Perché devo sentirmi così? Perché devo vedere sempre la mia anima fatta a brandelli, raccogliere vetri e cocci del mio cuore. Perchè dentro tutti quei pezzi che perdo non posso vederci farfalle. Perché non posso vederci un mazzo di fiori. Perchè non posso vederci stelle che cadono. O scintille di un camino acceso. O le note di una canzone. O i fili di un maglione che mi piace da impazzire. O la sabbia del mare quando è agosto e ti scotta i piedi. O fotografie. O biscotti. O luci che illuminano una stanza. Perchè tutte le cose rotte devono per forza fare male? Perché se si rompe qualcosa non può uscirne qualcosa di bello? Come un puzzle. O i lego. O le colombe che i maghi tiravano fuori dai loro cappelli. Ecco, se mi rompessi. Vorrei questo. Aprire la gabbia e far uscire splendide cose.
Stare lontano da uno Storm era come prendere il raffreddore, più lo evitavi, più tornava a tormentarti. L'esperienza alla Bakery House si era conclusa ed ero sicura che non avrei più visto Ash così tanto spesso.
Rose era partita subito dopo la nostra chiacchierata. Avrebbe avuto un incontro con dei clienti importanti per il giorno seguente, a cui non poteva mancare.
Per cena quel sabato, mi ero messa in testa di preparare della pizza fatta in casa. Il lavoro alla caffetteria mi aveva fatto venir voglia di rimboccarmi le maniche. Non l'avevo mai fatta prima, ma mi convinsi che se avessi seguito alla lettera la ricetta, non avrei potuto sbagliare.
Su Internet trovai tutto il procedimento mentre per quanto riguardava gli ingredienti, non sarebbero stati un problema, visto che le Stelle disponevano di una dispensa sempre ben fornita.
Avevo già studiato e quindi potevo dedicarmi a qualunque cosa volessi. Non c'era nessuna festa in programma, il che era un po' strano. Probabilmente tutti volevano che Aiden tornasse, prima di organizzare qualsiasi altro evento.
Stavo mettendo la farina in una ciotola, quando Ash rientrò al Greek. Si fermò in cucina a prendere un bicchier d'acqua e buttò un occhio a quello che stavo preparando. Non disse niente, fece solo schioccare la lingua in un versetto di disapprovazione che mi irritò più del dovuto.
«Che c'è, adesso?» domandai sollevando gli occhi al cielo.«Avanti. Parla.»
Ash saltò sul pianale sedendosi.«Niente.Continua, Meghan.»
«Non riesco a fare niente se sento il tuo sguardo addosso.»
«Mmh» mugolò sommessamente.«Stai forse dicendo che ti blocco, Meghan?» disse con un sorrisetto strafottente.
Avrei voluto rispondergli tante cose. Avrei voluto spiegargli quanto mi facesse mettere in discussione non solo ogni singolo pensiero ma anche tutta me stessa. Avrei voluto spiegargli quanto mi facesse sentire in tilt, saltare i nervi e andare su di giri come una trottola. Avrei voluto spiegargli quanto sotto sotto, in un angolo in cui non riuscivo a guardare, mi facesse bene combattere contro di lui. Ma tutto quello che mi uscì fu una riposta secca e dura che non faticai a far uscire «No.»
Ash scese giù dal pianale con un balzo e mi affiancò con aria spavalda.«Non ti chiederò sei hai bisogno di aiuto.»
«Bene. Perchè non mi serve niente da te» ribattei versando l'acqua nella ciotola.
Lui prese una manciata di farina e me la soffiò addosso, facendomi starnutire. Chiusi gli occhi, mentre il viso si imbiancava. Sventolai una mano nella sua direzione «Mi stai distraendo. Ed io odio essere distratta.»
«E allora spiegami. Perchè stai sorridendo con quella faccia da scema?» chiese mettendosi a braccia conserte.
«Non sto affatto...»
Ash inarcò un sopracciglio come a dirmi quanto la cosa fosse evidente.
«Ok» esclamai scrollando le spalle e sbattendo le mani una contro l'altra per dar una ripulita. Lasciai stare l'impasto e mentre spostava lo sguardo altrove, presi anch'io un pugno di farina e glielo lanciai contro. Mi sbrigai a farlo di nuovo ma Ash fu più veloce e mi bloccò entrambi i polsi. Scosse la testa sogghignando e facendo schioccare la lingua con un versetto. «Mollami!» gridai ridendo.«Subito!»
Cambiò presa stringendomi solo con una mano mentre con l'altra immergeva le dita nella farina e me le passava tra i capelli.«Questa me la paghi!»
«Ah, ma davvero, Meghan?»
Mi lasciò andare all'improvviso, puntando entrambe le mani sulle mia guance, fece scivolare i polpastrelli come se stesse dipingendo.
Eravamo ad un centimetro di distanza, le punte del naso avrebbero potuto benissimo sfiorarsi. C'era silenzio e il tempo pareva si fosse appena cristallizzato attorno a noi. Ci guardammo così intensamente che provai ancora quella sensazione di sentirmi nuda, ma con i vestiti addosso. Da qualche parte nella casa partì Electric Love dei BORNS.
A volte mi sembrava di parlare con lui senza aprire bocca. Volevo baciarlo. Di nuovo.
Mi spinsi sulle punte dei piedi ma persi l'equilibrio, feci per scivolare vista la quantità di farina che era finita per terra. Ash tentò di riprendermi ma finimmo a terra entrambi. Atterrò sulla schiena ed io sopra di lui.
Quello che nessuno dei due aveva previsto era che inconsapevolmente, non solo i nostri corpi si erano appena scontrati. Ma lo avevano fatto anche le labbra. Sia io che lui spalancammo gli occhi, in un'espressione confusa. Le mani di Ash mi accarezzarono la schiena e scesero più giù.
«C'è qualcuno?» domandò Nathe entrando in cucina.«Che diavolo è questo casino?»
Ci allontanammo in un istante ed Ash fece capolino, ma diede un colpo di testa al pianale.«Accidenti!» imprecò massaggiandosi il punto dolorante mentre io scoppiavo a ridere.
«Ash?Meg?Ma che state combinando?»
«Credo che per questa volta sarebbe meglio ordinarla, la pizza» dissi spingendomi in piedi.
Ash si rialzò, aggrottando la fronte.«Perchè fate la guerra con la farina come i bambini di tre anni?» si unì Zion, palesandosi con le mani sui fianchi.
Alex si aggiunse al gruppo ed io mi domandai dove fossero fino ad un minuto prima.«Santo cielo! Ma è tutto un disastro!»
Accanto a lei, Charlotte si sporse allungando il collo per controllare la situazione.«E chi ripulirà tutto quanto?»
«Ho in mente qualcosa» ci informò Zion iniziando a passeggiare con le mani dietro la schiena.
«Amico.Mi fai paura ogni volta che dici così» commentò Nathe.
«Meg, è stata tua l'idea di fare...Mmh. Sarebbe pizza questa?» disse infilando un dito nell'impasto appiccicoso.«Lo apprezzo. Sul serio. Ma ora propongo di darle una bella lavata!»
«Alla cucina?» chiesi ingenuamente sollevando le sopracciglia.
«Non proprio» rispose lui, ammiccando a Nathe.«Secondo te, andrà bene la piscina?»
«La piscina, no» si intromise Ash scrollandosi la farina dai vestiti.
«Molto bene. Vada per la doccia.»
Nathe e Zion mi acciuffarono al volo. Cercai di divincolarmi ma fu inutile. Mi caricarono sulle spalle di Zion che mi trasportò fino al bagno del piano terra. Nathe aprì l'acqua calda e mi gettarono vestita all'interno della cabina. Risi così tanto che mi venne il mal di pancia.
Avevo mai detto ad Ash della mia paura per l'acqua?
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C'era una volta Alice ( Favole Di Carta )
ChickLitCOMPLETA.Il vecchio titolo era Favole di Carta. Meghan parte per il college con i suoi sogni in mano, i ricordi persi e tanta voglia di ricominciare. Ma non appena varca le porte della Fox,si imbatte nel Bianconiglio, il ragazzo più popolare di tutt...