucifero doveva aver sorriso prima di cadere dal Paradiso.
"E allora sai anche che non puoi vincere" rispose "nessuno può"
Ben cercò di dimenarsi ma era inutile.
Pareva che il suo sosia avesse una forza d'acciaio, forse perchè era la forza di Lilith.
"Brianna ti sconfiggerà" disse "lei non fallirà"
Ma il viso dell'altro Ben stava trasfigurandosi, gli occhi dorati che tornavano ad essere uno argentato e uno nero.
Ben chiuse gli occhi ma non aveva modo di scappare.
Sentì l'oscurità uscire dal corpo di Lilith e vibrare e sibilare, muovendosi verso di lui.
"Accoglila" mormorò una voce antica "lasciati pervadere. È la strada giusta"
Come se fosse diventato all'improvviso una marionetta mossa dai fili invisibili di un altrettanto invisibile burattinaio, Ben sentì il proprio corpo obbedire al comando.
La sua bocca si aprì e l'oscurità vi si infilò dentro.
Per un istante tutto sembrò come prima: Ben sentiva il proprio cuore battere all'impazzata nel petto, sentiva il rumore graffiante del proprio respiro, sentiva le sue mani che cercavano di spingere via Lilith.
E poi ci fu solo il nulla.

A promise of thorns and rosesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora