Sapevo bene quanto fosse caro il prezzo di un ricordo, a volte riusciva persino ad avvelenarti la mente. Si impiantava e germogliava come un'erba infestante, senza che tu potessi farci niente.
Quando entrai nell'aula di filosofia, mi sentivo perplessa ed un po' pallida. Mi tremavano le gambe e avevo il brutto presentimento che sarei potuta svenire da un momento all'altro, se non mi fossi seduta subito. Chi diavolo era quel bambino? E perchè mi era tornato in mente? Possibile che fosse solo un frutto della mia immaginazione?
Eppure era parso così vero, così reale.
Il professor Kits iniziò la lezione ma non ascoltai nemmeno una parola di tutto quello che disse. Ero troppo presa a dare un senso a quello che avevo visto.
«E con questo, abbiamo terminato, per oggi. Aspetto quelli che saranno i vostri lavori per la settimana prossima» esclamò l'insegnante guardando nella mia direzione con un sorriso. Era già passata un'ora e a me sembrava di aver vissuto a malapena cinque minuti.
«Maledizione!» imprecai.«E adesso come faccio?» mi chiesi appoggiando la testa contro il libro aperto sul tavolo mentre la classe si svuotava.
«Problemi in paradiso, ragazzina?»
«Non tu...Ancora. Lasciami in pace Storm cattivo» borbottai a bassa voce, sperando che non mi sentisse davvero. Non avevo le forze per affrontarlo.
La sedia alle mie spalle stridette sul pavimento e pensai che si dileguasse come al solito. Invece ebbe la brillante idea di accomodarsi accanto a me.
«Fantastico!Non potrebbe andare meglio di così» dissi guardando Ash con la coda dell'occhio. Se ne stava con il viso poggiato sul braccio e un'espressione soddisfatta.«Che vuoi?» sbottai infastidita dalla sua presenza.
«Sembra che tu oggi abbia visto un fantasma. Non ti sei ancora guardata allo specchio?È come se fossi appena scesa da dieci giri sulle montagne russe.»
«Che cosa dannatamente gentile da dire» lo rimbeccai sollevando la testa.
Lui alzò le spalle «Sono sincero.»
«Non ricordo di avertelo chiesto. Mi stupisce che tu mi abbia osservata parecchio oggi, è strano. Ed inquietante. Preferisco la versione di te che non parla e si finge annoiato in qualche angolo sperduto.»
Da così vicino potevo immergermi nei suoi occhi diversi l'uno dall'altro. Si allungò sulla sedia «Ho voglia di rinnovarmi, ogni tanto.»
Mi venne fuori una risata un po' isterica «Tu hai voglia di chiacchierare?Credevo avessi detto che fossi impossibilitato a farlo fino al duemila e mai.»
«Zoppichi ancora con la caviglia.»
«Oh, già. C'è qualcos'altro di ovvio che vuoi farmi notare?»
Ash inarcò un sopracciglio«Perchè non hai preso la bici per venire a lezione?»
Sospirai, parlare con lui mi faceva venire un tremendo mal di testa. «Non ci so andare.»
«Tu. Non sai...Non sai andare in bicicletta?Non hai mai imparato?» Sbattè le palpebre incredulo.
Mi alzai di scatto e raccolsi tutte le mie cose infilandole velocemente nello zaino «Sì.E allora? C'è qualche problema?Vuoi aggiungerlo alla tua lista di cose per cui mi odi?Fa pure.»
Mi sbrigai ad uscire dalla stanza ma Ash mi venne dietro tallonandomi. «Non ho mai detto che ti odio» sussurrò così a bassa voce che pensai di aver sentito male. Non avevo tempo per dare retta ai suoi cambi repentini di umore. Speravo solo si togliesse presto dai piedi.
«Devi consegnare una relazione su Schopenhauer, la prossima settimana» disse con l'aria scocciata.
Mi bloccai a fissarlo «Oggi sei strano. Te l'ho già detto. Che succede? Con la pioggia di meteore finirà il mondo o cosa...Stai provando ad essermi amico?»
Ash si passò una mano tra i capelli corvini «Amici?Tu non vuoi essermi amica, Wonder. Credimi. Per almeno un milione di motivi.»
«Che sarebbero?»
«Lascia perdere.» Adesso le parti si erano invertite, era lui che cercava di scappare da me. Aveva accelerato il passo ed io gli stavo dietro trascinandomi la gamba.
«No, voglio sapere il milione di motivi» dissi imitando la sua voce bassa.
Poggiò una mano al muro all'improvviso, impedendomi di andare avanti, il gesto mi stupì. «Non possiamo essere amici per il semplice fatto che io non voglio essere tuo amico.» Corrugò la fronte «E poi di cosa stiamo parlando?Nessuno dei due ha mai voluto iniziare ad esserlo.Mi sbaglio?»
«Non sbagli. Ma permettimi di replicare che è una motivazione veramente stupida. Avresti potuto inventarti di meglio.» Passai sotto al suo braccio e cominciai ad avviarmi verso l'uscita.
«Parliamoci chiaro» esclamò mentre mi seguiva. Mi chiesi se da fuori non sembrasse una scena così ridicola.«Tu sei stata cresciuta come un uccellino. Piccolo ed indifeso tenuto sotto ad una campana di vetro. E ora che sei qui, libera da quella gabbia, vorresti imparare a volare. Ma hai le ali strappate e perciò non sai farlo.»
Mi sentii messa a nudo ma strinsi le labbra per non darglielo a vedere.
«In questa storia, io sono il gatto. E non vanno mai a finire bene le cose tra di noi» disse con un tono un po' provocatorio che mi irritò ancora di più.
«Non sono un uccellino, Ash. Non sono nè piccola, nè indifesa. Tu non sai un bel niente di me o di quello che ho passato. E per di più non hai nessun diritto di giudicarmi.»
Ash teneva le mani nelle tasche «Ho solo detto quello che penso.»
Ero così nervosa e così arrabbiata. Il cuore mi batteva a mille. Mi voltai ringhiando«La prossima volta puoi tenerlo per te. E non entrare mai più nella mia stanza!Intesi?»
Anche se mi costò una fatica enorme, corsi via. Lasciandolo solo in quel corridoio pieno di gente.Magari, avrebbe smesso di cancellare quello che scrivevo o di lasciarmi stupidi post-it in giro.Avevo letto da qualche parte che il novanta percento dei conflitti avveniva per il tono di voce sbagliato.Questo significava che nessuno diceva mai quello che veramente voleva dire. E quando magari ci riusciva, lo faceva nel modo sbagliato. I pensieri sono un gomitolo di lana attorcigliato e quanto più cerchi di liberare i nodi, più si stringono.
Se fossimo capaci di capire noi stessi, saremmo in grado di ascoltare. Nessuno discute perchè vuole, ma solamente perchè si sente incompreso. Amiamo sentirci unici al mondo ma allo stesso tempo, essere soli. Viviamo nell'attesa che passi qualcosa a cui aggrapparsi. La verità è che non veniamo capiti, perchè non vogliamo capire. Cambiamo tono per aver ragione. Quando l'unica cosa da fare sarebbe smettere di urlare, tappandosi le orecchie.
Perciò, qualunque cosa tu voglia dire, siediti, prendi il tuo tempo, bevi, rallenta il cuore e parla piano. Se apri te stesso, apri anche il mondo attorno. Ed alla fine, tutto ciò che è lento è anche più bello. Pensa ad un tramonto.
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C'era una volta Alice ( Favole Di Carta )
ChickLitCOMPLETA.Il vecchio titolo era Favole di Carta. Meghan parte per il college con i suoi sogni in mano, i ricordi persi e tanta voglia di ricominciare. Ma non appena varca le porte della Fox,si imbatte nel Bianconiglio, il ragazzo più popolare di tutt...