The Killers Mr Brightside
"Odiate le bugie.
Perchè quando vorrete la verità dovrete essere i primi ad averla detta."
Tornammo alla Fox, arrivammo nel primo pomeriggio ed Ash si fermò in caffetteria a prendere qualcosa da mangiare per entrambi.
«Di cosa hai voglia?» mi chiese prima di entrare.
«Patatine fritte, direi.»
Lui mi guardò alzando un sopracciglio «Sai benissimo che alla Bakery House non servono patatine fritte.Ci abbiamo lavorato insieme.»
«Il martedì le fanno sempre.»
Ash strinse le labbra e mi guardò con un'espressione incuriosita «E da quando?»I suoi occhi illuminati dalla luce del sole, rifletterono una nuvola di passaggio e si scurirono.
«Da quando l'ho chiesto a Jimmy.»
«Jimmy le fa appositamente per te?» chiese storcendo il naso.
Trattenni una risatina «Appositamente...» ripetei divertita.«Gli ho detto che sarebbero andate tantissimo ed ha accettato. Ho il senso degli affari, sai?»
«Certo, come no» rispose scrollando le spalle.«Vada per le patatine fritte, allora.»Spinse in avanti la porta di vetro della caffetteria ed entrò, lasciandomi fuori ad aspettarlo. A quell'ora non c'era molta gente in giro per il campus, la maggior parte erano tutti a lezione e di sicuro, non sarebbe stato un problema farci vedere insieme. Appena, cinque minuti dopo, Ash venne fuori con un sacchetto in mano.
«Hai fatto presto» dissi, trottorellando intorno.
«Ti saluta Jimmy, ha voluto offrire lui» annunciò con aria infastidita.
«Oh, ma per favore!» mi trattenni dal ridere «Non dirmi che sei geloso anche di Jimmy?»La buttai lì, tanto per vedere come avrebbe reagito.
Lui rise con strafottenza «Ti piacerebbe, Meghan.Ti piacerebbe.»
Sospirai allegramente «É evidente che tu lo sia.»
Fece schioccare la lingua e sollevò il mento «Nemmeno per sogno.»
Giunti al Greek,continuai a divertirmi nel farlo innervosire. Non mi accorsi che la porta del dormitorio era socchiusa. Stavamo percorrendo il vialetto quando ci imbattemmo in Nathe e Alex, che stavano uscendo proprio in quel momento. Nathe non appena ci vide spalancò gli occhi mentre la faccia di Alex, stranamente, rimase normale. Probabilmente non ci vedeva niente di strano.
«Bene, bene, bene... Chi abbiamo qui?» sorrise ma, io mi sentii lo stesso a disagio. Fece scorrere lo sguardo sul sacchetto che Ash stringeva in mano « Bhe...Cosa ci hai portato di buono?».
Ash tornò serio «Pensavo non foste in casa. Questi sono per noi.»
Subito mi sbrigai a giustificare il fatto che eravamo insieme «Siamo stati fuori a studiare.»
Alex aggrottò la fronte «Ma scusa, non eri andata da tua zia?»
Sbiancai. E adesso? Il cuore mi martellò nel petto. Ecco cosa succedeva ad inventare storie. Alla fine, dimenticavo quello che dicevo.
«L'ho accompagnata io. Abbiamo studiato nel tragitto. Lei parlava, io ascoltavo» spiegò Ash e gli fui grata per averlo fatto.
«Capisco...» disse Alex a voce bassa, scrutandomi bene gli occhi.
Dall'interno la voce di Zion, smorzò quella situazione imbarazzante.
«Ehi, Meg!» strillò «Se tua zia è giovane e bella come te... La prossima volta che ci vai, vengo anch'io a trovarla!»
Scoppiammo tutti a ridere e mi chiesi se ridemmo veramente o no. Poi Alex e Nathe, ci salutarono educatamente, informandoci che stavano andando a lezione. Il loro professore era in ritardo ed avevano posticipato l'orario d'inizio.
Mangiammo in sala, mentre Zion guardava, o meglio ascoltava, una partita di rugby ed ogni tanto rubava qualcuna delle mie patatine. Ash mi disse che sarebbe dovuto passare in facoltà a sbrigare un lavoro per il rettore ma che non ne aveva nessuna voglia. Tornai in stanza poco dopo, mi feci una doccia e mi riproposi di passare in biblioteca, per recuperare lo studio che avevo saltato quel giorno.
Riuscii a mettermi in pari in fretta con le materie e alla fine, l'ansia che avevo avuto scomparve.
Quando varcai la porta della mia camera, la sera, trovai il pc sul letto e appeso sullo schermo, un nuovo post-it ad aspettarmi. Iniziai a distruggermi man mano che mi avvicinavo.
«Sei una pessima bugiarda. Perché invece di mentire non te ne torni da dove sei venuta? Così invisibile. Così inutile.»
Ero stanca, stufa, di quelle stupide minacce. Gli occhi mi si incendiarono. Ancora non aveva smesso? Dopo tutto quello che avevamo vissuto insieme? Non potevo crederci. Uscii come un uragano diretta da Ash. Bussai alla sua porta con insistenza, gridando più volte il suo nome che mi bruciava in gola. Sperai che ci fosse. Sperai che fosse tornato.
Non mi importò più degli altri. Se qualcuno potesse ascoltarci o vederci. O capisse qualcosa.
«Ash! Apri subito questa maledetta porta. O giuro che la butto giù a calci!» strillai. «Ash!»
Aprì al decimo grido. Aveva il viso stanco ed assonnato «Meg?» disse, stropicciandosi gli occhi. Strozzai un urlo e lo spintonai dentro. Non sentii la porta richiudersi alle mie spalle.
«Tu!» gli puntai un dito contro, stringendo la rabbia nella voce.
«Ehi!Ehi!» fece lui, alzando i palmi della mani e indietreggiando.
«Devi smetterla! Basta con questi stupidi post-it! Credevo che dopo tutto quello che è successo tra noi, avessi smesso. Invece no! Tu mi racconti una montagna di bugie! Mi incasini la testa e ti diverti a prendermi in giro come un bambino!» parlai gesticolando. Non riuscivo a tenere a freno le mani. Gli sbattei il post-it sul petto.
Lui lo prese e lo studiò per qualche minuto «Non l'ho scritto io» mormorò.
«Incredibile! Incredibile! Credi davvero che sia così stupida?» sputai velenosamente. «Non sei stanco di inventare storie? Non sei stanco di essere così?»
Volevo farlo sentire in colpa. Volevo farlo star male, come lui aveva fatto con me. Ash mi afferrò i polsi e mi attirò a lui «Non sono stato io a scriverti quelle cose» disse con voce decisa. Come potevo credergli? I suoi occhi divennero due fessure.
«Oh, sono io ad essere stanca. Di tutto questo, di te. Tu non meriti nessuno Ash. Stai davvero bene da solo. A te interessa solo prenderti gioco degli altri e riderci su.»
«Guardami, Meg. Ascolta quando ti parlo» mi strinse ancora di più i polsi.«Non sono stato io a scriverti quelle cose.» Il suo respiro era calmo. Gli occhi tristi. Aveva parlato lentamente, rimanendo fermo sia nelle parole, che nella sua posizione.
Lo fissai confusa mentre riprendevo in mano i miei respiri. Ma prima che mi sentissi paralizzata da lui, con un colpo secco, tirai in basso le mani e mi liberai dalla sua presa.
«Sta lontano da me» cercai di liquidarlo e mi affrettai ad uscire dalla stanza. Non avevo più voglia di ascoltarlo. Ash ribattè subito non appena mi voltai di schiena «Attenta alle persone che ti circondano. Non sono come pensi tu. Se vuoi dare la colpa a me per sentirti meglio, va bene lo stesso.»
Mi fermai. Sussultai. E poi ripresi a camminare, convinta di essere caduta in una tela da cui non sarei mai riuscita a scappare.
Tornai nella mia stanza, furiosa. Ce l'avevo con me stessa, soprattutto. Sapevo di aver detto quelle cose per dargli addosso. E nel mio cuore conoscevo la risposta alle mie domande. Sbattei i piedi e sprofondai nei sensi di colpa per averlo trattato in quel modo. Avevo dubitato, avevo dubitato di ciò che provava senza mai chiedergli se veramente fosse stato lui, il vero colpevole di quei bigliettini. Ma Alex me l'aveva confermato, era così sicura che fosse proprio Ash.
C'era una cosa che mi calmava ogni volta che ero su di giri. Riordinare. Perciò aprii l'armadio, gettai tutte le mie cose a terra ed iniziai a mettere a posto. Lo facevo per non pensare. Lo facevo per imbrogliare il tempo. E una volta finito, mi trascinai fino al letto, provando ad addormentarmi. Provai fino all'ora di cena, quando una voce dal piano di sotto, rimbombò per i corridoi.
«Chantal ha portato la pizza! Muovetevi a scendere prima che me la divori da solo!» sentii la voce allegra di Zion riempire il silenzio del dormitorio.
«Raaaa-gazziii» cantilenò Charlotte subito dopo.
Mi alzai dal letto, chiedendomi se fosse il caso o meno di andare e fingere di star bene. Mi diedi un'occhiata allo specchio e cercai di darmi un'aggiustata veloce. Non volevo si notasse come stavo veramente e non potevo permettermi di mostrare agli altri che le lacrime, mi avevano reso gli occhi lucidi e gonfi. Rigando non solo la faccia ma anche la mia anima.
Scesi nella sala comune e li trovai tutti stravaccati sui divani, con le scatole della pizza aperte sui tavolini, intenti a scegliere il loro gusto preferito. Avevano acceso la tv ed erano presi a guardarla e chiacchierare tra loro.
«Chi è Chantal, adesso?» chiese Nathe ridendo e dando di gomito a Zion.
Lui fece scivolare gli occhiali dal naso «É la ragazza della pizza.»
«Cioè. Tu conosci i nomi di tutti quelli che ci consegnano a domicilio?»
Zion scrollò le spalle e guardò Nathe sbalordito«Certo!Chantal è per la pizza, Harry per il cibo cinese, Logan per il thailandese, Denise per il messicano... Senza di loro sarei perso.»
Nathe si strofinò una mano sul viso. «Amico, tu sei fuori!» disse e gli battè una pacca sulla spalla.
Zion rimase interdetto «Perché? Un giorno organizzerò una festa colossale e sarò io ad offrirgli la cena. Aspetta» si bloccò pensandoci su. «Dovrei comunque trovare qualcuno che mi consegni qualcosa da mangiare.Oppure mi toccherà rimboccarmi le maniche.»
«Zion, tu non sai cucinare!» intervenne Charlotte, alzando gli occhi al cielo.«L'ultima volta stavi per mandare a fuoco tutta la cucina!»
Lui si grattò il mento «E che ci vuole! Posso pur sempre imparare!»
Charlotte scosse la testa e poi puntò l'attenzione su di me. «Oh, eccoti!Abbiamo deciso noi al posto tuo! Ma scegli pure il gusto che preferisci!» mi disse, indicandomi gli scatoloni sopra il tavolo con alcuni pezzi di pizza sopra. La sua gentilezza mi sembrò strana lì per lì.
Ne presi uno con la salsiccia e mi accomodai accanto a Zion che mi lanciò un occhiolino.«Ti sei svegliata, adesso? Hai ancora la riga del cuscino!»
«Sì, con gli esami che si avvicinano, ultimamente sono molto stanca» risposi a voce bassa.
Nella mia mente continuavano a frullare le parole di Ash. Li scrutai con attenzione uno ad uno, non riuscendo a trovare in loro qualsiasi cosa che mi facesse pensare a chi potesse essere stato. Mangiammo come un vecchio gruppo di amici che si ritrovava dopo tanto tempo. Non impiegai molto a dimenticarmi dei problemi. Ecco le Stelle, avevano questa capacità. Renderti parte di qualcosa, di un gruppo. Toglierti dalla testa le contraddizioni e le giornate pesanti. Bastava stare al loro fianco per sentirsi accolti. Scherzavamo, bevevamo, ridevamo e l'aria sia attorno che in me, si fece meno pesante. Ash era seduto dall'altra parte della stanza. Non ci rivolgemmo né uno sguardo, né una parola. Ma invece con la punta dell'occhio notai che Aiden ci osservava attento, come non aveva mai fatto prima di allora. Per un attimo pensai che magari sospettasse qualcosa. Ma poi, mi dissi che sarebbe stato impossibile.
«Ed ora che ci facciamo con tutta questa birra?» chiese Nathe stappando unʼaltra bottiglia.
«Giochiamo a Io non ho mai? É da un po' che non lo facciamo» propose Charlotte, limitandosi a sorridere.
«Ci sto!» affermò Zion, battendo le mani e si inclinò in avanti, poggiando i gomiti sulle ginocchia.
«Tutti conoscete il gioco "Io non ho maiʼʼ, giusto? Per farla breve, a turno, uno dice di non aver mai fatto qualcosa e chi invece lʼha fatta, beve» spiegò Charlotte mentre si scrollava i capelli voluminosi.«Giochi anche tu, Meg, vero?»
Non ebbi il tempo di rispondere perché Ash con un'espressione strafottente disse «Io passo.»
«No! Non puoi, Ash! Questa volta, devi proprio esserci» cercò di convincerlo lei, fingendo di addolcire lo sguardo.
«Che seccatura! Non gioco, Char!» Ash si infilò le mani nelle tasche e guardò altrove.
«E va bene, Mister noia mortale! Non giocare» commentò lei, spalancando le braccia ed imitando una pernacchia nella sua direzione. «Cominci tu, Nathe!»
«Io non ho mai fatto un tatuaggio ubriaco.»
«E quella volta che ti sei tatuato quella trota salmonata, non eri ubriaco? » chiese Zion.
Nathe lo guardò esterrefatto«Era una carpa, non una trota! » ci tenne a precisare.«E no, non ero ubriaco!»
Scoppiammo tutti a ridere. Fui la sola a non bere e la cosa mi stupì.
«É il mio turno!» fece Zion.«Io non ho mai...Non ho mai...» Si massaggiò la mascella puntando gli occhi verso il soffitto. «Non ho mai fatto sesso ubriaco... No! Aspetta, questa è una bugia.Io e Kate quella volta ci abbiamo dato dentro un sacco ed eravamo ubriachi entrambi.E così felici. Non ho mai...Non mi sono mai spogliato nudo ad una festa... »
«Stai mentendo!» lo rimproverò Charlotte. «Alla festa in piscina del secondo anno, hai perso a beer pong contro me ed Ash. E come penitenza ti abbiamo chiesto di tuffarti in piscina e toglierti i boxer.»
«Ah già è vero.Bella quella festa! Mi sono divertito un sacco» fece lui con aria sognante.
«Zion!» gridarono tutti in coro.
«Che c'è? Ah, sì! Non ho mai... Ma non c'è una cosa che non ho mai fatto.Forse... Non ho mai messo la schiuma da barba nelle scarpe di Nathe.»
Nathe lo guardò torvo tirandosi su con la schiena dal divano «Cosa?»
Zion rise di cuore «Scusa amico, dovevo fartelo.Hai sempre avuto la fissa per le scarpe.»
«Quindi sei stato tu?» Nathe si buttò addosso a Zion, fingendo di colpirlo.
«Possiamo andare avanti? Saltiamo il turno di Zion, altrimenti non finiremo più » disse Charlotte scuotendo la testa.
Fu il turno di Aiden«Io non ho mai baciato Alex.»
Incominciò ad esserci un silenzio strano, come fu strano sentir uscire quella frase dalla sua bocca. Nessuno si portò il bicchiere alle labbra.
«Io non ho mai imbottito il reggiseno...» disse Alex scoccando un'occhiata a Charlotte.
Charlotte, bevve piccata «Alex! Questa non me l'aspettavo.L'ho fatto solamente una volta. Ed eravamo al primo anno.»
«Guarda, Char, che tanto lo sapevamo già tutti!» annunciò Zion e lei gli tirò un cuscino contro.
Toccava a me e dovetti pensarci qualche minuto, prima di trovare la frase giusta.
«Io non ho mai amato qualcuno» dissi, stringendomi le mani.
«Pesaaante!» commentò Zion e tutti si portarono la bottiglia sulle labbra.
«Ora è il mio turno» affermò soddisfatta e sorridente Char, come se avesse in serbo per la serata un asso nella manica di cui nessuno era a conoscenza.
«Io non ho mai baciato Ash.»
I miei occhi e quelli di Ash, involontariamente si incontrarono. Chiedemmo aiuto l'uno all'altra. E fu uno sguardo tanto profondo quanto intenso, che parlò da solo.
«Che cʼè? Ho detto qualcosa che non va?» ghignò Charlotte spostando lo sguardo tra noi.
Avvampai senza la più pallida idea di cosa fare. Sprofondai sul divano senza riuscire a controbattere. Senza riuscire più a trovare una scusa utile. Ne sarebbe bastata solo una. Ma forse, ero talmente stanca dei miei sotterfugi e dei miei imbrogli che non pensai a niente. Aiden guardò me, poi guardò Ash. Alex fece lo stesso.
«Dimmi che non è vero, Meg» mormorò con lo sguardo a terra e serrando i pugni.
«Aiden, io...»Non mi fece continuare, scattò in piedi e si buttò addosso ad Ash «Che diavolo hai fatto?» urlò.
«Fermo!» gridai ma era troppo tardi. Aiden non mi ascoltava. La rabbia era già in circolo nel suo corpo.
Lanciò un cazzotto ad Ash e lui tentò di scrollarselo di dosso. Lo prese appena sotto l'occhio, Zion e Nathe, intervennero tempestivamente per separarli. Aiden li spinse via e corse fuori dalla casa, in una nuvola dʼira.
«Meg, è la verità?» Alex aveva gli occhi lucidi e delusi.
La fissai, facendomi prendere dal panico «Sì... No... Cioè...Sì, Alex. É la verità» ammisi a testa bassa.
Alex scosse la testa «Non posso crederci...» sussurrò afflitta.
«No, io posso spiegarti...» ma non mi lasciò finire, si voltò di spalle e corse su per le scale.
Charlotte parve soddisfatta della situazione in cui ci trovavamo. «Capisci adesso cosa succede, a raccontare le bugie? » mi disse come se volesse darmi una lezione. Io, volevo solo bloccare il tempo. Mi alzai in piedi e tentennai qualche minuto su chi dei due, seguire. Mi decisi per raggiungere Aiden.
«Meg, dove vai?»Ash mi trattenne per un braccio.
«Lasciami» dissi a denti stretti, senza riuscire a voltarmi per guardarlo in faccia.
«Meg, dove vai?» ripetè più forte.
«Ti ho detto di mollarmi!»
«Se vai da lui, è finita» strillò Ash stillando veleno. I suoi occhi sembrarono implorarmi di non lasciarlo solo. Di prenderlo per mano e affrontare il casino, insieme.
«Cosa, Ash? Cosa è finita, precisamente? Non è nemmeno mai iniziata. Noi siamo solo un terribile sbaglio.»
Lo vidi trasalire a quelle parole e finalmente mollò la presa, ammettendo la sconfitta. Si strinse nelle spalle e si incamminò verso le scale. Sapevo sarebbe scappato, come sempre.
Chiusi gli occhi e sfrecciai allʼesterno, incontro ad Aiden che aveva appena tirato un cazzotto contro una sdraio della piscina. Feci un sospiro. Chiusi di nuovo gli occhi.
Ash, mi dispiace.
Aiden ansimava e lo trovai fermo a fissare l'acqua blu. Vederlo immerso nel buio, mi tormentò ancora di più. Poi si scosse e ricominciò a prendersela con qualche altra sdraio che si trovava attorno a lui.
«Aiden, basta» strillai,provando a toccargli una spalla «Basta, ti prego». Lui si allontanò subito e nascose la testa tra le mani, scuotendola.
Caddi in ginocchio, dietro di lui, piangendo «Non volevo ferirti. Non avrei mai...» singhiozzai.
«E allora perché l'hai fatto? Allora perché proprio lui! » gridò con tutta la voce che aveva in corpo«Sul serio!»
Guardai a terra, non ce la facevo a sorreggere il suo sguardo «É la verità, ci siamo baciati. Abbiamo passato del tempo insieme. E non so nemmeno io, cosa mi sia passato per la testa» dissi, portandomi una mano sulla fronte.
«Era giusto che me lo dicessi, Meg! Non avrei dovuto venirlo a scoprire così.» sentenziò Aiden inclinandosi verso di me «Io ti ho confessato i miei sentimenti. Ti ho aperto il mio cuore. Eri tu la ragazza che volevo.»
Alzai lo sguardo «Nemmeno tu sei stato poi così sincero con me. Hai baciato Charlotte e non mi hai detto niente. Hai stretto un patto con tuo fratello per provarci con me.»
Aiden spalancò gli occhi « Ah. Quindi ci hai visti? »
Annuii aggrottando le sopracciglia.
«E quindi hai anche visto come l'ho respinta subito dopo. Dio, Meghan! A me sei sempre piaciuta tu. Pensavo fosse chiaro. Ed ero convito che tra noi...» si fermò « Oh. Basta, è ridicolo.»
«Cosa è ridicolo?» dissi io, mugugnando.
Indicò il dormitorio «Lui ti farà male, Meg. Ti spezzerà il cuore. E non voglio vederti distrutta in quel modo.»
Aiden mi poggiò l'indice sulla guancia e lo fece scivolare lungo il collo.
«Continuate a dirmi tutti la stessa cosa. Ma lo so... So già come finirà » sussurrai.
«Non voglio vederti distrutta da lui. Lui non sa gestire le cose che gli succedono. Non è capace di amare qualcuno. Sa solo rompere tutto quello che tocca. Guardati, adesso Meg. Guardati e dimmi che non è vero.»
Stavo soffocando «Non so perché è successo. É stato tutto solo un gran casino.»
«Promettimelo. Promettimi che non ti farai coinvolgere da lui. Promettimi che gli starai lontana.»
«Perché dovrei prometterlo a te?»
«So di non avere nessun diritto.Non sono il tuo ragazzo, non lo sono mai stato, non so nemmeno se mi consideri un amico. Ma ti voglio bene, Meghan e i miei sentimenti non sono mai cambiati per te. E qualsiasi decisione prenderai per me andrà bene, basta che non sia voler provare a stare con lui.»
Il petto mi si stava squarciando. Come potevo promettere qualcosa che non volevo fare.
Ma è di questo che siamo fatti. Di briciole e promesse.
Di paure e incertezze.
Di dubbi e illusioni.
«Te lo prometto» sussurrai, mentre una parte di me, mi stava voltando le spalle. Mi stava gridando di non farlo. Mi stava dicendo addio. Mentre una parte di me se ne andava, io non mi accorsi del cuore che continuavo a perdere. Come un tubo rotto, dentro, prima o poi, mi sarei allagata.
La battaglia è iniziata. Ma non combattere, farlo per me. Riprendi fiato. Non tagliarti il petto, per vedere se c'è ancora un cuore. So che l'hai nascosto bene. E ti aiuterò io, a ritrovarlo. Perché dobbiamo ferirci, per dimostrare quanto sangue abbiamo? So che il tuo amore, mi ucciderà l'anima, piano piano. Morso, morso. Tranquillo, glielo lascerò fare. Non lo diciamo mai. Non crediamo mai nelle cose che finiscono, amiamo il per sempre, anche se ci convinciamo che non esista, nel profondo, la speranza brucia. Ed è proprio alla speranza che ci appendiamo. Impiccati all'unica cosa in grado di non ucciderti.
Speranza.
Veniamo travolti dall'effetto domino, dal susseguirsi di occasioni, sentimenti, giornate, risate, persone, che ci tengono impegnata l'anima.
E quando ci fermiamo?
E quando cadrà l'ultimo tassello?
Spereremo ancora.
Avremo fede.
Fede che le cose andate via, prima o poi, tornino da noi.
Le distanze si prendono dal dolore, mai dalla felicità.Quando tornai sopra nella mia stanza, mi accorsi che la porta della camera di Ash era aperta. Finsi di andare in bagno e ci passai davanti, sbirciando se fosse dentro. Non era là. E se non era là, c'era solamente un altro posto dove poteva essersi cacciato. Il terrazzo sul tetto. Sapevo di averlo ferito. L'avevo lasciato solo come se alla fine, la colpa di tutto quel casino che avevamo combinato, fosse solamente sua. Invece anch'io avevo mentito, anch'io mi ero nascosta, anch'io avevo avuto paura di spiegare come stessero le cose agli altri. E avevo appena fatto l'ultima cosa che avessi mai voluto fare. Abbandonarlo.
Sapevo che se fossi salita su quei gradini che portavano lassù, non sarei tornata indietro. Sapevo che immergermi dentro i suoi occhi una volta, mi avrebbe lacerata.
Così tornai indietro, entrai nella mia stanza, provai a dormire. Ma non chiusi occhio per tutta la notte.
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C'era una volta Alice ( Favole Di Carta )
ChickLitCOMPLETA.Il vecchio titolo era Favole di Carta. Meghan parte per il college con i suoi sogni in mano, i ricordi persi e tanta voglia di ricominciare. Ma non appena varca le porte della Fox,si imbatte nel Bianconiglio, il ragazzo più popolare di tutt...