Trova il tesoro, fu un gioco che mi lasciò letteralmente sorpresa. Dei ragazzi che non partecipavano alle sfide e che indossavano una maglia nera con su scritto STAFF, rovesciarono dentro il perimetro del campo, quelli che mi sembrarono milioni di palloncini.«Voi lo sapevate?Credevo fosse una normale caccia al tesoro» chiesi a nessuno in particolare.
«Succede ogni anno» spiegò Nathe.«Dobbiamo dividerci in coppie e trovare l'unico palloncino con un bigliettino dentro.»
«Stai scherzando?È praticamente impossibile!»
«Non impossibile. Divertente, è la parola giusta!» disse Zion dandomi una stretta sulla spalla.
«Siamo sette. Al gioco degli sacchi Ash non ha partecipato. Posso restare io a guardare questa volta» proposi.
«Oh, no, no, matricola. Tu gareggerai con me. Sarà Zion invece a prendersi una pausa» esclamò Aiden passandosi una mano tra i capelli per riportarli all'indietro.
«Sì» confermò lui.«Credo che mi siederò un attimo sul prato e farò un pisolino. Essere un allenatore è davvero stancaaante.»
«Ma a me sembrava che volessi partecipare...» gli feci notare arricciando le labbra.
«Oh, non preoccuparti per me. Sono stanco sul serio» sbadigliò incrociando le braccia dietro la testa.«Visto?»
Aiden inclinò il viso «Vieni, matricola. Prendimi la mano.È più facile se siamo vicini. Sai qual è il metodo più veloce per trovare quello giusto? Scoppiarli tutti. Quanto sei brava da uno a dieci a saltare?»
«Me lo stai chiedendo sul serio?»
«E allora diamoci dentro.»
Fu una delle cose più divertenti che feci in vita mia. Ovunque mi voltassi c'erano montagne di palloncini da rompere. Il campo sembrò bersagliato da continui fuochi d'artificio che esplodevano nell'aria. La mano di Aiden mi teneva stretta e reggeva il peso quando puntavo le gambe per scoppiare. Lui a differenza mia, ne riusciva a distruggere un numero maggiore tutto in una volta. Quando intravidi un minuscolo palloncino d'oro, mi resi conto che era quello giusto. Tirai Aiden nella mia direzione e accelerai il passo, senza fornigli nessuna spiegazione. Altrimenti avremmo dato nell'occhio e quelli intorno a noi si sarebbero fiondati su quello che secondo me, sarebbe stato il palloncino vincente. Riconobbi Chris, il tizio della partita a beer pong, adocchiarlo. Aveva la maglia verde dei Beta. «Oh, non mi batterai questa volta, Storm» borbottò stringendo gli occhi.
«Sta a vedere!» replicai io, scattando in avanti. Mi tuffai sapendo che mi sarei fatta male, ma era pur sempre per una buona causa. Afferrai il palloncino e lo strinsi forte contro il petto. Quando caddi a terra, quello scoppiò e mi sbrigai a passare ad Aiden il bigliettino. Fui sicura che avevamo vinto quando il sorriso di Aiden arrivò fino agli occhi. Era bellissimo. Mi mostrò cosa c'era scritto sopra. Complimenti, sei tu il campione!
A ruba bandiera, sembrò giusto che fossi io a prendermi una pausa. Le Stelle, sbaragliarono tutti gli avversari e conquistammo un'altra gara. A nascondino, Aiden mi diede il cambio battendo un cinque. Il terreno di gioco si era esteso, ora non avevamo solo il campo per nasconderci ma anche il piccolo bosco che lo circondava. Chiunque venisse toccato dagli avversari, usciva automaticamente dal gioco e avrebbe vinto la prima persona che sarebbe riuscita a fare tana libera tutti. Il problema era che ad accecarsi sarebbe stato un intero dormitorio a cui era conferita una fascia gialla da mettere in petto per far sì, che tutti potessero riconoscerlo.
L'arbitro fischiò l'inizio della sfida, gli studenti si riversarono nei punti più disparati e nel casino che si era creato, persi di vista tutte le Stelle. In fondo, si trattava di un gioco in cui trovarsi in squadra, non sarebbe servito a nulla, perciò dovevo escogitare un piano in tutta autonomia. Pensai bene che la cosa più logica fosse nascondersi all'interno del boschetto. I rami facevano abbastanza ombra da farlo sembrare più scuro e tenebroso del solito. Appoggiai la schiena contro il tronco di una vecchia quercia, mentre l'adrenalina fremeva per uscire fuori e divorarmi. Un vento leggero mi scompigliò i capelli, sentivo delle voci farsi sempre più vicine, il fruscio delle foglie mi fece compagnia. Il cuore batteva frenetico nel petto e sinceramente mi metteva un po' paura ascoltarlo, lì nel vuoto.
Mi afferrarono per il polso e sbarrai gli occhi. Ash fece segno di rimanere in silenzio portandosi un dito sulle labbra. Il cappellino da baseball al rovescio aveva ora lo stesso colore dei suoi occhi. Un gruppo di avversari ci passò accanto, ma fortunatamente non guardò nella nostra direzione. Ero così agitata che trattenni il respiro. Mi tornò in mente che, come mi aveva fatto notare, era una cosa che facevo involontariamente quando lui era nei paraggi, perciò scossi la testa e cercai di controllarmi.
Ash corrugò la fronte «Avresti dovuto dire ad Aiden che ti eri fatta male. Non avrebbe permesso che continuassi a giocare. Hai preso una storta durante la corsa con i sacchi, che poi è peggiorata quando hai trovato il palloncino d'oro. Non è così?»
Non sapevo come fosse riuscito a capire che la caviglia mi faceva male davvero. Mi ero premurata di non darlo a vedere. Potevo ancora sopportarlo fino alla fine della giornata. Mi spostai sulla difensiva.«E tu da quando, ti preoccupi per me?»
Il suo cipiglio si fece più severo «Allora ho ragione.»
«Non ho detto questo.»
Ash si spinse in avanti ed io indietreggiai andando a sbattere contro l'albero.«Ti fa male?»
Mi strinsi le spalle «No! Tu non...»
«Avanti. Fammi dare un'occhiata.»
«Ti ho detto di lasciar stare!»
Ash incrociò le braccia al petto.«Perchè sei così ostinata?»
«Perchè sei così prepotente?»
Si inumidì le labbra «Prepotente, dici. Ok. Allora fa come vuoi.Ma è da stupidi non ammettere che stai male. La caviglia potrà solo peggiorare.»
«Grazie dell'avvertimento» esclamai storcendo il naso.
Fece scattare la mascella «Sai che ti dico? Finirò questo gioco il prima possibile così che tu possa andare in infermeria.»
«Ti ho detto che non ho bisogno del tuo aiuto.»
Quello che comparve sul volto di Ash fu un ghigno freddo ed affilato come un coltello.«Ma non capisci? Non ti sto aiutando. Se continui a gareggiare saresti solo d'intralcio.Perciò, ragazzina, lasciami fare quello in cui sono veramente bravo.»
«Che sarebbe?»
Mi lanciò un occhiolino «Distruggere tutto. Sta a guardare.»
Dopo che se ne fu andanto passarono sì e no, cinque minuti. Il fischio dell'arbitro mi disse che forse Ash, era riuscito veramente nell'impresa. Quando tornai di nuovo al campo, scoprii due cose. Ash aveva vinto, ma aveva anche spifferato a tutti quello che fino a quel momento, avevo cercato di nascondere. Con la caviglia in quelle condizioni, non avrei mai potuto correre.
Il lettino era scomodo, la stanza troppo bianca e mi sentivo un'idiota a dover stare con la caviglia fasciata e un Ash annoiato seduto accanto. Una volta che Aiden aveva visto con i suoi occhi, la caviglia gonfia si era rifiutato di farmi partecipare alla corsa. Questo voleva dire che tutti gli sforzi fatti nelle due settimane precedenti erano appena andati in fumo. Volevo essere d'aiuto, invece avevo il morale a terra. In più, dall'infermeria non potevo né vedere,nè sapere come stesse procedendo la gara. «Perchè sei qui? Dovresti essere fuori con le altre Stelle.»
Ash sbadigliò rumorosamente e poi si abbassò il cappello sugli occhi.«Numero uno.» Contò con le dita.«Non dirmi cosa fare. Numero due. Se la caveranno.»
«Sono in minoranza.»
«Significa che dovranno essere più veloci degli altri.»
Sbattei la schiena contro il cuscino «È colpa tua se sono finita in questo posto.»
Ash cantilenò «Non sono stato io a tuffarmi su quel palloncino.»
Mi morsi la guancia con i nervi a fior di pelle «Sei l'ultima persona con cui dividerei l'aria in una stanza. Ne sei consapevole, vero?»
Scrollò le spalle «Oh. Sopravvivrò.»
Iniziai a giocherellare con il lembo del lenzuolo «Non sapevo sapessi cucinare. Forse sono stata inopportuna stamattina. Perchè non cucini per loro? Sono tuoi amici.»
«Non farlo.»
«Cosa?»
«Non essere gentile con me.»
Dondolai con la testa «Non mi sto comportando in modo gentile con te, Ash.»
Sospirò, sentii i suoi polmoni svuotarsi dell'aria «Noi non faremo questo genere di conversazione, ragazzina.»
«Sono solo chiacchiere.»
«No, ti sbagli» disse bruscamente.«Tu vuoi parlare con me. Ed io non ne ho voglia. Non sono qui per intrattenerti o per farti da balia.»
Feci roteare gli occhi al cielo «E allora perchè sei qui, Ash?»
«Perchè mio fratello mi ha chiesto di non lasciarti sola. E perchè credo che se non fossi qui a controllarti, saresti là fuori a correre con loro.»
Aveva ragione, l'avrei fatto. Ma non potevo dirlo ad alta voce.«Bene. Sarà così emozionante passare del tempo in silenzio con te.Non vedevo l'ora.»
Non ottenni nessuna replica. Mi aspettavo che sarebbe stata una noia mortale starmene senza fare niente nell'infermeria. Non avevo previsto però, di aver accumulato così tanta stanchezza da crollare nel sonno, subito dopo. Quando mi svegliai, ero già nella mia solita stanza.
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C'era una volta Alice ( Favole Di Carta )
Chick-LitCOMPLETA.Il vecchio titolo era Favole di Carta. Meghan parte per il college con i suoi sogni in mano, i ricordi persi e tanta voglia di ricominciare. Ma non appena varca le porte della Fox,si imbatte nel Bianconiglio, il ragazzo più popolare di tutt...