26. Dormitorio che vai amici che trovi

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Sia - Chandelier ( Acustic Version )

 
Tutto quello che vorrei è essere onesta con il mio cuore. Lasciare che i castelli restino nelle fiabe e non nella mia testa. Lasciare che i draghi si lascino addomesticare con una carezza. Lasciare che il principe non mi salvi, ma sia io a salvare lui. E che se il c'era una volta parlasse di una bambina, oggi sia la pagina con scritto sopra il mio lieto fine. Tutto quello che vorrei, è essere coraggiosa. E aprire quel cassetto dove dentro non ho nascosto i sogni, ma me stessa.
Dai, adesso puoi uscire. Vorrei dirgli.
E ricucirmi l'ombra con ago e filo come Peter. E scoprire che è ancora mia. E scoprire che anche se gli avevo promesso di non crescere mai, alle fine la strada per sentirmi a casa, non l'ho mai dimenticata.
Era la seconda stella a destra, no?
 
Ero in biblioteca a studiare, gli esami si stavano avvicinando. Al corso di letteratura avevo conosciuto Nadia, Smith ed Hunter. Nadia aveva la passione per le storie fantasy, Smith era un tipo che parlava un sacco e conosceva un sacco di storie assurde, Hunter invece era il più taciturno, anche se sapevo avesse imparato tutte le opere di Shakespeare a memoria.Mi trovavo bene con loro ed era la prima volta che mi invitavano a fare qualcosa insieme. Avevo accettato volentieri un po' perchè volevo lasciarmi alle spalle le Stelle, un po' perchè avevo bisogno di passare del tempo con qualcuno di diverso che di certo non avrebbe usato nessun sotterfugio.
Stavamo trascrivendo gli appunti della lezione, quando qualcuno prese posto accanto a me, facendo sbattere un copione sul tavolo.«Buon giorno, principessa» disse Zion storcendo la bocca.«E ciao anche a voi...Ehm.Voi chi siete di preciso?»
«Ti presento i miei compagni di corso» risposi spalancando una mano.
Zion li soppesò con lo sguardo «Oh. Molto picere di conoscervi ma...» Focalizzò di nuovo lo sguardo su di me «Dovrei parlare con te in privato.»
I tre ragazzi si guardarono l'uno con l'altro un po' a disagio. Forse non erano abituati al fatto che una Stella si fosse appena seduta lì con loro all'improvviso. E di fatto, avevamo attirato l'attenzione di quasi tutti quelli che avevamo attorno.
«Dimmi pure. Possiamo farlo anche qui» ribattei facendo finta di niente.
Zion tamburellò un dito sul tavolo e fece per avvicinare il suo viso al mio «Meghan?Sei la mia preferita, ma attualmente quella poca pazienza che mi resta, sta sfarfallando. Potresti concerdermi cinque minuti, per favore?»
Tirai fuori l'aria, non potevo prendermela anche con lui.«E va bene.Andiamo.»
Uscimmo fuori dall'aula e ci appartammo in un angolo del corridoio.«Che succede?»
Zion incrociò le braccia al petto «Perchè diavolo non ti sei presentata alle prove? Sei la protagonista!Come posso fare uno spettacolo senza l'attrice principale!Cosa ti salta in mente?»
«Io...Zion, davvero. Non voglio fare questa cosa» risposi abbassando le spalle.«Ti ho detto fin da subito che non volevo partecipare.»
Iniziò a gesticolare con le mani «Fai parte del dormitorio, fino a prova contraria.Le tue cose, sono ancora al Greek.E poi non hai tante opzioni.»
«Mi sto ancora debellando dal virus Storm.»
«L'evento di beneficenza è molto più importante del virus...Storm» disse storcendo la bocca sull'ultima parola per quanto suonasse stramba.
Spalancai le braccia e feci un passo verso di lui «Zion non voglio vederli!»
«E credi che scappare ogni mattina all'alba o rientrare la sera, pensando di passare inosservata, risolva la situazione?»
«No. Ma...» iniziai a dire e Zion mi bloccò stringendo gli occhi.«Sai, Meg. Pensavo sul serio tu fossi più forte di così. A volte se vuoi la verità, poi devi imparare a conviverci. E...Per favore. Se è vero che ce l'hai solo con loro, perchè ti stai comportando così anche con il resto di noi?»
Il suo discorso non feceva una piega, non potevo dargli torto. Zion aveva ragione, stavo evitando completamente tutto il loro mondo. Credendo che se non ci avessi messo più piede, non mi sarei più ferita. Non aspettò che rispondessi, voltò sui tacchi e se ne andò.
Potevo seguirlo o potevo tornare in biblioteca e imitare un sorriso forzato, continuando a ripetermi che si sarebbe tutto sistemate da solo. Ma i problemi se non sei il primo a rimboccarti le maniche, restano davanti a te ad aspettarti. Ed anche se i miei, avrei tanto voluto trapassarli senza sbatterci la faccia, tornai dagli altri, raccattai le mie cose e mi preparai per la botta.
 
Il dormitorio, dalla mia facoltà distava esattamente venti minuti a piedi. Ne impiegai la metà cercando di trovare le parole giuste da dire. Mi ripetevo discorsi che suonavano senza senso, perchè non sarei dovuta essere io a scusarmi, ma quei maledetti  fratelli Storm. Però sapevo anche, che in un modo contorto, nessuno dei due mi avrebbe mai fatto volontariamente del male.
Quando entrai in casa tutte le Stelle a parte Ash, se ne stavano riunite nella sala comune. Non si accorsero subito di me, magari perchè avevano dimenticato la porta aperta e magari perchè non avevo fatto il minimo rumore per sbandierare la mia presenza. Chiacchieravano distese sui divani, prese a ridere e a stuzzicarsi a vicenda. Più che un gruppo di amici, loro erano una vera e propria famiglia. Il modo in cui si spalleggiavano, la complicità, il sentirsi al sicuro e mai giudicati. In quel momento, li invidiai profondamente. Li invidiai perchè volevo disperatamente che invitassero anche me a farne parte.
Ma io ero l'ultima arrivata. Non potevo avere le chiavi del loro legame se prima io non gli avessi fornito quelle del mio cuore.
«Mi dispiace!» strillai stringendo i pugni mentre un silenzio colossale scendeva sulla stanza.«Mi dispiace!Ok?» ripetei accorata.«Zion, avevi ragione. Vi ho evitati perchè ero arrabbiata. E sono stata ingiusta.Il tuo spettacolo è davvero molto bello e forse io non mi sono sentita all'altezza. La storia sembra fin troppo reale e personale...Ma... Tu ci hai lavorato.Sei mio amico e voglio farlo per te» parlai guardandolo dritto negli occhiali. Lui annuì e sorrise soddisfatto.Poi mi rivolsi ad Aiden «Mi hai ferita.Profondamente. Tu mi piacevi. Mi piaceva passare del tempo con te.Mi piaceva quella sintonia che avevamo. Ho creduto in tutto quello che mi hai detto. E adesso, anche se mi riesce difficile andare avanti, devo farlo.Devo farlo...Devo farlo perchè non voglio essere arrabbiata con nessuno di voi. Non voglio essere arrabbiata con te.Voglio che mi spieghiate. Voglio aiutarvi. Voglio far parte del piano. Voglio saperne di più. Voglio essere vostra amica. Ed anche se non sarò mai una Stella, voglio esserci comunque.» Stavo piangendo mentre passavo in rassegna ognuno di loro. Sull'espressione gentile di Nathe, sul coraggio che mi trasmetteva Alex, su Zion che sollevava entrambi i pollici, su Charlotte che fingeva di guardare altrove e poi su Aiden. Aiden che si contorceva le mani.«Non ti avrei mai spezzato il cuore, Meghan.»
Sorrisi debolmente, alzando una spalla «Eppure, un po' l'hai fatto.»
«Abbiamo finito con le scene melodrammatiche?» sbuffò Charlotte sollevando gli occhi al cielo.
«Direi che possiamo anche abbracciarla, ora» propose Nathe con un cenno del capo. Lo fecero sul serio. Tranne Aiden e Charlotte che restarono seduti e potevo benissimo comprenderne i motivi, gli altri mi vennero incontro circondandomi. Era questa la magia delle Stelle, potevi percepirne la luce e lasciare che ti attraversasse da parte a parte.
 
Avevo lasciato che Zion mi spiegasse tutto quello che riguardava il suo presunto spettacolo. Avremmo provato ognuno separatamente senza incontrarci, ma comunque supervisionati da lui. Acconsetii, anche perchè non mi rimaneva nient'altro da fare se non accettare. Ormai ero in ballo e tanto valeva iniziare a muovere i piedi. Non sapevo cosa avrei dovuto dire o quali diamine fossero le mie battute, visto che il copione non era niente meno che una semplice trama.
Ero sul terrazzo, le nuvole ricoprivano quelle poche stelle che si intravedevano nel cielo. Mi piaceva starnemene lassù da sola. Nel silenzio, mi sentivo libera di pensare. Il cappuccio della felpa mi riparava da un venticello fresco che tirava ad intermittenza. Non c'era la luna. Non c'era tanta luce. Per la prima volta nell'arco di tutta la giornata non dovevo dimostrare niente a nessuno.
«Sei nel posto sbagliato. Di nuovo» disse Ash entrando sul tetto e scivolando accanto a me.«Credo che il tuo sia diventato un vizio.»
Feci schioccare la lingua «Non sapevo che oltre ad un planetario, avessi comprato anche il terrazzo del Greek. Fa come ti pare. Me ne vado.» Mi sollevai ma Ash afferrò la mia mano per tirarmi di nuovo giù.«Ehi» mi lamentai guardandolo storto.
«Eri tu ieri pomeriggio, non è vero?»chiese inclinando la testa da un lato con un'espressione seria.«Eri in camera mia.»
«Non so di cosa stai parlando» dissi scrollando le spalle.
«Fai schifo a mentire» ribattè con una risata trattenuta. Si passò una mano tra i capelli e fissò dritto davanti a sé.«Credo comunque di doverti ringraziare.»
«Non ho fatto niente.Non c'è bisogno che mi ringrazi» risposi agitando una mano in aria.
«Smettila, non lo ripeterò ancora, Meghan» mi rammonì inarcando un sopracciglio e direzionando di nuovo il suo sguardo su di me.Avvolse le dita attorno ad un lembo della mia felpa avvicinandomi a lui«Perciò, grazie.»
Mi liberai con uno strattone «Non voglio che mi tocchi.»
Ash trattenne una risata scuotendo la testa «Oh. Bene. Era prevedibile. Hai perdonato tutti là sotto, ma non me?Giusto.Non ti avrei chiesto comunque di farlo.»
Mi tornò in mento il consiglio che mi aveva dato Zion e mi morsi la guancia prima di pronunciare quelle parole.«Perchè ce l'hai tanto con tuo padre?»
Ash mi osservò con la coda dell'occhio, poi colpì piano la parete alle nostre spalle con la testa.«Mi incolpa della morte di madre. E forse fa bene a farlo» sospirò rassegnato.«Non riesce a guardarmi in faccia perchè ogni santa volta, le ricordo lei.Ho i suoi stessi occhi. Il suo stesso colore di capelli.Il suo stesso viso. Capisci? Per lui io non sono suo figlio, sono solo una versione del passato.Ed è sempre stato così, fin da quando ero bambino.Tu vuoi sapere perchè ci tengo tanto a distruggerlo? Bhe. Sarà stupido. Ma voglio che si renda conto di tutti gli anni che ha perso, cercando di dimenticarmi.»
«Non trovo affatto che sia stupido. Non capisco però.Tu e tuo padre non vi vedete mai?»
«Sì. Ma è come se fossimo due estranei. Lui è stato un buon padre per Aiden. Devo riconoscerglielo. Il problema sono sempre stato io.»
«Come fa un genitore...»
Ash terminò al posto mio la frase.«A non amare suo figlio?»
Mi sbrigai a rispondere «Non volevo dire questo.»
«No, ma hai ragione. Mio padre non mi ha mai amato.Perchè se l'avesse fatto, non mi avrebbe abbandonato a me stesso. Se l'avesse fatto, forse sarei diverso. Se l'avesse fatto ora non boicotterei la sua azienda milionaria.»
Mi stava parlando di sé e a me sembrava una cosa assurda. Non potevo perdere l'occasione per imparare a capirlo meglio. «In che senso dici che ti ha abbandonato?»
«Non ho vissuto con lui per buona parte sia dell'infanzia che dell'adolescenza.Ma questa però è un'altra storia.»
«Che immagino non mi racconterai stasera, giusto?» domandai stringendomi le gambe contro il petto.«Porti sempre quel cappello da baseball.Perchè?» Non gli rivelai che era lo stesso che indossava il bambino dei miei ricordi. Qualcosa mi disse di non farlo.
Ash imitò un sorriso «Me l'ha regalato mia madre.È l'unico ricordo che mi rimane di lei. Lo comprò apposta più grande perchè credeva che così sarebbe durato più a lungo. Che scemenza. Da bambino ero ridicolo. Era fin troppo largo per me. Ma adesso, è della taglia giusta. E mi piace.»
«Sì, ti sta bene» esclamai per poi tapparmi un secondo dopo la bocca.«Accidenti!» imprecai.
«Oh.Bhe. Lo so» rispose stringendo gli occhi divertito. Infilò una mano nella tasca dei pantaloni e tirò fuori il suo telefono.«Questo è il Black Hole» esordì mostrandomi l'icona di un'app con un punto interrogativo.«È la nostra società. La mia e delle Stelle. Premendo un singolo pulsante trasferirò tutti i clienti di mio padre a me. Ho passato gli ultimi due anni a lavorarmeli.»
«E loro hanno accettato senza avere niente in contrario?» domandai stupita per quella rivelazione.
«Tu che dici?Sai, quando i migliori studenti della migliore università si alleano, è difficile dirgli di no. Potremmo avere tutta l'inesperienza del mondo, ma siamo giovani.E le azioni sono roba da vecchi. I tempi cambiano. Chi ha i soldi, vuole solo tenerserli stretti il più a lungo possibile.»
Sgranai gli occhi «Quindi è tutto qui?Premi un bottone e l'intero sistema salta in aria?»
Ash mi fissò con i suoi occhi blu abissali «Più o meno.» Un tintinnio del mio cellulare mi fece distrarre. Lui si alzò in piedi ed andò dritto alla porta. Tirai fuori il telefono e feci scorrere il dito sulla notifica.«Hai detto che volevi fare parte del piano.Benvenuta nel Black Hole, Meghan.Adesso il nostro super potere, appartiene anche a te.»
«E lo stai dando proprio a me?»
Ash scrollò le spalle «Fai ancora domande stupide.Buonanotte, Alice.»
E con quella risposta, andò via.
 
Trascorsi il resto della settimana provando il copione con Zion. Non dovevo nient'altro che improvvisare e per lo più passeggiammo intorno al campus. Non capivo il bisogno che avesse di fare delle prove, a maggior ragione separati. Ma non obiettai niente di quello che mi propose.
Quando fu venerdì le Stelle organizzarono una serata al paintball. Eravamo rimasti da soli, io ed Ash e stavamo aspettando che gli altri passassero a prenderci con le loro auto. Mi fissavo ostinatamente i piedi pur di non dover sollevare lo sguardo ed incontrare i suoi occhi. «Credevo ti importasse solo di te stesso» borbottai.«Credevo che non volessi che entrassi a far parte dei tuoi progetti. Perchè diamine mi hai dato l'app, Ash?»
Lui di rimando tolse il cappello blu da baseball e mandò all'indietro le ciocche di capelli.«Mi importa solo di me stesso. L'ho fatto solamente perchè sei diventata l'ennesima scocciatura. Io non sono il buono, Meghan. Non sono come Aiden. Non salvo le cose. Non faccio mai le scelte giuste.»
Sollevò un angolo della bocca per poi farlo tornare di nuovo in una linea retta.Lo squadrai «A te piace vederti così.»
«No. Sei tu che devi imparare a vedermi in questo modo. Perchè è l'unico modo in cui posso essere.» Portò lo sguardo dritto avanti a sé «Dovresti scegliere il principe azzurro, Meghan. Perchè con me, non faresti altro che restarne ferita. E distrutta.»
Mi ritrovai accanto a lui, le nostre dita si sfiorarono leggermente.«Non puoi decidere per me. Non puoi decidere come dovrei sentirmi.»
«Eppure lo sto facendo, no?» disse inclinando il viso con un'espressione un po' maledetta.
Un clacson mi fece sobbalzare sul posto e ritrarre la mano.«Meg!Ash!Su forza, andiamo!»
Aprii la portiera dei sedili posteriori ed entrai, Ash salì dal lato opposto. Charlotte era davanti e parlava ad Aiden di alcune tecnologie che le sarebbe piaciuto sperimentare in campo medico. Non seguii il discorso e mi persi per fare quello che facevo sempre quando mi trovavo in una macchina, scarabocchiare il vetro appannandolo con il fiato. Mi sentivo lo sguardo di Ash addosso e non volevo dargli la soddisfazione di incrociarlo, perciò mi limitai a fare finta d niente.
Quando la mia gamba a causa di una curva finì contro la sua, puntai la coda dell'occhio verso di lui. Stava fissando fuori il paesaggio buio che ci lasciavamo alle spalle. Ash lo sentivo ovunque. Lo vedevo ovunque. Nei miei sogni, mentre ero sola nella mia stanza, mentre mi imbambolavo a pensare, mentre studiavo ed ogni maledetta volta che alzavo gli occhi al cielo in cerca delle stelle. Più ce l'avevo con lui, più mi ritrovavo a volervo. Ma Ash Storm era come il ghiaccio. E tutti i passi che facevo per avvicinarmi al suo cuore, erano i più complicati della mia vita. Perchè appena mi sembrava di arrivare, ecco che lui, scivolava via.
Il viaggio non fu lungo, durò sì e no, una decina scarsa di minuti.Una volta parcheggiata la macchina, ci ritrovammo davanti ad un edificio rettangolare con la scritta Bros in rosa fluo sui neon.
Aspettammo che Nathe e il resto del gruppo ci raggiungesse e poi entrammo. Ad aspettarci c'era un signore di mezza età, con un cappellino militare e due occhi neri grandi come due olive. Tra le mani stringeva un fucile da paintball. Non avevo mai giocato ma sparare palline di colore agli avversari non credevo fosse poi tanto complicato.«Bentornati, ragazzi» salutò cordialmente le Stelle.«E vedo che avete portato anche qualcuno di nuovo con voi» disse riferendosi a me con un occhiolino.«Per la nuova arrivata, il mio nome è Ted e sono il proprietario di questo posto.»
«Ehilà, nonnetto!» lo salutò allegramente Zion dandogli una pacca sulla spalla come se fosse un suo coetano. L'uomo sorrise malizioso «Zion, che dici?Hai aggiustato la mira questa volta?O pensi ancora di sfondarmi il labirinto a suon di testate?»
«A mio favore, posso dire che non vedendo niente, sono più che scusato!» rispose lui mordendosi l'interno della guancia.
«E allora perchè diavolo hai fatto costruire al cervellone tutta la tua attrezzatura?» lo rimbeccò Ted.
«Già, Zion» si intromise Nathe incrociando le braccia al petto.«Spiegalo al cervellone!»
Scoppiammo tutti in una risata e proseguimmo verso una saletta in cui ci sedemmo a cerchio attorno a Ted.
L'uomo si rivolse per lo più a me che non ero mai stata lì. Mi spiegò che il Bros era un grande labirinto dalle pareti mobili ed ogni partita si giocava in maniera diversa. Le siepi dividevano le varie sezioni. Elencò le regole, come indossare l'attrezzatura, come sparare e come portare la propria squadra alla vittoria, ovvero rubando la bandiera. Fu lui a dividerci in due squadre. La blu, formata da me, Zion e lo Storm cattivo e quella rossa in cui rientravano Aiden, Alex, Charlotte e Nathe.
Ascoltai vari aneddoti divertenti. Come quando Zion si nascose così bene che lo trovarono in angolo addormrentato o quando Charlotte fece perdere totalmente la sua squadra perchè continuava a starnutire e veniva ogni volta stanata dagli avversari.
Terminata la breve lezione sul paintball, Ted ci accompagnò all'entrata dei nostri rispettivi campi. Appena prima di varcare la soglia, da un televisore partì il conto alla rovescia scandendo il tempo che mancava alla partita. Studiammo un piano. Zion propose di dividerci senza rimanere troppo distanti gli uni dagli altri, così avremmo potuto confonderli ed essere più veloci. Nè io, né Ash avevamo niente in contrario.
Una sirena ci avvertì dell'inizio del gioco e ci addentrammo all'interno. Zion era davanti a noi e fu anche il primo che persi di vista. Ash mi raggiunse in tre falcate «Dovremmo nasconderci e proteggere la bandiera. Zion pensarà al resto. Vieni qui.» Fece per prendermi la mano ma io la scansai di colpo.«Non ci penso proprio!Voglio giocare!E non nascondermi annoiandomi a morte con te!Voglio godermi questa serata e dovresti farlo anche tu.»
Ash si indispettì «Hai davvero appena detto che con me ti annoi a morte?»
Scrollai una spalla «Sembra di sì.»
«Te lo ripeto. Non sei brava a mentire, Meghan» disse mandandomi a sbattere contro una finta parete alle spalle ed inchiodandomi lì.
Il labirinto era buio, il rumore degli spari era lontano. Studiando meglio il suo viso percepii una parte di quello che mi stava nascondendo. «Aspetta.Tu hai l'aria preoccupata» esclamai con un sorrisetto.«Ti scoccia che Aiden possa trovarmi.»
«Cosa?»
Ora ero io a farlo arretrare e la sensazione era inebriante.«Tu credi che Aiden possa tornare all'attacco con me.Non è vero?Oh, non dirmi come lo so...Perchè lo so e basta. Tu sei geloso, Storm?Sì...Tu sei sempre stato geloso di lui.»
Esplose in una risata, un po' troppo su di giri per essere sincera «Ma per favore.»
Accesi la pistola e gli sparai addosso una pallina blu. Ash fece una smorfia massaggiandosi il punto in cui l'avevo appena colpito.«Non dovresti sprecare i colpi in questo modo.E poi fanno davvero male quelle cose.»
Ne sparai un'altra fingendo di aver sbagliato«Ops.Scusa.»
Lui inclinò la testa di lato e poi mi sollevò in aria prendendomi alla sprovvista.«Ora te la faccio pagare!»
Iniziai a ridere a perdifiato «Mettimi giù!Subito!» gridai.
Scivolai contro il suo corpo e mi trovai avvolta tra le sue braccia. I suoi capelli mi solleticarono il collo, facendo formicolare la pelle. Venni intrappolata dalla solita aura magnetica di Ash, quella da cui non riuscivi a muoverti. Ci avvicinammo insieme e ci baciammo, andando a sbattere contro la parete di cartone per l'ennesima volta. Il bacio di Ash era freddo ma appagante. Ti costringeva a volerne ancora. Fece scorrere le mani sulla mia schiena fino a quando un secondo dopo, qualcuno non si schiarì la voce.«Che dite, avete voglia di far qualcosa o avete intenzione di mandare a fuoco questo posto?» disse Zion con aria divertita.
Sbattei le palpebre «Tu...Io...Noi....» balbettai in preda al panico.
«Tranquilla, Meghan. Niente che non sapessi già. E poi, ricordi? Io non vedo» commentò abbassando gli occhiali da sole sul naso.«Però ora muovete il culo e andate a giocare. Su, forza, bambini!» esclamò battendo le mani e sparendo dietro ad un cespuglio.
«Lui ci ha visti» borbottai più a me stessa che ad Ash.
«E allora?»
«Non ti crea nessun problema?» chiesi storcendo il naso. Ash era stato il primo a dirmi che voleva tener nascosto il nostro rapporto o come diavolo avrebbe dovuto chiamarsi.
«Zion è il mio migliore amico. E poi non è uno che racconta gli affari degli altri. Non dirà niente ad Aiden se è questo ciò che ti preoccupa.»
«Volevo dire...» Ma Ash non mi permise di continuare perchè sparì dietro al primo angolo del labirinto.
Corsi in avanti, più veloce che potevo. Stavo partecipando ad un gioco pericoloso, che piano piano prendeva sempre più piede dentro di me. E non aveva niente a che fare con il paintball. Avevo il mio cuore, Rose mi aveva avvertita di prendermene cura. Ma come puoi farlo quando invece di lasciarlo vivere tenti di soffocarlo continuamente?
Mi persi in varie stradine senza uscita, fino a quando non mi accorsi che quel posto aveva un senso. Gli incroci formavano delle lettere ed intuii che avrebbero dovuto comporre una parola. La prima cosa che mi venne in mente fu il nome del locale. Mi rannicchiai su me stessa mentre mi accorgevo che la squadra rossa era nelle vicinanze. Degli spari echeggiarono verso destra e ne approfittai per scattare in avanti. Risolto il labirinto raggiunsi in un batter d'occhio la base avversaria. La bandiera sventolava ancora appesa. Prenderla fu una soddisfazione grandissima. Un'altra sirena si accese nel momento in cui la sfilai e cominciai a scappare al ritroso verso la nostra postazione. In tre minuti, portai la squadra blu alla vittoria.
Le Stelle mi accerchiarono non appena si riaccesero le luci.«Oh, sapevo che fossi stata tu...Piccoletta!» disse Zion strofinandomi una mano sulla testa amichevolmente.
Nathe mi diede il cinque «Nessuno è riuscito a vederti!Sei stata bravissima, Meg!»
«Classica fortuna dei principianti» sospirò Charlotte dirigendosi a restituire l'attrezzatura.
«Dobbiamo assolutamente festeggiare!Offro io» propose Zion pieno d'allegria.«Ted!Sette birre, per favore!»

Dopo esser usciti all'esterno ci fermammo sul muretto che delimitava l'entrata al Bros.
Aiden sollevò la bottiglia in aria e incrociò il mio sguardo «So che ultimamente le cose tra noi, sono state difficili. Ma voglio dirtelo davanti a tutti. Mi impegnerò a risolverle. E poi voglio proporre una cosa.» Si inumidì le labbra«Diamo una Stella onoraria a Meghan.Che ne dite?»
Restai a bocca aperta. Questa proprio non me l'aspettavo.
«Sono d'accordo» commentò Nathe cingendomi le spalle affettuosamente.
«Ma che diavolo vi salta in mente?» li rimproverò Charlotte facendo una smorfia.
«Bhe, Char. Anche a me andrebbe bene la cosa» acconsentì Alex riservandomi un sorriso.
Charlotte esplose, incrociando le braccia al petto.«A voi vi ha dato di volta il cervello! Non sarebbe giusto! Noi siamo amici dal nostro primo giorno... E poi arriva questa qui che cambia tutto. Io non ci sto! Significa che quello che avevamo non ha nessun valore, se la prima che passa, diventa nostra amica con uno schiocco di dita!»
«Lei non è la prima che passa, Char» ribattè Zion con un'occhiataccia.
Mi intromisi per fermare quella discussione «É  tutto ok. Davvero. Non mi serve un'etichetta per avere degli amici.»
Charlotte portò le mani ai fianchi «Visto? Nemmeno le interessa!»
«Char, sei troppo dura. Stai esagerando» Aiden si alzò e le poggiò una mano sulla spalla.
«No, ha ragione. Non sarebbe giusto» continuai io. Non volevo metterli in difficoltà e nemmeno che discutessero a causa mia.
«Char, era tanto per dire. Non ci serve il tuo permesso per farlo. Ti ricordo che sei una contro sei. Dico bene Ash?» intervenne Zion sollevando la birra.
Sbirciai nella sua direzione che annuì infastidito della situazione.
«Brindiamo alla Stella onoraria, quindi!» urlò Zion preso dall'entusiasmo.
Sbattemmo tutti le bottiglie all'unisono, a parte Charlotte ed Ash che se ne restarono in disparte. Ma tanto non avevo bisogno di sapere che anche se una si dimostrava contraria e l'altro fingeva che non esistessi, mi avevano accettata.
Restammo a chiacchierare lì per qualche ora. Quando fu veramente tardi, riprendemmo le macchine per tornare al dormitorio.
Fu una serata davvero bella. Fu la prima serata dove mi sembrò di avere degli amici, sul serio.

C'era una volta Alice ( Favole Di Carta )Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora