Raynar era spettacolare sotto le stelle che l'avvolgevano come un mantello di luce.
I suoi alti palazzi di vetro erano avvolti in una nebbia che aveva un che di magico, di mistico, come se ci si trovasse in un sogno.
Il regno dei labirinti, era anche chiamato, il regno degli inganni e degli enigmi.
Brianna poteva ben capire perchè.
Lei e Ben erano riusciti a trovare due mantelli e li avevano presi, indossandoli con il cappuccio tirato su.
Mentre camminavano tra le vie di Raynar, gli abitanti del luogo lanciavano loro occhiate diffidenti e curiose, perchè era chiaro non fossero del posto.
Gli abitanti di Raynar indossavano tutti delle maschere: potevano essere solo dei ricami, oppure ricordare il muso di una volpe o un lupo, ma erano così realistiche che pareva fossero direttamente tatuate sulla loro pelle.
Brianna si chiese se potessero toglierle o fossero stati colpiti da una maledizione più antica di loro.
"Eccolo lì" bisbigliò Ben, lanciando un'occhiata verso un punto sopraelevato "il labirinto dei cristalli"
Brianna seguì il suo sguardo e individuò il punto in cui lui stava guardando, dove la nebbia pareva diradarsi per mostrare alte vetrate di cristallo che creavano strade senza via d'uscita, vicoli ciechi e diramazioni senza senso.
"Dicono che, una volta entrato, chiunque ne esca non abbia più il senno" aggiunse Ben "ci sono storie riguardanti prodi cavalieri che si avventuravano nelle sue vie per provare il loro coraggio. Ho letto in un libro che tanti secoli fa quello era il modo con cui il re dava in sposa le sue figlie: chiunque avesse trovato la via d'uscita al labirinto senza perdere il proprio senno le avrebbe avute in sposa"
"E se avesse perso il senno?" domandò lei.
Ben le lanciò un'occhiata in tralice.
"Se fosse uscito dal labirinto avrebbe significato che aveva mantenuto il suo senno" spiegò "se perdi il senno, perdi la strada di casa"
Brianna tornò a guardare il labirinto o ciò che di esso si intravedeva, mordicchiandosi il labbro.
Sulle labirintiche vie del Fato, lui solo dovrà camminare.
C'era anche un'altra leggenda riguardante il labirinto di cristalli: chiunque fosse riuscito a giungere al suo cuore, avrebbe trovato ciò che stava cercando, qualunque cosa fosse, che lei ne fosse a conoscenza o meno.
Brianna sperava di trovare l'altra parte della profezia.
"Nel regno dell'alba abbiamo una leggenda più divertente sui senni perduti dalle persone" disse "finiscono sulla luna"
Ben rise.
Svoltarono una via e videro l'insegna di quella che doveva essere una locanda, chiamata "Il cigno nero".
Avevano deciso di dormire in un posto al chiuso per evitare un'altra notte nella foresta, dove sarebbero potuti essere preda facile degli erranti.
Quando entrarono nella locanda, sebbene non ci fosse stato alcuno scampanellio ad indicare la loro entrata, tutte le persone presenti si voltarono verso di loro e li osservarono mentre si avvicinavano al bancone dove l'oste stava riempendo una pinta di birra.
Brianna fece del suo meglio per camminare con le spalle dritte e il mento alto, come se non fosse affatto spaventata, perchè aveva la netta sensazione che gli abitanti di Ryanar fossero come bestie feroci capaci di sentire l'odore della paura.
C'era qualcosa di estremamente inquietante in loro, nel modo in cui i loro occhi seguivano ogni movimento di Brianna e Ben, nel modo in cui si erano mossi in contemporanea, nel modo in cui erano avvolti in mantelli scuri ed enormi.
Le ricordavano alcune raffigurazioni della Morte che aveva visto in alcuni libri nel regno dell'alba.
Brianna si concentrò sull'oste, tanto intento a occuparsi del suo lavoro da non far caso ai due nuovi avventori.
Ben le lanciò un'occhiata e poi si voltò di nuovo verso l'uomo, schiarendosi la voce per attirare la sua attenzione.
"Buonasera" disse.
L'oste alzò finalmente lo sguardo e a Brianna servì tutto il proprio autocontrollo per non mostare emozioni.
Il suo volto era coperto da una maschera nera che doveva essere il muso di una pantera, ma sotto di essa l'occhio destro era sfigurato da una lunga cicatrice rossa che non sembrava particolarmente vecchia.
"Vi piace il regalino che mi hanno lasciato quelle creature?" fece lui, fissando Brianna.
Gli erranti erano giunti anche lì e avevano portato distruzione.
Forse era per quello che i cittadini di Raynar erano così guardinghi e sul chi va là.
Ben si spostò in modo da esserle più davanti, come uno scudo.
"Non volevo fissarvi" disse lei "mi dispiace"
"Dicono tutti così" ribattè l'oste "cosa volete?"
"Bel modo di trattare i clienti" borbottò Ben a mezza voce.
L'oste sbattè una mano sul bancone di legno.
Brianna notò vi fossero molti segni, come di coltello.
"Tratto i miei clienti come più mi aggrada, ragazzo" ribattè lui "se non ti piace, puoi anche andartene per quello che mi riguarda"
"La mia dote di veggente mi sta bisbigliando che così facendo mi perderei un'atmosfera davvero calorosa" fece Ben, ignorando la gomitata di avvertenza che Brianna gli aveva tirato "sarebbe stupido da parte mia. Vorremmo due camere"
L'oste tornò ad occuparsi della pinta di birra.
"Ne è rimasta solo una" disse "con due letti separati, quindi dovrete arrangiarvi se non saprete calmare i vostri bollenti spiriti"
Brianna era certa di essere arrossita, ma, più che per l'imbarazzo di ciò che stava implicando, per l'indignazione.
Come si permetteva di insinuare una cosa del genere?
"Dovete mangiare oppure andare direttamente in camera?" continuò lui, sbrigativo.
Lei non desiderava passare in quel luogo, con tutti quegli occhi puntati addosso, non un minuto di più.
"Camera" rispose "temo che, se rimanessimo qui sotto ancora un po', poi non riusciremmo proprio a calmare i nostri bollenti spiriti"
L'oste si limitò a sbattere le ciglia, lievemente perplesso dalla sagacità della sua risposta, ma Brianna vide con la coda dell'occhio Ben che le lanciava uno sguardo che pareva orgoglioso.
L'oste poi allungò la mano con il palmo rivolto all'in su, nell'universale richiesta di pagamento, e Ben gli mise qualche moneta in mano.
"Muovetevi" fece poi.
Li condusse oltre una rampa di scale scriocchiolanti, lungo un breve corridoio e poi si fermò davanti ad una porta i cui cardini sembravano non reggere da anni.
"I pasti non sono inclusi nel prezzo" disse l'oste, a mo' di saluto, perchè poi se ne tornò ai suoi affari.
"Simpatico" disse Ben.
Brianna sospirò mentre lui apriva la porta ed entrambi entravano.
Si trovarono in una stanza dalle dimensioni minuscole, l'esatto opposto del lusso di Euros.
Forse i palazzi di cristallo erano la parte ricca di Raynar, non quella del popolo in cui si trovavano ora.
Due piccoli letti occupavano la maggior parte dello spazio, l'uno accanto all'altro con un metro a separarli, e vi era poi un vaso da notte posto sotto la piccola finestra.
Dalle strade sottostanti non si sentiva volare una mosca, come se la città avesse paura di far troppo rumore e risvegliare una bestia addormentata.
"Potrei dire che la mia camera ad Euros era quasi come questa" disse Ben.
A Brianna non importava minimamente fosse poco regale: avevano camminato tutto il giorno per giungere a Raynar ed era così stanca che avrebbe dormito anche per terra.
"Failon non ti sopportava proprio" rispose, con un mezzo sorriso.
Lui la imitò e fece un passo avanti, verso di lei, e Brianna si ritrovò ad indietreggiare istintivamente.
Preoccupazione velò gli occhi dorati di Ben.
"Che c'è?" fece.
Era una cosa stupida, pensò lei, l'oste voleva solo essere scortese e mettere scompiglio, ma le sue parole avevano trovato radice in Brianna.
Cosa si aspettava Ben da quella notte?
Avevano già dormito nella stessa stanza, se non addirittura abbracciati, quella notte nella capanna dopo la visita alla Signora d'Ambra, ma in quel momento tra loro non era ancora successo nulla.
Cosa sarebbe successo ora che si erano baciati?
"C'è qualcosa che ti turba" disse Ben "cos'è?"
Si era seduto sul bordo del letto – che aveva pericolosamente scricchiolato sotto il suo peso – e ora stava picchiettando il materasso accanto a sè, invitandola a sedersi.
Brianna si limitò a fissare il punto che lui stava indicando, incapace di dire cosa la turbasse.
Ma Ben sembrò capire.
"L'oste voleva solo dare fastidio perchè probabilmente è l'unico intrattenimento che prova durante il suo lavoro" disse "non ho intenzione di saltarti addosso, Bree"
"Dopo il bacio..." Brianna esitò e lo guardò negli occhi "non ti aspetti niente?"
Ben le fece un sorriso dolce.
"Non sarò mai il tipo di persona che impone alle altre cosa fare" disse "te lo prometto"
"Lo so" Brianna camminò finchè non lo raggiunse e si sedette accanto a lui "non so perchè ho reagito così. So che non mi obbligheresti mai a fare qualcosa che non voglio"
Lui le scostò un ricciolo vermiglio che le era ricaduto sul viso.
"A parte le lezioni magia" la corresse "per quelle ti avrei obbligata a continuarle, ma tu sei proprio testarda"
A Brianna sfuggì una risata.
Senza che se ne fossero resi conto erano a pochi centimetri di distanza l'uno dall'altro, i respiri uniti e mischiati.
"Dovremmo andare a dormire" bisbigliò lei, senza però spostarsi di un millimetro.
"Già" mormorò Ben, facendosi più vicino "dovremmo"
Le loro labbra si sfiorarono, ma prima che quello si potesse chiamare un bacio sentirono delle trombe annunciare la loro presenza.
In una frazione di secondo erano entrambi alla finestra, intenti a guardare di sotto.
C'erano una serie di guardie che marciavano coordinate, le prime file con le trombe, ad aprire quello che doveva essere il corteo reale.
Una carrozza di cristallo era circondata da guardie a cavallo e Brianna intravide dei capelli biondo pallido al suo interno.
"La regina di Raynar?" fece.
Ben annuì.
"Quando sono venuto qui a studiare il re era gravemente malato, ma non c'erano notizie certe sul suo stato di salute, immagino per evitare possibili attacchi dovuti ad una situazione di debolezza" disse "credo che non ce l'abbia fatta"
Indicò a Brianna la bandiera bianca che svettava in cima alla carrozza.
"Il bianco è il colore del lutto a Raynar" spiegò "ora è una vedova"
Il cuore di lei ebbe una stretta e per un istante, nella carrozza che proseguiva lontano dalla locanda, vide il volto di sua madre.
Fece un passo indietro, quasi barcollando.
"Bree?" fece Ben, voltandosi verso di lei "Stai bene?"
"Sto bene" confermò "voglio solo... andiamo a dormire"
Lui la osservò un lungo istante e poi annuì.
In silenzio si tolsero i mantelli e rimasero con i vestiti che avevano addosso, sdraiandosi sui piccoli letti.
C'era buio nella stanza, ma una piccola luce era data dalla candela sul comodino di Brianna che lei aveva accesso con la magia.
Non dissero una parola per molto tempo, come se entrambi fossero persi nei loro pensieri.
"Da piccolo non volevo mai dormire completamente al buio" disse all'improvviso Ben.
Brianna si voltò verso di lui e lo trovò che fissava il soffitto.
"Avevi paura del buio?" lo prese in giro.
"Tutti hanno le loro debolezze" rispose lui "e quella era la mia. Chiedevo sempre alle domestiche di accendere almeno tre candele, in modo che una volta si fossero spente tutte e tre io sarei stato di sicuro addormentato"
Brianna si ritrovò a sorridere, immaginando un piccolo Ben attento che le candele fossero sempre accese.
"Se io non riuscivo a dormire, mio padre mi raccontava delle storie" fece lei, dopo un po' "di solito le storie dei nostri antentati o gli antichi miti"
"Era un bravo narratore?"
"Il migliore"
Lo rivide che si sdraiava nel letto accanto a lei e rivide se stessa che si accoccolava sul suo largo petto, sbirciando il libro che aveva aperto davanti sebbene non sapesse ancora leggere.
Con gli anni aveva scoperto che la maggior parte delle storie erano molto più brevi e sintetiche, ma Rufus le riempiva di dettagli e descrizioni di sua invenzione per renderle più belle per la figlia.
"Cosa credi ci sia dopo la morte, Ben?" domandò Brianna.
Lui rimase in silenzio per qualche istante.
"Nulla" rispose "lo so, non è molto rassicurante. Ma credo che non ci sia nulla. Niente più sofferenze, niente più dolore. Solo pace"
"E solitudine"
"No" Ben scosse la testa "credo che nel nulla l'unica sensazione che si senta sia l'amore di coloro che ci hanno amato in vita e continuano ad amarci, a ricordarci ogni giorno. Quello fa in modo che non siamo mai davvero soli"
Era davvero così?
Poteva essere davvero così?
Non era una visione così pessimista, alla fine, era una visione quasi speranzosa.
Era come se l'amore non fosse che un involucro capace di proteggere chi non c'era più e renderlo immortale, in modo che non se ne fosse mai davvero andato.
Brianna lasciò cadere la mano oltre il bordo del letto e fu sorpresa di sentire le dita di Ben che sfioravano le sue, come se anche lui la stesse cercando proprio come lei stava cercando lui.
Le loro dita si intrecciarono e Brianna chiuse gli occhi, sentendo il sonno che pian piano la raggiungeva.
Quella notte sognò suo padre.
Brianna non riusciva a dormire e lui la raggiungeva, sedendosi accanto a lei come ai vecchi tempi.
Le passava un braccio intorno alle spalle e le carezzava i capelli, raccontandole una storia.
"Dove sei, papà?" domandava lei "Dove sei?"
"Sono propio qui, Bree" rispondeva Rufus "non mi vedi?"
"Non sei davvero qui. È solo un sogno"
Lui allora le sorrideva e si sporgeva per darle un bacio sulla fronte.
"Chi dice che i sogni non sono reali?" replicava.
Brianna allora iniziava a piangere, senza che nemmeno se ne fosse accorta: sapeva solo che ad un certo punto si era resa conto di aver le guance bagnate.
"Non piangere" le diceva Rufus, con dolcezza "sarò sempre accanto a te. Sarò nelle stelle, nell'aria che respiri, nella musica che senti, nel clangore di due spade che combattono. Non ti lascerò mai, piccola mia. Siamo una famiglia, no? Le famiglie rimangono insieme per sempre"
Posava una mano sul cuore di lei e le sorrideva.
"Sarò sempre qui" diceva "quando avrai bisogno di me, ti basterà pensarmi. Io sarò accanto a te. Solo perchè non mi vedi non significa che non ci sarò"
Brianna allora si era risvegliata, il cuore che batteva all'impazzata nel petto.
Sentiva ancora il calore delle dita di Ben intrecciate alle sue e quello le diede conforto.
Non era sola e non lo sarebbe mai stata.
Suo padre aveva ragione.
Chiuse di nuovo gli occhi, sentendo le lacrime impigliate alle ciglia.
Non c'era giorno che passasse senza che non sentisse la mancanza di Rufus e non pensasse a lui ogni sera prima di addormentarsi.
Fece così anche quella sera.
Sperò che il suo amore arrivasse fino a lui, dovunque fosse.
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A promise of thorns and roses
FantasyDicono che la magia abbia sempre un prezzo, ma qual è davvero il prezzo da pagare per chi gioca con essa? Quando Brianna Orphelin, erede al trono dell'alba, scopre di possedere la magia e di essere la chiave di un'antica profezia che permetterà la s...