20. Divento quasi amica della Regina di Cuori

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Falling - Harry Styles

Alle sette in punto del giorno successivo, venni svegliata dal tremolio insistente che sembrava provenire dal mio comodino. Mi portai le coperte sul viso, nascondendomi fino alla punta del naso. Era domenica e non avevo voglia di tirarmi giù dal letto prima del previsto. Continuai a tenere gli occhi chiusi, sperando che smettesse e fingendo che quel ronzio non mi infastidisse. Ero quasi certa che Rose a quell'ora dormisse e che nessun altro alla Fox avesse il mio numero di cellulare. Non riuscendo alla fine a prendere nuovamente sonno decisi di controllare chi fosse. Assonnata staccai il telefono dal caricatore e me lo portai nel letto. La luce dello schermo mi fece subito strizzare le palpebre.
Avevo ricevuto due chiamate senza risposta risalenti alla sera prima ed un messaggio vocale da parte di Aiden. Mi ricordai che da quanto aveva detto, sarebbe partito proprio quella mattina stessa.
Ciao, matricola. Se ti stai chiedendo come sono riuscito a rubare il tuo numero, la risposta è piuttosto facile. Alex va ad aiutare qualche volta alla segreteria degli studenti ed è stata proprio lei a passarmelo.Ci tenevo davvero a vederti prima di partire... Non so perchè ieri sera, dopo la fine dei giochi, non sono riuscito più a trovarti. Te l'ho detto, starò via una settimana e devo ammettere che mi mancherà non averti intorno. Ora sono in aereoporto ed il mio volo sta per partire. Sei mai stata su un aereo, Meg? Sei mai volata via da qualche parte? Se vuoi, una volta, possiamo farlo insieme. Ti ho lasciato uno dei miei fumetti preferiti sotto la porta, spero ti piacerà. Almeno avrò una buona scusa per vederti non appena tornerò a casa. A presto.
 
Strinsi il telefono contro il petto. E così Aiden Storm era partito.
Forse, la mia era stata una reazione fin troppo esagerata quella della sera prima, pensando che ci fosse qualcosa tra lui e Charlotte. In fondo era stato proprio Aiden a dirmi che non aveva nessun'altra per la testa.
Sapeva sul serio mentire così bene? Era davvero in grado di farlo? E per cosa, poi?
Ripensandoci, non poteva essere successo veramente quel momento con Ash. Dovevo per forza averlo immaginato. Noi due vicini in quel modo. Senza discussioni, senza toni della voce sbagliati, senza scontri. Aveva ragione. Era stato bello essere Alice soltanto per una notte.
Mi capitava spesso di sentirmi ferma sempre nello stesso punto. Impantanata dentro una pozzanghera che con il passare del tempo si allargava sempre di più. Come il buco su quelle calze che mi piacevano e non potevo più mettere. Senza tirare, i vuoti si allargavano da soli. E tu potevi solo cercare ago e filo, sperando che prima o poi, saresti riuscita ad aggiustarli. Ho capito dopo che il vuoto non diventa altro vuoto. Ma che nel vuoto potevi metterci ciò che volevi. Magari anche cose bello, perchè no?
Magari quei sogni che ancora aspettavano in fila, quelli che avevano il biglietto in mano, pronti per partire ma che ancora non aveva chiamato nessuno. Ci credevo nei miei sogni. Nonostante i compleanni, le stelle cadenti e le monetine lanciate, non sarebbero rimasti bloccati. Un giorno, sarei riuscita veramente ad essere Alice. E gli avrei disegnato io stessa due ali per far prendere loro il volo.
La casa sembrava deserta e più pacifica del previsto, dopo una doccia per schiarirmi le idee, decisi di tornare al centro commerciale per farmi un giro da sola. Pensai di invitare Alex ma qualcosa mi diceva che se ancora non l'avevo trovata sveglia, doveva aver fatto veramente tardi insieme a tutto il resto del gruppo. Sul sito dell'università cercai i vari collegamenti che avevano gli autobus. Ne trovai uno che portava dritto dove volevo io.
Provai a richiamare Aiden ma entrò la segreteria. Mi chiesi se la distanza potesse colmare anche i dubbi.
 
A bordo dell'autobus non c'erano molte persone. A parte qualche famiglia con i bambini, degli anziani che leggevano il giornale, un gruppo di ragazzi che scherzavano a voce un po' troppo alta. Per un attimo ebbi un sussulto. Vidi uno di loro seduto, con le gambe stravaccate, i capelli neri spettinati che fissava fuori dal finestrino. Possibile che... Qualcuno lo chiamò per nome e quando si voltò, capii di aver preso un granchio enorme. Non era Ash. Ero rimasta così avvelenata da iniziarlo ad immaginare ovunque?
Mi sentii picchiettare sulla spalla e feci un balzo all'indietro.«Buon giorno, novellina.»
Aprii e chiusi la bocca di colpo.«Charlotte?»
Indossava un tubino azzurro e degli orecchini dorati a cerchio che le stavano benissimo.«Proprio io» confermò sollevando il mento.«Suppongo che oggi sia la giornata degli sgradevoli incontri.»
«Ma sei stata tu a venirmi a salutare» le feci notare anche se fu più forte di me e mi uscì una risata per la battuta. Mi sarei aspettata chiunque ma non lei.
«Bhe, ho pensato che ti saresti persa senza qualcuno che ti accompagnasse. E poi abbiamo avuto la stessa idea e stiamo andando nello stesso posto. Per cui...»
Portai le mani sui fianchi «Ok. Avevi bisogno di compagnia. Non costa niente ammetterlo, sai?»
Lei arricciò il naso «Ripeto.Non sono io quella che si perde sempre.»
«Sempre?È successo una volta! Ed era il mio primo giorno alla Fox! E poi Aiden mi ha dato una mano...»
Charlotte agitò il braccio «Aiden.Sì. Conosco la storia. Risparmiamela, per favore.»
Inclinai la testa da un lato, mentre l'autobus ci faceva fare piccoli saltelli ad entrambe.«Ti piace davvero così tanto?»
Scrollò una spalla e mi soppesò con lo sguardo «E a te?»
«Credo che dovremmo cambiare argomento» dissi cercando una via di fuga da quella conversazione. Mi faceva piacere non essere più sola e provare di nuovo a conoscerla, nonostante molto probabilmente avevamo entrambe una cotta per la stessa persona. Non sapevo ancora se definirla tale o in che razza di stato fossero i miei sentimenti, ma quella non era di certo la giornata giusta per andare più a fondo.
«Ok. Scordiamoci Aiden per un giorno» proposi sperando che accettasse. Ash mi aveva convinta a dare nuove misure al tempo.
«Non saremo amiche per un giorno» mi rimbeccò spostando lo sguardo verso il finestrino.
«Come vuoi, Char. Allora saremo solo due ragazze che vanno a farsi un giro insieme al centro commerciale. Così va meglio?»
«Sì, puoi accompagnarmi, se vuoi.»
«Lo prendo come un sì» dissi sorridendo.
 
Il centro commerciale straripava di persone. Erano tutte prese ad andare da un posto all'altro come se avessero aspettato solo quello per tutta la settimana. Io e Charlotte ci guardammo un po' intorno passeggiando distrattamente.«Allora, dove pensavi di andare?» le chiesi credendo che si fosse diretta lì perchè le doveva sicuramente servire qualcosa.
Lei strinse le labbra e ci penso su prima di rispondere «C'è un negozio di macchinette fotografiche che vorrei proprio vedere.»
«A te piace...»
Mi interruppe bruscamente sollevando gli occhi al cielo «Sì. La fotografia.» Si passò una ciocca di capelli dietro l'orecchio.«Dovrei prendere uno di quei vecchi rullini che si utilizzavano una volta. Ho delle macchinette che appartengono ormai alla preistoria. Ma mi piacerebbe scattare di nuovo con quelle.»
«Sai che ti dico? Non ho mai avuto una macchinetta fotografica. Potresti aiutarmi a sceglierla.»
Accelerò il passo ed io la seguii.
Il negozio aveva delle pareti in marmo bianco rifinite in oro, su ogni scaffale c'era un dispositivo diverso. Io non ne capivo niente ma Charlotte le guardava una per una con l'aria affascinata. Non l'avevo mai vista così presa da qualcosa.
«Serve aiuto?» Un signore anziano con un cappellino da pescatore fece capolino dal retro.«C'è qualcosa che è di vostro gradimento?»
Aveva il volto segnato dall'età, la pelle abbronzata, gli occhi nascosti da un paio di occhiali tondi. Lentamente si accarezzava la barba lunga che scendeva fino allo scollo della maglietta.
Charlotte chiese gentilmente se avesse i rullini che stava cercando e lui annuì, scusandosi anticipatamente per poi scomparire di nuovo nel retro.
La mia attenzione finì su una polaroid azzurra. «Piccola ed efficace, andrebbe bene per te se non devi farci niente di speciale» mi suggerì Charlotte.
«Bhe...Io ho qualche problema con i ricordi. Niente di fuori di testa, eh. Ma...Ho paura di non riuscire a ricordare. Siccome ho dimenticate troppo del mio passato, vorrei trovare qualcosa che mi aiuti affinchè non accada più niente del genere. Ecco perchè quando mi hai detto di venire qui, ne ero veramente entusiasta. Non ci avevo mai pensato.»
Per la prima volta quella che vidi comparire sul viso delicato di Charlotte fu comprensione«Tu sai cosa significa in greco la parola fotografia? Scrivere con la luce.E non credi sia proprio questo lo scopo? Prendere un determinato momento. O oggetto. O persona. O posto. Ed intrappolarne la luce che solo tu hai visto. Quando scrivi, svisceri un sentimento. Quando fotografi intrappoli quel sentimento. Sono due mondi più simili di quel che pensi.»Prese la polaroid tra le mani e sorrise.«Sono convinta che questa faccia al caso tuo.»
Me la passò gentilmente ed io l'afferrai stringendola più forte del dovuto.«Grazie, Char.»
Nascose le mani dietro la schiena e girò sui talloni per tornare verso il bancone in attesa che il signore tornasse.
 
Dopo aver comprato la polaroid e Charlotte i suoi rullini, ci fermammo a mangiare un gelato. Eravamo sedute entrambe al tavolo quando notai una donna venirci incontro sui tacchi e bloccarsi davanti a noi. Si sfregò le mani una contro l'altra come se avesse freddo «Signorina, mi scusi» esordì puntando gli occhi nella mia direzione.Charlotte per contro, inarcò un sopracciglio e la squadrò da capo a piedi.Provai a ricordare chi fosse o se l'avessi mai incontrata prima d'ora. Ma il suo viso non mi diceva nulla. Era giovane, sulla trentina, indossava un tailleur verde acqua. Il caschetto biondo platino dondolava «Mi scusi...Ma ero così curiosa che volevo proprio domandarle del vestito.»
«Il vestito?» esclamammo all'unisono io e Charlotte.
La donna annuì e fece un sorriso un po' a disagio «Mi chiedevo se poi le era piaciuto quel bellissimo abito bianco che il suo fidanzato aveva scelto per lei.»
Scossi la testa e spalancai i palmi delle mani «Credo si stia sbagliando con qualcun'altra...»
«No! Sono certa che fosse proprio lei!La ragazza con gli occhi verdi e i capelli scarlatti. Eravate alla ricerca di un vestito per un ballo in maschera qualche giorno fa. Il suo ragazzo aveva quegli occhi così particolari. Uno grigio e l'altro blu. Io sono andata in pausa pranzo prima che lei uscisse dal camerino.»
Charlotte finì per strozzarsi con il gelato ed io le scoccai un'occhiataccia. La donna sembrò mortificata «Oh» si puntò un dito sulle labbra.«Non era il suo ragazzo?»
Cercai di restare calma e le sorrisi «Non si preoccupi. Il vestito era splendido e la serata è andata bene. La ringrazio.»
«Mi fa piacere» rispose lei.«Al giorno d'oggi trovare qualcuno così misterioso e bello al tempo stesso è davvero raro. Ma...Ora forse è meglio che vada. Scusate l'interruzione e buona giornata!» indietreggiò fino a sparire tra la folla.
Ora sapevo come erano andate le cose anche se non mi era chiaro il motivo.«Questa è bella» commentò Charlotte con un'espressione furba.«Da quando in qua, Ash Storm è il tuo ragazzo e finisce per regalarti un vestito?»
Terminai il cono che avevo in mano e poggiai la testa su un braccio «Da quando questo è diventato un mondo parallelo. Non vedi che siamo addirittura diventate quasi amiche?»
«Ehi» mi puntò un dito contro.«Attenta con le parole.»
«Non so perchè abbia fatto una cosa del genere. Forse per mandarmi fuori di testa e basta.»
«Oh, so bene quanto voi due non andate d'accordo. Ma come si dice. L'amore non è bello, se non è...»
La bloccai fulminandola con lo sguardo.«Non terminare la frase. Non mi piace Ash Storm. Tu vuoi che sia così solo perchè avresti campo libero con Aiden.»
«Quindi ammetti che ti piace Aiden, allora» fece lei di rimando.
«Non ammetto un bel niente!Avevamo detto che non ne avremmo parlato.»
Lei continuò a gustarsi il suo gelato e spostò lo sguardo su un punto indefinito. Si mordicchiò l'interno della guancia e si fece improvvisamente seria.«Mi hai chiesto perchè ho scelto medicina.» Sospirò pesantemente.«Ho una bella famiglia, i miei mi vogliono un gran bene, sono cresciuta ottenendo tutto quello che potevo desiderare. Ho avuto un sacco di amici ma...Ci sono cose che a volte non bastano per riempirti un buco. Avevo una migliore amica, si chiamava Cassidy. Siamo cresciute insieme e...L'ultimo anno di liceo, prima della Fox e delle Stelle, lei morì. Nessuno se l'aspettava a parte i suoi genitori. Era malata ed io non mi ero accorta di niente. Sai cosa è veramente triste? Il fatto che lei mi abbia escluso. Che non mi abbia dato la possibilità di aiutarla. Volevo studiare fotografia. Ma poi ci ho ripensato e ho scelto medicina.Perchè tutte le Cassidy che incontrerò non scelgano di affrontare le loro battaglie da sole.»
Aveva gli occhi lucidi e sbattè più volte le palpebre per rimandare indietro le lacrime.
«Perchè me lo stai raccontando proprio adesso?»
Charlotte corrucciò le labbra e poi le distese di nuovo «Perchè sei stata tu a chiederlo. Perchè volevi che fossimo solo due ragazze che fanno un giro per il centro commerciale, no? Volevi una risposta al perchè ti ho detto che non saremmo state amiche. Ora ce l'hai. Nessuno sostituirà Cassidy. Nessuno sostituirà ciò che le Stelle hanno fatto per me quando sono arrivata in mille pezzi alla Fox, l'anno dopo.Non puoi metterti in mezzo. Non puoi, nemmeno tu.»
Non avevo niente da dire, niente da ribattere. Accettai il silenzio che scese tra noi. Non volevo sostituire nessuno, meno che mai entrare con la forza per creare una sorta di legame con lei. Non potevo darle torto. Quelli erano i suoi amici. Ora la capivo. Mi rimaneva solo una cosa da fare. Aspettare che un giorno, quando sarebbe stata pronta, mi avrebbe concesso di farne parte.
Perchè anche se non ne sapevo niente di niente, mi era chiaro che esistevano tipi di amicizia che andavano oltre qualsiasi ragazzo ci avrebbe ad entrambe rubato il cuore.
 
Al Greek le luci erano tutte accese. Alex non c'era ma i ragazzi gridavano contro la console e sembrava si stessero divertendo un mondo. Non appena varcammo la porta si voltarono tutti verso me e Charlotte, con un'espressione scettica in viso. L'unico a restarsene impassibile fu Ash che continuò a guardare qualunque cosa ci fosse in televisione. Zion si sporse con la testa per chiedere «Sul serio. Voi due siete uscite insieme? O sta per scoppiare la fine del mondo o sono impazzito.»
Fu Charlotte a rispondere al posto mio, deviando la domanda.«È stata una lunga giornata, per cui fatevi gli affari vostri. Grazie. Detto questo, credo proprio che me ne andrò nella mia stanza.»
Si girò per un secondo nella mia direzione e sollevò le labbra in un mezzo sorriso che contraccambiai.«Ci si vede, novellina.»
Andai a sedermi sul divano tra Zion e Nathe, mentre Ash teneva il joystick in mano ed era preso a correre dietro un pallone sullo schermo. Nathe mi punzecchiò con un dito la spalla«Wow. Sei tutta intera. Ti ha proprio risparmiata!»
Gli occhi vagarono sul tavolo della sala comune ricolmo di patatine e stuzzichini vari.  «Avrei una domanda» esordii.«Perchè non mangiate mai alla mensa degli studenti?»
Nathe diede una gomitata a Zion «Già. Ha ragione. Perchè non abbiamo mai mangiato in mensa durante tutti questi anni?»
Zion storse la bocca «Abbiamo sempre avuto tutti orari diversi. Quando noi finivamo lezione, la mensa era chiusa da un pezzo.»
«Che scemo, non ci avevo proprio pensato.» Nathe poggiò la testa su un gomito «Ma tu potresti andarci, Meg.»
Sollevai un angolo della bocca «Anche i miei orari sono piuttosto strani. Solitamente prendo sempre qualcosa al volo alla Bakery House.»
«A proposito della Bakery House» si puntò un dito alla tempia Zion.«A colazione ho letto che cercano qualcuno che lavori per loro solo per questa settimana.»
«E chi vuoi che accetti solo per una settimana?» scherzò Nathe.
Mi morsi la lingua, non sembrava tanto male come idea. Così mi riproposi di passare in caffetteria il giorno dopo a dare un'occhiata di persona.
«Ascoltate. Ho un'idea.» Zion si sistemò gli occhiali sul naso.«Tu sai giocare ai videogiochi, principessa?»
«Mmh.No.»
«Oh, ma questo ti piacerà di sicuro» continuò, alzandosi dal divano e prendendo un dischetto che infilò direttamente all'interno di una nuova console. La partita che stava facendo Ash, si spense di colpo.«Andiamo, amico!Avevo quasi finito!»
«Ehi, abbiamo un'ospite, stasera. Quindi propongo che ognuno di noi  sfidi Meg a Mortal Kombat.»
«Ma se ha appena detto che non ha mai giocato prima d'ora!» gli ricordò Nathe.
«Scommetto quello che volete. Dopo tre partite, ci farà fuori tutti.»
«Andata» confermò Ash con un tono di scherno.«Avanti, ragazzina. Facci vedere cosa sai fare.» Mi provocò lanciandomi il joystick in grembo. La sera prima era stato così gentile, mentre adesso era tornato il ragazzo arrogante di sempre.«Con piacere.»
Le prime tre partite furono deludenti e con troppi tasti da ricordare. Ma più capivo i meccanismi, più le dita iniziavano a muoversi da sole. Alla decima, vinsi finalmente la mia prima partita e dopo seguì una vittoria dopo l'altra. Anche se loro alle spalle, avevano una strategia e anni di pratica, mi dimostrai di gran lunga più veloce. Zion si tirò in piedi sul divano e battè le mani in un applauso.«Ah.Ah. Cosa vi avevo detto? Io ci vedo sempre giusto!»
Sconfiggere Ash, mi dava una sensazione di potenza immensa.
Lui si alzò di colpo e si passò le mani sui jeans «E va bene ti sfido a biliardo.»
«Ash, io non lo farei fossi in te. Aiden dice che è davvero brava» gli suggerì Zion lanciandosi di nuovo a sedere sul divano.
«Sì, ma io non sono Aiden» lo rimbeccò con un tono snervato.
Mi alzai anch'io «Accetto, Storm. A tuo rischio e pericolo.»
Lui si fece più vicino, passeggiandomi accanto «No» fece schioccare la lingua.«A tuo rischio e pericolo.»
«E va bene...E va bene» Zion sollevò entrambe le braccia.«Andiamo hacker dei miei stivali, la serata è finita. Lasciamo che se la vedano tra loro.» Prese Nathe per la camicia, lo spinse in piedi e lo trascinò fino alle scale.
 
Eravamo uno di fronte all'altra con il tavolo da biliardo alle nostre spalle su un lato della sala comune.«Tu giochi sporco» gli dissi incrociando le braccia al petto.
«E chi lo dice?» scrollò le spalle con un ghigno.«Io gioco pulito. Aggiungo solo una regola. Per ogni due palle in buca, uno dei due si toglie qualcosa che ha addosso. E non sei costretta ad accettare.»
«So bene di non essere costretta. Non farei mai niente che non voglia veramente. Ma...Vuoi davvero così tanto scoprire che tipo di intimo porto?Mi stupisci, Storm.»
Prese una stecca e la lanciò nella mia direzione.L'afferrai al volo.«Domanda sbagliata, ragazzina.»
Mi portai una mano sulla fronte.«Potresti...Potresti smetterla di chiamarmi così? Ci passiamo sì e no tre anni di differenza. Ho diciott'anni e tu ne avrai quanti? Ventidue, ventitrè? Non sei poi così più grande di me.»
«Ventitrè ad aprile» rispose con freddezza.«Ma vedi, non mi serve farti spogliare per vedere come sei. Lo so già.»
«E allora perchè diamine hai messo questa regola?»
«Perchè voglio gustarmi la tua faccia quando perderai. E fidati, succederà.» Staccò la sua stecca dal muro e preparò il tavolo.
«Tu sei fuori di testa.»
Sollevò una spalla «Se accetti, quella che è fuori di testa sei tu.»
«Accetto» esclamai senza pensarci due volte. Vedere Ash a torso nudo alla fine, non mi dispiaceva. Ero così tanto sicura di riuscire a batterlo che non mi importava se per farlo avrei dovuto togliermi il maglione. Avevo una camicia, una canottiera, i jeans e gli stivali. Era lui in svantaggio con t-shirt, scarpe e pantaloni. Ma c'era comunque qualcosa dentro Ash Storm che non capivo. Qualcosa che mi metteva a nudo, come aveva appena detto, senza che mi spogliassi. Qualcosa per cui sapevo di non dover provare nessun imbarazzo. Forse perchè ci eravamo baciati. Forse perchè era il ragazzo più detestabile che conoscessi. Forse perchè mi mandava in tilt il cervello.Forse non sapevo darmi una risposta esatta.
«Prego, inizia tu per prima» mi concesse inclinando la testa.
Gli sfilai davanti a testa alta e spaccai. Due palle tonde finirono in buca. Mi voltai verso di lui soddisfatta.«Mi spiace» finsi di corrucciare le labbra.«Ma credo proprio che la partita finirà prima del previsto.»
Ash si fece una risata che sembrava più vera del solito. Inarcai un sopracciglio «Che c'è di tanto divertente?»
Mi trovavo al bordo del tavolo da gioco e con due passi mi ingabbiò all'interno. I nostri menti si sfiorarono l'un l'altro e percepivo la sua pressione addosso. Potevo contare tutti i punti in cui il mio corpo incontrava il suo e pensarci mi fece arrossire.«Tu» sussurrò lentamente.«Tu sei divertente.»
Mi schiarii la voce e deglutii. Mi sentivo così piccola accanto a lui.«La maglietta...Via la maglietta, Storm» ordinai provando a dare un tono più autorevole alla mia voce.
«Certo, sì...La maglietta.» Mi studiò intensamente e poi si tirò indietro. I suoi tatuaggi mi colpirono nuovamente. Avrei voluto chiedergli se avessero un qualche significato, ma ero certa che non me ne avrebbe mai parlato in quel momento.
«Ora tocca a me» esclamò beffardamente. Quello che successe nella mia testa andò al rallentatore. Gli bastò un solo colpo per mandare tutte le sue palle in buca.
«Tu come...» balbettai.«Tu come ci sei riuscito?»
«Studio economia alla Fox. Sono dieci mosse avanti a te, Wonder. Sempre.»
Mi sfilai il maglione di dosso ma quando feci per lanciarlo sul divano, Ash mi bloccò la mano.«No.»
Restai interdetta senza sapere che fare. Non volevo tirarmi indietro.«Ho perso, è giusto che paghi la scommessa.»
«È vero, hai perso. Ma come ho detto. Non mi serve ingannarti per metterti a nudo. Buonanotte Wonder. Suppongo che per questa sera, la nostra abituale televisione salti.»
Agitò una mano in aria e salì le scale. Mi lasciai cadere sul divano. Ero stata sconfitta. In tutti i sensi in cui si può sconfiggere qualcuno.
 

C'era una volta Alice ( Favole Di Carta )Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora