19. È solo un sogno, Alice

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Fall in Love with you - Montell Fish

Essermi commossa pensando ad Ash, mi fece imbestialire. Cercai di scacciarlo dalla mente, ma più ci provavo, più non riuscivo. La festa in maschera al Greek di cui ero venuta a conoscenza tramite volantino, giunse con una fretta sbalorditiva. Tutti intorno a me, sembravano andare così veloci che capii quanto la Fox aspettasse con ansia l'arrivo del weekend, per distrarsi dai libri e dalle lezioni. Finii per adottare anch'io quel ritmo, perchè come chiunque altro, non avevo voglia di essere lasciata indietro. Con mia grande sorpresa, Ash si assentò per tutta la settimana dalle ore di filosofia. Il che era strano, perchè da quella sera, la mia insonnia era improvvisamente aumentata e finivo a notte fonda sul divano accanto a lui. Lasciava la tv accesa mentre sonnecchiava, io mi accoccolavo sui cuscini, continuavo la stessa serie e poi la mattina dopo mi ritrovavo nel mio letto. Il fatto che non si presentasse a lezione, non che avesse per me molta importanza, però non riuscivo comunque a motivarlo.
La mattina della festa decisi che avrei trascorso la giornata studiando su uno dei prati del campus. Feci colazione alla Bakery House e comprai un sandwich per pranzo. Fortunatamente mi ero ricordata di portare dietro un telo da stendere sull'erba.
Il sole palpitava nel cielo, qualcuno strimpellava la chitarra. Mentre me ne stavo seduta a gambe incrociate a leggere, qualcosa mi si poggiò sulla guancia.
Avvicinai un dito e la coccinella, scivolò direttamente dentro la mano. Come facevano le persone ad avere il terrore di qualcosa di così piccolo ed indifeso? Doveva essere particolarmente romantico, venire considerati dagli altri un portafortuna. Spingere qualcuno a credere in te. Dare speranza. La coccinella volò via e mi chiesi chissà quanto in alto poteva spingersi...
Avevo portato carta e penna, così iniziai a buttare giù qualcosa. Non avevo smesso di scrivere per cui, non avevo nemmeno smesso di credere che ce l'avrei fatta, prima o poi.
 
Pulire la polvere dal proprio cuore. Ma come abbiamo fatto a lasciarlo da parte per così tanto tempo? Quante risate, tramonti, corse, giornate che sembravano non finire mai, cadute, rinascite, caffè, abbracci che sanno di buono, lacrime lanciate contro la pioggia, ci siamo persi?È davvero giusto costruire mura alte come castelli per poi perdersi il panorama là fuori? E per cosa poi?
A volte credo che aprire le finestre, lasciar entrare solo la luce, renda chiaro quello a cui stiamo rinunciando.
Un cuore impolverato va subito messo in lavatrice. Su, cuore mio, respira aria. Riempiti di cose che riescono a toglierti il fiato. Ed anche se tra quelle ci sarà qualcosa che ti farà male, saprai che la vista, distrutti i mattoni, è favolosa.
 
Soddisfatta mi lasciai scivolare sul telo. Mi piaceva guardare il cielo attraversato da qualche nuvola bianca. Chiusi gli occhi e quando li riaprii, trovai il viso di Aiden dalla parte opposta.«Ciao, matricola» disse sorridendo mentre si inumidiva le labbra. La sua voce fu come una doccia calda. Era come venir presa in braccia e stretta forte.
«Ehi» esclamai studiando meglio la sua faccia. Era liscia, priva di imperfezioni, con più lentiggini rispetto al fratello che gli donavano quel tocco da adolescente. Mi tirai a sedere mentre lui prendeva posto accanto.
«Da quanto dice Zion, stasera ci sarà da divertirsi parecchio. Sai, a lui piace organizzare questo genere di cose» mi informò lasciando le mani sulle ginocchia.
«Me ne sono accorta. Zion ama stare al centro dell'attenzione.»
«E tu?» mi chiese con un cenno del mento.«Sei pronta?»
Scossi la testa «Scherzi?Non sono mai pronta per una festa.» Passai le dita sui fili d'erba.«Sai, prima che venissi qui, nemmeno ero mai stata ad una vera e propria festa.Penserai che è ridicolo ma...Non sono così brava a rapportarmi con gli altri.»
«E perchè mai dovrei pensare una cosa del genere?Tu sei troppo buona per questo mondo, matricola» commentò dandomi un colpetto con il braccio.
«Sì, certo... E tu sei veramente bravo a fare complimenti.»
«Dico sul serio.» Aiden buttò la schiena all'indietro reggendo il peso sulle braccia. «Te la stai cavando alla grande.»
Seguì una pausa e mi accorsi che sembrava perso nei suoi pensieri.«Che hai, ragazzo uscito dai libri?»
Sollevò entrambe le sopracciglia dorate«Mmh?Niente!»
«Sei anni luce lontano da qui.»
Un flebile sorriso affiorò sul suo volto.«A volte vorrei proprio essere come Ash.»
Annuii ironicamente alzando gli occhi al cielo «Oh, non te lo consiglio affatto.»
«Sì...Bhe...Lui è qualcuno da cui gli altri non si aspettano niente. Non lascia che siano loro a decidere al posto suo. Ho appena finito di parlare con mio padre e vuole che domani prenda il primo volo per raggiungerlo. Starò via una settimana.»
«E a te non va?»
«No...È solo che...Ho passato tutta la mia vita a seguire le sue orme. Adesso che sono all'ultimo anno, non so più se voglio vivere chiuso dentro un grattacielo. Non so più se voglio essere come lui.»
Sfiorai il suo braccio «Aiden. Puoi diventare quello che vuoi e nessun altro potrà mai prendere questa decisione al posto tuo. Così come sei libero di cambiare scelta in qualsiasi momento e tornare indietro.»
Aggrottò la fronte rabbuiandosi«Non è così semplice. Non conosci mio padre. Mi ha cresciuto per prendere le redini della compagnia e farà di tutto perchè le cose vadano secondo i suoi piani. Ci riesce sempre.»
«Siete gemelli, se tu dovessi rinunciare, c'è pur sempre Ash  a coprirti le spalle, no?» domandai perchè la cosa mi sembrava abbastanza ovvia. Studiava economia, immaginai che il suo futuro fosse sempre all'interno della stessa azienda di famiglia.
«Ash?» scoppiò in una risata tirata.«Tra Ash e mio padre non corre buon sangue. Non possono stare per più di un minuto nella stessa stanza.»
«Non lo sapevo...» mormorai, mordendomi una guancia.«Immagino che siano troppo simili.»
«No, non è per quello. La verità è che lui gli ricorda...» sospirò pesantemente e si passò una mano sulla faccia.«Lasciamo stare.»
«Puoi parlarmene se vuoi» lo incitai a continuare. Ma Aiden quel giorno sembrava così confuso e perso dentro se stesso che non sapevo se sarei riuscita a mettergli un po' di buon umore.
«Dovremmo smetterla di parlare, invece» Aiden si tirò su di scatto e mi baciò.
«E questo cos'era?» chiesi sorpresa e rossa in viso.
«Per portarmi via qualcosa di tuo.»
«Ma tu avevi detto...»
«So cosa avevo detto. Perciò scusami di nuovo per quello che sto per fare» mi baciò ancora una volta, tenendomi così stretta che fu come se si stesse aggrappando a me. Quando si staccò, la luce era tornata ad illuminargli gli occhi verdi. Allungai una mano, fino a quasi toccare un raggio di sole che stava morendo dietro agli alberi. Avevo sempre pensato che un tramonto sarebbe dovuto essere qualcosa di illegale. Come il suo sorriso. Lì, in quel momento. Dannatamente bello. Maledettamente potente. I colori del cielo giocavano a mischiarsi tra loro. L'arancio delle guance, il rosa scuro della pelle abbronzata di Aiden, il rosso delle mie labbra che stavano aspettando. E il mondo attorno a noi che sussurrava, come se avesse paura di disturbare. Per non rovinare tutto. Per non rovinare noi.
 
Questa volta cercai di prepararmi per la festa in maschera, mettendoci più impegno. Volevo iniziare a vedermi come volevo. Indossai quel vestito che avevo scelto con Alex al centro commerciale e che mi era stato regalato probabilmente da uno dei due fratelli Storm. Sistemai i capelli con il ferro, arricciandoli per poi farli cadere morbidi sulle spalle. Non mi ero mai curata di come apparivo agli occhi degli altri, ma ultimamente mi sentivo spronata a tenerci di più, non per le persone che avevo attorno, ma per me stessa. Ero arrivata alla conclusione che stare apposto con il proprio aspetto, ti spingeva a sentirti meglio  anche con il resto del mondo.
Il vestito aderiva ai fianchi e all'addome, vedermi con quella manica lunga, mi fece pensare a quello che aveva detto Ash. Sembrava veramente che avessi un'ala. E che l'altra, fosse spezzata.
Mi truccai molto gli occhi, abbondai con il mascara e la matita all'interno. Sulla palpebra provai a sfumare con l'ombretto. Fu più complicato del previsto, avevo poca connessione ad Internet ed il tutorial su Youtube si bloccava ogni due minuti. Per ultima, legai la maschera dietro i capelli. Aveva dei piccoli diamanti ai lati degli occhi, soffici piume color carbone che spuntavano nella parte superiore.
Alex piombò nella stanza mentre stavo riordinando.«Oh, hai messo quel vestito.Ti sta d'incanto!»
Aveva raggruppato i capelli tutti da un lato, fermati da alcune forcine che si notavano appena. Il suo abito era nero e lungo, con un ampio spacco sulla coscia e leggermente accollato. La maschera aveva sfumature fucsia e i suoi occhi azzurri sembravano ancora più intensi.«È davvero molto bello» commentò ferma sulla porta.«Hai fatto bene a prenderlo.»
«E a me piace il tuo» le rivelai con un sorriso sincero. Alex trotterellò sui tacchi fino a sedersi sul mio letto.
«Come va con Aiden?»
«Mi ha baciata» dissi mentre il maglione che avevo in mano mi cadeva a terra.
Lei fischiò fuori l'aria «Oh, bhe.Wow.»
Mi fissai le dita «Non so come dovrei sentirmi a riguardo.»
Alex tamburellò sul lenzuolo«I genitori di Charlotte sono i maggiori azionisti della Storm's Financial Society. Hanno delle catene di ristoranti sparse qua e là. Non per metterti la pulce nell'orecchio...Ma girava voce che entrambe le famiglie sperassero che qualcosa accadesse tra quei due prima o poi. Forse è per questo che Aiden è così frenato e titubante.»
Ripiegai il maglione e lo lanciai nell'armadio «Aiden è adulto. E non siamo più nel milleottocento.Pensavo che queste tradizioni fossero sepolte da tempo.»
Alex si tirò in piedi «Non hai idea di come funzioni il nostro mondo, Meg. Te l'ho detto. Anche i miei si sono dimenticati di avere una figlia, per lo stesso motivo.»
Le andai incontro senza pensarci due volte e l'abbracciai. Lei restò qualche secondo sorpresa poi contraccambiò la stretta. «Dovresti dir loro ciò che pensi» le dissi in tono dolce.
«Non cambierebbe niente» si sbrigò a rispondere.
«Ma cambierebbe per te.»
Tirò su con il naso, sapevo che anche se non lo dimostrava doveva soffrirci parecchio, come era comprensibile che fosse.«I tuoi sono vivi. Puoi parlarci ogni volta che vuoi ed anche se credi che sia tutto inutile, prima o poi, loro capiranno.Sai cosa darei io per avere un'unica possibilità di rivederli?»
«Aaaalex!» la chiamò Charlotte dal piano di sotto. Lei si schiarì la voce e si allontanò nascondendo le mani dietro la schiena.«Bene. Direi che è arrivato il momento di entrare in scena» esclamò con un occhiolino. Uscì dalla stanza e la seguii.
 
Scendemmo le scale sulle note di Atlantis degli Seafret. Percepivo gli occhi di tutti i presenti addosso e non sapevo se era perchè avessi sbagliato qualcosa. La sala comune era stata allestita da decorazioni dorate. Dal soffitto scendevano piccole lucine a forma di stella e palline rotonde impreziosite da brillantini. Nell'aria svolazzavano bolle di sapone che esplodevano rilasciando profumo di rosa. Mi sembrò di ritrovarmi al ballo di fine anno di un qualche liceo. Erano tutti elegantissimi e le maschere rendevano l'atmosfera ancora più suggestiva e quasi come se fossimo stati catapultati all'interno di un sogno. Camminai con lo sguardo basso, fissandomi le punte dei piedi. Solo quando sentii la voce di Aiden rialzai gli occhi «Sei splendida, Meg.»
Arrossii come mai prima di allora. Mi porse la mano sull'ultimo gradino ed io mi aggrappai al suo braccio. Lui indossava uno smoking nero che lo slanciava ancora di più e la camicia bianca lo rendeva perfetto. Sembrava uscito fuori da una di quelle riviste per modelli. Tremendamente elegante. Straordinariamente bello.
La maschera di Aiden era verde come i suoi occhi. Ci raggiunsero anche le altre Stelle, raggruppandosi attorno a noi. Zion che portava come sempre un paio di occhiali da sole scuri, allungò il braccio nella mia direzione, tenendo in mano un cilindro.«Pesca un biglietto dal cappello, principessa.»
Gli scoccai un'espressione perplessa e lui annuì. Feci come aveva appena detto e lessi ad voce alta il contenuto.«Sette minuti in paradiso.Ma che significa?»
«Oh, lo vedrai tra un momento.»
Aiden fece per protestare ma Zion lo zittì con un gesto della mano.«No, Storm. So cosa stai pensando.E la risposta è no. Non puoi fare a cambio con nessun altro.»
Zion prese un calice di spumante e salì in piedi su una sedia nel centro della sala comune.«A nome delle Stelle, vi do il benvenuto al nostro annuale ballo in maschera!A tutti voi è stato chiesto di pescare un bigliettino. Ne esistono solo due uguali. Chi possiede lo stesso che avete in mano adesso, o sarà il vostro sfidante o il vostro compagno, durante il gioco. Ad un ballo si partecipa in coppia, no? E quindi...Buona serata delle coppie a tutti!» disse saltando giù e beccandosi un applauso.
Charlotte era vestita di rosso ciliegia e quel colore valeva anche per la sua maschera.«Ma che coincidenza!» cinguettò avvicinandosi ad Aiden.«Sembra proprio che dobbiamo partecipare insieme io e te!»
Aiden mi lanciò un'occhiata eloquente come a dirmi che gli dispiaceva. Non preoccuparti, mimai con le labbra.
Nathe indossava un completo grigio fumo e borbottò in modo che ascoltassi anch'io.«Avrà sicuramente barato come al solito...»
Quando le Stelle si dileguarono e restai da sola con Zion, mi fece strada fermandosi davanti alla porta del ripostiglio. Ad aspettare appoggiato al muro, c'era Ash. Aveva una paio di jeans scuri, una camicia azzurrina un po' aperta sul petto e la giacca blu notte con la maschera dello stesso colore. Zion battè le mani tra loro e poi aprì la porta.«Bene. Voi due avete lo stesso gioco. Dovete resistere sette minuti senza scannarvi. Pensate di essere in grado di farcela?»
Bloccai Zion per la spalla.«Stai scherzando? Io non entro lì dentro con lui!»
Per risposta, trattenne una risata e fece roteare un dito davanti al suo viso «Ehi, principessa. Ti sembra che io stia scherzando? Sono le regole della festa...Ma puoi sempre scappare in camera tua se non te la senti. Sono solo sette minuti...Voleranno con uno schiocco di dita.E ti assicuro che non sarà così deludente come credi.»
Ash entrò nel ripostiglio senza dire mezza parola, guardai Zion accigliata e poi, lo seguii sospirando. Avrei passato sette minuti all'inferno. Ero davvero pronta ad affrontarlo?
 
Lì tenevamo le scope. Ma erano magicamente sparite per quella sera. Come mi era saltato in mente di metterci piede, non riuscivo proprio a spiegarmelo. Ash era un enorme buco nero che divorava tutto quello che lo circondava. In quel ripostiglio, senza luci, eravamo uno di fronte all'altra e decisamente vicini. La distanza era troppo poca per non sfiorarci a vicenda anche con il più piccolo dei movimenti. Perciò cercai di restare immobile. Potevo percepire il suo profumo di agrumi inondarmi i polmoni. Io odiavo i limoni, eppure... Eppure addosso a lui era inebriante.
Sarei voluta scappare, ma la porta era stata chiusa a chiave dall'esterno. Perfetto.
«Hai così tanta paura di me, Wonder?» mi disse in un sussurro. Incrociò le braccia al petto«Sei arrivata nella tana del mostro, ora  che pensi di fare?»
«La verità è che tu adori provocarmi» esclamai stringendo gli occhi in due fessure.«Ti piacerebbe che io abbia paura di te. Così sapresti che hai un qualche effetto su di me. Ma non te la darò vinta.»
«Questo lo sapevo già. Ma scommetto quello che vuoi, che un qualche effetto ce l'ho, eccome. Vuoi una dimostrazione?»
Mi ricordai in quel momento che da qualche in parte nella mia stanza c'era ancora la maglietta che mi aveva prestato. Si passò una mano tra i capelli, poggiando la mano sul muro dietro la mia schiena. Percepivo il suo respiro tra i capelli. Abbassai lo sguardo, dalla camicia potevo intravedere i suoi tatuaggi. Quando tornai a guardare in alto, lui mi stava fissando con quei suoi maledetti occhi diversi. «Tranquilla, non ti bacerò. Se è a quello che stai pensando.»
Lo sguardo mi cadde involontariamente sulle sue labbra socchiuse.«Non ci stavo pensando affatto.»
«Ma se ci tieni a saperlo, non chiederò mai il tuo permesso per farlo.»
«Già... Tu sei il ragazzo che infrange le regole.Come potrei dimenticarlo?»
Inclinò il viso da un lato e contrasse la mascella. «Solo quando non sono io a farle.»
Avvicinò la bocca al mio orecchio «Meg...» mi chiamò sussurrando lentamente. Era la prima volta che pronunciava il mio nome e sembrava qualcosa di proibito detto da lui.Il suo tono era basso, intenso. Un brivido mi percorse la schiena. Il cuore martellava senza che potessi farci niente. Era qualcosa che non avevo provato con nessuno al mondo. Volevo che smettesse, non ascoltarlo, restare calma. Ma era come se il mio corpo funzionasse al contrario rispetto a quello che ordinava invece la testa.
«Meg...» disse ancora una volta quasi in affanno. Ero consapevole che mi stesse ingannando. Eppure, non potevo contrastarlo.
Era così bello il mio nome detto da Ash. Sembrava che potesse prendere un altro significato. Più oscuro, più nero. Iniziò a mancarmi l'aria, dovevo uscire di lì e alla svelta.
«Dimmi.Cosa dovrei fare per liberarmi di te?»
Non era una domanda, ma un suo pensiero detto a voce alta. Schioccò la lingua e percepii un dito sfiorarmi la coscia, ebbi un tremito. Salì lentamente sul fianco. Un tocco leggero ma instabile, quasi avesse paura a restare per troppo tempo sulla mia pelle.
Mi provocò un milione di sensazioni.
«Ash, smett...» riuscii a dire, anche se non volevo veramente che smettesse di farlo. Avevo paura di me e di tutto quello che stavo provando nell'arco di quei sette minuti.
Ero lì.Non l'avrei ammesso ma lui era così bello e dannato che sarei finita per impazzire. La sua carnagione chiara, le sue labbra fine, la mascella spigolosa. Mi presa una mano e se la poggiò sul cuore. Poi la sua, finì sopra il mio.
«Senti questo, Meg?»disse con voce calda e dolce.«È  così che dovresti sentirti sempre.»
Ash Storm aveva un cuore e dentro a quel ripostiglio batteva allo stesso ritmo del mio. Ritirai subito la mano come se l'avessi scottata. Lessi una piccola smorfia di disappunto. Il suo corpo premeva contro il mio. In un attimo stavo tremando. Ipnotizzata da Ash Storm. E da quei suoi occhi che cambiavano continuamente come lui.
«Meg...Se solo tu...» esclamò ma Zion fu più veloce ad interromperlo aprendo del tutto la porta.
L'inferno aveva chiuso. Io ero al tavolo dei condannati. Avevo imparato la lezione. Non puoi combattere contro un buco nero, perchè più si avvicina, più perdi la strada per tornare indietro.
 
«Prego. Noto con piacere che siete entrambi vivi. I sette minuti sono appena terminati.Ho ritenuto opportuno essere preciso» ci informò Zion arricciando le labbra divertito.
Uscii io per prima, più nervosa ed imbarazzata di com'ero entrata. «Tutto ok?» mi domandò Zion aggrottando la fronte.
«Sì? Perchè? Mi stava mancando l'aria là dentro» mi affrettai a rispondere. Abbassai la testa e scappai via da quel ripostiglio e da Ash.
Mentre mi dirigevo verso le scale, nella sala comune era appena iniziato un ballo sulle note di una musica classica. Era uno di quei balli che si vedono solo nei film e che non possono mai essere reali perchè appartengono ad un'altra epoca e ad altre storie. Invece stava accadendo proprio davanti ai miei occhi. Uno di quei balli dove lei poggia la mano sulla spalla di lui e lui le cinge la vita. Feci scorrere lo sguardo su tutte le coppie che muovevano i primi passi. Poi li vidi. Aiden ballava con Charlotte. E ridevano, ridevano proprio come noi ridevamo insieme. Il cuore mi si stritolò. Mi tornò in mente ciò che aveva detto Alex sul loro futuro e sulle loro famiglie. Io non c'entravo niente in quel mondo. Avevo imparato a conoscere le espressioni del viso di Aiden perchè quelle che aveva ora, erano le stesse che faceva con me. Fu istintivo indietreggiare ed andarmene. Non li avrei osservati per un minuto di più.
Salii le scale di corsa, inciampai e mi rialzai. Arrivata sul terrazzo del dormitorio un soffio di vento mi abbracciò. Mi spinsi contro la parete e scivolai fino a toccare terra. Volevo restarmene lì. Io, quel cielo, la luna e le stelle. Non avevo bisogno di nient'altro, no?
Tirai su le ginocchia e ci poggiai sopra il mento. Non mi resi nemmeno conto della porta che si apriva e si chiudeva.
«Dimmi il libro preferito di quando eri bambina.» Ash si sedette accanto a me.
«Cosa?» dissi confusa con la voce un po' ovattata.
«Mi tocca ripetere le cose sempre due volte con te. In tutti i sensi.È assurdo.» Lo ascoltai strofinarsi i capelli leggermente innervosito.«Qual era il tuo libro preferito da bambina?»
«È stupido. Se te lo dico inizierai a prendermi in giro e non ne ho nessuna voglia» mugolai tenendo ancora la testa bassa.
«A me piacevano le favole» sussurrò e si distese completamente con la schiena rivolto verso il cielo.«Volevo sempre essere l'eroe nelle storie. Ma quella era la parte che faceva Aiden, mai la mia. Ironico, vero? Fin da piccolo finivo per avere il ruolo che nessun altro sceglieva, quella del cattivo.»
Mi concessi di sollevare lo sguardo. Sembrava perso, dentro un qualche abisso troppo profondo in cui io non sarei mai riuscita ad immergermi.«E sai perchè mi piacevano così tanto le favole?Perchè era mia madre a raccontarle. Forse è uno dei pochi ricordi che ho di lei. A parte il suo profumo. Con il tempo sto dimenticando persino il suono della sua voce. Aiden amava i super eroi, io amavo credere che quelle storie potessero essere reali. Aiden voleva la super forza, io volevo combattere i draghi. Aiden voleva salvare il mondo. Io volevo salvare una persona sola.»
Ero stupefatta. Mi aveva appena raccontato qualcosa di suo. Mi aveva appena concesso una piccola e profonda parte di lui. Lui che era sempre misurato nel suo casino. Lui che con il nero colorava tutto il foglio si era dimenticato un rigo bianco apposta per me.
«Tua madre se ne è andata?» chiesi ingenuamente.
«È morta» disse facendo tornare l'impassibilità nella voce.«Non voglio parlarne» aggiunse chiudendo gli occhi.
«New Moon» esclami rispondendo alla sua domanda di poco prima. Mi sdraiai accanto a lui.«L'ho letto a dodici anni ed ero follemente innamorata di quel libro. Il secondo della saga di Twilight della Meyer.»
«E perchè mai proprio quel libro?»
Fu una domanda lecita, eppure per me, molto intima. Spostai gli occhi cercando qualche stella.«C'è una parte.C'è una precisa parte in quel libro che amo. Quando lui la abbandona, sola nel bosco. Le toglie ogni ricordo passato insieme come se non fosse mai esistito.Ecco, credo di essermi sentita anch'io così, una volta, con una persona. Ci sono delle pagine bianche, con i mesi dell'anno che passano uno dopo l'altro. E poi la Meyer scrive questo: Il tempo passa. Anche quando sembra impossibile. Anche quando il rintocco di ogni secondo fa male come il sangue che pulsa nelle ferite. Passa in maniera disuguale, tra strani scarti e bonacce prolungate, ma passa. Persino per me.»
Ash sembrò sorpreso.«L'hai davvero imparato a memoria?»
Annuii «Te l'ho detto, è il mio pezzo preferito. So di averlo vissuto anche se non lo ricordo.»
Non era poi così male parlare con lui.«Perchè?È così strano?»
Sospirò pesantemente come se gli richiedesse fatica farlo «Tu sei tutta strana.»
«Sai che esistono due Stelle che rappresentano l'amore impossibile?Vega e Altair, separate dalla Via Lattea, destinate a non incontrarsi mai. Non lo trovi triste?» gli domandai perchè ero veramente curiosa di ascoltare la sua risposta.
«Sì, ne sapevo qualcosa. Ho qualche nozione base di astronomia» rispose con una scrollata di spalle.«E non trovo la cosa triste. Se sono destinate a non incontrarsi, non vedo perchè dovrebbero tormentarsi tanto.»
Feci una smorfia di disappunto.«Tu.Sei tutto strano.»Mi mordicchiai l'interno della guancia «Ho un'ultima domanda. Secondo te, come iniziano le storie d'amore?Come ci si innamora di qualcuno?»
«Cercando l'aria.»
Aprii la bocca e poi la richiusi di colpo. Il mio cuore fece una capriola e cadde a terra graffiandosi. Avevo appena ottenuto una risposta molto simile alla mia. L'amore per Ash era cercare aria, per me era perderla. Lui voleva le ali, io volevo atterrare senza schiantarmi.Possibile che la vedessimo quasi nello stesso modo?
«Perchè sei qui da sola, ragazzina?Dove hai lasciato il tuo bel principe azzurro?»
Scossi la testa «Davvero vorresti parlare di questo?E poi non c'è nessun principe azzurro. O forse il principe ha scelto solamente un'altra principessa. Una vera e non Cenerentola.»
Ash fece una risata sprezzante «Oh, Wonder. Ma tu non hai niente di Cenerentola.» Schioccò la lingua.«Tu, dovresti essere Alice.»
«Bene. Perchè se fossi Alice, significherebbe che questo è solo tutto un sogno» dissi giocherellando con le gambe.
Ash scattò in piedi «Allora, se è solo un sogno, ne possiamo approfittare. Solo oggi. Solo per questa notte.» Mi porse la mano.
Inarcai un sopracciglio«Che vorresti fare?»
«Un ballo. Un ballo io e te.» Finse un inchino e lasciò la mano sospesa nell'aria.
«Sei ubriaco, per caso?» domandai ma mi ritrovai ad afferrare la sua offerta. Infilai le dita tra le sue e lui mi spinse in piedi.
«Forse. Ma tanto è solamente un sogno, Alice. Perchè dovremmo rovinare tutto?»
Nell'alzarmi finii tra le sue braccia. Ash mi fece segno di ascoltare, giù da qualche parte al Greek la festa stava continuando senza di noi e qualcuno aveva appena messo Chopin, la sinfonia numero nove. Poggiò un braccio attorno ai miei fianchi e mi attirò verso di lui. La sua mano nella mia. Iniziammo a muoverci piano, lentamente. Dolcemente. Come se il mondo si fosse fermato e noi due fossimo chiusi dentro una bolla di cristallo. Poteva rompersi da un momento all'altro. Strofinai il viso sulla sua camicia e chiusi gli occhi. Tanto era solo un sogno, no? Noi due non potevamo mai essere così. Non saremmo mai potuti essere così. Ma quella notte, non ero Meghan. Ero Alice. E ad Alice, piaceva stare lì, su quella terrazza con quel ragazzo tormentato che ballava insieme a lei. Ash si inclinò verso di me e poggiò il mento sui miei capelli. Immaginai che avesse chiuso gli occhi anche lui. Sentii il suo respiro calmarsi. La musica sfumò e noi due continuammo a ballare anche senza note. Non so per quanto tempo restammo così. Sapevo solo che si stava bene in quella parte di mondo.
«Devi andare via, Alice» sussurrò con una dolcezza che non gli avevo mai sentito prima. Lo disse mentre continuava a stringermi.
«Perchè?»
«Perchè tra un po' ti sveglierai e il sogno finirà» rispose lui con tono deciso.
Mi baciò delicatamente sulla guancia ed io continuai a tenere gli occhi chiusi. Percepii la sua presa diventare sempre più debole, fin quando non sparì del tutto. Quando sollevai lo sguardo, Ash già non c'era più.

C'era una volta Alice ( Favole Di Carta )Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora