ASH's POV
Stavo guidando ormai da due ore e non vedevo l'ora di arrivare a quella che fino a poco tempo prima chiamavo casa. Non vedevo l'ora che questa storia fosse finita, che arrivasse un lieto fine per loro e un ritorno in Australia per me. Si, avevo deciso, sarei tornato nella mia Terra e mi sarei lasciato alle spalle tutti i guai che quei due mi avevano arrecato. Mi si strinse il cuore quando ripensai al piccolo Dylan e a quanto gli volevo bene, quasi come fosse mio figlio.. L'avrei più rivisto? Strinsi forte il volante fino a farmi venire le mani bianche ma Oli non si accorse di nulla , da quanto era eccitato all'idea di rivedere Alessia . Spesso la gioia di qualcun altro significa dolore per noi.
Altre due ore passarono e io ed Oliver scambiammo al massimo quattro parole: eravamo entrambi tesi, come quando aspetti che si sfoghi un temporale e il cielo è nero ma fa ancora caldissimo.. Il clima di attesa che si era creato in quella macchina rendeva l'aria pesante e iniziai a sudare. Sbirciavo il mio passeggero che, nervosamente, si grattava un tatuaggio fatto da poco, raffigurante un teschio e capii che anche lui si sentiva a disagio quasi quanto me. Dopo ore che sembrarono anni, finalmente svoltai nella via di casa. "Eccoci" dissi, spegnendo il motore e scendendo dalla macchina. "Entra con me per favore" mi chiese, mentre tremava come una foglia. Odiavo la sua debolezza in queste occasioni.. Io e lui eravamo così diversi, come il giorno e la notte .. E ' vero, Alessia aveva sempre scelto lui ma io ero fiero del mio carattere e del mio modo di essere e non avrei voluto fare cambio con lui per nulla al mondo. Ormai ero dentro quella storia fino al collo quindi accettai di entrare in casa con lui e di compiere quell'ultimo sforzo, cioè vederli riabbracciarsi, baciarsi, sorridere. Il mio cuore ferito avrebbe retto a tutto questo? Ero una persona forte ma anch'io avevo dei sentimenti cazzo.
Suonammo alcune volte ma non aprì nessuno , mi stupii perché al sabato mattina tardi solitamente lei preparava il pranzo per Dylan e non usciva quasi mai a quell'ora. Magari stava dormendo? Decisi di usare le mie chiavi di scorta e feci strada ad Oli che entro' prima di me, quasi correndo dalla gioia. Io mi presi un attimo di tempo ed entrai più lentamente, quella scena proprio non la volevo vedere...
Il mio cuore smise quasi di battere quando , all'improvviso, sentii Oliver urlare in cucina, sembrava un pazzo. Corsi dentro anch 'io e lo trovai con una lettera in mano, tremante, accasciato sul piano cottura. Che cazzo stava succedendo?
Quella giornata sembrava un incubo ... Gli strappai la lettera di mano, e dopo averla letta velocemente , bestemmiai con rabbia e mi passai una mano sulla fronte che si era all'improvviso riempita di gocce di sudore gelido.OLI's POV
Quella giornata doveva essere la svolta nella mia vita di merda. Le cose sembravano aver preso la piega giusta: avevo trovato la scusa per lasciare Hannah e per poter tornare finalmente da Alessia e da quel bambino che ancora non conoscevo e che avevo paura a definire "mio". Ed ecco l'ennesima doccia fredda. Quella cazzo di lettera in cui lei mi diceva addio. Tremavo. Cosa potevo fare ? Non conoscevo quella cittadina e non avevo idea di dove potesse essere andata a porre fine alla sua vita... E alla mia. Alzai lo sguardo supplicante verso Ash che non la smetteva di passarsi le mani tra i capelli e tentai di chiedergli qualcosa, di chiedergli "perché???"ma non mi uscirono le parole, solo un suono strozzato, mentre le lacrime, così amare, mi bruciavano la gola.
Allungai una mano e gli presi il polso, costringendolo a guardarmi : negli occhi di quel ragazzo vidi la stessa mia disperazione e capii che anche lui la amava veramente. Per un attimo mi sentii di troppo in quella casa che loro due avevano condiviso per più di quattro anni, ma la lettera parlava chiaro, Alessia amava me e proprio questo amore l'aveva uccisa .
"Cristo Ash cosa facciamo adesso? Mi sento male..." Piagnucolai, disperato. Il biondo mi guardo ' e asciugandosi una lacrima bisbigliò: "Forse so dov'è .. Non perdiamo altro tempo e smettila di singhiozzare!" ordino', guardandomi con odio.
Aveva ragione, era tutta colpa mia. Faceva bene ad odiarmi ma io ero cambiato, ora volevo prendermi le mie responsabilità , non volevo sbagliare mai più. Corsi dietro ad Ash che svolto ' in fondo al giardino e prese un sentiero che portava ad un lungomare roccioso. Gli scogli sotto di noi , di un tetro colore bianco, ci osservavano silenziosi mentre le onde si infrangevano con violenza contro di essi e il mare plumbeo si fondeva con il cielo all'orizzonte. Era ormai pomeriggio inoltrato e le ombre iniziavano ad allungarsi mentre nuvole minacciose correvano sopra di noi, come un presagio di morte.
Persi la cognizione del tempo, non sapevo quanto avevamo corso, Ash davanti e io dietro con il fiatone , data la mia scarsa prestanza fisica . Il biondo invece sembrava instancabile, sembrava che potesse correre per altri dieci chilometri senza sentire la minima fatica, con i muscoli tesi e lo sguardo fisso concentrato davanti a se'. Dopo minuti che parvero ore scorgemmo una figura, di schiena rispetto a noi, in piedi su uno scoglio. I suoi capelli lunghi ondeggiavano al vento e le sue braccia erano leggermente alzate, come per assaggiare l'aria, per percepirne la consistenza. Il suo sguardo era rivolto lontano, oltre le nuvole, oltre l'orizzonte, oltre alla vita stessa. Anche Ash si fermò di colpo facendomi segno di non fiatare.... Temevamo che qualche rumore l'avrebbe messa in allarme e le avrebbe dato l'input finale per compiere quel folle gesto.
Eravamo entrambi pietrificati, con gli occhi gonfi di lacrime, indecisi sul da farsi e terrorizzati ma fiduciosi di essere comunque arrivati in tempo per evitare quella tragedia.
La memoria mi riportò a qualche anno prima quando anch 'io avevo tentato di farla finita... Sapevo come lei si sentiva, sapevo che era stanca di lottare , che era stufa di qualsiasi cosa e che desiderava unicamente la pace interiore. Con determinazione feci un passo avanti, poi due, poi tre e mi portai a un paio di metri da lei. "Alessia" dissi a mezza voce, mentre il cuore martellava così forte da rendermi sordo.
Vidi un brivido percorrere il corpo di lei, mentre Ash era rimasto indietro e si era appoggiato ad una roccia, devastato dalle emozioni.
Il viso di Alessia si voltò lentamente fino a fronteggiare il mio, occhi negli occhi. Il suo sguardo era perso, spento..
"Oli.. " sussurro'. "Sapevo che ti avrei rivisto solo in un sogno..."
La fissai senza capire.. Tentai di allungare un dito a sfiorarle una guancia, era gelida. "Ti ho sognato così tanto che ti sei materializzato qui... Sei così bello " disse, ma non guardava veramente me, il suo sguardo era rivolto oltre le mie spalle, fisso nel nulla, e il suo era un sorriso confuso, vuoto.
Il panico prese spazio dentro di me quando mi resi conto che qualcosa in lei non andava... "Ash!" Chiamai, nel panico. Non udendo risposta, mi voltai e vidi che se n'era andato per sempre.
Ormai ero io a dover risolvere la situazione , a dovermela cavare da solo , e mi sentii fragile e indifeso.
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There Is a heaven (seguito di Can you feel my heart?)
FanfictionAlessia e' una giovane fotografa milanese che grazie al suo talento riesce ad andare in tour con i BMTH. Tra lei e Oli nasce subito qualcosa ma i due si perdono per vari motivi, per poi ritrovarsi a Sydney, per caso. Questo secondo libro inizia da q...