OLI's POV
DUE settimane. Due fottute settimane che mi trovavo in quell'ospedale ed Alessia non aveva fatto nessun progresso. Dopo quel maledetto sabato sulla scogliera l'avevo portata con me a Londra, per farla ricoverare in uno degli ospedali più prestigiosi. Fanculo ai soldi , volevo che avesse le cure migliori perché il suo malessere sembrava un caso rarissimo e i medici non lo riuscivano ancora a definire del tutto. La sua mente aveva smesso di funzionare correttamente e lei viveva in uno stato di trance costante: a dire il vero da quel giorno non aveva più parlato , e fissava il vuoto , senza rispondere agli stimoli esterni. Mi guardava ma non mi vedeva, mi sentiva ma non mi ascoltava. Ed io restavo seduto in quella dannata stanza giorno e notte , sperando di sentire ancora la sua splendida voce , di sentire ancora il suo tocco gentile sulle mie guance, sulle mie labbra.
Presi un caffè alla macchinetta e mi chiesi se anche quella giornata sarebbe stata come tutte le altre: dolorosa e inutile. Ash mi aveva chiamato pochi giorni prima, si stava occupando lui di Dylan e stavano a casa di Alessia , in modo che il bambino non subisse ulteriori traumi. Ero egoista ma al momento mi importava solo di lei e di nient'altro... Avrei pagato per riportarla indietro da me , sorridente e spensierata.. Guardai le foto nella galleria del mio cellulare e andai a ritroso negli anni, fino a quel bellissimo scatto che ci facemmo sotto la torre Eiffel in una giornata di sole: come eravamo spensierati ed ignari dei nostri sentimenti! Lei faceva già parte di me al cento per cento ma ancora non l'avevo ammesso a me stesso , avevo preferito fare finta di niente, scappare. Rientrai in quella stanza buia e alzai di poco la tapparella; Alessia si stropicciò gli occhi, si era appena svegliata , e rivolse lo sguardo verso di me , come sempre senza dire una parola. "Alessia", bisbigliai "guarda questa foto , siamo noi a Parigi , ti ricordi? E qui siamo noi nel tourbus, mentre qui ci stai facendo delle foto al concerto di Vienna.." Continuai mostrandole parecchi momenti che avevamo condiviso ma la sua espressione sembro ' non cambiare mai , nemmeno per un attimo.
Mi alzai dal bordo del letto , dove mi ero appoggiato per starle vicino , ma una mano gelida mi prese il polso , per fermarmi. Il mio cuore perse un battito, e rincominciai a sperare. Si era ripresa? La guardai , i miei occhi nei suoi, che per la prima volta parvero mostrare curiosità , colore.
"Scusami ma .. Ci conosciamo?"mi chiese, con la voce piccola.
Il sudore freddo cosparse la mia fronte e avvertii la pelle d'oca su tutto il corpo, accompagnata da un forte senso di nausea.
"Siamo vecchi amici.." Tentai di rispondere, in preda al panico .
"Non mi ricordo di te, però hai dei bei tatuaggi. Guarda, ne ho Anch 'io!" Esclamò, quasi soddisfatta. Abbozzo ' un sorriso e lo ricambiai nonostante fossi disperato e spaventato. "Torno subito " le dissi, continuando a sorridere per non turbarla, ed uscii dalla stanza. Appoggiai la fronte sul muro freddo del corridoio e iniziai a singhiozzare il più silenziosamente possibile, tentando di far tornare regolare il respiro.
Il dottor Flanagan mi accolse poco dopo nel suo studio , chiudendo la porta dietro alle sue spalle e sorridendomi con compassione.
"Il caso della signorina e ' ciò che possiamo definire amnesia da shock. Un evento deve averla turbata a tal punto che la sua mente ha rimosso l'evento stesso e tutte le persone ad esso collegate. La sua memoria probabilmente si ferma a qualche anno fa, a quando ancora viveva in Italia ed era una perfetta sconosciuta. La ragazza non ha idea ne di essere stata un personaggio pubblico ne ' tantomeno di avere un figlio con lei , signor Sykes ". Assorbii quelle parole con tutta la calma di cui ero capace , tentando di non crollare di nuovo , non davanti al dottore . "Ci sono speranze di guarigione?" Mi arrischiai a chiedere.
"Sono casi molto rari , quelli come il suo. Potrebbe riprendersi all'improvviso, vedendo un dettaglio, sentendo una voce, oppure potrebbe non riprendersi mai. Lo scenario non è affatto positivo , sono costretto a dirglielo. Comunque tra un paio di giorni potrà riportarla a casa, ormai qui non possiamo fare più molto " concluse .
Già. Casa. Dov'era casa nostra? Non avevamo mai davvero vissuto insieme, realizzai tristemente. Decisi di non portarla a casa di Ash e Dylan, per non spaventare il bambino: comunicai al biondo che l'avrei portata nell'appartamento dove fino a poche settimane prima avevo vissuto con Hannah, sperando che quella troia avesse portato via tutte le sue cianfrusaglie. Forse meritavo questa sofferenza, considerai . Forse io sì ma lei no , cazzo! Ringraziai il dottore ed uscii sul terrazzo dove i visitatori dei numerosi degenti si ritrovavano per fumare. Accesi una sigaretta ed inspirai lentamente il fumo, chiedendomi se non fosse davvero ora di diventare un uomo.ALESSIA's POV
La nebbia. Una spessa nebbia bianca. Ecco cosa mi sembrava di attraversare ogni volta che tentavo di ricordare qualcosa, qualsiasi cosa che non fosse vecchia di anni. Ricordavo il mio nome, ricordavo l'Italia, ma non capivo perché mi trovassi a Londra e soprattutto in un letto di ospedale. Come ci ero arrivata, e perché tutti mi guardavano con apprensione ? Tentavo di parlare ma le frasi mi si bloccavano a mezza gola.. Una volta , in bagno, avevo provato a sussurrare qualcosa ma la mia voce mi era sembrata quasi estranea e da allora, spaventata, avevo smesso del tutto di tentare.
Giorno e notte accanto al mio letto stava un ragazzo, decisamente attraente , pieno di tatuaggi .. Se avesse avuto i capelli più corti e qualche anno in meno, la sua somiglianza col cantante dei Bring Me the Horizon sarebbe stata scioccante . Il suo viso era stanco e quegli occhi verdi sempre solcati dalle occhiaie .. Ogni tanto mi chiamava , mi diceva qualche parola , ma mi sentivo troppo stanca e confusa per rispondere o anche solo per interessarmi alle sue affermazioni. Ero come congelata e la cosa mi spaventava terribilmente . Mi accorgevo dello scorrere dei giorni , ma non sapevo esattamente da quanto tempo fossi li, e nemmeno mi importava.
C'era il sole quella mattina e il ragazzo misterioso apri le tende facendomi strizzare gli occhi . Lo fissai di nascosto ma la mia attenzione calo'subito, ormai ero abituata a quella nebbia che bloccava ogni mia azione. Il ragazzo si sedette sul letto di fianco a me e per un attimo mi parve di sentire calore alle guance, ma fu una cosa momentanea ; per la prima volta però percepii degli odori : dovevano essere i suoi capelli a emanare quel profumo di cocco.
Estrasse il cellulare e mi mostro' una serie di foto ...eravamo io e lui , in varie circostanze. Sembrava che lui suonasse in una band , ed io gli facevo delle foto .. Forse era una cover band dei Bring me the Horizon, considerai.. Ricordo che mi piaceva fare foto a vari gruppi ... Il ragazzo fini' di mostrarmi tutte quelle foto e si alzò. Stava per andarsene . Tentai di fare ordine in quella nebbia e anche se ero terrorizzata mi feci forza e parlai, chiedendogli chi fosse.
Disse di essere un mio vecchio amico ma per non offenderlo non ammisi che per me era un perfetto sconosciuto. Pensai di fargli un complimento sui tatuaggi ma lui fece una sorriso poco convincente e fuggi ' dalla stanza.
Guardai lo spiraglio di luce che passava attraverso la tenda semi aperta, e sprofondai di nuovo in un sonno senza sogni, avvilita perché non riuscivo a ricordare.
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There Is a heaven (seguito di Can you feel my heart?)
FanfictionAlessia e' una giovane fotografa milanese che grazie al suo talento riesce ad andare in tour con i BMTH. Tra lei e Oli nasce subito qualcosa ma i due si perdono per vari motivi, per poi ritrovarsi a Sydney, per caso. Questo secondo libro inizia da q...