"Non c'è molto tempo, Vostra Grazia" la voce di Marvin era urgente "entrate"
Ben era fermo di fronte alla porta delle stanze del re e della regina, immobile come se fosse diventato improvvisamente di ghiaccio.
Un soldato era andato a chiamarli nella sala delle stelle, dicendo loro che gli altri avevano messo in atto il loro diversivo e avevano portato lontano da quella zona del castello le guardie poste là, e li aveva scortati dov'erano ora.
Lì avevano trovato Marvin, rimasto in attesa del loro arrivo, ma non avrebbero potuto attendere ancora molto.
Eppure Ben non si muoveva.
"Ben" disse piano Brianna, accanto a lui "non abbiamo più tempo"
"Lo so" rispose lui.
I suoi occhi dorati erano puntati sulla porta di legno ed erano indecifrabili, ma lei sapeva cosa stesse provando: paura.
Paura perchè dietro quella porta si nascondeva la verità e non sempre la verità è ciò che vogliamo sentire.
Anche se non avrebbe voluto, anche se non avrebbe dovuto, Ben si voltò verso di lei.
Brianna incontrò i suoi occhi e lesse nel suo sguardo ciò che non poteva dire a parole.
So che siamo arrivati fin qui per questo. Ma ora fa paura.
Lei si chiese cos'avrebbe fatto se avesse avuto la possibilità di scoprire la verità sulle proprie origini, se avesse avuto la possibilità di chiedere a Leanna la verità su lei e Valian.
Forse si sarebbe ritrovata nella stessa situazione di Ben, bloccata tra il voler scoprire la verità e voler rimanere nella bolla della menzogna che era sempre stata la sua vita.
Lo so, rispose Brianna ricambiando il suo sguardo dorato, sono qui con te.
"Vostra Grazia" fece ancora Marvin.
Si sentirono dei passi nel corridoio e Ben si irrigidì ancora di più.
Poi, in un istante, allungò la mano verso la maniglia della porta e la girò, finchè quella non si spalancò.
Svelti, Brianna e Ben si infilarono nell'uscio, richiudendosi la porta alle spalle.
Brianna si guardò intorno: erano sbucati in una stanza circolare adibita a salotto, con divani e poltrone sui toni di un blu che rasentava la notte più scura, al centro dei quali vi era un tavolino basso con una tovaglia di pizzo, sul quale vi era posato un servizio da tè intatto.
C'erano due porte che portavano verso due direzioni opposte e Brianna si chiese se i genitori di Ben fossero dietro una delle due.
Fu allora che sentì Ben accanto a sè trattenere il fiato e vide che la stanza non era deserta.
Seduta sul davanzale ricoperto di cuscini c'era una figura che ad un primo momento i suoi occhi non avevano notato.
"Mamma" bisbigliò Ben.
Lyra Lyrion si voltò, i capelli biondi come quelli di Evelyn che le ricadevano sulle spalle in lunghe ciocche, e si portò le mani a coprirle la bocca in un istante.
"Per i quattro dei" mormorò.
In una frazione di secondo era in piedi, il semplice abito che indossava – sembrava quasi una camicia da notte – che frusciava ad ogni passo affrettato che fece finchè non si ritrovò a stringere tra le braccia Ben.
"Tesoro mio" continuava a mormorare, stringendolo a sè come se sapesse che, se l'avesse lasciato andare, allora non l'avrebbe mai più rivisto "tesoro mio"
Si scostò da lui, esaminandogli il viso per assicurarsi che stesse bene per davvero.
Poi sembrò rendersi conto della presenza di Brianna perchè si voltò verso di lei e per un istante rimase interdetta.
Poi sorrise.
"Me l'hai riportato a casa" disse solo prima di abbracciare anche lei.
A Brianna quasi mancò il fiato dalla forza della stretta della regina della notte mentre le sue braccia l'avvolgevano e stringevano sempre di più.
"È stato un lavoro di squadra, Vostra Altezza" rispose lei in qualche modo, il volto ancora nascosto tra i capelli biondi della donna.
Brianna riuscì ad alzare di poco la testa e vide che Ben aveva gli occhi lucidi.
Alla fine, Lyra la lasciò andare e si asciugò una lacrima che le era ricaduta sul viso, tornando a guardare il figlio.
"Ben" iniziò ma lui la interruppe, come se la voce fosse uscita dalle sue labbra prima ancora che lui se ne accorgesse, come se le parole stesse fossero scappate dal suo cuore.
"So tutto" fece Ben "so tutto"
Per un istante, Lyra non fece assolutamente nulla.
Era come se il tempo si fosse fermato, come una libellula nell'ambra incastrata per l'eternità.
Parve che tra loro avvenisse una conversazione silenziosa, lunga un istante che parve un'eternità.
E poi Lyra iniziò a tremare così violentemente che pareva che il suo cuore si stesse spezzando in mille pezzi che nessuno sarebbe più stato in grado di rimettere insieme.
"Va tutto bene" Ben la strinse tra le braccia, carezzandole la schiena per calmarla "va tutto bene"
Lei scosse la testa violentemente, continuando a stringere il figlio.
"No che non va tutto bene" ribattè, la sua voce soffocata dal mantello di lui "non va affatto bene. Mi dispiace così tanto, Ben. Così incredibilmente tanto. Ti voglio così tanto bene. Così incredibilmente tanto"
Con lentezza, si ricompose e si allontanò da Ben, facendo respiri profondi.
Sul suo viso le lacrime scorrevano copiose, come se Lyra stesse mutando e stesse diventando una cascata come in uno di quegli antichi miti su mortali trasformati in parte della natura da divinità gelose o misericordiose.
"Non avrei mai voluto lo scoprissi così" disse, la voce incrinata "so che avrei dovuto dirti la verità sulle tue origini tanto tempo fa. Ma gli anni passavano e io... io avevo sempre più paura. Ho perfino pensato che, forse, se mi fossi impegnata abbastanza, avrei dimenticato il fatto che non fossi davvero mio figlio, carne della mia carne. Ma non mi importa, Ben. Non mi importa affatto. Il sangue non è mai stato importante per me"
Lyra studiò il volto di Ben, cercando nella sua espressione indizi su ciò che stava provando.
C'era dolore sul suo viso, disperazione e angoscia.
Era il viso di una persona che aveva creduto per anni in qualcosa e all'improvviso questa era caduta, rompendosi in mille pezzi che lo avevano colpito, frastagliato e ferito.
Ben stringeva le mani di Lyra tra le sue come se fosse il suo unico appiglio sul ciglio di un burrone, come se fossero l'ultimo spiraglio di luce nell'oscurità della notte.
"La verità" bisbigliò alla fine "chiedo solo la verità, mamma"
Forse fu quell'ultima parola, pronunciata così piano che Brianna quasi fece fatica a sentirla, a far tremare la donna così tanto che le ci volle qualche istante per ritrovare la propria compostezza.
Così, gli occhi gonfi dal pianto e i capelli arruffati, non sembrava affatto una regina.
Alla fine annuì piano e fece un respiro profondo, concentrandosi per trovare le parole di quel racconto rimasto nascosto e silenzioso troppo a lungo.
Raccontò di come un giorno di quasi vent'anni prima lei e re Stellan fossero nella loro tenuta di campagna tra le colline di Euros, quando aveva deciso di andare a fare una passeggiata.
Si era all'improvviso ritrovata davanti una modesta capanna, la paglia che faceva da tetto e il legno che costituiva le sue pareti.
Era nel bel mezzo della foresta, ma in qualche modo pareva che la foresta le facesse da scudo, come se proteggesse coloro che vi abitavano.
Erano così isolati del mondo, aveva pensato Lyra, come potevano vivere così?
Dovevano essere cacciatori, si era detta.
Aveva fatto per andarsene quando aveva sentito qualcosa.
Poteva essere il pianto di un bambino?
Come poteva essere possibile?
Aveva bussato, ma la porta si era aperta sotto il suo tocco come per magia.
Lyra era corsa all'interno della casa e aveva ritrovato un bambino di pochi mesi avvolto in fasce candide in contrasto con la sporcizia del posto.
Piangeva come se avesse perso chiunque avesse mai amato al mondo, in una maniera così intensa per un bambino così piccolo.
Piccoli fiocchi di neve lo circondavano, come a fargli da scudo dalle avversità del mondo, e Lyra aveva capito che, chiunque fossero stati i genitori di quel bambino e dovunque fossero stati in quel momento, erano membri del popolo della notte.
Erano suoi sudditi, persone che lei avrebbe dovuto proteggere anche se non si trovavano più a casa.
Lyra aveva preso in braccio Ben e gli aveva promesso che si sarebbe presa per sempre cura di lui.
"Non sarai mai più solo" aveva giurato e aveva mantenuto quella promessa.
Lo teneva in braccio, cullandolo dolcemente per farlo addormentare, quando aveva sentito uno strano odore.
Lo aveva seguito e aveva trovato ciò che temeva: una giovane coppia, troppo giovane per avere dei bambini, che era sdraiata nel loro piccolo letto.
Avevano gli occhi chiusi, le mani intrecciate, ma irrimediabilmente morti anche se non pareva ci fosse alcun segno visibile della causa della morte.
Eppure così erano.
Stellan non era stato facile da convincere, quando Lyra era tornata da lui.
Ma lei amava quel bambino e non l'avrebbe mai lasciato, non dopo la promessa che gli aveva fatto.
La vita era già stata fin troppo crudele con lui.
Sarebbero rimasti nella tenuta d Euros ancora qualche mese, in modo che, una volta tornati, il popolo potesse credere avessero avuto un altro figlio, che il regno della notte avesse avuto un altro erede.
E nessuno aveva mai scoperto la verità.
"Ho sempre pensato fossero stati i quattro dei a portarmi sulla tua strada, quel giorno" disse Lyra alla fine, il suo sentimento che echeggiava ad ogni parola pronunciata "sei sempre stato la mia più grande benedizione, Ben. La più grande"
Si asciugò l'ultima lacrima che le era caduta sulla guancia.
"So di non poter pretendere il tuo perdono" aggiuse piano "ma vorrei tanto me lo concedessi. Ti ho sempre amato come se fossi mio. E sei mio, in tutti i sensi che contano"
Brianna trattenne il fiato, come una spettatrice di un momento decisivo.
Sentiva il proprio cuore battere all'impazzata nel petto mentre osservava Ben guardare sua madre, le lacrime che scorrevano sulle sue guance durante tutto il racconto, e le mani che stringevano febbrilmente quelle di Lyra.
Poi lui fece un repsiro profondo e annuì una sola volta.
"Sono tuo" rispose piano Ben "in tutti i sensi che contano"
E quello bastò.
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A promise of thorns and roses
FantasyDicono che la magia abbia sempre un prezzo, ma qual è davvero il prezzo da pagare per chi gioca con essa? Quando Brianna Orphelin, erede al trono dell'alba, scopre di possedere la magia e di essere la chiave di un'antica profezia che permetterà la s...