8. Sotto allenamento

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Beautiful Things – Benson Boone

Il giorno seguente non ricordavo come fosse terminata la serata o la partita o chi diavolo mi avesse riportato nella mia stanza. Non avevo idea su chi avesse vinto tra i due fratelli, ma il mal di testa che mi avvolgeva il cervello bastava già come risposta. Molto probabilmente il sonno e la stanchezza accumulata durante la settimana, si erano fatti sentire e dovevo essermi addormentata proprio sul finale.Mi imposi di non chiederlo a nessuno, perchè tanto non avrei mai accettato un qualsiasi invito da parte di Ash.
Ero ancora sotto le coperte, quando un fischietto cominciò a risuonare per tutto il Greek.«Sveglia, vecchie canaglie! Giù dal letto!Forza, forza!È ora dell'allenamento del super fantastico Zion!C'è un trofeo che ci aspetta!» ascoltai la sua voce al megafono echeggiare per le pareti della casa, finchè non bussò direttamente alla mia porta.«Buon giorno principessa!Quello che ho appena detto, vale anche per te!Nessuno viene esonerato dai Giochi delle Case. Ci vediamo sotto tra cinque minuti esatti.»
Non sapendo di cosa si trattasse e per far presto, scesi nella sala comune in pigiama. Trovai tutte le Stelle radunate con addosso una tuta sportiva, il che mi fece desiderare di sprofondare sotto terra all'istante. Ash mi riservò un'occhiata di supponenza«Bel pigiama, ragazzina.»
Zion si sistemò gli occhiali da sole sul naso. Ancora non avevo mai visto di che colore fossero i suoi occhi. Parlò tenendo le mani nascoste dietro la schiena ad avvicinandosi  come se avesse a che fare con una bambina «Ehm. Scusa, Meg. Non che abbia qualcosa da dire sul tuo abbigliamento. La camicia da notte a fiorellini, la trovo davvero molto carina. Però sai, non credo che sia molto adatta per la giornata di oggi. Fossi in te, sceglierei qualcosa di più comodo.»
Mi strinsi nele spalle mentre le altre Stelle ridacchiavano sotto i baffi. Anche Aiden sembrò divertirsi molto dell'accaduto. Zion mi concesse altro tempo per tornare sopra ed infilarmi alla svelta qualcosa di più appropriato.
 
Quella domenica mattina, precisamente alle sette in punto, mentre il sole sorgeva alle nostre spalle, scoprii che la Fox aveva un'area dedicata allo sport. Eravamo in un gigantesco campo da football, con l'erba ben rasata e curata, la vernice bianca che ne disegnava i contorni e le regole. Non sapevo proprio cosa dovessi aspettarmi.
«So che a Charlotte, dispiacerà. Ma facciamo un piccolo ripasso per la nuova arrivata. Ok? Prometto che non mi dilungherò troppo» disse Zion poggiandosi una mano sul cuore.«Novellina, ti starai chiedendo perchè siamo qui?La risposta è semplice. Quattro anni fa, abbiamo inventato i Giochi delle Case.»
«Precisamente, sono stato io ad inventarli. Ma fate come volete. Prendetevi anche voi il merito» esclamò Nathe agitando una mano in aria.
«Grazie Nate, per l'appunto» commentò Zion alzando gli occhi al cielo.«I Giochi delle Case consistono in sei sfide in cui si affrontano tutti i dormitori del Campus. Per tua informazione, novellina, sono dodici. Ovviamente noi, siamo la Casa più piccola e con meno partecipanti. Ma non per questo, abbiamo meno probabilità di vittoria.L'anno scorso abbiamo perso per la prima volta. Ma, ahimè. È stata per pura sfortuna» mi spiegò concludendo con una faccia un po' affranta.
«Non è stata sfortuna. Hai flirtato con l'arbitro, Zion» lo rimbeccò Charlotte.«Hai cercato di corromperla. Ci hanno squalificati.»
«Non ci hanno squalificato. E poi non è stato per quello» sbuffò lui.
Charlotte incrociò le braccia al petto «Ah no?»
«Ok. Forse» Zion scrollò le spalle e sollevò un dito in aria «Forse un po' è stata colpa mia. Ma Nathe si è fatto male ad un piede ed Aiden era troppo occupato con suo padre per partecipare agli allenamenti. Tu, eri diventata matta per il tirocinio. Ed Ash non aveva voglia di far nulla come al suo solito. Ed alla fine è tutto andato a rotoli.»
Le Stelle abbassarono tutte un po' lo sguardo fissandosi le punte dei piedi.
Zion strinse un pugno davanti a sè «Quest'anno è il nostro ultimo anno. Abbiamo un membro in più nella squadra. E ci porteremo a casa questa vittoria! Lo prometto!»
«Va bene, va bene. Ti avevamo perdonato comunque, Zion» gli cinse scherzosamente le spalle Aiden.
Non ero assolutamente una tipa sportiva e sperai con tutta me stessa di non deludere le aspettative di Zion. «In che consistono queste sfide?» chiesi per farmi un'idea.
«Corsa. Ruba bandiera. Salto con il sacco. Trova il tesoro. Tiro alla fune. Nascondino. Non per forza in quest'ordine. Vengono estratte a sorte» rispose Alex elencandole con la mano.
Sorrisi pensando se fosse uno scherzo. «Ma sono giochi per bambini.»
«Ed è proprio questo il bello, novellina. Il fatto che ora siamo grandi. E non possiamo più farli. Oh, sarà uno spasso, vedrai.» Zion incominciò a camminare avanti ed indietro.«Per prima cosa, dobbiamo dividerci i compiti. Meg, è evidente che ha bisogno di una mano per rimettersi in pari. Perciò a turno, vi prenderete cura di lei e l'allenerete per ogni sfida.»
«Puoi contare su di noi, Meg» cinguettò Alex con un'espressione entusiasta mentre Charlotte si limitò a sospirare.
«I Giochi si terranno di domenica, tra due settimane. La Casa che raggiungerà il maggior numero di vittorie si aggiudicherà il trofeo. Tu, Meg. Verrai ogni mattina qui al campo alle sette. Trovai uno di noi ad aspettarti e ti preparerai insieme a  lui.»
«Ora voglio tutte le vostre mani qui al centro» disse Zion allungando un braccio.
«Dobbiamo farlo per forza?» si lamentò Nathe per poi poggiare la mano su quella di Zion.
«Obbligatorio, amico.»
Lo imitarono tutti a turno, Ash fu l'ultimo con noncuranza ad aggiungersi al cerchio. Mi sentivo di troppo ed esitai.«Avanti.Sei dei nostri ora, Meg» mi incitò Aiden con un sorriso luminoso.
«Uno.Due.Tre. Il Greek è il più forte che c'è!» strillarono in coro le Stelle. Ed io, per la prima volta in tutta la mia vita, provai la sensazione di sentirmi parte di qualcosa di più grande di me. Era bellissimo.
 
Lunedì, prima delle lezioni, trovai Aiden ad aspettarmi. Se ne stava seduto sul prato con le braccia poggiate sulle ginocchia, preso a guardare un cielo che cambiava continuamente colore. Non appena mi vide arrivare, i suoi occhi luccicarono «Ehi, ti va se aspettiamo un attimo che sorga il sole?Mi piace questo momento.»
Annuii e presi posto accanto a lui.
«Lo senti anche tu?» mi domandò riprendendo a fissare in alto.
«Cosa?»
«Il silenzio. A volte, fa un rumore assordante. Altre volte, come adesso, sembra rimettere al proprio posto tutte le cose» strinse le labbra in un linea sottile e respirò affondo.«Sono circondato ogni giorno da persone che mi dicono cosa dovrei essere e quello che dovrei fare. Ma sai che vorrei più di tutto?»
«Rimanere solo per un secondo» risposi buttando fuori un pensiero a voce alta. Lui si voltò subito e mi soppesò con lo sguardo da sopra la spalla.
«Esatto» sussurrò.«Sono strano, secondo te?»
«No» mi sbrigai a ribattere.«Non sei strano.È solo che a volte, da grandi poteri derivano grandi responsabilità.»
Aiden scoppiò a ridere e lo fece di cuore. Fu così contagioso che coinvolse anche me. «Oh, matricola. Questa proprio non me l'aspettavo. Sono contento che tu sia qui.»
Imitai un sorriso «Bhe, grazie. Anch'io sono contenta di essere qui. E se ti fa sentire meglio» dissi mentre mi tiravo su in piedi,«Il vero problema è quando ti senti troppo solo. Perchè lì, i vuoti, non si riempiono mai.»
Aiden mi fece correre. Ci fermavano ogni cinque metri per riprendere fiato e a me sembrò che stessi combinando un disastro. Ma lui non mi fece pesare la cosa, anzi iniziò ad andare al contrario, sorridendo e continuando a ripetere che potevo farcela. Il campo da football quel giorno, divenne chilometrico nella mia mente. Un turbine che non avevo le forze necessarie per concludere.
 
Martedì fu ul turno di Alex che attendeva districando i muscoli con i suoi capelli rosa fluo che risaltavano in mezzo a tutto quel verde intorno. Saltellava da una parte all'altra.«Allora? Sei pronta?»
«Pronta, non direi. Mi sembra di portare dietro un macigno ogni volta che inizio a muovermi.»
«Oh.È solo questione di abitudine. Fidati di me. Le prime volte che cominci a correre ti viene subito voglia di mollare. Ma quando poi prendi il via, l'adrenalina entra in circolo e si accende come una fiamma. Tu devi solo inseguirla.»
Mi stiracchiai la schiena «La fai facile.»
Lei mi puntò un dito al petto «Perchè è, facile. Te lo dice una che prima odiava la corsa ed ora non può più farne a meno.»
«Davvero?»
Alex annuì «Ai miei genitori non è mai importato granchè di me. Erano sempre in giro per il paese a fare affari. Vendono case di lusso.» Fece una pausa con un lungo respiro «Per sentirsi meno in colpa hanno cercato per anni di riempirmi le giornate con sport ed hobby assurdi. Così che non mi accorgessi che loro non c'erano mai. Li ho provati tutti. Sul serio. Sparane uno ed io l'ho fatto. Mi piaceva cambiarli solo per dar loro del filo da torcere. Non che abbia comunque funzionato.»
Mi accarezzai con una mano dietro al collo «Mi dispiace, Alex.»
«Non dispiacerti. C'è il lato buono della medaglia» sorrise alzando una spalla.«Ho imparato a cavarmela da sola. Ho sempre avuto tanta energia senza sapere come sfogarla. Poi ho conosciuto la corsa. E non mi sono più fermata.È liberatoria ed inebriante. Ecco perchè devi credermi se ti dico che la parte più difficile è proprio adesso. Cominciare. So di cosa parlo.»
«Ok, Alex. Hai vinto» dissi sollevando entrambi i palmi.«Mi fido di te.»
 
Mercoledì mentre correvo con Charlotte, che fino a quel momento non mi aveva rivolto nemmeno mezza parola se non uno sbuffo annoiato, mi venne voglia di spezzare quel silenzio. «Hai scelto medicina, deve essere dura.»
Lei si fermò di colpo.«Ascolta» disse sciogliendosi i capelli sulle spalle per poi sistemarli di nuovo in una coda.«Non ho niente contro di te. Ma non siamo amiche. Quindi non pensare che comincerò adesso a raccontarti storie sulla mia vita.»
«Ma io volevo solo...»
«So cosa volevi. Ma non farlo.» Puntò le braccia ai fianchi «Ok. Piaci ad Aiden e forse anche a qualcun altro. Ciò non vuol dire che devo necessariamente essere carina anch'io con te. Perciò, saltiamo i convenevoli e finiamo questa corsa. Per l'amor del cielo» concluse passandosi una mano sul viso.
«Non volevo essere un problema» risposi ficcandomi le mani nelle tasche della felpa.
«Eppure lo sei, pivella.» Riprese a correre, lasciandomi dietro alla sua scia.
 
Giovedì Zion indossava gli occhiali da sole e una tuta blu elettrico con tante piccole nuvolette bianche disegnate.«Char dice che sei lenta» esordì storcendo il naso.«Conoscendola so bene quanto sia melodrammatica. Che ne pensi se le dimostriamo il contrario, novellina?»
«Sai, forse ha ragione. Forse non dovrei partecipare ai Giochi. Siete tutti così affiatati. Io vi rallenterei e basta.»
Sbarrò gli occhi «Scherzi?» Si avvicinò e mi cinse le spalle.«Senti. So bene il detto Squadra che vince non si cambia. Ma a volte, i cambiamenti portano in posti inaspettati. E secondo te, poi, io sarei uno a cui non piace scommettere? Ti avviso. Punto sempre sul cavallo sfavorito e non sono mai stato deluso.»
«Oh. Molto bene. Mi hai appena paragonato ad un cavallo» dissi ironicamente mentre incrociavo le braccia al petto.
«No! Certo che no! Sto solo dicendo che credo in te, novellina. Ed io ho occhio per certe cose.»
 
«La corsa non è nemmeno il mio forte. Perciò non ti abbattere» Nathe tentò di consolarmi venerdì, sotto un cielo tinto di rosa. Avevamo appena terminato il terzo giro del campo.«A me sembri cavartela alla grande» gli feci notare con un po' di fiatone.
«Solo perchè Aiden mi è stato parecchio dietro. A lui piace darsi da fare» mi spiegò passandosi una mano tra i capelli rossicci.
«Sì. Deve essere proprio il tipo che quando si mette in testa qualcosa, non si arrende facilmente.»
«Ed è così. Pensa che è stata la prima persona che ho conosciuto quando sono arrivato alla Fox.»
Arricciai le labbra «Questa storia non mi è nuova.»
Nathe trattenne una risata «All'epoca mi interessavano solo i computer. E riflettendoci bene, non è che le cose siano cambiate granchè da allora. Passo lo stesso tutto il tempo davanti ad uno schermo. E mi piace quello che faccio.»
«Deve essere molto bello» commentai guardando avanti e tenendo il ritmo dei passi.«Intendo, trovare qualcosa che ti piace e riuscire a vivere solo di quello.È una fortuna.»
«Credimi, è molto meglio avere degli amici su cui contare.» Sollevò gli occhi verdi in alto «Ora ci sono le Stelle. E non mi sento più il ragazzo solitario che ero al liceo. Per loro non sono il tipo strambo con gli occhiali.»
Inarcai un sopracciglio «Porti gli occhiali?»
Nathe sorrise dolcemente «A volte sono così sbadato da dimenticarmi le lenti a contatto. Hanno una cosa di fantastico le Stelle.» Inclinò il viso verso di me «Riescono a vederti per ciò che sei davvero. E lo accettano.»
«È stata dura anche per te al liceo?» domandai perchè in un certo senso, avevo la sensazione di poter capire quello che doveva aver passato.
«Non mi piace parlarne. Ma sì. Le ho prese più di una volta. Non riuscivo mai a reagire. E sai perchè le prendevo? Perchè ero quello che se ne stava per conto suo senza dar retta a nessuno. Sono l'unica Stella che non ha i genitori ricchi. Ho vinto una borsa di studio, mi sono fatto il culo per essere qui. E la Fox ha cambiato la mia vita di botto.»
«So cosa vuoi dire. Ho vinto anch'io una borsa di studio» confessai.«La gente mi ha sempre compatita perchè i miei sono morti quand'ero molto piccola.»
Nathe espirò l'aria «Allora noi due abbiamo più cose in comune di ciò che sembra.»
«Hai ragione.»
Arrestò la corsa ed io lo imitai.«Che ne dici, Meg? Propongo di dedicare il successo che avremo ai Giochi delle Case a tutti quelli che ci hanno dato calci nel sedere. Ti va?» Allungò  una mano.
La strinsi senza pensarci due volte «Affare fatto.»
 
Arrivò sabato e accadde ciò che avevo già previsto. Ash non si presentò all'allenamento. Quando non trovai nessuno ad aspettarmi, decisi che avrei corso da sola. Tutti si erano così tanto dati da fare che avevo una promessa implicita da mantenere. Non li avrei mai delusi.

C'era una volta Alice ( Favole Di Carta )Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora