La porta era posta esattamente a centro della stanza, come se fosse in perfetto equilibrio.
Ben ci girò intorno, la fronte aggrottata, e provò ad aprirla ma era bloccata.
"Si tratta di sicuro di magia" fece.
"Bravissimo!" esclamò una voce maschile "Ma sarai così bravo da poter ottenere l'accesso oltre la porta?"
Brianna si voltò di scatto e vide che davanti a lei vi era un uomo.
Era molto basso, come se fosse un nano, e aveva le orecchie appuntite oltre l'alto cappello.
Una veste argentata avvolgeva la sua piccola figura mentre si avvicinava alla porta e si poneva davanti ad essa, come se fosse il suo custode.
Ben raggiunse Brianna e lei lo sentì trasalire proprio nel momento in cui lei stessa lo faceva.
Il custode si era chinato per trafficare nella tasca della propria veste e loro due avevano potuto vedere la parte posteriore del suo capo.
Un'altra faccia si trovava proprio lì, perfettamente identica a quella che prima fronteggiava Brianna.
"Lo vedi anche tu?" mormorò Ben, sottovoce "Perchè ho il serio presentimento di essere impazzito"
"Se sei impazzito tu, lo sono anche io" rispose lei, con lo stesso tono di voce.
"Ecco fatto" l'uomo si raddrizzò e mostrò loro una chiave dorata, con l'impugnatura rifinita con cura "io sono Aurelius, custode degli incroci"
Fece un inchino e la sua seconda faccia parve ammiccare.
"Stiamo cercando il centro del labirinto" disse Ben.
Aurelius sorrise.
"Allora siete nel punto giusto" rispose "questa porta vi condurrà dove dovete andare, ma c'è un prezzo da pagare"
"C'è sempre" mormorò Brianna, pensando al bambino che diventava un drago ad Euros.
"Ogni giorno voi mortali vi ritrovate ad un incrocio: la vostra vita è fatta di scelte e non sareste liberi se non fosse così" fece Aurelius "alcune scelte sono insignificanti, ma altre possono cambiare il corso di una storia"
Li guardò e per la prima volta Brianna vide i suoi occhi: erano neri come la pece ma pareva che in essi delle stelle danzassero.
"Tutto ciò che chiedo da voi ora è una scelta" spiegò "scegliete bene e potrete oltrepassare la porta"
"Di che scelta si tratta?"
"Oh, è semplice. Si tratta di un indovinello, ma badate bene: avrete una sola possibilità"
Ben e Brianna si scambiarono uno sguardo.
"Siamo pronti" fece lui.
Aurelius fece un'espressione dispiaciuta.
"Mi spiace" disse "ma dovrete guadagnarvi singolarmente l'accesso. Porrò due indovinelli diversi e non potrete aiutarvi a vicenda, altrimenti nessuno dei due potrà passare oltre"
Brianna sentì Ben irrigidirsi accanto a lei ma lei fece un respiro profondo.
Non era un problema.
Erano entrambi ragazzi inteligenti e confidava nelle loro capacità.
"Vado prima io" fece.
Lui iniziò a scuotere la testa, ma Brianna lo fermò.
"Io e Oliver abbiamo letto tutti i libri di indovinelli esistenti in biblioteca a palazzo" lo rassicurò "non sarò impulsiva, te lo prometto. Rifletterò prima di dare una risposta"
Ben sospirò.
"D'accordo" accettò "buona fortuna"
Brianna gli sorrise e si voltò verso Aurelius, che stava pazientemente aspettando.
"Prima di iniziare..." l'uomo prese due calici dal mobile che aveva affianco e che Brianna avrebbe giurato non fosse stato lì fino ad un istante prima "dovete bere questo. Ve l'ho detto: c'è un prezzo da pagare. Avrete una sola possibilità di indovinare la risposta corretta e, se sbaglierete, dovrete rispondere ad una domanda posta da me"
"Perchè dovremmo bere ciò che ci stai porgendo?"
"Perchè questo vi obbligherà a dirmi la verità"
Aurelius si avvicinò a loro, i calici porti.
"Fare scelte porta sempre a conseguenze" disse "se non siete pronti a rischiare, forse dovreste pensare bene se siete pronti a scegliere del tutto. E non parlo solo di questa stanza"
Brianna ripensò alle scelte che aveva fatto da quando tutta quella storia era iniziata: la scelta di nascondere il proprio potere, la scelta di fidarsi di Ben, la scelta di sconfiggere l'Oscurità e la scelta di riprendersi il regno dell'alba.
Tutte quelle scelte avevano comportato conseguenze e ne avrebbero comportate anche nell'immediato futuro, ma allo stesso tempo l'avevano portata proprio dov'era ora.
"Bree?" disse Ben.
Lei si voltò a guardarlo.
"Io non ho niente da nascondere" rispose.
Prese il calice e bevve il liquido contenuto al suo interno.
Aveva un sapore dolciastro e salato al tempo stesso.
Ben la osservò ancora un istante e Brianna ebbe la sensazione ci fosse qualcosa che le stava nascondendo, ma non riusciva a capire cosa fosse precisamente.
Poi prese il suo calice e bevve a sua volta.
Brianna si voltò verso Aurelius che si schiarì la voce.
"Quando compaio, la luce va via. Quando arrivo, le stelle brillano più splendenti che mai. Dicono che la mia metà sia la parte migliore, ma è grazie a me che la luce può essere una guida" disse "chi sono?"
Brianna sostenne lo sguardo scuro del custode, mentre una serie di parole le turbinavano in mente.
Notte, poteva essere la risposta, ma anche buio.
Ben la stava osservando, come se la stesse studiando per capire se avesse una risposta.
L'indovinello era banale, realizzò Brianna, perché la risposta era facilissima.
Il punto era scegliere quale dei sinonimi che aveva in mente fosse la risposta giusta.
"Tic-toc, tic-toc" mormorò Aurelius, con un sorrisetto "il tempo scorre"
Brianna lo fulminò con lo sguardo e notò che anche Ben aveva fatto lo stesso.
"Rimani concentrata" le disse con gentilezza.
Brianna fece un respiro profondo, estraniandosi dalla stanza.
Se la risposta fosse stata notte, invece che luce ci sarebbe stato giorno, pensò.
Quindi la risposta era l'opposto di luce.
Stava per dare la sua risposta, la parola buio che si creava sulla sua lingua, quando sentì le proprie mani prudere.
Abbassò lo sguardo e scoprì che le fiamme stavano danzando tra le sue dita, proprio come accadeva prima che ottenesse il controllo del fuoco.
Aggrottò la fronte.
Sentì la voce di maestro Silas nella sua mente, mentre le diceva che il mondo ha bisogno di un equilibrio e, se un po' di magia viene nascosta, altra prende il suo posto.
Chiuse le mani a pugno, le fiamme che svanivano ad un suo semplice comando.
Era davvero quella la risposta all'indovinello?
Avrebbe dovuto aspettarselo, pensò, il labirinto di Raynar era il labirinto degli inganni e delle illusioni, dopotutto.
Se conosceva Brianna tanto da averle mostrato l'immagine di suo padre che la chiamava, perché non avrebbe dovuto sapere anche altro?
"Ho la vostra risposta" disse.
Aurelius allargò le braccia, un silenzioso invito a parlare.
Ben si irrigidì, facendosi istintivamente più vicino a Brianna come a proteggerla nel caso in cui qualcosa fosse andato storto.
"Sei sicura?" disse, sottovoce.
Brianna annuì, senza guardarlo, gli occhi argentati fissi in quelli neri come la pece del custode.
"La risposta è l'oscurità" disse, la voce ferma.
Per un istante tutto si fece immobile e Brianna si chiese se Aurelius non fosse un mago e avesse appena fatto un incantesimo in grado di fermare il tempo.
Dopo quella che parve un'eternità, il custode chinò il capo e l'altra faccia le fece l'occhiolino.
"Corretto" disse.
Brianna buttò fuori il fiato che non si era accorta di star trattenendo e si lasciò sfuggire un sorriso.
Ben lo ricambiò e si voltò verso Aurelius, in attesa del proprio turno.
Ce l'avevano quasi fatta, pensò lei.
"Quando mi esaurisco, è troppo tardi. Più cercano di fermarmi, più corro veloce. Quando mi si dice addio, non mi si può più dare il bentornato" disse il custode "chi sono?"
Brianna vide Ben fissare la porta al centro della sala, gli occhi dorati velati dalle lunghe ciglia nere.
Il suo cuore batteva all'impazzata nel petto e fremeva per scoprire cosa ci fosse oltre quella porta, per arrivare ad avere un altro pezzo della profezia.
Poi Ben sorrise e alzò lo sguardo.
"Il tempo" rispose "è il tempo"
Aurelius lo guardò, completamente immobile.
Il viso di Brianna si stava aprendo in un sorriso quando la stanza tremò.
Lei si ritrovò a barcollare, mentre vedeva la polvere cadere dalle pareti come se fossero in una casa abbandonata.
Ben aveva gli occhi sgranati mentre si guardava intorno e poi scattava con lo sguardo verso di lei, per assicurarsi stesse bene.
"Sbagliato" disse Aurelius, la voce che sovrastava il rumore dello scossone.
"Che cosa?!" esclamò Ben, scuotendo la testa "Com'è possibile—"
"È la fiducia" rispose il custode "la fiducia che una volta presa sottogamba è troppo tardi, la fiducia che più il cervello cerca di fermarla cresce dentro il cuore, la fiducia che, una volta perduta, non può essere guadagnata di nuovo"
Ben guardò allarmato Brianna, che si era raddrizzata.
"Fategli la domanda a cui deve rispondere sinceramente" disse lei, di getto "e poi fatelo passare insieme a me"
"No"
Pareva che Aurelius fosse molto più alto di quanto non fosse stato in precedenza.
La sua voce rimbombava nella sala.
"Un patto è un patto" disse.
Ben si mosse verso Brianna, afferrandole le braccia.
"Trova ciò che stiamo cercando" le disse "ci ritroveremo"
"Oh no, lei non andrà da nessuna parte" fece Aurelius "non finchè non avrai risposto alla mia domanda"
Mosse una mano e il varco da cui erano giunti si chiuse dietro di loro, per impedire una possibile fuga.
Ben si voltò a guardarlo di scatto.
"Cos'hai da nascondere?" continuò Aurelius "Quella che sto per porti è una domanda semplicissima. Anzi, oserei dire che sono in dovere di portela, vista la risposta all'indovinello che te non hai saputo. Forse hai bisogno di ripassare cosa voglia dire la parola fiducia"
Brianna provò paura quando vide l'espressione di Ben.
Era terrorizzato.
Cosa stava succedendo?
"Benjamin Lyrion" disse Aurelius, sebbene Ben non gli avesse mai rivelato il proprio nome "qual è il tuo più grande segreto?"
Per un momento non accadde nulla, poi si sentì l'aria vibrare.
L'incantesimo che entrava in azione.
Ben si allontanò di scatto da Brianna e serrò la mascella, come se stesse provando con tutto se stesso a bloccare la magia che stava agendo su di lui.
La sua bocca era una linea retta per trattenere una verità che non voleva lasciare andare.
"Ben" fece lei, allarmata "Ben, cosa ti succede?"
Lui scosse la testa, piegandosi come se qualcuno lo avesse colpito allo stomaco.
"Non... voglio..." disse, a denti stretti "non... posso... dirlo..."
"Fallo smettere!" gridò Brianna, voltandosi verso Aurelius "Basta così!"
Lui scosse la testa, pacificamente.
"Deve dire la verità" rispose "non può scappare, non questa volta"
Brianna fu tentata di colpirlo con il fuoco, ma si trattenne.
Si voltò di nuovo verso Ben e si inginocchiò a sua volta, posandogli una mano sulla schiena.
"Va tutto bene" disse "di' quello che devi dire e facciamola finita. Combattere ti ucciderà"
Ben scosse la testa, la mascella sempre più serrata.
"Vai... via" mormorò, scostandosi dalla sua presa "vai... via"
Il custode sorrise.
"È troppo tardi, temo" disse solo.
Ben si tirò su di scatto e la sua bocca si aprì, come se fosse diventato un burattino mosso da fili invisibili.
Brianna si alzò a sua volta, guardandolo allarmata.
"Ben?" fece.
Lui spostò lo sguardo verso di lei e la fissò.
I suoi occhi dorati erano un guscio vuoro.
"Il mio più grande segreto" disse, come un attore che legge un copione in scena "è che ho ucciso Rufus Orphelin"
Il mondo di Brianna si fermò.
Era come se ogni senso del suo corpo fosse stato amplificato e ora sentisse ogni corrente di aria che si spostava nei suoi moti ascendenti e discendenti nella sala, sentiva ogni respiro che il proprio corpo emetteva – dentro e fuori, espirare e inspirare –, sentiva il proprio cuore battere all'impazzata nel petto.
Ho ucciso Rufus Orphelin.
Ma era impossibile, non era così?
Rufus era stato avvelenato e, sebbene Brianna non sapesse precisamente chi l'avesse fatto, di sicuro non era stato Ben.
Ben era dalla parte dei buoni.
Ben l'aveva aiutata quel giorno, le aveva salvato la vita e più volte da quella volta.
Che senso avrebbe avuto per lui tenerla in vita se fosse stato alleato di Evelyn e avesse fatto il doppio gioco tutto questo tempo?
Si alzò lentamente, lo sguardo fisso su di lui.
Gli occhi dorati di Ben erano grandi e spalancati.
Forse Ben era riuscito a mentire, ad eludere la pozione che Aurelius aveva dato loro.
Forse aveva detto quello che Aurelius avrebbe creduto fosse il suo più grande segreto, sebbene non fosse la verità.
E poi Brianna ricordò.
Rivide suo padre riverso a terra, con una chiazza di sangue sul petto che si allargava là dove un pugnale lo aveva trafitto.
Il suo cuore saltò un battito.
Quando aveva chiesto a Ben chi fosse stato, lui aveva detto che non lo sapeva, che c'era stata troppa confusione per capirci qualcosa.
Un'ombra era passata sul suo viso mentre parlava.
Ma credo che chiunque sia stato abbia voluto dare a tuo padre una morte dignitosa, aveva detto, gli ha impedito di soffrire ancora perché la morte per veleno è la morte più dolorosa che ci sia.
Brianna fece un passo indietro.
"Sei stato tu" disse, una nota di tremore nella sua voce "il pugnale era il tuo"
Ben sembrava senza fiato, ma almeno i suoi occhi dorati non erano più vitrei.
"Bree" fece.
Mosse un passo verso di lei ma Brianna alzò le mani per fermarlo, scuotendo la testa.
"Perchè?" domandò, la propria voce che le sembrava lontana mille miglia e le sembrava quella di un'estranea "Perchè?"
Ben sembrava davvero mortificato.
"Per favore, lasciami spiegare" disse.
Aurelius pareva scomparso nel nulla, come se ora che aveva svolto il suo compito fosse libero, la chiave già inserita nella serratura della magica porta.
O forse era ancora lì, ma il mondo di Brianna si era ridotto solo a Ben e la sua rabbia.
"Io voglio una risposta" ribattè Brianna "il pugnale nel petto di mio padre era il tuo?"
Ben la guardò per un istante che parve un'eternità e poi annuì una sola volta.
"Sì" ammise "volevo che evitasse di soffrire. Quando ci siamo resi conto di quello che stava succedendo nella sala da pranzo quando tu sei uscita e la domestica è entrata, tutti sono andati nel panico. Le guardie ci hanno attaccati e io... io ho pensato che, visto che ormai per tuo padre non c'era più speranza, si sarebbe meritato una morte più veloce del veleno. Mi dispiace tanto, Bree. Volevo essere d'aiuto"
Lei si sentiva un peso fisico sul petto e si chiese quante volte fosse consentito ad un cuore spezzarsi prima di smettere di battere per sempre.
"Perchè diavolo non me l'hai detto, Ben?" fece, la voce spezzata "Io te l'ho chiesto, maledizione! Ti ho chiesto se sapessi chi fosse stato ad usare il pugnale. Credevi mi sarei arrabbiata con te, è di questo che si tratta? Che ti avrei ritenuto colpevole della sua morte?"
Se fosse stata nella stessa situazione di Ben, dubitava avrebbe agito diversamente: per risparmiare la sofferenza di qualcuno avrebbe fatto tutto ciò che fosse stato in suo potere.
Non era arrabbiata con lui per quello.
Era arrabbiata con lui perchè non aveva avuto il coraggio di essere onesto con lei fin da subito.
Ben scosse la testa.
"Eri troppo socnvolta" rispose "quando me l'hai chiesto quella volta nella foresta. Non volevo darti un altro dolore da sopportare"
Brianna alzò il mento, la schiena dritta.
Era questo dunque, la riteneva troppo debole?
"E dopo?"
Ben la guardò disperato.
"Non so perhcè non te l'ho più detto" sbottò "avrei voluto ma... ogni giorno che passava il tuo lutto diventava sempre più sopportabile e i tuoi occhi tornavano a brillare. Come potevo essere la causa del tuo ritorno nel luogo buio in cui tutti coloro che soffrono una perdita cadono? Non potevo farti questo. Non volevo"
Brianna avrebbe voluto urlare.
Non credeva che avrebbe voluto sapere la verità?
Non sapeva che una brutta verità è meglio di belle bugie?
"Credevo di conoscerti" disse alla fine, la voce una lastra di ghiaccio "credevo fossimo diventati amici. E invece non ti conosco affatto. Chi sei tu?"
"So di aver sbagliato, Bree, ma non credevo di avere altra scelta" ribattè "per favore, se solo ascoltassi..."
"Ti ho già ascoltato abbastanza. Io ti ho sempre detto la verità, Ben, ma tu no"
Ben allargò le braccia.
"Volevo proteggerti!" esclamò.
"Io non voglio la tua protezione!" gridò Brianna.
Calò il silenzio, come un cappio che ti stringe finché non puoi più respirare.
Qualcosa si spezzò negli occhi di Ben mentre lui si limitava a guardarla, senza dire più nulla, come se non avesse più parole.
Brianna sentì il proprio cuore spezzarsi e non sapeva dire se fosse per la scoperta sulla morte di suo padre o per ciò che stava succedendo ora.
Tirò un respiro tremante e gli puntò un dito contro.
"Avresti dovuto dirmi la verità fin da subito" disse, la voce spezzata "avresti dovuto fidarti di me. Avresti dovuto stimarmi abbastanza da sapere che sarei riuscita ad evitare di crollare. Avresti dovuto fidarti"
Ben fece per replicare, ma Brianna scosse la testa, affrettandosi verso la porta al centro della stanza.
"Aspetta!" fece lui "Non fare cose di cui potresti pentirti"
Lei si limitò a guardarlo, mentre una lacrima sfuggiva al suo controllo.
"Come fidarmi di te dici?" ribattè "Troppo tardi"
Senza voltarsi indietro oltrepassò la soglia della porta e se la chiuse alle spalle.
Si ritrovò in una delle strade cieche del labirinto, le alte pareti di cristallo che la cincondavano come una stretta soffocante.
Brianna aspettò che il suo cuore smettesse di battere così velocemente e forsennatamente nelle sue orecchie, aspettò che il peso sul suo stomaco diminuisse, aspettò che il sapore delle sue lacrime in gola scomparisse, ma non accadde.
Fece un resprio profondo e impedì a se stessa di voltarsi di scatto per vedere se la porta magica fosse ancora lì, se ci fosse un modo per tornare immediatamente da Ben.
Si era sempre ritenuta una ragazza forte, pensò, e si era sempre ripromessa che un ragazzo non avrebbe mai potuto cambiarla.
Non avrebbe iniziato quel giorno.
Mosse un passo avanti, seguito da un altro e un altro ancora, finchè non stava camminando.
Che Aurelius avesse mentito?
Non si voltò, sebbene non le servisse perchè sapeva già che, se l'avesse fatto, avrebbe trovato solo altre strade dalle alte pareti di cristallo.
La porta sarebbe scomparsa.
Camminò ancora qualche istante, guardandosi intorno, ma niente sembrava diverso.
Sospirò frustrata, lasciando che le ciocche libere dalla sua treccia le cadessero sul viso.
Aurelius l'aveva ingannata, non c'era altra spiegazione.
Quella porta non l'aveva condotta al centro del labirinto dove avrebbe trovato la risposta a ciò che il suo cuore desiderava, come diceva la leggenda, ma l'aveva condotta solo in un'altra parte del labirinto.
Come sarebbe uscita?
Credeva che il motivo per cui i cavalieri delle storie finissero per perdere il senno fosse perchè erano soli, senza nessuno che li salvasse e mostrasse loro la via della salvezza.
Brianna chiuse gli occhi un istante, stringendosi le braccia intorno al busto come ad impedirsi di cadere a pezzi.
Ben l'aveva salvata, ma a che prezzo?
Per tutto quel tempo le aveva mentito.
Fu quando riaprì gli occhi che vide una cosa che prima non c'era.
Uno specchio giaceva davanti a lei, appoggiato ad un piedistallo che faceva in modo fosse alla stessa altezza di Brianna, ma era così alto che lei riusciva a vedere il riflesso di tutta la propria figura intera.
Si avvicinò lentamente e notò che il bordo dello specchio era d'argento, le linee e gli intarsi che andavano a formare una scritta: io mostro ciò che le profondità più nascoste del tuo cuore desiderano conoscere.
"D'accordo" fece Brianna, osservandosi – una ragazza pallida con alcuni graffi in viso, gli occhi argentati che apparivano spenti e rossi per le lacrime che aveva cercato di trattenere e i capelli rossi che si stavano disfancendo dalla treccia "allora mostrami tutto"
Si aspettava che il riflesso del suo viso scomparisse e al suo posto comparissero i versi della profezia, ma si sbagliava.
Gli occhi che ricambiarono il suo sguardo erano argentei un momento e quello dopo quello sinsitro era diventato nero come la pece.
Brianna fece un passo indietro mentre la scena nello specchio cambiava e lei vedeva Lilith sulla spiaggia, inginocchiata e rannicchiata su se stessa.
Per la prima volta la vedeva davvero come un esterno, vedeva quanto fosse esile il suo corpo, come le leggere ossa cave degli uccelli che permettono loro di volare.
Brianna avrebbe tanto voluto che anche Lilith potesse volare via.
La vide che alzava la testa di scatto e gridava, la sua voce qualcosa di sovrumano e straniero al tempo stesso.
Era un grido di dolore, del dolore più puro che una persona così giovane potesse mai provare.
Brianna non riusciva a smettere di guardare lo specchio.
Dal corpo di Lilith si levarono flutti neri come la pece che l'avvolsero come un'armatura e poi colpirono gli uomini che aveva intorno come bersagli, senza pietà.
Vide Gallant cadere a terra, seguito dai suoi due uomini che precedentemente avevano portato fuori dal carro Lilith e poi il pirata Cress e i suoi uomini sul bagnasciuga.
I loro corpi erano percorsi da linee nere, scurissime in confronto con il pallore della pelle.
Pareva che lo specchio le stesse mostrando come sarebbe continuato il suo sogno se ciò che era successo a Raynar non l'avesse interrotto.
Quando si era svegliata, Brianna non aveva avuto il tempo di pensare e riflettere su ciò che aveva sognato, ma ora, vedendo la scena come uno spettatore esterno, riprovò tutte le sensazioni che aveva provato quella notte nel momento in cui era diventata Lilith.
Rabbia.
Dolore.
Angoscia.
Tradimento.
Oscurità.
Brianna non si era accorta di aver spalancato la bocca mentre osservava Lilith alzarsi in piedi, la stessa ragazza che aveva sognato avvolta dalle fiamme e dall'oscurità quella volta in cui gli erranti l'avevano attaccata per la prima volta nella foresta oltre il regno dell'alba.
Per tutto quel tempo aveva cercato di capire chi fosse l'Oscurità, aveva cercato un modo per sconfiggerla, quando in realtà era sempre stata ad un passo dalla persona che essa era.
Era Lilith.
Era sempre stata Lilith.
Brianna la vide mentre prendeva consapevolezza del proprio potere, delle proprie capacità e non provava assolutamente niente, perchè coloro che erano entrati nella sua vita avevano fatto in modo che fosse così.
Lilith era solo un involucro contenente un grande potere oscuro che avrebbe potuto distruggere il mondo.
La vide vagare di regno in regno, mantenendosi nell'ombra, senza emozioni, se non il desiderio di uccidere ancora e ancora.
Era come un bisogno fisico che aveva, come il richiamo di una persona cara che ti invita ad andare da lei.
La morte era questo per lei.
Vagò finchè un giorno non si ritrovò nello stesso mercato dove anni prima aveva incontrato Colin.
Era tutto esattamente come lo ricordava, perfino i profumi e i suoni: sentiva l'odore speziato del banco delle spezie provenienti da oltre il continente, sentiva il suono della cetra nella piazza dove le danzatrici avvolte in grandi mantelli stavano danzando.
Avrebbe dovuto provare nostalgia, rabbia o dolore, ma non sentiva niente.
Lilith camminò tenendosi ai margini della strada ed era come se le ombre continuassero ad avvolgerla, escludendola dagli sguardi dei cittadini.
Un'altra cosa non era cambiata: gli abitanti del regno non avevano mai degnato Lilith di un secondo sguardo e così continuavano a fare, come se i loro occhi scivolassero sulla sua figura esile senza mai soffermarsi veramente.
Cosa determinava se una persona fosse degna di essere vista oppure no?
Cosa ti davaa il diritto di deciderlo?
Voleva ucciderli tutti.
Qualcuno la prese di striscio e Lilith barcollò, osservando una bambina che correva con in mano una pagnotta di pane.
"Fermati!" gridò una voce maschile.
Un uomo la stava inseguendo, con quella che sembrava una frusta in mano.
Prima ancora che Lilith se ne fosse resa conto, aveva teso una mano e l'uomo era caduto, avvolto dalle tenebre.
Anche lui era diventato invisibile.
Lilith torreggiava su di lui, lo sguardo bicolore imperturbabile mentre l'uomo gridava, imprecava e implorava di avere salva la vita.
"Non volevo farle niente!" stava dicendo "Lo giuro! Non le avrei fatto niente!"
Lilith si chiese se sarebbe diventata lo stesso ciò che era se qualcuno l'avesse salvata quando ce n'era ancora la possibilità.
Senza dire una parola, allungò una mano e le tenebre accolsero la sua chiamata.
Lo facevano sempre.
Furono frustate nere sul corpo dell'uomo che smise di gridare quasi subito.
Le tenebre lasciarono andare il cadavere e Lilith sentì qualcuno gridare quando lo trovarono.
Ma lei se n'era già andata da tempo.
Quando si voltò, Lilith vide che la bambina di prima era davanti a lei.
E la guardava.
Lilith rimase immobile, senza riuscire a fare nulla se non ricambiare lo sguardo.
C'era solo curiosità negli occhi chiari della bambina e, senza sapere bene perchè, Lilith ricordò una storia che Colin le aveva raccontato una delle prime sere dopo essersi conosciuti.
La storia di una fanciulla bellissima amata dal popolo ma condannata a dormire mille anni in una foresta di rovi per l'invidia di una dea vendicativa, una fanciulla che si sarebbe risvegliata solo se qualcuno avesse trovato la risposta ad un enigma.
Se Lilith fosse stata un enigma, quale sarebbe stata la sua risposta?
Qualcuno si sarebbe preso la briga di provare a risolverlo per salvare lei?
Forse quella bambina sì.
Forse tutti i sopravvissuti come lei sì.
Brianna vide la visione nello specchio cambiare e riconobbe la grotta bianca come il marmo nella foresta dell'alba, la grotta alla quale era stata portata dai fuochi fatui, la grotta che aveva rinchiuso l'Oscurità per tanto tempo e aveva protetto il mondo da lei.
Lilith era alla sua entrata e le tenebre l'avvolgevano come un'armatura.
Con passi lenti e morbidi, vi entrò.
Non poteva vederla in viso, ma Brianna sapeva che per la prima volta da tempo stava sorridendo.
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A promise of thorns and roses
FantastikDicono che la magia abbia sempre un prezzo, ma qual è davvero il prezzo da pagare per chi gioca con essa? Quando Brianna Orphelin, erede al trono dell'alba, scopre di possedere la magia e di essere la chiave di un'antica profezia che permetterà la s...