Fix me

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ALESSIA's POV

Ash era arrivato, alla fine. Sentii l'acqua della doccia scorrere per una mezz'ora buona dopodiché i suoi passi e la porta della camera degli ospiti che si chiudeva. Non me lo ricordavo così biondo , così muscoloso, così...opposto ad Oliver. Eppure il viso di Ash non mi era nuovo. Mah. Cercai di scavare nei cassetti della memoria ma quel particolare ricordo sembrava fosse troppo distante, troppo difficile da raggiungere quindi lasciai perdere e mi diressi in cucina . Sorseggiai un caffè nonostante fosse pomeriggio inoltrato; amavo il caffè , ma quel pomeriggio lo trovai nauseante e dovetti buttarlo nel lavandino.. Doveva essere colpa di quel maledetto mal di stomaco, quel virus non ne voleva sapere di passare e iniziai a considerare l'ipotesi di andare dal medico a farmi prescrivere qualcosa.
"Ehm.." Alzai gli occhi e vidi Ash fermo sulla porta di ingresso del salotto, era visibilmente a disagio, del resto quella non era casa sua e nemmeno il suo continente. "Entra e prendi un caffè." Gli dissi, sperando che questa tensione si spezzasse il più in fretta possibile. Si accomodò senza dire nulla e gli servii una tazza fumante, mentre lui mi guardava con quegli occhi azzurro chiaro e continuava a stare muto . "Senti.. So che Oli ti ha obbligato a venire e in effetti nemmeno io sono entusiasta di tutto questo ma dobbiamo accettare la situazione .. Mancano due settimane e mezzo direi che ce la possiamo fare ad avere un dialogo normale e un rapporto civile " gli dissi, e lui di rimando annuì e mi sorrise, iniziando a sorseggiare il suo caffè . "Tu non sei uno di molte parole" conclusi, sconsolata.
"Alessia... Cosa vuoi che ti dica .. Non ho voglia di fare amicizia con te perché non sopporto le donne in generale.. Ma Oli mi ha pagato bene quindi starò qui finché sarà necessario".
"Mio dio sei gay!" Ridacchiai. Però lo guardavo e mi sembrava tutt'altro che gay, anzi sprizzava mascolinità da tutti i pori. Non aveva il fascino del cucciolo come Oli.. Al contrario era un fascio di muscoli, gli occhi blu penetranti e sicuri, e le labbra carnose di un colore rosa acceso che gridavano "mordimi!". Ma cosa stavo pensando?
Lo sentii per la prima volta ridere e quel suono, lo ammisi, era contagioso. "Ho detto che odio le donne non che sono gay! È ' per via di una vecchia delusione d'amore , quando ero anch io famoso quasi come voi due."
A quel punto mi incuriosii . "Eri un musicista?" Chiesi, sedendomi su uno sgabello di fronte a lui.
"Nah, ero solo un campione di surf" disse, abbassando lo sguardo.
Mi venne quasi un colpo perché all'improvviso ricollegai tutto e capii dove avevo già visto quel ragazzo. "Ashton! " Urlai, sembrando una pazza. "Tu sei Ashton McNamara! Porca puttana.." Mi misi le mani tra i capelli e lui mi guardò curioso e quasi shoccato, in effetti in quel momento dovevo sembrare una pazza. "Io ti ho già visto anni fa, quando frequentavo gli eventi di surf.. Ero la ragazza di William Smith, il tuo più grande avversario. Vinse il mondiale solo grazie al fatto che tu ti infortunasti e uscisti di scena.." Forse avevo parlato troppo e mi misi una mano sulla bocca quando lo vidi sbiancare e rattristarsi. "E così stavi con quel bastardo.. Piccolo il mondo eh?" Sorrise amaramente e mi raccontò che quell'infortunio aveva sancito la fine della sua carriera , della sua storia d'amore, e della sua fortuna. Ben presto il suo nome cadde nel dimenticatoio e si ritirò a Sidney per vivere in tranquillità . Ero dispiaciuta per lui e apprezzai che si fosse aperto con me raccontandomi la sua storia. "E tu che mi racconti , come andò con William?"chiese incuriosito.
"C'è poco da dire Ash.. William si vergognava di me e stava con me di nascosto. Andai da lui un paio di mesi a Miami ma mi tradiva e ci lasciammo..."
Ci sorridemmo, il discorso era finito , nessuno dei due voleva rispolverare quei dolorosi ricordi.
Preparai una cena veloce e dopo qualche chiacchiera inutile ce ne andammo a letto ognuno nella propria stanza.
Il mattino seguente mi alzai molto pallida. Corsi in bagno e vomitai come ormai ogni mattina da una settimana dopodiché feci una doccia e mi diressi in cucina per preparare la colazione, ma il mio coinquilino era già lì, in piedi che mi fissava. "Stai male? Ti ho sentita vomitare prima.." Gli dissi che era solo un virus e che dovevo recarmi al lavoro. Gli chiesi di pulire la casa in mia assenza: del resto era stato assunto anche per quello. Lui annuì con una scrollata di spalle.
La nausea continuo' anche durante il tragitto verso il lavoro ed entrai in ufficio in condizioni pietose. Sarei davvero andata dal medico, non potevo continuare così.
Quella mattina avrei dovuto fare delle foto per una nuova collezione di costumi da bagno da uomo, quindi presi l'attrezzatura e mi recai nel mio studio fotografico , al secondo piano dell'edificio.
"Alessia per fortuna che sei arrivata! Siamo nella merda." Esordi' Karen, la truccatrice.
"Che succede?" Chiesi, scocciata, quella mattina non avevo di certo bisogno di ulteriori problemi.
"Il modello, il modello non viene più. Ha litigato con il capo per via del contratto... Voleva più soldi".
Mi arrabbiai tantissimo. Sul lavoro non mostravo mai nessun tipo di fragilità e ordinai alla ragazza e al resto dei collaboratori di risolvere il problema, non importava come. Mentre Karen iniziava a piagnucolare disperata, ebbi un lampo di genio.
"Fermi tutti" dissi. "Ho io la soluzione. Datemi dieci minuti ." E detto questo uscii in corridoio , tirai un sospiro e composi il numero di Ash, sperando che fosse di buon umore.

There Is a heaven (seguito di Can you feel my heart?)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora