24. Un terribile sbaglio

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Tom Odell - Another Love

Non è vero che esistono le persone giuste al momento sbagliato. Perché la verità è che non c'è un tempo per stare con qualcuno. È una questione di coraggio. Quanto coraggio hai, per affidare il tuo cuore a qualcuno? È una questione di fiducia. Quanto sei disposto a tenerti stretto a qualcuno? Perchè amare qualcuno, è un po' come tuffarsi in mare. Puoi nuotare. Puoi imparare a respirare. Puoi salvare ed essere salvato. Puoi domare onde incredibili o farti abbattere. Ed anche quando ti sembrerà di affogare, ci sarà qualcuno che ti tirerà su.
Devi volerla la felicità. Devi scaraventare i tuoi sentimenti contro i muri che hai costruito.
Esistono persone giuste o sbagliate per noi, ma non tempi. Perchè per la felicità, per quanto possa spaventarci, siamo tutti pronti. Anche quando i rischi sono alti. L'amore è una scommessa. L'amore è una questione di cuore. Perchè quando ti innamori di qualcuno non importa più niente. Il mondo intorno, smette di girare. Non credete a chi vi dice che non sia così.
Non credete a chi vi dice ora no, domani forse. Chi vuole te, fa di tutto pur di averti. Contro distanze, orgoglio, lavoro, scuse, giorni, impegni, legami.
Perché innamorarsi di qualcuno è bello. Dividere la tua vita con qualcuno, è bello.
E l'amore è cosa semplice. Così semplice, che quando lo incontri, non ti fai domande. Lo riconosci subito. E il punto è questo. Che quando ti innamori, sembra sempre la prima volta. E che quello che c'era prima, improvvisamente si dissolve. E allora ti ritrovi a pensare che questo sia veramente amore. Non esiste il tempo in amore. Esistono cuori capaci di amare e lasciarsi amare.

Avevo baciato Ash Storm. E baciare Ash Storm era come stare sulle montagne russe e poi avere paura delle altezza. E chiudere gli occhi. E sentire lo stesso la vertigine. E avere le farfalle nello stomaco. E mi sentivo in grado di fare qualsiasi cosa. E mi tremavano le gambe. E il mondo sembrava quasi diverso.E... Finii dentro ad un altro ricordo. Ero una bambina con un cappottino rosso che passeggiava mano nella mano con i suoi genitori. La facevano saltare e poi la sollevavano da terra e a lei sembrava che stesse per spiccare il volo. Era felicissima di vederli insieme. Ma poi il suo sguardo cadde su un altro bambino che camminava nella direzione contraria. Sorrideva stringendo la mano di una donna dai lunghi capelli neri con un bel vestito indaco che avrebbe dovuto essere la sua mamma. I loro volti erano sfocati come accadeva sempre nei miei ricordi. Un solo particolare era ben chiaro. Il bambino stringeva un cappellino da baseball. Uguale a quello che portava sempre, Ash.

Mi dissi che era una coincidenza. Mi dissi che era la mia mente a giocare brutti scherzi. Mi dissi che farmi coinvolgere da lui voleva dire dargli spazio in parti della mia testa a cui non avrebbe dovuto accedere. Molto probabilmente era questo il significato di quel ricordo. Avere una sorta di attrazione verso Ash, mi metteva in discussione l'anima.Scacciai via quei pensieri. Eravamo distesi a terra. Lui aveva la testa tra l'incavo del mio collo e della spalla ed io ero nella stessa sua posizione ma dal lato opposto. Guardavamo di nuovo il cielo stellato e non avevo idea di quanto tempo fosse passato da quando eravamo arrivati al planetario.Sbattei le palpebre «Ma che stiamo facendo, Ash?»
«Non lo so, Meghan.Dimmelo tu» rispose continuando a fissare verso l'alto.
«Avrei voluto prenderti a pugni fino ad un attimo fa. E d'ora ci siamo appena baciati.»
«Ho un'idea.Potresti lasciar perdere Aiden. Lui non ti piace veramente» propose in tono un po' provocatorio.
«E tu cosa ne sai?» esclamai stringendo le labbra.
Strofinò i capelli sul mio collo «Sei qui. Con me. So come ti senti adesso.»
«Questo non significa niente» ribattei scuotendo la testa.«Questa cosa tra noi, non ha nessun senso.»
Ash si sollevò e puntò i suoi occhi blu nei miei «Deve averlo per forza?Pensaci. Niente etichette. Niente problemi. Niente legami.Possiamo passare tutto il tempo che vogliamo insieme.»
Sembrava un'offerta vantaggiosa, un patto che se fossi stata qualcun'altra, avrei sicuramente stretto.Feci una smorfia «Parli così solo perchè siamo in questo posto sperduto.E poi non so se potrei mai fare una cosa del genere. Guardami, Ash» gli ordinai sollevandomi sulle braccia e mettendomi davanti a lui.«Secondo te, sono il tipo di persona che riesce a non avere legami baciando qualcuno?E tu. Tu ce la faresti davvero con me? Conta così poco quello che è appena successo?»
Ash si inumidì le labbra «No. Volevo dire...»
«Cosa?Ash?»
«Ascolta. Finchè restiamo qui in questo stupido planetario, posso pensare di essere una persona diversa. Posso pensare di essere un ragazzo diverso. Posso pensare di essere...Oh, lascia perdere.»
«Continua la frase» lo incitai mordendomi il labbro.
«Là fuori, io so chi sono, Meg. Ma qui...Qui posso essere chi voglio.»
Spalancai le mani facendole sbattere contro il pavimento«E chi vorresti essere, Ash?»
«Hai detto che il tuo primo bacio avresti voluto darlo a qualcuno che fosse veramente importante per te. In questo stupido planetario, mi fai venir voglia di essere quel qualcuno.»
Dovetti sfregarmi le dita per capire che non stavo sognando. L'aveva appena detto veramente ed io stentavo a crederci. Potevo non saperne niente dei miei sentimenti per Ash, contorti e decisamente autodistruttivi, ma aveva assaggiato come mi avevo fatta sentire e non volevo smettere di provare quella sensazione.
Aggrottai la fronte ed Ash fece lo stesso. Sollevò il mento«Che succede?» mi chiese riportandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio. Quel gesto fu così gentile che per un secondo dimenticai ogni cosa.
Deglutii «Ora noi torniamo indietro...» Le parole mi uscirono a malapena, come se fossero bucate, come se si sgonfiassero ad ogni lettera.«Ora noi torniamo indietro e tutto questo finirà.Non è così?»
Ash inarcò un sopracciglio«Ti preoccupi di quello che accadrà quando saremo alla Fox?»
«L'hai detto tu stesso due minuti fa. Fuori da qui, sai benissimo chi sei.»
Le sue labbra si strinsero in una linea retta«E tu sei così sicura di non volere che le cose tornino come prima?»
Mi strinsi nelle spalle. Volevo che fosse tutto più facile.«Non lo so. Cioè. Mi sembrano discorsi così assurdi...»
«Meghan.Io davvero non posso...» Un tuono lontano lo interruppe ed Ash non finì mai quella frase. Spostò lo sguardo su una delle finestre «Dovremmo tornare indietro prima che cominci di nuovo a piovere.»

Partimmo per la Fox chiudendo la parentesi che c'era stata tra noi in quel planetario. Sapevo non sarebbe successa ancora una cosa del genere, ma un po' ci speravo. Ash non intraprese la strada dell'andata, ma deviò in quella che supponevo avrebbe dovuto essere una scorciatoia.
Quando raggiungemmo un ponte, Ash accelerò e rabbrividì. Me ne accorsi dalla pelle d'oca che gli spuntò fuori sul collo. Guardai meglio dove ci trovavamo, cercando di capire perchè mai quel luogo gli avesse provocato quell'effetto.
Era solamente un vecchio ponte, nemmeno poi così alto, con la strada asfaltata nel centro e i parapetti laterali in legno, al di sotto, l'acqua di un fiume scorreva trasparente.
Fissare quell'acqua mi fece scoppiare la testa all'improvviso.«Ash!Fermati!» gridai ma lui finse di non sentirmi e continuò a tirare dritto. Battei entrambi i pugni sulla sua schiena.«Fermati, Ash!Dannazione!»
Inchiodò e mi sfilai il casco perchè avevo urgentemente bisogno d'aria. Andai dritta verso il parapetto, pensando che sarebbe stato meglio. Invece la situazione non fece altro che peggiorare. Un vento da temporale mi investì in pieno viso. Avevo freddo ma non importava. Mi portai una mano al petto ed ansimai velocemente.
Scivolai a terra mentre il cuore mi pulsava in preda al panico.Credevo potesse uscirmi fuori dal petto. Mi soffermai sulle mani che non la smettevano di tremare.
Ash fece per venirmi incontro ma si fermò a qualche passo da me. Il cielo continuava a tuonare.«Meg?Stai...Stai bene?»
Vederlo in difficoltà mi destabilizzò ancora di più ma ero troppo occupata a cercare di non entrare nel pallone per preoccuparmi anche di lui.«Qui» dissi in affanno.«Qui è successo qualcosa di brutto.Io lo so. Lo so. Lo so.Lo so.Ma non me lo ricordo.» Mi presi la testa tra le mani «Perchè non me lo ricordo, Ash?Perchè mi viene da piangere e sento che sto quasi per soffocare?Cos'ho che non va?Perchè deve accadermi tutto questo?Io non lo voglio.» Le lacrime iniziavano a sciogliermi la faccia e non sapevo come fermarle.«Non lo voglio, Ash» lo supplicai.
Lui inclinò il viso, poi si rannicchiò davanti a me piegandosi su un ginocchio. Strinse le mie mani mentre gli occhi diventavano di un grigio spettrale. Mi baciò di nuovo. Ma fu un bacio gentile e triste e forse disperato.«Ascolta» disse accarezzandomi i capelli.«Stai avendo un attacco di panico, Meg.» La sua voce era calma e lenitiva.
«Lo so benissimo.»
«Devi calmarti, ok? E devi respirare. Va tutto bene. Sono qui.» Ash cercava di confortarmi, anche se avevo l'impressione che si stesse contenendo. O che stesse sopprimendo qualche sentimento nelle profondità di se stesso. Era impallidito anche lui.«Sono qui.»
«Se va tutto bene» esclamai con voce strozzata e stringendo gli occhi in due fessure.«Perchè stai tremando anche tu? Perchè questo posto fa paura anche a te?»
Ash si paralizzò per un secondo, puntò lo sguardo verso il cielo e sospirò «Avanti, Meg. Torniamo a casa.»
Scossi la testa, aprii e chiusi i pugni, respirai profondamente, tentai di riprendere il controllo sul mio corpo. Ash baciandomi in quel modo era riuscito a spostare la mia attenzione completamente su di lui. Sapevo perchè l'avesse fatto. Perchè smettessi di pensare a ciò che avevo intorno. Concentrarsi su qualcosa di reale, assopiva l'attacco di panico.
Immerse le dita tra i miei capelli ancora una volta, fino a farle scivolare sulle guance «Guardami, Meghan.Non ho mai pregato nessuno.Ma adesso lo faccio con te. Ti prego, torna a casa con me.»
Annuii e lui mi avvicinò la testa contro la sua spalla. Mi abbracciò stringendomi come se dovessi scappare da un momento all'altro.«Ci sono io. Ci sono io. Ci sono io.È solamente un posto, Meg. Non può farti niente di male.»
Non dissi niente forse perchè non avevo niente da dire.
«Sta per piovere di nuovo. Ora dobbiamo andare ok?»
«Ok.»
«Ce la fai a tornare alla moto?»
«Mmh.Mmh.»
«Ok.Ci penso io» disse e poi mi cinse le cosce con le braccia sollevandomi da terra. Poggiai la testa contro il suo petto.C'era più calore lì, che in qualsiasi altra parte del mondo.


Di solito quando torni a casa, il tragitto del ritorno sembra sempre breve. Quel giorno, pensai che qualcuno avesse teletrasportato la Fox altrove. Quel ponte mi aveva distrutta senza che sapessi perchè.
Ash si fermò poco distante dal dormitorio. Si sfilò il casco ed io lo imitai sbrigandomi a scendere dalla moto. «Ehi, ti va se...» provò a proporre ma io lo bloccai.«No.»
«Ci sarebbe una cosa che dovrei dirti» esclamò fissando la visiera e passandoci sopra una mano.«Dovresti sapere che...» Quando sollevò lo sguardo per puntarlo nel mio qualcosa lo distrasse ed allungò il collo per guardare meglio alle mie spalle. «Ciao fratellino» sorrise alzando un angolo della bocca.«Bentornato.»
Aiden fece un sorriso tirato, sembrava un po' a disagio «Mi sono perso qualcosa?»
«Aiden!» gridai correndogli incontro. Ero felicissima di sapere che fosse tornato. Avevo completamente perso il conto dei giorni.Mi fiondai tra le sue braccia e mi lasciai avvolgere dall'odore del mare e dalla sicurezza che mi dava ogni volta. Mi calmò all'istante.«Sapete, è strano vedervi insieme» disse sollevando le sopracciglia e sciogliendo l'abbraccio.
«Kits ci ha messi a lavorare in coppia. Ho reclamato la mia vittoria per la quella vecchia scommessa.Spero non ti dispiaccia» spiegò Ash mandandosi i capelli all'indietro.
«Sono tutta intera» dissi con un sorriso sincero.
«Bene.» Aiden ficcò le mani nelle tasche dei pantaloni.«Mi sembra di esser stato via una vita.» Poi fece un passo verso il fratello«Oh.Uhm. Ash? Nostro padre ha chiesto se puoi rispondere alle sue chiamate ogni tanto.»
«Ma certo» acconsentì lui con un tono ironico.«Ogni parola del vecchio è legge, no?»
Accese il motore della moto e partì lasciandoci soli, senza nemmeno darmi il tempo di mettere insieme qualche pensiero. Cercai di mollarmi Ash dalla testa e concentrarmi su chi invece avevo davanti.
«Allora, com'è andata con tuo padre?» chiesi iniziando a camminare verso il Greek. Aiden mi seguì restando al mio passo un po' più lento del solito.«È stato...Interessante.Mio padre è sempre più convinto che dopo il college entrerò a far parte del consiglio di amministrazione.»
«Ed è una buona cosa, no?»
Sollevò una spalla «Sì.Immagino di sì.» Mi diede un colpetto con il braccio «Hai letto il mio fumetto?»
«A dire il vero...» esclamai mordendomi l'interno della guancia.«Sono stata un po' occupata. Tra la relazione per Kits e la settimana di lavoro alla Bakery House.»
Aiden sgranò lo sguardo «Hai lavorato davvero alla Bakery House? Perchè?»
«Bhe, volevo sperimentare qualcosa di nuovo.Credo.»
«Ok.»
«Anche Ash, l'ha fatto.»
Aiden imitò un colpo di tosse «Ash?»
Nascosi le mani dietro la schiena «Sì. Ma non credo che quel tipo di lavoro faccia al caso suo. Se la cava malissimo sia con il caffè che con i rapporti con le persone.»
Spostò lo sguardo verso il cielo grigio «Oh. Ecco perchè mio padre era così incazzato allora. Sarà sicuramente riuscito a scoprirlo.»
Aggrottai la fronte «E che c'è di male?»
«Bhe...Vedi. Gli standard della mia famiglia sono piuttosto alti. Lui desiderava che Ash studiasse legge come me, fin dall'inizio. Mentre mio fratello ha fatto quello che fa sempre. Ha mandato a monte le sue aspettative iscrivendosi ad economia.»
Mi infilai le dita tra i passanti dei pantaloni di Ash. Lo facevo ogni volta che ero presa da una conversazione.«Sì, ma Ash è il migliore studente del suo corso. Non dovrebbe esserne comunque fiero?»
«Fiero...» ripetè Aiden con una risata amara.«Fiero non esiste nel vocabolario di mio padre. E poi non è questo il punto. Lui sta aspettando che Ash gli dimostri qualcosa. Sai perchè Ash sta frequentando proprio economia? Perchè vorrebbe ripiegare in un colpo di stato. Colpire mio padre sulla cosa a cui tiene di più al mondo. La sua società.»
«Come potrebbe...»
Aiden mi sfiorò il braccio e ci fermammo insieme.«Pensaci bene, Meg. Ogni Stella è brava in qualcosa. Zion è un mago con i numeri.Nathe un genio dell'informatica. Charlotte in medicina, ma il suo campo preferito è la sperimentazione. Alex è seconda nel suo corso ad Ash, ma se la cava meglio di lui con le strutture aziendali. A te viene in mente niente?»
«Ha formato una squadra?Perchè?»
Aiden sospirò «Perchè il suo obiettivo è creare una società d'investimenti migliore di quella di mio padre, così da soffiargli via tutti i suoi clienti più importanti. Tipo i genitori di Charlotte, per esempio. Non dovrei parlarti di queste cose ma...Se scoprisse che ti ho raccontato i suoi piani di conquista...»
«Chiaro.Tranquillo» lo rassicurai.«Farò finta di niente.»
Lo sguardo di Aiden si incupì «Si autodistruggerà con le stesse mani. Lo fa sempre. Su ogni singola cosa.»
«Tu non sei d'accordo?»
«Per niente» disse calciando un sassolino immaginario.«Ma non posso impedirglielo. Ha le sue buone ragioni.» Puntò i suoi occhi verdi nei miei e mi strinse ancora una volta a lui, strofinandomi una mano sui capelli.«L'ho detto che mi saresti mancata.»

Era notte e non riuscivo a dormire come al solito. Mi chiesi se Ash avesse ancora mantenuto l'abitudine di tenere la tv accesa per addormentarsi. Era da un po' che non scendevo nella sala comune a controllare. Mi costrinsi a non pensarci ma l'impulso di andare a verificarlo io stessa, era più forte persino della mia volontà. Uscii dalla stanza in punta di piedi ed imboccai le scale. Sull'ultimo gradino, mi bloccai e feci un passo indietro. C'era qualcuno che stava parlando a bassa voce. Non volevo origliare, sul serio. E mi sentivo un po' in colpa per quello che stavo per fare. Ma la Fox aveva fin troppi segreti e forse anch'io avevo il diritto di conoscerne qualcuno.
«Ash, deve finire questa storia. Io non posso più andare avanti così. Ci ho pensato bene mentre ero via e non voglio più mentirle» disse Aiden con voce nervosa.«Dio, mi chiedo perchè mai io abbia accettato tutto questo. Dobbiamo dirle la verità.»
Mi accasciai contro la parete, stringendomi le spalle. Stavano parlando di me?
«E quale sarebbe la verità? Dimmi. Sai benissimo perchè stiamo facendo quello che stiamo facendo» rispose il fratello gelidamente.
Ci fu un minuto di silenzio. Poi Aiden probabilmente si lasciò cadere con un tonfo sul divano «Giocare con il suo cuore non rientrava nei piani.»
«Sapevi sin dall'inizio che quello sarebbe stato il tuo compito. Ed ora vuoi dirmi che non sei capace di portarlo a termine?»
«Me ne tiro fuori, Ash.»
Lui di rimando fece una risata amara «Lei ti piace. Mi stai dicendo che lei ti piace davvero. E lo stai dicendo proprio a me? Non posso crederci.»
«Sì, Ash.È successo.Ed è proprio il motivo per cui voglio chiuderla qui.»
«E allora avanti» ribattè Ash su di giri.«Va dalla tua cotta adolescenziale e raccontale tutto. Ti odierà.»
«Odierà anche te.»
Ash sbuffò divertito «Oh. Sono sicuro che posso conviverci.»
«Certo» commentò Aiden sbattendo i pugni da qualche parte.«L'hai fatto per tutto questo tempo, in fondo. No?»
«La regola era che non dovevi innamorarti di lei.»
«La regola, fratello, era che lei andasse via da questo posto. Ma, Ash, davvero. Non possiamo farlo. Lei mi fa sentire migliore. Ed è riuscita a farlo anche con tutti gli altri.»
Ash fece schioccare la lingua «Oggi siamo stati sul ponte. Non l'ho fatto apposta.»
«Perchè diavolo l'hai portata là?» rispose Aiden con un tono accusatorio.
«Stava per piovere e volevo prendere una scorciatoia. Non mi ero accorto di dove fossimo finchè non ci siamo passati sopra. Era a pezzi. Completamente. Fidati, è meglio un cuore spezzato che quel tipo di dolore. Ma adesso basta» disse spazientito.«Fa come ti pare. Sono stufo di questa discussione.»
Sentii i passi avvicinarsi verso l'entrata della sala comune e smisi di respirare indietreggiando.
«So che sei qui, Meghan. Esci fuori» ordinò Ash infastidito.
Feci come aveva detto e mi palesai fremente di rabbia «Stavate parlando di me, giusto?»
Aiden sbattè le palpebre, aprì e chiuse la bocca mentre Ash sembrava annoiato e scocciato, come se fossi un insetto che era pronto a ributtare fuori in giardino.«Hai sentito tutto?» mi domandò Aiden facendo per venire nella mia direzione.
«Non avrei dovuto? Eccomi. Ora potete spiegarmi entrambi come stanno le cose» dissi incrociando le braccia al petto.«Spezzarle il cuore? Cosa sono un'altra scommessa? Un gioco? Oh, santo cielo. Sono così stupida...Io...Ma che razza di persone siete voi due?»
Ash mi passò affianco «Bene. Lascio le spiegazioni a te, fratello.»
Lo fermai spintonandolo all'indietro «No, tu non te ne vai adesso. Resti qui.»
Mi osservò con un'espressione sprezzante, sollevando il mento «Vuoi delle spiegazioni? Benissimo.»
«Ash?» lo chiamò Aiden impallidendo. Ma lui sembrava aver proprio voglia di continuare «Il ponte di oggi è dove è morta nostra madre, Meghan. Non so come tu facessi a saperlo ma la cosa ha stupito anche me.»
«Ash...» ripetè Aiden come se volesse fermarlo.
«Tu ricordi un bambino, giusto? So che lo ricordi. Non puoi averlo dimenticato.»
«Come fai a...» dissi spalancando la bocca mentre le braccia diventavano molli.
Sorrise arcignamente e la sua ombra mi inghiottì del tutto. «Lo so perchè quel bambino è mio fratello.»
«Ash!» strillò Aiden palesemente infuriato.
«Sta dicendo la verità?» spostai lo sguardo su di lui.
Aiden sbattè le mani lungo i fianchi esasperato«Ash? Perchè?»
Ash inclinò la testa quasi volesse studiare la mia reazione «Avanti, Aiden. Rispondile.»
Aiden abbassò gli occhi verdi lucidi come una distesa d'erba «Giocavamo e basta, Meg. Non credevo fosse così importante.»
«Ma tu vivevi in un'altra città, no? Come facevamo...»
«I nonni avevano una casa molto vicina a quella di tua zia. Nostro padre ci portava ogni estate là» spiegò Aiden continuando a non guardarmi.
«E allora perchè mi ricordo solo di te, ma non di lui?» domandai indicando Ash che era ancora davanti a me.
«Ecco» esordì dandomi una spallata ma stando ben attento a non farmi male.«È proprio arrivato il momento che tu cominci a farti i cazzi tuoi. Ti abbiamo detto quello che volevi sentirti dire, no? Ora è meglio che tu vada a dormire. Domani sono certo che mio fratello sarà ben felice di rispondere a tutte le tue domande. Buonanotte, Meghan.»
Quando tornai nella mia stanza, come se non fosse stato abbastanza quello che era appena successo, sulla porta era appeso un nuovo biglietto "Ci son due bambini che con i tranelli son davvero bravi. Quando capirai che quello che vedi non c'entra nulla con ciò che ti aspettavi?"

Vi siete mai fermati a vedere le righe tra le mattonelle? Ecco, spesso io vorrei trovarmi lì. Con una strada e una direzione da seguire. E non costantemente come se le mura di casa, dovessero crollare da un momento all'altro.
E so bene che se crollano loro, crollo anch'io. Ma so anche che posso ricostruirmi. Che posso disegnarmi i pezzi mancanti. Che posso inventarne di nuovi. Che posso cambiare le mie regole, i miei limiti, i miei difetti, la mia testardaggine.
Quello a cui non posso andare contro, è il mio cuore. E per quanti mattoni, macerie, grattacieli, castelli, o cieli io faccia, non sarà mai abbastanza.
Perché quello che hai dentro, anche se ci scarabocchi sopra con la penna, se volti il foglio, il segno resta.
E allora se proprio deve rimanere e non posso cancellarlo, posso trasformarlo in uno splendido origami. Ecco cosa ho imparato oggi. Che la carta, per quanto puoi accartocciarla, sarà sempre in grado di volare.

C'era una volta Alice ( Favole Di Carta )Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora