37. Il buco nero

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Billie Eilish – What was I made for
 
 
L'indirizzo portava ad un angolo buio della città che puzzava di marcio. Era una notte senza stelle, quella. Da qualche parte un lampo illuminava ad intermittenza il cielo come una lampadina in procinto di rompersi definitivamente.
Aiden mi marcava stretta mentre un gruppo di ragazzi davanti a noi, urlava e si sbracciava per due che si stavano picchiando nel centro.
Non riconoscemmo subito Ash.
In mezzo a tutta quella confusione, il cappellino da baseball risaltò almeno dieci minuti dopo.Quando iniziò a muoversi al rallentatore nella mia testa, rimbalzando verso l'alto, restando trafitto dalla luce del lampione, per poi rotolare a terra e mozzarmi il respiro.
Ash si teneva una mano sul cuore. Si contorceva sull'asfalto mentre il suo bel viso cambiava in una smorfia di dolore sordo. Il tipo davanti a lui gli aveva rifilato un cazzotto al centro del petto. Ora lo guardava attonito a bocca aperta, incurante del danno che gli aveva causato.
Ci facemmo strada, tra spintoni, sudore, facce smarrite e mute che non avrei mai più ricordato e di cui non mi sarebbe più importato. Uno strano silezio si fece sempre più prepotente, calò come uno di quei veli che utlizzavano nei teatri per nascondere le persone. Calò su tutti. Ma non per me.
Non so per quanto tempo gridai. Non so quanta voce mi uscì fuori. Non credevo di averne mai avuta così tanta. So solo che dopo, fu solo buio.
 
Ero in una sala d'ospedale che sapeva di roba chimica e dinsifettante. Mi chiedevo dove fosse finito l'odore di agrumi di Ash e se quando avesse aperto gli occhi, sarebbe stato lo stesso.
Volevo respirarlo ancora. Solo una volta. Mi dicevo. Una volta e poi basta. Per favore. Una volta. Una volta e poi basta.
Mi stringevo la testa tra le mani e mi ripetevo che non poteva essere vero. Ad Ash gli si era fermata l'unica cosa che pensava di non avere, il cuore.
Ora se ne stava su un lettino, con gli chiusi chiusi, incosciente di tutto quello che lo circondava. Incosciente di me e suo fratello, seduti su panche scomode a chiederci quanto quel dolore ci stesse divorando dall'interno. Pezzo dopo pezzo. Parte dopo parte. Scheggia dopo scheggia.
Aiden si contorceva le mani. Non faceva altro che avvolgerle una su l'altra, poi alzarsi in piedi e sedersi di nuovo. Ripeteva gli stessi movimenti a ripetizione.
Avevo smesso di parlare. Gli attacchi di panico mi sembravano così lontani che non mi importava nemmeno più se tornassero o meno.
Tutto quello che riuscivo a pensare era di non aver detto ad Ash che lo amavo. Ed io lo amavo più di ogni altra cosa al mondo.
Non potevo perdere l'unica persona sulla faccia della terra che anche se con l'inganno, mi aveva insegnato a respirare. Non potevo perdere l'unica persona sulla faccia della terra che era capace di incastrare tutti i miei pezzi e dar loro un ordine.
Lui era l'amore della mia vita. Lui c'era sempre stato.
Destinati a destinarsi.
Mi sentivo così.
Nel buio Ash sapeva muoversi bene. Conosceva strade e scorciatoie che a noi erano sconosciute. L'ombra non mi aveva mai fatto paura, ma il dolore, quello ti agonizzava e spezzava e strozzava e soffocava. Dicevano che dai buchi neri non usciva più niente una volta entrato, ma Ash mi aveva insegnato quanto non fosse propriamente vero. A lui, la magia di tornare, riusciva sempre.
Presi il telefono aprii l'app del Black Hole. Aiden mi osservò con la coda dell'occhio. «Sai che sei la sola a cui ha dato accesso a quella cosa?»
«Ma lui aveva detto...»
Aiden scrollò le spalle.«L'ha data solo a te.»
Cliccai con il dito sul pulsante con il punto interrogativo. Non avevamo più niente da perdere.
Ash aveva appena rubato l'azienda a suo padre. Era il suo sogno. E se non poteva realizzarlo lui, l'avrei fatto io.
 
«Dobbiamo parlare, signor Storm» esordii non appena lo incrociai nel corridoio. Sembrava invecchiato di colpo. Più rughe, più amarezza, più tristezza, più pietà.Sospirò «Non è un buon momento, Meghan. Sai bene che mio figlio...»
«Sa che ha creato un app per distruggerle l'azienda? Sa che ci ha lavorato per anni? Sa che ora tutto quello che le apparteneva è nelle mani del figlio che lei ha sempre considerato sbagliato?Sa quanto ci ha sofferto?Sa quanto male gli ha causato?Perché l'ha lasciato solo?Perché l'ha abbandonato?Perché me l'ha portato via, signor Storm?Perché?Lui sapeva chi ero.Lui aveva le mie stesse cicatrici.Lui aveva il mio cuore.E lei me l'ha portato via?Pensa mai che se non l'avesse fatto, tutto questo non sarebbe successo?Perché ha lasciato che entrassi alla Fox?Me lo dica per favore...»
L'uomo che avevo di fronte, non aveva niente dell'uomo d'affari o dell'uomo tutto d'un pezzo che era stato all'evento di beneficenza. Mi abbracciò all'improvviso. Ed io ne restai pietrificata.
Aveva lo stesso profumo di Ash.
«Meghan, so bene cosa ha combinato mio figlio. So tutto del Black Hole.Ha fatto un progetto meraviglioso e ne vado molto fiero» sussurrò mentre io sbarravo gli occhi.«Sono stato duro con lui ed ha fatto in modo di dimostrarmi tutto il suo valore.Ash è sempre stato un osso duro.Ho sbagliato in passato.Nessuno ti insegna a fare il genitore e quando ho perso mia moglie...Conosco i miei errori. E ne pagherò le conseguenze.Ma lei, signorina Meghan.Lei, alla Fox, non è stata un errore.Lei era un regalo per mio figlio. Volevo ridargli quello che gli avevo tolto.Volevo che lei lo salvasse.So che è stato molto da parte mia, intromettermi nella sua vita. Ma la ringrazio, perché c'è riuscita.Lei, anche se non se ne rende conto, ha salvato Ash.»
 
 
Passarono i giorni. Non so quanti. Aspettai su una sedia, dormendo tra le lenzuola pulite di Ash. Volevo che aprisse gli occhi. Qualcuno diceva che se guardi insistentemente una persona, alla fine lei contraccambiava. E allora perché Ash non lo faceva?Perché lo sguardo diverso e meraviglioso di Ash, non si spalancava e mi fissava come aveva sempre fatto?
Il suo cuore si era fermato per un minuto. C'è chi pensa che un minuto sia pochissimo, ma per un cuore è capace di fare danni colossali. Se fosse stato possibile, gli avrei restituito il mio. Perché se il suo fosse stato rotto, io ero nel medesimo stato.
Non potevo vivere senza di lui.
Non potevo esistere senza di lui.
 
 
Ero al buio, rannicchiata in un angolo, quando tutte le Stelle mi sfiorarono la spalla. Non mi voltai. Ma sapere che fossero lì, era già abbastanza.
 
 
Quando Ash si svegliò era una bellissima giornata di sole. La ricorderò sempre. Perché mentre lui sollevava le palpebre, io uscivo finalmente dalla stanza.
 
 
 
Tirai fuori la valigia da sotto al letto. Gettai a terra i vestiti dall'armadio, i libri. Cercai di infilare in fretta tutto quello che mi passasse sotto mano. Presa da una smania devastante.
E da uno di quei libri che stavo gettando nella valigia alla rinfusa, cadde a terra la foto di Ash. Come una foglia che si stacca dall'albero, scese lentamente, quasi danzando nell'aria. Provai subito calma, pacatezza. I muscoli si rilassarono. Mi chinai per raccoglierla e mi sedetti sulle lenzuola, tenendola salda tra le dita delle mani.
Avevamo davvero rovinato tutto così?
Avere quel ricordo, fu un po' come avere un Ash tutto mio, a portata. Non sapevo perché, ma quell'immagine mi chiedeva disperatamente di restare, di non abbandonarlo, di amarlo con tutta me stessa. Ma come potevo riuscirci dopo tutto quello che ci eravamo fatti?
Meg, spegni le tue emozioni. Premi quel tasto per non provare più nulla. Mi dissi.
Come se farlo ancora una volta, potesse servire a qualcosa.
«Meghan!»
Il mio nome tuonò per il corridoio.
«Meghan!» ancora.
«Meghan!» ancora più forte.
Il cuore accelerò. Trattenni il respiro. Scossi la testa e mi rifugiai dietro la porta. Mi lasciai scivolare giù, tappandomi la bocca. Si era svegliato sul serio.Dovevo aspettarmelo che non appena avesse aperto gli occhi sarebbe corso a cercarmi.
Stritolai le mani tra loro e mi morsi il labbro. Ascoltare la sua voce, sembrava un'illusione. Un miraggio in mezzo al deserto. Perché Ash era un deserto da cui non c'era via d'uscita.
Percepii la sua mano scorrere sulla porta «Ti prego, apri...» Battè un pugno delicatamente. Il rumore fu così flebile che lo associai ad un'onda che si infrangeva sulla riva.
Non risposi, chiusi gli occhi. Mentre la mia anima si gettava in un burrone.
«Meg, sono io...» sussurrò, come se fosse una consapevolezza.
«Ti prego, lasciami entrare.»Lo immaginai premere la testa contro l'anta.
Aprii gli occhi, che intanto si fecero più lucidi e più chiari. Fissai il soffitto. Sentii i suoi respiri affannosi, pesanti, stanchi, inquieti.
Mi accorsi che anche la schiena di Ash strusciò sul legno fino ad accovacciarsi a terra.
«La verità è che mi piacevi da bambina. E mi piaci anche adesso. E con tutto questo che ho dentro, non so che farci, ora, Meg. Mi consuma.»
«Si chiama amore», mi uscì senza pensarci troppo.
Lui rise tra sé «Ah. Quindi è così che ci si sente, allora.»
«Persi? Folli? Divorati?» ribattei con una punta di ironia.
«No. Come in un buco nero» schioccò con la lingua.
«Sbagli. Perché l'amore non distrugge. L'amore ti rende migliore. Tu non vuoi capirlo. Mi ci è voluto del tempo anche a me, per rendermene conto. Ma ora lo so» ammisi, più a me stessa che a lui.
«Ho sbagliato tutto con te. Sbaglio sempre tutto.»
«Ash. Voglio sia chiara una cosa. Sono arrabbiata perché mi hai mentito. Perché mi hai negato parte dei miei ricordi. Quello che è successo. L'incidente, intendo... Non è stata colpa tua. Smetti di pensarlo. Smetti di allontanare le persone che ti vogliono bene. Smettila di nasconderti. Ti prego...Tu... »
Tirai giù la maniglia e lasciai che la porta si aprisse. Me lo ritrovai in piedi, di fronte. Imponente, statuario e distrutto da se stesso. Aveva le pupille dilatate. Un ciuffo nero gli copriva parte degli occhi. Ed era bello anche così. Come un bambino spaventato.
Mi girai le mani nelle mani «Tu non sei un buco nero, Ash.»
«E tu vedi solo quello che vuoi vedere, Meghan.»
Fece per avvicinarsi, ma io mi ritrassi. Con un cenno gli indicai i lividi sul viso «Il tuo cuore si era fermato, Ash.»Tentai di accarezzarlo, ma lui si scostò. Rimasi con la mano a mezz'aria.
«Dovevo provare qualcosa. Qualsiasi cosa. Qualsiasi cosa, che non fossi tu» disse lui, inclinando lo sguardo verso il basso, quasi fosse una colpa.
«E ci sei riuscito?»
Ash avanzò verso di me ed io, questa volta, restai pietrificata.
«Secondo te?» finse di sorridermi. «Fammi restare qua stanotte» intrecciò le mie dita alle sue e si portò la mia mano sul viso. Toccarlo, averlo così vicino, mi fece tremare le gambe.
Scossi la testa «Non posso.»
«Si che puoi.» Afferrò anche l'altra  mano libera. «Guardami. Guardami e dimmi che tutto questo non è reale. Che tu non provi quello che provo io e me ne vado.»
Assottigliai lo sguardo «Noi siamo sbagliati insieme. Quanto dobbiamo pagare per un briciolo di felicità? Quante persone dobbiamo ferire o lasciare che ci feriscano?»
«Io sarò migliore.Io... » spostò la testa e fissò la valigia sul mio letto. La confusione si impadronì del suo viso «Ma che diavolo stai facendo?»
«Me ne vado», indietreggiai e mi voltai di spalle. Cercavo un modo per frenare le lacrime. Ma quando piangi, non smetti finchè non ti si ferma il respiro.
«Non puoi andartene.»
Cercò di avvicinarsi nuovamente  «Tu non puoi...»
Cadde sulle ginocchia e si prese il viso tra le mani «Io ti amo, Meg.»
«Ti amo» ripetè.
«Non voglio sentirlo» soffocai mentre tremavo e mi imponevo di non guardarlo.
«No. Tu devi sentirlo, perché io ho bisogno di dirlo. Io ti amo, Meg. E non c'è niente di più reale di quello che ti sto dicendo adesso. Non posso lasciarti andare, non più. Io ti voglio, Meghan Wonder. Ogni parte di me, ti vuole. E questo mi distrugge e mi fa impazzire...»
Mi stava affidando il suo cuore.
«Ti amo e continuerò a ripetertelo finchè non lo capirai. Sono sempre stato una causa persa, lo so. Ma tu hai visto in me, quello a cui nessuno è mai importato.»
Non risposi. Ash si alzò in piedi «Quindi questa è la fine?» disse, poggiandomi una mano sulla spalla. Sussultai e mi voltai. E allora, in quel momento il tempo e il mondo si fermarono. Mi sembrava di essere giunta al termine della storia. Al termine della favola.
«Chissà cosa voglia dire questa parola... Fine» mormorai.
Fummo uno di fronte all'altra. Bloccati. Perché non mi muovevo? Perché non lo mandavo via?
Ci avvicinammo di un solo altro passo.
Ho sempre seguito la strada per raggiungere il tuo cuore. Anche quando poggiavo l'orecchio sul tuo petto e tu mi chiedevi se sentivo qualche cosa. Quando ci siamo conosciuti, eravamo due bambini. Chi non ha un cuore, non può amare. Mi dicevi. Credevi che dietro anni e anni di acciaio, non ci fosse altro che polvere, e ferite, e sogni disegnati con il gesso. Come faccio a regalarti ciò che non possiedo. Come faccio e dire che sei il mio cuore, se io non riesco a vederlo. Caro uomo di latta, a dirti la verità, non ti ho mai creduto. Perché forse ciò che cerchi, ciò per cui ti nascondi, ciò che pensi di non avere, è altrove. L'ho già rubato. L'ho già nascosto. E me ne sto prendendo cura. Sai, il tuo cuore, ce l'ho proprio qui. Mentre mi tremano le gambe e ti guardo negli occhi. Devo solo insegnarti a rimetterlo a posto. Così come tu hai fatto con me. E dentro, c'è una luce immensa. Lasciala entrare. Chi si domanda se ha un cuore, già ce l'ha.
E poi mi buttai nel vuoto. Mi lasciai avvolgere dalla nebbia di Ash Storm. E fu dannatamente meraviglioso ritrovarlo. A volte è vero che basta solo un secondo di coraggio per cambiare le cose.
Lo baciai. Volevo divorarlo, come mi aveva insegnato lui. Volevo entrare nel suo buco nero e non uscirne mai più. Ecco, una volta vidi un film che finiva così. Il protagonista entrava in una seconda linea temporale e vedeva la realtà senza riuscire veramente a toccarla. Avrei voluto vivere esattamente così con Ash. Volevo perdermi con lui, in lui, per lui.
«Baciami» gli ordinai e lui si fiondò sulle mie labbra, come se non aspettasse altro. Mi era mancato. Il suo odore, il suo sapore, l'essere stretta e dipinta di un nero come la notte. Perché io di quel nero mi ero innamorata. E se avessi potuto, avrei dipinto tutto il resto dell'universo, così. Sentii le sue dita sulla schiena e tirò giù la zip del vestito che indossavo, ma non prima di avermi chiesto il permesso con uno sguardo. Ero nei suoi occhi. Mi piaceva intrappolarmi lì. Feci scorrere le dita sul suo collo marmoreo. Lui passò le sue per il mio seno, le costole, fino a fermarle sui fianchi. Tirai via la sua t-shirt.
Posò le sue labbra prima sulla mia fronte e mi ravviò i capelli dietro le orecchie. Si bloccò a guardarmi «Sei bellissima.» Sorrisi. E mi sarebbe piaciuto che mi vedesse sempre così. Nuda nel mio cuore e nei miei sentimenti.
Le nostre braccia si incontrarono. Ci spingemmo l'uno contro l'altra. Chiusi il suo sorriso con un altro bacio. Ash si allontanò solo per spegnere l'interruttore della luce, così che quel momento fosse nostro per sempre. Nostro e della luna che ci spiava lontana, ancora una volta.
Tornò al mio fianco. Mi succhiò il collo. Lo morse. Lo assaggiò. Ero intossicata da lui e non riuscivo a farne a meno.
«Ash, tu sei la mia prima volta» gli sussurrai mordendomi il labbro e sfiorandogli il naso.
Lui arrossì e sentii la pelle d'oca nascere sulla sua pelle. La stessa che Ash mi provocava ogni volta che mi sfiorava.
«Davvero. Tu vorresti...» la sua voce tremò.
Annuii affondando dentro il suo collo.
«Sei sicura?»
«Ti amo come non credo si possa amare qualcun altro così.»
A quelle parole, Ash fu spiazzato. I suoi occhi divennero più grandi e infiniti. Mi sentii stretta a lui, come se fossimo una cosa sola.
Mi baciò i seni, la pancia calda e poi tornò su. Respirò la mia pelle, immerse le dita negli elastici delle mutandine facendole scivolare.
Poteva esplodere il mondo là fuori ed a noi, non sarebbe importato.
Caddi in tranche, rapita dal suo odore, dal suo petto, dai suoi sospiri, da quanto lui mi volesse. Dal modo in cui mi guardava. Il rossore sul suo viso mentre mi afferrò per le cosce e mi poggiò delicatamente sul letto, fu il quadro più bello che abbia mai visto.
Avvampai, percependolo sopra di me. Appena perdevo il contatto con lui, avevo bisogno di avvicinarmi ancora. Ash mi succhiò la pelle, passandoci sopra la lingua. Si sbottonò i pantaloni, tolse i boxer.E mentre affondavo le mani sulla sua schiena, lui entrò dentro di me.
E fu una sensazione indescrivibile.
Capii in quel momento cosa volesse dire sentire qualcuno. E se avessi potuto scegliere, avrei scelto di sentire Ash per tutta la vita.
Ash io ti sento. Dentro.
E la tua mano mi entra nel cuore.
Sento il mio nome. Gridalo. Urlalo più forte che puoi.
Perché suona tuo.
Proprio ora. Proprio adesso.
Non sarà mai freddo con me. Ci sarà sempre questa maledetta pelle d'oca, ma solo per toglierti il fiato.
Ci sarà sempre un nuovo inizio, ma solo per sorprenderti ancora.
Ci sarà sempre una notte, per farti addormentare, con le orecchie sopra il mio petto, al ritmo del battito del mio cuore.
Ero ad aspettarti, a cercarti. Invece eri qui. Sei sempre stato qui.
Il braccio di Ash mi strinse per tutta la notte. Quando la luce dell'alba illuminò la stanza, noi non avevamo ancora chiuso gli occhi.
Mentre poggiavo la testa sul suo petto, sfiorai con le dita il tatuaggio sul fianco.
«Perché un lupo?» gli chiesi.
«Perché mi somiglia. Perché è leale, onesto, capace di cavarsela da solo. E può amare una cosa sola al mondo da impazzire. Tipo che ne so, la luna...»
«Tipo me?»
«Tipo te» sorrise «Non sarò più un buco nero, Meg. Te lo giuro.»
«Croce sul cuore?»
«Già...Croce sul cuore.» 
Per lei fu il primo e sempre lo sarebbe stato.
Per lui fu la prima che gli aveva insegnato ad amare.

C'era una volta Alice ( Favole Di Carta )Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora