X Ambassadors - Unsteady
I raggi del sole del pomeriggio, iniziarono a scaldarmi la pelle. Mi accarezzarono i piedi, le gambe, salirono lenti sulla pancia, per poi assopirsi sul viso. Leggeri come la pioggia d'estate. La mia mente stava sognando, perchè ricordai me stessa bambina. Ogni volta che avevo paura, la notte, cercavo di concentrarmi su quello che mi rendeva felice. La Vigilia di Natale, le caramelle colorate, un cagnolino di peluches, la pasta al forno di Rose, il sorriso di Rose, avere le dita sporche di colore, la cioccolata, indossare i calzini uno diverso dall'altro, i cartoni animati. Le elencavo e poi cercavo di ripeterle una dopo l'altra, finchè non mi addormentavo. Più le pensavo, più la paura magicamente svaniva.
Vedere Ash dormire accanto a me, non mi fece paura. Al contrario, più era vicino, più mi sentivo protetta. Al sicuro, al riparo da me stessa. E quella sua immagine lì, proprio in quel momento, pensai di doverla inserire tra le cose che avrebbero aiutato a non spaventarmi più, a non sentirmi più sola.
Sembrava così innocente, così ingenuo perso dentro ai suoi sogni. Le guance erano leggermente rilassate, la bocca socchiusa. D'istinto gli accarezzai il viso. I raggi del sole illuminavano anche lui, rendendolo ancora più inarrivabile e quasi, vulnerabile. Cercai di far piano, scesi dal letto e presi la polaroid sulla scrivania. Volevo intrappolarlo, per ricordarlo così. Volevo ricordarmi dell'Ash che non scarabocchiava le cose. Dell'Ash che si addormentava come un bambino.
Scattai la foto e la sventolai all'aria per poi riporla in mezzo ad un vecchio libro da cui non sarebbe mai scappata.
Avevo paura che si svegliasse da un momento all'altro. Mi mossi in punta di piedi, distendendomi nuovamente accanto a lui. Il suo respiro era profondo e familiare. Non l'avrei mai detto ad alta voce, ma mi piaceva essere lì.
Proprio mentre il sonno stava per contagiare anche me, Ash iniziò ad agitarsi. Aveva il fiato corto, il battito del cuore accelerato. Dalla fronte, gli iniziarono a cadere delle piccole gocce di sudore. Immaginai fosse dentro un qualche incubo perciò mi venne naturale accarezzargli il viso. Ma non appena lo sfiorai, sbarrò gli occhi e si accigliò.«Perchè sei qui?» chiese un po' confuso.
«A dir la verità, sei ancora nella mia stanza» precisai.«Va tutto bene.Credo che tu abbia appena avuto un incubo.»
Lui mi guardò torvo.«Ho detto qualcosa di strano?» domandò massaggiandosi la fronte.
«Eri solo molto agitato. Ho pensato...» provai a dire, ma Ash mi interruppe bruscamente.«Che avessi bisogno di te?»
Tornò alla sua risata malefica e piena di risentimento, l'ater ego che mi faceva venire il mal di testa.«Ma per favore!Devo andare via di qua.» Scattò in piedi ed io restai imbambolata a fissarlo.«Potresti restare.So come ci si sente meglio di chiunque altro.»
Un sorriso amaro gli spuntò sul viso e i suoi occhi si soffermarono sul comodino.«Hai un fumetto di mio fratello?»
Mi portai delle ciocche dietro l'orecchio.«Sì. Gli ho chiesto io di prestarmelo.Ma non ho ancora avuto tempo di leggerlo.» Realizzai che per tutta la settimana non avevo pensato ad Aiden nemmeno per un momento. Ed un po' mi sentii in colpa.
«Devi interessargli parecchio se è addirittura riuscito a prestartene uno. Sai chè così tanto geloso delle sue cose che non ha mai lasciato niente nè a Zion, nè a Nathe?»
«Perchè mi stai dicendo questo?»
«Perchè sei qui nella tua stanza. Con il fratello sbagliato.»
Con due falcate raggiunse la porta, la aprì e si sbrigò a chiuderla alle spalle. L'incubo l'aveva spaventato a tal punto da costringerlo ad indossare nuovamente la sua armatura. Ash era Uncino. E quello che aveva appena sognato doveva essere il suo ticchettio, la sua paura nascosta, il coccodrillo che tornava a tormentarlo e a ricordargli qualche dolore. Avrei voluto dirgli che per ogni cicatrice, c'era una seconda stella a destra che l'avrebbe aspettato e che l'avrebbe condotto non dentro un buco nero, ma dal suo cuore.
Ordinai una pizza che arrivò fredda ed immangiabile. Provai a studiare, ma dopo un quarto d'ora, richiusi i libri.
Mi addormentai pensando a quanto Ash fosse irrimediabilmente perso dentro se stesso.Perdere la strada di casa è il vero dolore. Ed è anche il motivo per cui passiamo la nostra vita ad aspettare. Aspettiamo soli, in mezzo alla gente che ci prende a gomitate. In mezzo alla gente che tenta di spostarci in un angolo freddo e buio. Ma noi aspettiamo. Aspettiamo che prima o poi, arrivi. Arrivi qualcuno a portarci via da lì, prendendo la nostra mano. A dirci che andrà bene anche quando non andrà bene niente.
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C'era una volta Alice ( Favole Di Carta )
ChickLitCOMPLETA.Il vecchio titolo era Favole di Carta. Meghan parte per il college con i suoi sogni in mano, i ricordi persi e tanta voglia di ricominciare. Ma non appena varca le porte della Fox,si imbatte nel Bianconiglio, il ragazzo più popolare di tutt...